Perché mille
auguri, tanti auguri? Uno solo non basta?
Mi piacciono
i giorni lieti e mi piace il prossimo, ma non capirò mai questa abitudine di
sfilacciar questa parola dal suo tessuto originale e darla poi senza un
aggancio, un suono che non senso ha.
Che senso ha
dar mille auguri a sconosciuti,. oppure a conoscenti, che incontri sbadata al
supermercato, che senso ha stringer la mano e mandare auguri a zii, nipoti, a
cognati e parenti di cui hai dimenticato persino i capelli?
Nessun senso. Eppure si fa ed io mi sorbisco la telefonata di sconosciuta, di tempo che fu, che mi dà auguri, ogni anno lo fa, forse anno scorso le risposi male, domandai:- Perché mi telefoni e mi fai gli auguri?-
Questo anno ho imparato e ho detto grazie, e telegrafica ho commentato ai suoi auguri, da sconosciuta che si ostinava a sentirsi educata.
Preferisco chi, fra color che non sento affatto da anni, quelli che non telefonano più a Natale, Pasqua e Capodanno per far mille auguri di falsità.
Nessun senso. Eppure si fa ed io mi sorbisco la telefonata di sconosciuta, di tempo che fu, che mi dà auguri, ogni anno lo fa, forse anno scorso le risposi male, domandai:- Perché mi telefoni e mi fai gli auguri?-
Questo anno ho imparato e ho detto grazie, e telegrafica ho commentato ai suoi auguri, da sconosciuta che si ostinava a sentirsi educata.
Preferisco chi, fra color che non sento affatto da anni, quelli che non telefonano più a Natale, Pasqua e Capodanno per far mille auguri di falsità.
Nella
gassificazione della parentela, dei rapporti che non esistono più, dovremmo
abolire questo rituale che mi fa venir il mal di testa, mi obbliga a stare poi
rintanata almeno due giorni per non dover sentirmi augurare mille e tanti
milioni di auguri da chi non conosco e neppur mi conoscono, da chi non
frequento e da chi non mi invita ai loro
riti culturalconviviali.
Adesso, nel
mondo culturalcomposto, costoro hanno
imparato un’altra sadica ipocrisia e mi chiedono:- Come mai non ti fai vedere
oppure non vieni ai nostri raduni?-
Ribaltando su me che rispondo sussurrando:- Ma se non lo so, come faccio
a venire?- e mentre ancora non ho finito, loro, i culturalcolossal di gite e
convegni, son già andati avanti e augurandomi milioni di auguri hanno azzerato disinteresse
e curiosità, facendo calcoli su quanto guadagnano a star con me un momento di
più.
Niente
guadagnano e neppur io, anzi io mi annoio, infatti non ho tessere varie, ho
solo pochissimi miei piaceri, un film, un dipinto una musica e un libro che
sono loro a farmi un augurio, uno solo, quello di esser capace ancora di gustare la
bravura, quella vera.
Un augurio sincero dal prossimo al prossimo che non è tuo come te stesso.
Un augurio sincero dal prossimo al prossimo che non è tuo come te stesso.
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