Se si polverizza in un pulviscolo la ricostruzione
storica di un nostro passato, collettivo o individuale, al singolo, solo, non
rimangono nemmeno gli occhi per piangere.
Se polverizziamo e banalizziamo il nostro vissuto, la
disperazione o l’esaltazione ci possederanno e alterneremo, ubriachi, momenti
di grandi sogni politici a ore di sconforto più appiattente.
Nel nostro passato risiede la miracolosa formula del nostro
equilibrio nel presente,
nel nostro studio e nel nostro impegno, poi, la capacità di
realizzarci e realizzare intorno a noi un benessere sociale e familiare.
Se non crediamo in niente oppure se crediamo troppo senza un
minimo dubbio, ci consegniamo all’incaprettamento generale .
La Calabria ha una storia dolorosa, è stata una terra
sciupata e ferita, lo è ancora,
in Calabria sono presenti realtà di eccellenze, sicuramente,
ma non trascinano altre realtà.
Tre studiosi di storia nell’arco di un mese mi hanno dato
tre ricostruzioni differenti di una unità d’Italia, fatta nel sangue e nella
violenza.
Il professore Sabbatucci, docente universitario, ci racconta
nell’aula magna dell’istituto pedagogico di Lamezia terme che non esisteva una
cartografia in Calabria e che i poveri funzionari sabaudi scrissero sui loro resoconti
di viaggi perlustrativi- Monte cchindisacciu-la risposta che ottenevano dagli
analfabeti e inconsapevoli abitanti dei luoghi.
Una storia inventata per
offendere in un colpo solo una verità storica e cioè l’esistenza di una cartografia, a Napoli, e offendendo un popolo, il nostro, che avrebbe dovuto essere grato, gratissimo ad un regno sabaudo che portò la civiltà,( sempre secondo lui, furono i sabaudi a portare progresso e modernità)
Una storia inventata per
offendere in un colpo solo una verità storica e cioè l’esistenza di una cartografia, a Napoli, e offendendo un popolo, il nostro, che avrebbe dovuto essere grato, gratissimo ad un regno sabaudo che portò la civiltà,( sempre secondo lui, furono i sabaudi a portare progresso e modernità)
Che un professore universitario propugni ancora queste tesi
in una lezione di storia mi sembra pericolosamente menzogna ma maggiormente mi
sembra fuori la dissertazione di Pino Aprile che trasforma il patriottismo ed
il sogno dell’Italia unita in una invenzione dell’Inghilterra e lascia spazio
ai sognatori sul nuovo regno che nascerà con i ducati al
posto dell’euro.
Il Professore Vito Teti, meridionalista e antropologo
attento cerca una lettura di ombre e luci , cerca e trova idealisti sia fra i
patrioti che fra i sostenitori di un regno borbonico, cerca e trova storie
diverse su una storia che poi unisce e trasforma amalgamando popoli e famiglie.
Nemmeno questo è proprio vero.
I nostri emigranti restano sempre tra loro e non si
amalgamano, se non appunto nelle
eccezioni. Trascorsi una festività a Bergamo, in un parco, erano tutti
meridionali, nemmeno un lombardo.
Ma la storia è fatta di eccezionalità, di fatti e misfatti
del condottiero, di invasioni e di scoperte e ben poco risultano i fatti minimi
di un volgo che proprio voce non ha.
Ma è questa la storia di tutti noi, la storia di una dignità
e di un rispetto sempre più desiderato, di una giustizia che faccia giustizia
di un vivere ormai ben oltre lo schermo di un banale telegiornale.