Premio
Tropea 2014- Le scarpe senape di Giap
La Luce,
anzi La lucina, sul parterre ricchissimo di ospiti interessanti, sembra che
siano loro, le scarpe, a dare il trasgredire che parte dai piedi. Si sta
parlando anche di piedi, stasera.
Gli ospiti:
La variazione sul bianco di Gangemi, dal bianco panna dei pantaloni al bianco
latte della camicia, dal bianco yogurt dei suoi capelli al bianco tomino delle
sue scarpe. Un bianco virginiano.
Gli accostamenti
di Sansonetti. Barba grigia e pantaloni grigi, capelli scuri e scarpe scure,
camicia bianca, Garantista.
Poi gli
altri, vestiti sul celeste e blu come da prassi tranne il religioso in nero.
La
conversazione: Mi dice Paola che le parole servono a coprire il vuoto, le mancanze, me lo
dice in una conversazione privata, in una occasione familiare, davanti a un
caffè. Noi tutti di quello che si dice non seguiamo molto, capiamo e non
capiamo quello che già sappiamo.
Ed io so già
quello che diranno. Si parla di mafia e antimafia su un palco.
Io pensavo che parlassero di lucine, di Duras, di almanacchi del giorno prima. Niente di tutto questo. Hanno parlato invece di inchini.
Io pensavo che parlassero di lucine, di Duras, di almanacchi del giorno prima. Niente di tutto questo. Hanno parlato invece di inchini.
Santo
Gioffrè mi è sembrato l’unico che quella realtà mafiosa dovesse o cercasse di
arginarla nel reale e non in studi. Infatti era dolorosamente preoccupato.
Non ho preso
appunti quindi ricordo a memoria- la svolta epocale- per Nicola Fiorita e per
me, anche io ne sono certa, quella di Albanese, giornalista del quotidiano, che
ha riportato il video e la testimonianza del maresciallo di Oppido. Questa
storia degli inchini segna un punto di non ritorno.
Ricordo la
domanda di Aldo Varano sul perché la ‘ndrangheta non sia stata debellata,
Blowin’ in the wind
E poi la
relazione.
Non so chi,
forse Giap Parini, da sociologo, dice che la mafia si nutre di relazioni.
Siamo
Tropea, la città scelta da Giuseppe Berto. Il male oscuro era un romanzo
psicologico, tormentato e vero.
Il male
oscuro sociologico sembra che sia un
vezzo.
Non un vizio.
Giap lo
dice, certo da studioso, ma lo dice anche con una ironia che va aldilà della
denuncia, tentando una visione laterale
e gestuale. Di segni.
Con tutto il
giallo senape che ricorda il chicco di senape evangelico.
Riuscirà
quel seme a diventare albero?
E su questa
domanda epocale io chiudo il mio delirio dal premio Tropea 2014, mangiando con
Gianluca e Daniela caramelle al miele…
Ippolita Luzzo