Il Lametino ben raccontato all'Uniter attraverso gli studi di Raffaele Gaetano con le testimonianze dei viaggiatori nei secoli dei secoli amen.
Ho già scritto una mia lettura del libro di Raffaele e metto link https://trollipp.blogspot.com/2015/05/lo-sdegno-elegante-di-raffaele-gaetano.html per chi voglia rileggere, mi soffermerò invece sulle frasi di Ceronetti tratte da "Un viaggio in Italia" commissionato da Giulio Einaudi allo scrittore, pubblicato nel 1983.
"Lamezia, un luogo texano, italianamente inesistente... Lo squallore intollerabile di Nicastro... Un funebre vacare di giovani nei bar, raggruppati intorno al Niente... Come si può vivere in un luogo così brutto? “...E le cose visibili s’intendono per la notizia delle cose invisibili” (così deve parlare un vero storico!). Nicastro sembra una ricostruzione post-atomica, talmente affrettata e stracciona da far rimpiangere quando la bomba aveva fatto il deserto. Qualche avanzo povero, che sarà demolito per fare posto al disumano... Mio Dio, quant'è brutta l’Italia! Di bellezza restano poche, assurde tracce: beato chi le ritrova e le segue, fuori di questo mondo. Qualche bel topo lungo i binari della ferrovia. Vernice rossa e croci nazi... Facce concentrate hanno tutti i calabresi. Sembrano, anche non pensando, una nazione di filosofi..."
In effetti il paesaggio a ben guardare conserva ancora molta bellezza, certo deturpata, però presente, e il pittoresco, benché molto omologato, si può trovare. Il vero orrido che affascina, il sublime, presente nelle irregolarità, nel rumore, nella laidezza dei gesti oppure nella generosità che non aspetti più, vivacchia nella piana lametina come altrove mostrando segni di una vitalità restia ad arrendersi.
Raffaele mi incoraggia a risiedermi ai tasti e a ripigiarli, ed a lui rispondo, alla generosità di chi ci crede, di chi crede al potere dello scritto che possa immortalare quel "momento storico" di ieri sera.
La relazione era conclusa, Raffaele Gaetano aveva trattato il tema in modo puntuale e preciso, sublime direi, anche ironico, il dibattito era vivace e durante un mio breve intervento ho sintetizzato il senso delle parole di Ceronetti affermando che da anni, come Ceronetti, avevo coniato un unico termine per il luogo infelice e malsano dove ci troviamo: Il Lametame. https://trollipp.blogspot.com/2015/09/lametame-forever.html
Il Lametame riecheggia da anni, da moltissimi anni, nelle teste benpensanti del Lametino e da allora in poi Il Lametame sarà il pubblico termine coniato da me e esportato nella nazione delle patrie lettere. Un marchio SIAE per indicare non tanto un luogo o il suo paesaggio bensì i gesti, le scortesie, le piccinerie, con cui si pensa di fare comunità, a dir la verità una comunità che non esiste.
Le parole di Ceronetti continuano nella descrizione del cimitero:
"Nel cimitero di Lamezia (dove scivolo disperato per tanta bruttezza) una splendida, grassa, lucente lucertola annuncia tripudiante l’Anàstasis a Giorgio Fragalà il quale “dedicò ogni suo atto alla Famiglia e al suo Impiego”. (Forse è da interpretare: a come impiegare, nel senso di adoperare, la Famiglia)... E intanto musica, fischi di treno, mai pace."
Credo, ridendo, che fra topi, lucertole e serpenti, una colomba possa ancora volare sui cieli della piana infelix
Con la gioia di averti ascoltato, Raffaele
Ippolita Luzzo
giovedì 28 febbraio 2019
mercoledì 27 febbraio 2019
Subhaga Gaetano Failla La casa sul molo di Nantucket
"Racconti di fantascienza" così risponde Ismaele alla domanda del suo amico su cosa legga nel racconto della casa sul molo di Nantucket. E sono racconti di fantascienza e di ricordi, racconti elegiaci e di omaggio questa raccolta di Gaetano Failla, Edizione ensemble, pubblicati nel gennaio 2019, a Marzo presentati, fra altri appuntamenti, alla Ubik di Catanzaro lido e alla Mondadori di Lamezia terme.
La lettura affascina; la cura dei dialoghi, i rimandi letterari, la profonda conoscenza di testi, fa sì che io possa affermare che la letteratura è la casa di Gaetano Failla, un grande lettore prima che uno scrittore, un lettore attento e innamorato degli scrittori come Tabucchi, Bonaviri e via via dei poeti come Roberto Amato. Potrei scriverne moltissimi altri ma io voglio che ognuno dei lettori di Gaetano possa trovare in questi racconti i suoi autori preferiti."...I libri che vale la pena leggere non sono quelli "ancora attuali" o che "parlano di noi": sono quelli che hanno il meccanismo più ricco, complesso, misterioso e il cui funzionamento appare più semplice. L'unico modo per cercare di scoprirne il segreto è accostare le loro copertine all'orecchio e ascoltare il ronzio delle parti in movimento.»
Maurizio Salabelle
"La scatola di Minsk"
Il semplice, Anno 1996"
Mi piace raccontarvi di "C'era il mare la sabbia il mese di giugno" uno dei racconti dedicati a Mimmo, un suo caro amico, dedicato ai sedici anni, all'amicizia che si regala, per la quale si darebbe la vita per difenderla, e c'è un elicottero che cade in mare. Degli uomini finiti dal cielo in mare, naufraghi soccorsi da quei ragazzi di sedici anni che si tuffano e li salvano, ragazzi di sedici anni che sapevano fare la respirazione bocca a bocca avendolo imparato nei corsi da boy scout.
" E poi vennero macchine e motoscafi e elicotteri e tanta gente in divisa da tutte le parti...e noi sembrava che fossimo invisibili e nessuno ci rivolse la parola neanche un grazie e rimanemmo sbalorditi di fronte al mondo degli adulti che giungeva in soccorso quando non c'era più nessuno da soccorrere da circa un'ora." Il gruppo dei ragazzi di sedici anni, al campeggio estivo, sul mare, e la massima evangelica "siate puri come colombe e prudenti come serpenti" nella difficile strada verso l'età adulta della disconoscenza.
Racconti da leggere e da amare.
Nella fantascienza che attraversa il nostro immaginario rimaniamo sempre sbalorditi come quei ragazzi di sedici anni che donano gratuitamente il loro gesto di salvezza nel mare della disconoscenza.
Ippolita Luzzo
La lettura affascina; la cura dei dialoghi, i rimandi letterari, la profonda conoscenza di testi, fa sì che io possa affermare che la letteratura è la casa di Gaetano Failla, un grande lettore prima che uno scrittore, un lettore attento e innamorato degli scrittori come Tabucchi, Bonaviri e via via dei poeti come Roberto Amato. Potrei scriverne moltissimi altri ma io voglio che ognuno dei lettori di Gaetano possa trovare in questi racconti i suoi autori preferiti."...I libri che vale la pena leggere non sono quelli "ancora attuali" o che "parlano di noi": sono quelli che hanno il meccanismo più ricco, complesso, misterioso e il cui funzionamento appare più semplice. L'unico modo per cercare di scoprirne il segreto è accostare le loro copertine all'orecchio e ascoltare il ronzio delle parti in movimento.»
Maurizio Salabelle
"La scatola di Minsk"
Il semplice, Anno 1996"
Mi piace raccontarvi di "C'era il mare la sabbia il mese di giugno" uno dei racconti dedicati a Mimmo, un suo caro amico, dedicato ai sedici anni, all'amicizia che si regala, per la quale si darebbe la vita per difenderla, e c'è un elicottero che cade in mare. Degli uomini finiti dal cielo in mare, naufraghi soccorsi da quei ragazzi di sedici anni che si tuffano e li salvano, ragazzi di sedici anni che sapevano fare la respirazione bocca a bocca avendolo imparato nei corsi da boy scout.
" E poi vennero macchine e motoscafi e elicotteri e tanta gente in divisa da tutte le parti...e noi sembrava che fossimo invisibili e nessuno ci rivolse la parola neanche un grazie e rimanemmo sbalorditi di fronte al mondo degli adulti che giungeva in soccorso quando non c'era più nessuno da soccorrere da circa un'ora." Il gruppo dei ragazzi di sedici anni, al campeggio estivo, sul mare, e la massima evangelica "siate puri come colombe e prudenti come serpenti" nella difficile strada verso l'età adulta della disconoscenza.
Racconti da leggere e da amare.
Nella fantascienza che attraversa il nostro immaginario rimaniamo sempre sbalorditi come quei ragazzi di sedici anni che donano gratuitamente il loro gesto di salvezza nel mare della disconoscenza.
Ippolita Luzzo
martedì 26 febbraio 2019
Karma Hostel Francesco De Luca
"Ognuno di noi è DeLuFa, è Sawa, è Su, è Ajie, è Jiya, è Steven, è Junjun, è Achao, è XiaoGang, ed è tutti gli uomini e tutte le donne che ho incontrato durante il viaggio, durante questo mio breve stare cinese, sull'isola di Hainan, a Chengdu o a Chongqing, su tra i monti delle fate o nelle viuzze di Qingyan, a Pechino o a Tianjin."
Karma Hostel Edizione Il Foglio febbraio 2019 Copertina di Claudio Parentela.
Scrivo pigiando forte sui tasti di un computer ormai spento da tempo, i tasti si rifiutano di riportare le sillabe e più forte devo pigiare i nomi di sconosciute località, di sconosciuti uomini incontrati dal protagonista del romanzo in questo suo reportage dall'Oriente, dalla Cina.
"A Pechino i sellini delle biciclette,le macchine e le luci venivano filtrate come attraverso un velo fitto; lo smog, infatti, si mischiava alla luminosità della sabbia filtrando le insegne al neon delle strade. Mancava soltanto che la gente cominciasse a correre atterrita gridando all’Apocalisse."
Scritto come se fosse un diario di guerra, sulle note dei commentari, sulle antiche riminiscenze mie di Plutarco e Cesare, scritto come una confessione, lo leggiamo come se stessimo con l'autore ad un bar seduti ad ascoltarlo. Da lui sentiamo ciò che impotenti noi già sappiamo, l'avvelenamento della Cina, l'avvelenamento del nostro pianeta, e poi il tentativo di pochi di scappare verso luoghi ancora possibili. Ci sediamo insieme a XiaoGang con una dombra,uno strumento musicale, e suonando in quel borgo tutto ha un'anima.
Karma Hostel è dunque un incontro fra uno di noi e uno di loro.
Il mio professore di Storia della filosofia ci spiegava come l'Oriente avesse in sé l'essere e l'Occidente il divenire. Era per questo motivo che la storia dell'Oriente rimase ferma per millenni nella contemplazione spirituale mentre il divenire, il progresso avesse trascinato eventi veloci nella storia dell'Occidente. In effetti nel nostro secolo questa dicotomia si è azzerata e il divenire ha conquistato la Cina e come un vortice ha spazzato storia millenaria.
Fra disperazione e frustrazione, fra speranza e desiderio di esserci, seguiamo le avventure e le trasformazioni di un luogo, impotenti noi come i nostri amici cinesi
"Non memorie né sogni... bensì fatti, situazioni, azioni in compimento, srotolantesi come scialli di papiro su aurighe in corsa" Le immagini di similitudini impossibili mi ricordano la stessa impossibilità provata da ragazzi nel leggere le avventure nei mari del Sud. Nel raccontare l'autore ci fa domande, come se volesse essere rassicurato da noi, chiedendo cos'altro avrebbe potuto fare. Lo chiede a noi lettori, altrettanto in stand by.
La novità del libro mi sembra la sincerità e l'originalità della trama, e credo bene come abbia dovuto penare l'autore per trovare un editore libero e coraggioso che lo pubblicasse. Siamo ai tempi in cui si discetta di fica, se sia la stessa o diversa dopo il tradimento, nel recente finalista al Premio Strega, siamo in tempi cretini e sguaiati e purtroppo avvelenati e questo libro lo testimonia con la serietà del cronista e la adesione alla condizione umana uguale ormai sia in Oriente che in Occidente.
Ippolita Luzzo
Karma Hostel Edizione Il Foglio febbraio 2019 Copertina di Claudio Parentela.
Scrivo pigiando forte sui tasti di un computer ormai spento da tempo, i tasti si rifiutano di riportare le sillabe e più forte devo pigiare i nomi di sconosciute località, di sconosciuti uomini incontrati dal protagonista del romanzo in questo suo reportage dall'Oriente, dalla Cina.
"A Pechino i sellini delle biciclette,le macchine e le luci venivano filtrate come attraverso un velo fitto; lo smog, infatti, si mischiava alla luminosità della sabbia filtrando le insegne al neon delle strade. Mancava soltanto che la gente cominciasse a correre atterrita gridando all’Apocalisse."
Scritto come se fosse un diario di guerra, sulle note dei commentari, sulle antiche riminiscenze mie di Plutarco e Cesare, scritto come una confessione, lo leggiamo come se stessimo con l'autore ad un bar seduti ad ascoltarlo. Da lui sentiamo ciò che impotenti noi già sappiamo, l'avvelenamento della Cina, l'avvelenamento del nostro pianeta, e poi il tentativo di pochi di scappare verso luoghi ancora possibili. Ci sediamo insieme a XiaoGang con una dombra,uno strumento musicale, e suonando in quel borgo tutto ha un'anima.
Karma Hostel è dunque un incontro fra uno di noi e uno di loro.
Il mio professore di Storia della filosofia ci spiegava come l'Oriente avesse in sé l'essere e l'Occidente il divenire. Era per questo motivo che la storia dell'Oriente rimase ferma per millenni nella contemplazione spirituale mentre il divenire, il progresso avesse trascinato eventi veloci nella storia dell'Occidente. In effetti nel nostro secolo questa dicotomia si è azzerata e il divenire ha conquistato la Cina e come un vortice ha spazzato storia millenaria.
Fra disperazione e frustrazione, fra speranza e desiderio di esserci, seguiamo le avventure e le trasformazioni di un luogo, impotenti noi come i nostri amici cinesi
"Non memorie né sogni... bensì fatti, situazioni, azioni in compimento, srotolantesi come scialli di papiro su aurighe in corsa" Le immagini di similitudini impossibili mi ricordano la stessa impossibilità provata da ragazzi nel leggere le avventure nei mari del Sud. Nel raccontare l'autore ci fa domande, come se volesse essere rassicurato da noi, chiedendo cos'altro avrebbe potuto fare. Lo chiede a noi lettori, altrettanto in stand by.
La novità del libro mi sembra la sincerità e l'originalità della trama, e credo bene come abbia dovuto penare l'autore per trovare un editore libero e coraggioso che lo pubblicasse. Siamo ai tempi in cui si discetta di fica, se sia la stessa o diversa dopo il tradimento, nel recente finalista al Premio Strega, siamo in tempi cretini e sguaiati e purtroppo avvelenati e questo libro lo testimonia con la serietà del cronista e la adesione alla condizione umana uguale ormai sia in Oriente che in Occidente.
Ippolita Luzzo
lunedì 25 febbraio 2019
Un saluto da Andrea Barbato
e ho detto tutto. Dal “Ti ricujjisti?” all’”esperimento socio culturale” credo che la raffinatezza della piana mefitica abbia completato l’opera iniziata con quella meravigliosa indifferenza con cui ha condito ogni giorno i piatti prima di servirli. Ora fra cancellazioni e offese, fra volgarità degne del parlare da menti impedite tutto si conforma al luogo misero. Ultimo in ordine di disimportanza ieri ma potrebbe essere domani uguale
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