C’era una volta in un mondo lontano una città molto strana,
senza più gente che camminava per strada.
Avevano avuto i cittadini in regalo una gabbietta con dentro un oggetto animato.
Era arrivata come
pacco postale da una agenzia molto nuova che offriva tanti servizi
E fra questi uno in particolare
La consegna a domicilio della gabbietta con dentro un nick
Era questo un esserino molto carino, innocuo e gentile.
Non faceva la cacca, e nemmeno pipì, non mangiava e beveva,
non aveva freddo e nemmeno caldo,
non doveva essere lavato, non puzzava perché non sudava.
Tutti felici i
cittadini portarono in casa quell’esserino.
Lo sistemarono nel salotto buono, in cucina, in bagno,
vicino al letto.
Il nick era bello, era senza corpo, ognuno poteva immaginare
, era un drago, un cigno, una torta, o anche e soltanto una scatola di latta.
Il nick aveva nella sua casetta tante maschere di carnevale,
ne poteva indossare una o più di tre insieme o da sole come lui più gradiva.
Tante figure e fra queste anche visi, visi di uomini e donne
più giovani, somiglianti almeno un po’ al cittadino a cui era assegnato.
Visi di sbieco, o visi frontali, formato tessera e
sorridenti, visi oramai stereotipati e
fermi in un solo click
Questo per rendere più familiare l’approccio al cittadino
più conservatore, più all’antica, di quel gioco nuovo e tanto carino.
-Non ti preoccupare,- sembra che dica l’esserino- lo vedi?,
sono come te, ti assomiglio, certo sono più giovane, sono più carino, ma sono
il tuo viso di un tempo che fu-
- Ora stai tranquillo ed inizia a giocare, anzi a giocare
gioco solo io, tu stai solo a guardare, guardi soltanto e ti distrai dal tuo
mondo cattivo, solitario o troppo pieno, fatto di incontri, di lavori
stressanti, di vigliaccherie da mandare giù-
-Stai tranquillo, mio caro, -sembra dica ancora lui al suo
proprietario, ma questa è solo una illusione, perché il nick voce non ha.
Gioca soltanto mattina e sera ad indossare quelle figurine,
quei piccolissimi vestitini fatti di fogli, di colori, di nomi fatati.
Luce del mattino, onda del mare, niente e nulla, senza e
tanto, marte e giove, quante maschere per un solo nick
Urano e saturno e poi le stelle, galassie intere dopo la
flora, la fauna, il mondo minerale e
vegetale.
Una gabbietta dottissima, ricchissima di travestimenti, come
se un fregoli dovesse esibirsi
Ma dove?
La gabbietta era proprio piccina ma dentro era una
meraviglia, si poteva guardare perfettamente il nick all’opera a far passare il tempo.
Si accorsero così che il nick solo non era, aveva in mano
una connessione, un tablet, uno schermo e poteva pigiare dei tasti neri.
Davanti aveva uno schermo bianco che cambiava al pigiare dei
tasti, che si animava e riportava fatti misfatti del mondo di là
Il cittadino si accorse che su quello schermo passava il suo
mondo, ma era un mondo più variegato, un mondo vasto vastissimo pieno di
opportunità
Giornali in rete, e poteva sbirciare, incontri on line e
spogliarelli, donne donnine di tutte le taglie, uomini forti e muscolosi,
lisci, liscissimi e depilati, giochi di ruolo, di sadomaso, di offerte varie,
finanche un biscotto.
Guardava il suo nick pigiare e pigiare dopo aver indossato
ogni mattina il vestitino più carino, il travestimento per l’occasione e si
accorse che quell’essserino pigiava e tante paroline poi si scrivevano a lato
in un riquadro accanto in basso a destra
Era la chat così c’era scritto.
Ma con chi chattava? Ma con chi scriveva se lui era in una
gabbietta e in quella stanzetta c’erano solo il cittadino che guardava ed il
nick che pigiava ?