Il palco
vuoto
Il sindaco,
andando via da ennesima scempiaggine teatristica, sussurra: Melassa melassa
uguale ogni anno- eppure non si oppone anzi sussurra, nemmeno un respiro deve
circolare nell’aria fetida della palude.
Lo
spettatore si beve qualunque sciroppo, un libro autopubblicato e sciorinato
come Dumas e un corso per autoguida di un sé disperso nell’aere scuro del
divenire
Un canto al
cielo e un musical prodotto da chi fa scatole che son contesti
Vuoti
Palchi che
applaudite per non sembrar esser diversi, palchi che poi omaggiate sia che ci
sia un genio oppure un cretino.
Palchi che
stanno su per un solo motivo quello di prendervi in giro perché se voi
lasciando la rappresentazione non saprete nemmeno cosa abbiate visto, l’altro
il protagonista pensa se ci abbia poi guadagnato a farsi vedere da una massa di
ignoranti che nemmeno una critica, un pensiero concluso abbiano fatto
Palchi vuoti
di pensiero debole troppo debole per opporsi a chi con comparaggio vi è salito
su
Palchi
inutili o utili solo a chi con un microfono vuol fare l’amore
Una masturbazione
senza creare
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