Di cosa parliamo quando
parliamo d’amore
Carver,
oppure chiunque. Infatti in platea io sussurro che forse sia Carrère, per
assonanza al nome.
sabato 13 dicembre h. 21 con “The Cult
of Fluxus” al Teatro Umberto di Lamezia Terme. Sul palco ci
saranno Flavia Lisotti, giovane cantautrice, Mattia Argieri, loop e potenziometri, e Ernesto
Orrico, uno dei protagonisti della scena teatrale calabrese.
Vado
Mi siedo al
primo banco come gli alunni che vogliono ascoltare solo la lezione senza esser
disturbati da qualcuno.
Mi
siedo affettuosa e partecipe, ho pagato
il biglietto e ho amicizia verso protagonista, conoscendolo quasi.
Virtuale.
Questo non è
L’Orrico che conosco io, mi sono detta da subito, nello scarto fra
immaginazione e reale.
Dadaista e
amichevole, attento e conversativo.
Sul palco un
espositore di malessere messo sugli scaffali di un supermercato discount, un
malessere già malessere ma dato in modo che giunga ancora più sgradevole.
Credo sia
fatto apposta e mi guardo le unghie, non voglio andare via, aspetto il sole che
riscaldi un teatro già di suo glaciale che ci iberna a morte precoce ogni volta
ci immoliamo.
Il Culto del
flusso, traduco io malamente, non conosco inglese, benché abbia fatto quei
corsetti di 15 giorni 15, e lo leggo com’è scritto, da ignorante della lingua.
Resto
attenta alle varie citazione, qualcuna la so, altre no, non ha importanza
quante ne possiamo sapere, non è questo che ci renderà il gusto di esser lì.
Mi tormento
le unghie ed inizio a mangiucchiare.
Flusso ininterrotto di parole per dire quanta
crisi c’è e come siamo precari e che poi moriremo
Di cosa
parliamo?
Bene, io
credo che, di qualunque cosa parliamo, parliamo di noi, con i gesti più che con
le parole, con la musicalità del suono, con la voglia di far vivo quel momento
in gestazione.
Se teatro
sia, deve pur cercare noi che da soli giù in platea non possiamo ribellarci a
una continua sovraesposizione di malessere senza cura.
Vabbè che la
sanità in Calabria è quella che è, caro Ernesto, ma dai, un raggio di sole potresti rubarlo in corsia!
Da
dadaista a Dadaista, dondoliamoci per gioco.
Finite le
mie unghie, tutte, mi rimangono i polpastrelli per dirti che, se stamane con il
sole, sono qui seduta a scrivere di te, vuol dire che ho affetto per te.
Bravi
musicisti e voce cantante
Tu mi
pagherai estetista!
Ciao
Ippolita
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