Spiaggiati sulle rive del web dopo la mareggiata
Ci guardiamo e non ci riconosciamo.
Naufraghi di una vita destabilizzata, infangata, in
solitaria malinconia
Abbiamo nuotato fino a quaggiù
Convinti che ci saremmo salvati.
Ci siamo impegnati a non soffocare, a vincere con bracciate
decise, il marito bastardo, la moglie cretina, il fratello urlante, la mamma
servile.
Abbiamo poi, nel nostro nuotare, schivato, come la peste
nera, il troppo lavoro, il lavoro decente, cercando per sempre di farla franca
e rimandando a domani il fare dell’oggi.
Abbiamo nuotato fra flutti e tempeste ed a volte anche nella
bonaccia,
guardando la linea della terraferma come nuovi emigranti su
una terra straniera.
Ed ora nudi, invecchiati ma non domi,
tentiamo di ingannarci ancora.
tentiamo di ingannarci ancora.
Convinti di esserci salvati, ci alziamo, tastiamo
sui tasti una nuova avventura.
Dapprima timidi e vergognosi, poi onnipotenti e
falsificatori, gridiamo anche noi, dal web, dai video, dai troppi canali,
gridiamo una storia solo salsedine amara.
Salata, troppo, e cotta dal sole, oppure gelata, e arsa dal
freddo, dal vento, dalle troppe burrasche, una storia infinita, ammollata
nell'acqua del nostro immenso e sconosciuto passato.
Ma noi siamo qui, per ora, ci siamo, con il solo impegno di
rimetterci in cammino…
di dare un motivo, uno solo, degno, di dignità, di dedizione, di affettuosità, di studio ancora
Non più per noi, ma
per i ragazzi, che sono nati già qui spiaggiati,
già qui da soli abbandonati con una bottiglia, con una lattina, con un cellulare,
Sulle spiagge del web
Di più non so