lunedì 27 aprile 2015

Cenerentola ascolta i Joy division- testo ricorretto per leggersi sul cellulare




Perché assaporare il pane delle solite recensioni quando ci sono le brioche onirico-letterarie della regina Ippolita?
Da facebook Romeo presenta così la mia lettura disorder, disordinata, sulla sua Cenerentola.  Sono gustosamente azzeccata nella definizione. Evviva.

Il video, relativo al libro,   su you tube,  in sottofondo, passa il suono sul foglio bianco del mio pc.
Scrivo dopo aver chiuso il libro letto nel mio modo, da disordinata. Un libro con due storie di donne che non si incontreranno. 
Giorno 23 Aprile, Cenerentola  giunge a casa mia, nella giornata del libro, eheh, ed io  leggo, dividendo in due il contenuto,  per prima la storia di Lily e dell’urna con le ceneri defunte. 
Lily è rimasta vedova da pochissimo.
Storia che ho letto ridacchiando “L’uomo in scatola. Ora apro l’urna e ti vuoto nel wc, così te ne vai al mare”
Col bollitore che sta bestemmiando vapore da oltre un quarto d’ora ed io prendo una bustina di tè verde. E quindi il problema della ruggine per oggi è scongiurato.
Continuo a ridere sui gamberoni alla piastra, effetto acqua bollente su pelle di Lily e sulle chiavi che tutti dimentichiamo, anche il fu marito di Lily.
Seguo Lily elaborare suo lutto e I’ve got the spirit, but I’ve lost the feeling, traduco a modo mio, non sapendo l’inglese, questo verso dei Joy division, da disorder. 
Vado a vedere significato, ok, avevo capito altro, e cioè" ho lo spirito ma ho perso feeling, vibrazione, ho perso l’altro, il mio doppio dove specchiarmi"
 Continuo a seguire le avventure di Lily fino al suo incontro con Benoit, che sembra uscito da un film dei fratelli Coen. Lascio Lily per due giorni e
Oggi leggo la storia di Elly, di Frida.

La prof di astronomia si chiama Frida, la prof di Elly
Elly regala alla sua prof una collanina sottile di argento  e la vedrà il giorno dopo al collo di Frida. Con un piccolo ciondolo, il simbolo dell’infinito. Fra la prof e l'alunna nasce un legame.
Malattia, morte, amicizia, sciupio e di nuovo testimonianze che riannodano esistenze: situazioni che riconosciamo facenti parte di tasselli di nostra vita, episodi ad episodi, una vita fatta con poco oppure con molto e da scrivere per disegnarla
Odio intanto chi mi telefona mentre scrivo, rispondo scortese quasi, forse, e ripenso alle lacrime asciugate nella lettura della storia di Elly, alle risate fatte durante le peripezie di Lily, cercando di riprendere le due protagoniste per mano e riportarle sul mio foglio word. I loro  nomi uno anagramma dell'altro.Con  scambio di vocale. Altro gioco di enigmistica. 



Gli occhi di Cenerentola sono grandi , come il film Big Eyes di Tim Burton. Un libro fatto da altro, da immagini e suoni. Da occhi.
Qui più oblunghi, grandi, grandi, per vederti meglio bimba mia, dall'altra favola di Cappuccetto rosso.
Con occhiali tondi, come i miei occhiali dell'adolescenza.
Angelo Barile scrive e Romeo Vernazza suona e dipinge storie. Confusi volontariamente i due: Passando tra loro è come penetrare non unanuvola di sudore intenso e minestroni per vecchi malati ma una bella nuvola azzurra e mutevole con foglie verdi appena spuntate dall'albero di tiglio davanti casa mia, la primavera che rigenera ogni anno la terra che si sveglia  dopo il ratto di Proserpina. Un libro composto di messaggi che si scambiano in classe gli alunni con le loro impressioni sull'insegnante, un libro fatto dalle immagini di Angelo Barile, è Angelo l'autore di questa fiabesca copertina, dalla musica che ascoltano le Cenerentole del mondo intero, all'apparir del vero, un libro di Romeo Vernazza con pezzi di un io che ci appartiene tutti. I nostri riferimenti. 
Leggo, penso, mi intristisco ma poi sorrido, mi annego nella salamoia, mi sento vivere e morire, sperimento la noia e la passione.
E la passione stessa è una fuga, nella quale l'essere in due significa solamente una solitudine doppia, riporta Romeo  da Robert Musil.
Eppure nonostante questa realtà, il racconto di Romeo, come il racconto di tutti noi si ricompone su un solo messaggio Cerca di divertirti almeno un po'. TVB. F.F.
Ed eccomi di ritorno dopo aver fatto lapsus sul nome di Romeo, su una storia parallela di due donne. Gli uomini sono semplici, mi dice sempre la mia amica Carla, restano infantili, aggiunge. Sembra di leggere Romeo...
Senza un uomo se non filtrato dai racconti delle donne.
Una storia   che rileggerò nuovamente e porterò in giro con me, sulle note di Disorder dei Joy Division

domenica 26 aprile 2015

Cenerentola ascolta i Joy division- Romeo Vernazza




Il video, relativo al libro,   su you tube,  in sottofondo, passa il suono sul foglio bianco del mio pc.
Scrivo dopo aver chiuso il libro letto nel mio modo, da disordinata. Un libro con due storie di donne che non si incontreranno. 
Giorno 23 Aprile, Cenerentola  giunge a casa mia, nella giornata del libro, eheh, ed io  leggo, dividendo in due il contenuto,  per prima la storia di Lily e dell’urna con le ceneri defunte. 
Lily è rimasta vedova da pochissimo.
Storia che ho letto ridacchiando “L’uomo in scatola. Ora apro l’urna e ti vuoto nel wc, così te ne vai al mare”
Col bollitore che sta bestemmiando vapore da oltre un quarto d’ora ed io prendo una bustina di tè verde. E quindi il problema della ruggine per oggi è scongiurato.
Continuo a ridere sui gamberoni alla piastra, effetto acqua bollente su pelle di Lily e sulle chiavi che tutti dimentichiamo, anche il fu marito di Lily.
Seguo Lily elaborare suo lutto e I’ve got the spirit, but I’ve lost the feeling, traduco a modo mio, non sapendo l’inglese, questo verso dei Joy division, da disorder. 
Vado a vedere significato, ok, avevo capito altro, e cioè" ho lo spirito ma ho perso feeling, vibrazione, ho perso l’altro, il mio doppio dove specchiarmi"
 Continuo a seguire le avventure di Lily fino al suo incontro con Benoit, che sembra uscito da un film dei fratelli Coen. Lascio Lily per due giorni e
Oggi leggo la storia di Elly, di Frida.
La prof di astronomia si chiama Frida, la prof di Elly
Elly regala alla sua prof una collanina sottile di argento  e la vedrà il giorno dopo al collo di Frida. Con un piccolo ciondolo, il simbolo dell’infinito. Fra la prof e l'alunna nasce un legame.
Malattia, morte, amicizia, sciupio e di nuovo testimonianze che riannodano esistenze: situazioni che riconosciamo facenti parte di tasselli di nostra vita, episodi ad episodi, una vita fatta con poco oppure con molto e da scrivere per disegnarla
Odio intanto chi mi telefona mentre scrivo, rispondo scortese quasi, forse, e ripenso alle lacrime asciugate nella lettura della storia di Elly, alle risate fatte durante le peripezie di Lily, cercando di riprendere le due protagoniste per mano e riportarle sul mio foglio word. I loro  nomi uno anagramma dell'altro.Con  scambio di vocale. Altro gioco di enigmistica. 
Gli occhi di Cenerentola sono grandi , come il film Big Eyes di Tim Burton. Un libro fatto da altro, da immagini e suoni. Da occhi.
Qui più oblunghi, grandi, grandi, per vederti meglio bimba mia, dall'altra favola di Cappuccetto rosso.
Con occhiali tondi, come i miei occhiali dell'adolescenza.
Angelo Barile scrive e Romeo Vernazza suona e dipinge storie. Confusi volontariamente i due: Passando tra loro è come penetrare non unanuvola di sudore intenso e minestroni per vecchi malati ma una bella nuvola azzurra e mutevole con foglie verdi appena spuntate dall'albero di tiglio davanti casa mia, la primavera che rigenera ogni anno la terra che si sveglia  dopo il ratto di Proserpina. Un libro composto di messaggi che si scambiano in classe gli alunni con le loro impressioni sull'insegnante, un libro fatto dalle immagini di Angelo Barile, è Angelo l'autore di questa fiabesca copertina, dalla musica che ascoltano le Cenerentole del mondo intero, all'apparir del vero, un libro di Romeo Vernazza con pezzi di un io che ci appartiene tutti. I nostri riferimenti. 
Leggo, penso, mi intristisco ma poi sorrido, mi annego nella salamoia, mi sento vivere e morire, sperimento la noia e la passione.
E la passione stessa è una fuga, nella quale l'essere in due significa solamente una solitudine doppia, riporta Romeo  da Robert Musil.
Eppure nonostante questa realtà, il racconto di Romeo, come il racconto di tutti noi si ricompone su un solo messaggio Cerca di divertirti almeno un po'. TVB. F.F.
Ed eccomi di ritorno dopo aver fatto lapsus sul nome di Romeo, su una storia parallela di due donne. Gli uomini sono semplici, mi dice sempre la mia amica Carla, restano infantili, aggiunge. Sembra di leggere Romeo...
Senza un uomo se non filtrato dai racconti delle donne.
Una storia   che rileggerò nuovamente e porterò in giro con me, sulle note di Disorder dei Joy Division

mercoledì 22 aprile 2015

Non Seguire il mondo come va- I vestiti nuovi dell'imperatore. Da Debord a noi




I vestiti nuovi dell'imperatore


I ciarlatani alla corte del re. Da una favola di Andersen. 

 Favola che

 raccontai a Fabio Mollo e Consuelo Nava, una sera d'estate,

 scoprendo che non è così scontato che l'abbiano sentita 

tutti. Una favola da imparare a memoria per capire quanto 

l'inganno sia potente, quanto la mistificazione ottenuta con 

la piaggeria sia una arma che intossica e dilapida ricchezze

 e intelligenze. Il re è nudo. Impariamo a dirlo davanti a 

qualsiasi sciocchezza ci venga fatta passare per

 vera. Michela Marzano inizia il suo libro con questa favola, io

 iniziavo spesso le lezioni ai ragazzini così, con questa 

novella. Che sia una buona novella per tutti. Il re è nudo.

 Non seguire il mondo come va. 




Un Libro con un titolo imperativo. Imperativo presente. Ora 

Subito, non domani. Domani sarà troppo tardi, tardissimo.

 Non seguire il mondo come va. Non fare gregge, belante

,
 non urlare scomposti offese a politici, a professori, a medici.
 
Tutte le stranezze e le varie pagine che condividete, piene


 di insulti alla Boldrini, allo stesso Salvini, che Dio lo perdoni,

 i casi di assassini come Elena Ceste, sono solo lusinghe.


Pagine di distrazione di massa.




Non Seguiamo il mondo come va

Diamo fiducia solo se meritano ai politici, ai professori, 


all'apparato dello Stato, tutto.

Sono al nostro servizio. Se non fanno bene il loro lavoro non


 avranno più la nostra fiducia, perché è la fiducia che regge

 una società.


Non seguiamo il mondo come va, dappertutto


.
Non rassegniamoci, non sentiamoci inutili, non perdiamo la 


lucidità. Ora più che mai.


Lucidi e consapevoli, cerchiamo negli studi che abbiamo 


amato, nelle amicizie che stimiamo, nell'Antigone come 

esempio forte di un pensiero moderno, non omologato,

 capace di scindere e di far prevalere sempre l'umano, e poi 

in tutti gli esempi a nostra disposizione nel grande libro della

 civiltà, un nuovo umanesimo, con Foscolo. Dal dì che

 nozze, tribunali ed are

...

Non seguire il mondo come va



Michela Marzano e Giovanna Casadio a Lamezia Terme


 Venerdi al Liceo Campanella e pomeriggio alla

 Libreria Gioacchino Tavella



martedì 21 aprile 2015

Non Seguire Il Mondo Come Va- Michela Marzano con Giovanna Casadio







Questa è una guerra e non dobbiamo arrenderci.

Useremo come arma il nostro terreno di riferimento, il nostro

paese inventato, i nostri studi. Non seguire il mondo come va

 di Michela Marzano parla in compagnia, una bella

compagnia che è la nostra compagnia. Cartesio, Aristotele e

 via via ve lo dirò non per citarli come si fa qui ma per dire

 come ci abbiano formato. La filosofia che luce dia ai nostri

 tempi oscuri. Non seguire il mondo come va, come le

 Lanterne accese, le Lampade delle donne in attesa del

 signore, le luci del faro che indichi una strada. La fuga o 

la lotta, indietreggiare davanti un mondo che non ci piace


Lottare. Resistere non serve a niente, caro Walter Siti. Già

 te lo dissi. Non seguire il mondo come va. Scrive Michela

su domande di Giovanna Casadio che studiò con me

 Franco Fortini e Vittorio Sereni 




Il giro amicale che porta Michela Marzano, filosofa e

 Giovanna Casadio, Giornalista, a Lamezia terme, risale al

 1971.

 A Vittorio Sereni di Franco Fortini

Come ci siamo allontanati.


Che cosa tetra e bella.

Una volta mi dicesti che ero un destino.

Ma siamo due destini.

Uno condanna l’altro.

Uno giustifica l’altro.

Ma chi sarà a condannare

o a giustificare

noi due?

[Franco Fortini -da Questo muro]

Quindi un filo rosso. Da Vittorio Sereni a Franco Fortini


lunedì 20 aprile 2015

Oncle Bernard- Per noi- Bernardo Maris

Non seguire il mondo come va di Michela Marzano lo dedichiamo a Bernard Maris, morto nella sede di Charlie Hebdo insieme ad altre undici persone, giornalisti e redazione, segretarie e due poliziotti.

"Dodici i morti, tra i quali il direttore Stéphane Charbonnier, detto Charb, e diversi collaboratori storici del periodico (CabuTignousGeorges WolinskiHonoré), due poliziotti e numerosi feriti"

Lui era passato per caso, saltuariamente si occupava della rubrica economica come Oncle Bernard.
Un economista con idee personali:  reddito minimo di esistenza.
Non seguiva il mondo come va, Maris, ecco perchè sta qui con noi, stasera, oggi, che ci leghiamo. 
Leghiamo stretti i nostri principi, leghiamo uno con l'altro, e ci leghiamo,con   il coraggio di non farci precipitare nel fiume al seguito di idee fasulle. 
Remo Bodei, riportato da Michela a pag 2212 " Ciascuno di noi è il risultato di un'ininterrotta sequenza di viventi" che vogliono interrompere, caro Bodei. 
Lo scemo contrapporre i giovani ai vecchi e il vecchio al nuovo, gli slogan di mettere o non mettere la faccia, "che a me vien da dire ma che la mettano dove vogliono, visto che sta per tutti allo stesso posto, sul collo," ed ignorare che il problema sia quello di illudersi che si possa decidere senza informarsi, da Einaudi" che anche in politica per deliberare bisogna prima conoscere"
 Con Aristotele si ribadisce importanza del ragionamento perchè la scelta non è mai senza intelletto e senza pensiero. Azione è esito di una scelta,  scelta che si può fare con ragione e necessità. da Leucippo, quinto secolo.
Necessario è scegliere quale panino mangiare, bersi o no una birra, infilarsi dentro abiti scomodi e seguire la moda del gruppo, trascorrere una domenica soli oppure stare insieme anche se con sconosciuti. Scegliere ogni giorno cosa vogliamo fare della nostra vita implica coraggio, implica conoscenza e voglia di mettere il mobilio che più piace alla nostra casa che siano giochi, colori e cucina, ma che siano nostri. Così uguale in politica, altra disciplina sconosciuta ormai, scegliere si può.
Come ha fatto Letta che oggi si è dimesso dal Parlamento   


Lego: Michele Volpicella e Domenico Pileggi


A  Domenico piacciono i mattoncini come piacciono a Michele Volpicella

Conosco i paesi di Michele, fatti con tanti mattoncini Lego, alla mostra  a Cosenza.
 Era una domenica mattina ed insieme a sorella e  cugina  siamo entrate per curiosare. Siamo rimaste a lungo, poi uscite con in mano le sciarpe di Lodola e negli occhi  le meraviglie di Michele, che io avrei comprato tutte.
Paesi ricostruiti pezzo per pezzo, rifatti, come se fosse possibile, come solo nel mondo dell’arte è possibile:Essere custodi di un territorio.
  Michele Volpicella ha poetica e architettura, disegno e geografia di luoghi. Ha i Sassi di Matera nelle mani.
“Presentato a Matera, lunedì 29 dicembre2015,  presso la Galleria Opera Arte e Arti, il progetto realizzato dall’artista  in collaborazione con la “Lego”, produttore di giocattoli danese, famoso per la sua linea di mattoncini assemblabili: La casa del custode dei mattoncini. Sulla base di una serie di lavori del Maestro è stata realizzata, nei laboratori dell’azienda e firmata dal capo-progetto Jeff Denoyell, una riproduzione tridimensionale “Lego”, ispirata nella tematica ai Sassi di Matera, patrimonio Unesco e nuova Capitale Europea della Cultura 2019.” Una scheda questa.
Mi riprometto  di scrivere molto di più su questo fascinoso modo di reificare le case, i sassi, gli archi, sui colori e sul modo in cui lui, l’artista, poi riponga le sue opere, offrendole composte e protette da uno sguardo che non possa sporcare.
Oggi però scrivo sotto l’urgenza del caso che mi fa incontrare il piccolo Domenico Pileggi, di sei anni, la sua mamma e la maestra, i compagni di scuola. Una prima elementare.

Domenico ha i mattoncini nella sua testa. Vuole costruire una realtà fatta di mattoncini Lego. Il cinema 


La scuola
 e poi scarpe, orecchini, anelli,  spille, con mattoncini.
 Fa questo e vuole sempre più mattoncini, sempre più complessi, per costruire tanto. Entusiasta, ha già un suo ordine in testa, come tutti, come ognuno di noi, se siamo liberi. Giustamente fiere di lui mamma e maestra annuiscono.

Non esiste in Calabria una sezione della Lego, lo faremo sapere, così come vorremo vedere negli occhi di ogni bambino la stessa felicità di Domenico fra i suoi mattoni.
Con il sorriso neo metafisico, dicono gli esperti, di Michele...

Il cielo blu che non c'è più

Il Cielo blu che non c’è più
Aprile 2015

Nel 1966, con fondi della Cassa per Il Mezzogiorno, decidono, i geni della politica ambientale, di sbarrare il corso del fiume Angitola nel territorio di Monterosso e Maierato, ora  provincia di Vibo Valentia
Passano gli anni, la diga dà origine ad una oasi naturalistica del lago dell’Angitola, una delle riserve più importanti del Mediterraneo.
“ Il lago fu creato artificialmente nel 1966 sul vecchio alveo del fiume Angitola, che nasce a Capistrano, dal Reschia, proveniente da S. Nicola e dal torrente Nia, che attraversa Maierato. Situato nel territorio di Maierato, lungo il corso del fiume Angitola, il lago si trova all’estremità meridionale della Piana di Sant’ Eufemia. Il territorio dell'oasi ricade, nei comuni di Francavilla Angitola, Maierato, Monterosso Calabro, Pizzo Calabro e Polia. Fu vincolato come oasi con D.P.G.R. n. 557 del 12/05/1975. Attualmente la gestione dell'oasi è affidata al WWF Italia”

Da Strill
Mercoledì 17 Febbraio 2010
“Maierato (VV): abbassato livello dell’acqua della diga dell’Angitola

E’ stato abbassato, nel corso della notte, il livello dell’acqua della diga dell’Angitola, che si trova a circa tre chilometri da Maierato, il paese evacuato completamente ieri mattina per una frana.”

“ MARTEDÌ 12 LUGLIO 2011
Ambiente, dalla diga dell’Angitola melma verde che finisce in mare.
De Nisi, Presidente della provincia di Vibo,  allerta il Consorzio di bonifica affinché intervenga per impedire il fenomeno”

Ora pro nobis
Da allora il nostro cielo non fu più blu, di mattina.

Invidiosi delle nostre terse giornate, i Numi si apprestarono a cancellare quello che era di tutti, il cielo, l’aria, e impegnano, ancora ora, soldi  e lavori per cancellarne il ricordo, per annientare le nostre risorse.
Ora arriva la discarica più grande d'Europa... pardon la seconda.
 La faranno bellissima
Meglio il lago e la diga. Morire di nebbia meglio è

domenica 19 aprile 2015

Civiltà e imperi del mediterraneo- Braudel oggi

Civiltà e imperi 

Storia e popoli. Un minuto di silenzio.
Un grande cimitero il mar Mediterraneo.
Un mondo pieno di traffici, di tensioni e scambi, secondo Braudel, viveva sulle rive del Mar Mediterraneo.
Seguendo il suo metodo cercherò di guardare in tre momenti diversi: La storia lenta, la storia ritmata e la storia secondo la dimensione dell'individuo.
Accrescere informazione significa spostare e rompere i vecchi problemi, incontrarne nuovi dalle soluzioni incerte. Braudel
" Il Mediterraneo è duplice. Le due scene, le penisole e il mare che le bagna, fanno di questo mare un complesso di mari."
Una tomba, uno sterminato  inferno dove i pescecani mangiano uomini che scappano da luoghi altrettanto miseri e violenti.
Mi sforzo di guardare alla storia lenta, quasi immobile, di lunghi imperi e dominanze, mi sforzo di leggere gli  altrettanti  avvenimenti ritmici di una storia veloce fatta di sommovimenti e cambi, ed infine mi ritrovo con in mano solo una pagina con su scritto il destino individuale di settecento uomini naufragati in mare.
Un naufragio di popoli, di civiltà e di imperi.
Se leggiamo questi due volumi che Braudel dedica al nostro Mediterraneo forse nessuno poi troverà ardire a fare post di qualsivoglia specie su questo continuo flusso di morti e di arrivi, di invasioni e di fughe, in una guerra senza fine che ci vedrà sconfitti, insieme.

Nella storia di sempre, nel Mediterraneo,  in cui sulle stesse  sponde furono trucidati a Cipro e uccisi a Tessalonica, in cui Albanesi si sfracellavano sulle coste dell'Adriatico, ora leggiamo queste pagine di una guerra fatta a colpi di annegati.
La guerra,  non riconosciuta, di annegati  contro un'Italia isolata e scomposta.
e con un poeta somalo trasformiamo un destino di tanti nel nostro destino






sabato 18 aprile 2015

Bartali e Beha al Sabato del Villaggio

Arrivo in teatro ancora vuoto, sono in anticipo di un'ora, prima che inizi a parlare Oliviero Beha di Gino Bartali.
Due uomini con carattere, diversi fra diversi, per caratteraccio. 
Bartali, un carattere generoso, Beha,  estremamente viscerale e polemico verso tutte le sciocchezze che impediscono lo svelamento di ipocrisie. Sarà di sicuro una serata che non scorderò- mi appunto.
Oliviero Beha e i diversi. Il cattivo carattere che è personalità. Via dalla Repubblica, rompeva un po', ora sul Fatto Quotidiano e poi anche su Tiscali. 
Ci fu un giorno in cui io ed Oliviero Beha siamo apparsi sulla stessa pagina Tiscali, Socialnews, entrambi come blogger. Una staorzante sensazione.
Una sola volta è per sempre.
Fra diversi, nel mondo dei giornalisti veri, io, da semplice lettrice di pagine che so a memoria.
Con la stessa impazienza, con cui ho sempre aspettato ogni articolo dei miei giornalisti di riferimento, attendo stasera e, per puro caso, lo incontro sulle scale.
 Raffaele Gaetano me lo presenta e mi informo del suo ginocchio, dell'intervento subito da poco tempo, come due amici che si ritrovano.
Inizia
Siamo invasi da ciò che non va, sappiamo tutto il male che succede, ma non sappiamo nulla sul bene. Cosa sia il bene, esiste il bene, ci saranno pur tante persone che vivono nel bene, che vogliono il bene. Nessuno ne parla.- inizia così.
Ho quindi voluto raccontare di Bartali, che fa azione disinteressata, di aiuto verso gli ebrei, durante la seconda guerra mondiale, una pericolosa corsa in bicicletta, contenendo documenti, da Firenze a Cesena, andata e ritorno in un solo giorno, azione fatta come un dono. Ha donato la sua abilità per una causa di umanità.
Stendhal diceva che dei romanzi non ricordiamo la trama ma il carattere dei personaggi e così io ho voluto ricostruire il personaggio di Bartali, che in realtà non raccontò quello che aveva fatto, perché tutti possano immedesimarsi in un personaggio positivo e desiderare di esser come lui. Un esempio.- dice Beha.
Trascrivo veloce solo alcuni passaggi. Io solo appunti prendo, ed ora vedo, visualizzo quel segno della croce che Bartali si fa sul podio, dopo aver vinto il Tour de France in epoca fascista.
Un Bartali religioso, non baciapile, lontano da qualsiasi potere, un uomo libero, che a riguardo di Coppi ebbe a dire:- La differenza fra me e lui è che lui è democristiano ed io sono cristiano!-

Visualizzo ogni parola di Beha e sono con lui nei luoghi in cui ha vissuto Bartali perchè i luoghi parlano, gli oggetti parlano, i cimiteri parlano, in un animismo che non abbiamo mai perso se sappiamo vederlo e sentirlo.
 Soffia l'interesse nel meme della comunicazione fra cose, natura e uomini e rintracciamo le tracce di chi passò, di chi c'è stato. Orme sul terreno.
Se non sappiamo chi siamo non possiamo decidere dove andare, e ripenso a Totò, per andare dove dobbiamo andare...
per progettare dobbiamo conoscere chi siamo.
E mentre Oliviero Beha qualifica come  spazzatura una televisione che io non vedo da decenni, tanto da non conoscere la giornalista che verrà la prossima volta, mi dicono di Porta a Porta, altra aberrazione da cancellare... lui se ne esce con questa splendida frase sull'allegria. 
Abbiamo bisogno di allegria.
 Come in Cile, ricordi Beha? si vinse con L'allegria.
L'allegria che viene

ed ora facciamo suonare a  De Vito una musica che ci porti via dal piattume e dallo sfascio.
 Oltre suona questo ragazzo, che ci dona la sua abilità.

In armonia,  per ritrovare quell'equilibrio che impedisca al piano inclinato di farci scivolare sempre più giù, in una disfatta storica che dalla  seconda guerra mondiale portiamo come una croce, scende il rispetto che dobbiamo a noi stessi. Da  Beha a noi, da Simenon a Mankell. 


Corso di Dizione. Dal calabro all'italiano


Da una idea di PierLuigi Fragale nella fattualità di  Mario Maruca
Corso di dizione dal portone in stile  georgiano di Piazza Felice Sacchi, Lamezia Terme

Impariamo a pronunciare le parole
Lascio o raddoppio?
Il suono del sud piange sempre, lo sai?
La cadenza al raddoppio, alle tragedie sempre imminenti, alle vocali troppo aperte e le cadute di tono…
Saranno questi gli argomenti del corso, in seguito. 
Ora Mario, attore di teatro e maestro di dizione, sta domandando a tutti noi quale sia la motivazione che ci ha spinto ad iscriverci al corso.
Elena, Lucia, Miriam, Alessandro, Luca, Andrea e noi tutti…
Le risposte:- Lo faccio per un motivo professionale e personale. Lavoro per una grande azienda- dice la ragazza, ed io sono calamitata dalla sua capiente borsa

Lo faccio perché non tollero la cadenza del calabrese in televisione- dice una simpatica signora con ricci lunghi e biondi
Lo faccio perché mi piacerebbe saper comunicare emozioni ai miei allievi- Miriam
Lo faccio perché chi è sicuro del dire è già padrone di sé stesso e del  suo interlocutore,- da Luca, riassumendo, e che poi completa- con umiltà. Bisogna essere sempre preparati e conoscere bene l'argomento di cui si parla.-
Mario, intanto parla a tempo. Dà il ritmo alla parola.
Usa lo strumento musicale in suo possesso, in nostro possesso, e lo suona a tempo.
 Sono qui perché non c’è mai fine al tempo… dice entusiasta il signore al mio fianco, comunicando a tutti energia e volontà.
 Imparare a parlare a tempo.
Non importa cosa dici ma come lo dici, riporta, una signora, frase che, suo marito, un saggio, le ricorda spesso.
E siamo qui  per imparare il come, per fare esercizi, compiti, e studiare il come fare pause, rispettare la punteggiatura, dare potenza al suono della parola, perché giunga chiara alle sinapsi colleganti dell’altro il nostro dire.
Due sono i concetti: Sottotesto e motivazione
Il pensiero interiore che si trasferisce nel corpo, sul viso, ed esce dalle labbra, con muscoli facciali e corde vocali.
Il nostro ultimo pensiero non è la testa ma il viso, sta dicendo Mario, al termine di un incontro in cui, noi tutti, personaggi diventammo, per lui o per l’altro, nello strano viaggio chiamato comunicazione.
Con la canzone di Adriano Celentano in testa
Se rido se piango ci sarà un motivo
se penso se canto mi sento più vivo…
Se guardo se sento è perché ci credo
se parlo e ascolto è perché ci vedo…
Se grido più forte è per farmi sentire…
Se penso se dico c'è sempre un motivo
se a volte mi estraneo è perché non approvo
e cerco parole che diano più senso
Se penso e mi sento un po’ più nervoso
è solo un momento che sa di noioso
poi passa poi torna non so come dire
c'è sempre un motivo...per tornare a capire


Fare un corso


venerdì 17 aprile 2015

La cooperativa Apollo e le rane nello stagno- da Esopo

Il racconto di Esopo  e il commento di Fedro per gli abitanti tutti, di cooperative, strade, vicoli e palazzi, per i nostri cittadini, per gli abitanti tutti, di quartieri, paesi, città, regioni e nazioni. Del mondo intero. 
Dalla cooperativa Apollo al monte Olimpia.
Esopo
“Le rane, che vagavano libere nelle paludi,
chiesero con grande clamore un re a Giove,
che frenasse con la forza i costumi dissoluti.
Il padre degli dei rise e diede loro
un piccolo bastone, che, lanciato, per l’improvviso
movimento e suono del guado spaventò la pavida specie.
Poiché queste giacevano da tempo immerse nel fango,
casualmente una silenziosamente fa capolino dallo stagno,
e, ispezionato il re, chiama tutte quante.
Quelle, lasciata ogni paura, nuotano a gara verso il re,
e una massa sfacciata salta sopra il bastoncino.
Avendolo disonorato con ogni insulto,
inviarono a Giove delle rane per chiedergli di un altro re,
in quanto quello che era stato dato loro era inutile.
Allora inviò loro un serpente d’acqua che con dente spietato
iniziò ad afferrarle ad una ad una. Incapaci di difendersi, tentano invano di
sfuggire alla morte, la paura toglie la parola.
Allora di nascosto affidano a Mercurio un’ambasceria presso Giove,
perché soccorra le afflitte. Allora il dio in risposta:
“Poiché non avete voluto conservare la vostra fortuna,” disse
“sopportate fino alla fine la disgrazia!”
Anche voi, o concittadini”, disse,
“sopportate questo male, affinché non giunga una disgrazia maggiore”.

e

FEDRO I, 2 -

Quando Atene fioriva con leggi di uguaglianza,
la sfrenata libertà sconvolse la città
e il capriccio infranse l’antica moderazione.
A questo punto, cospirati i partiti delle fazioni politiche,
Pisistrato occupa come tiranno l’Acropoli.
Visto che gli Ateniesi piangevano la triste schiavitù
 e dato che avevano iniziato a lamentarsi,
allora Esopo raccontò la seguente favoletta.

ed io a loro la ri-racconto