giovedì 25 aprile 2013

l'oro del Mediterraneo



L’oro del Mediterraneo  tra natura e mito
Da Fernand Braudel a noi
24 Aprile 2013 Mattina al Liceo Linguistico ”Tommaso Campanella” Lamezia terme

 Bellezza può essere  un tramonto?- domanda a Francesco Bevilacqua un abitante di luoghi perduti
Certamente- risponde lui
E l’altro:-Ma guarda! Non ci avevo mai pensato!-

Dal panorama al paesaggio
Guardare il mondo con lo stupore, con il desiderio di sapere dove abitiamo.
Connotare il nostro mondo, il nostro paesaggio di emozioni, dice l’urbanista Michele Ruffa, fa la differenza fra panorama, semplice descrizione geografica, e paesaggio, luogo di anime, luogo vissuto dalla storia.

Una storia antica.

Ricordarsi, Michela narra, di Urano e Gea, la volta stellata e la terra, entrambi figli della notte, uniti in matrimonio per dare luce ai Ciclopi e  ai Titani.
Urano gettava i suoi figli nel Tartaro finché Crono con l’aiuto della madre non lo evirò..
Zeus, figlio di Crono, lo spodestò a sua volta, e si innamorò di Mnemosine, la memoria.
Da questo amore nacquero le Muse
Da questo amore nacque il piacere di raccontarsi
Nacque il mito.
Nacque il Mediterraneo, un mare che sta in mezzo alle terre, fra l’Europa, l’Africa e l’Asia.
Tre continenti.

Il nostro sindaco raccogliendo il senso e il significato di un parlare, ci riporta Braudel

“ Il Mediterraneo. Lo spazio la storia gli uomini le tradizioni”
 tutto è attuale e insieme defunto e tuttavia vivo

Braudel  ha dedicato al nostro Mediterraneo pagine di straordinaria poesia, da storico.
Il mare di Braudel, il mare di una storia che è in movimento, in un tempo immobile, il tempo  onnipresente.
Il mare di Caterina Cuda, con le meduse, con le tante meduse,
l’ultima è stata raccolta sul litorale lametino in una passeggiata pochi giorni fa.
Velella Velella, una medusa blu cobalto, presenza in un mare pulito, dice Michela Cimmino,.
un idrozoo coloniale, massicce colonie aggregate, simili alle nostre aggregazioni umane.

Un convegno dedicato al nostro mare, alle nostre pietre, alle nostre sirene, a Lighea, figlia di Calliope, apparsa allo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, poco tempo prima di morire, per lenire  delusioni e stanchezza, affanni e paure con  un  ritorno alle acque marine.

Un convegno sul mare in un auditorium che sembrava un mare.
Un mare di ragazzi, attenti e frementi, molto coinvolti e stupiti di possedere tanto oro quanto possa contenerne tutta la storia di popoli e popoli.
Un tesoro immenso
Il tesoro della conoscenza.
Vedranno questi ragazzi, con i loro occhi, le coste di cui si parla oggi, vedranno la bellissima Tropea e Capo Vaticano, vedranno la costa viola, e capiranno in un solo momento di appartenere al mare color del vino.
Il mare di Ulisse, il mare primordiale degli Enotri, il mare da dove arrivò l’ossidiana,
capiranno che nulla è perduto perché tutto stratifica nei nostri geni
dandoci oro, l’oro dell’acqua che ci fece nascere, dal mito di sempre,
 l’oro dell’acqua che ci fa vivere e viaggiare.

Mare sei dappertutto
Nel vento tra gli ulivi
Nelle vigne fra i pampini lucenti
odorano di mare  i letti delle spose
le cune dei bambini nelle case
c’è mare tra i capelli e sa di sale
il seno delle donne innamorate

questi i versi  di Pina Majone, dal suo ultimo libro ”Frontiera”, sulla pagina iniziale del convegno, un inno al nostro mare.

                                                                                                                 



domenica 21 aprile 2013

La pianta grassa. Una storia chiusa di Clara Sereni






 Al cellulare:- L’amicizia è una pianta grassa. 
Non ha (quasi) bisogno di acqua- mi dice la mia amica  da Recanati, in gita con i suoi allievi, e continua- Sì, ho visto le tue telefonate, tranquilla, io ci sono sempre.-
Mi ritrovo a dover spiegare che:- Pensato avessi perso il telefonino, ho pensato che lo avessi rotto, ho pensato che-
Ma non l’ho detto- che del cactus io sento solo le spine.-
Molto probabile che siano solo spine difensive, solo spine involontarie, solo tempo che non c’è.
Una storia chiusa di Clara Sereni 
Clara Sereni, giornalista e scrittrice, un tempo fece un tentativo.
 Inventò un luogo dove chi avesse avuto bisogno di compagnia, di aiuto amicale, sarebbe potuto andare.
Il marito, fiducioso, pronosticò il successo.
Lei era convinta del contrario e così chiarì all’ignaro e ingenuo uomo.- Vedi, tutti siamo disposti ad aiutare, vi sono infatti moltissime associazioni di volontariato in tal senso, aiutano le ragazze madri, i carcerati, i tossici, gli alcolizzati, gli ammalati, aiutare ti fa sentire forte, grande,  ma nessuno è disposto a far vedere quanto lui abbia bisogno di uno sguardo, di compagnia, quanto lui sia vulnerabile.
Amicizia, strana parola, rara trovarla, più rara viverla insieme.
Bisogna accontentarsi che essa esista nel deserto arido del deserto
Clara Sereni decise ad un certo momento di andare a vivere in una casa di riposo.
Una stanza chiusa.
Una stanza da dove, impercettibilmente, il mondo del fuori sparirà, senza spine,
e nel chiuso di un nuovo ordine ognuno ripercorrerà i sentieri dei nidi di ragno,
raccontandosi storie che avrebbe voluto raccontare a quella amica, alla sua amica.
Non ha bisogno di acqua l’amicizia, mi sembra la stessa frase dell’uomo che ti dice:- Sono dentro te- mentre è lontano mille miglia, con nella mano un’altra, un altro.
Abbiamo tutti bisogno di acqua, senza acqua non si vive.
Dirlo non è debolezza, è solo una forza-
Noi non siamo cactus 
Ippolita Luzzo