18 marzo 2011
La storia dei Ferrise e della loro fabbrica
Una saga, un romanzo che risale alla fine del 1800.
Una famiglia numerosa, due maschi Bruno e Vincenzo, tre femmine.
Bruno nato nel 1870 e Giovanna Provenzano nata nel 1893 si sposano nel 1912.
Vincenzo, il fratello piccolo è andato a lavorare fuori, a Portici, vicino Napoli e da lì era ritornato a Nicastro.
Vincenzo porta con sé una nuova bevanda al caffè, gassata, contenuta in una bottiglia con la pallina. Con questa nuova idea mette su nel 1904 una piccola fabbrica nel Largo Angotti. Lavoravano tutti lì, la fabbrica è a conduzione familiare, Bruno Ferrise e Giovanni Torchia, marito di una sorella di Bruno, ed il piccolo Pietro De Sarro, figlio di un’altra sorella il cui marito era emigrato in America.
Bruno Ferrise morirà giovane nel 1919, per un tumore in bocca, dopo essere stato più volte operato a Napoli dal chirurgo Dattilo, di origini lamettine e parente quindi del nostro Don Vittorio Dattilo.
Bruno lascia la moglie Giovanna di appena venticinque anni con due figli piccoli e uno ancora in grembo. Bruno o Ninnuzzo, come familiarmente verrà chiamato poi, nascerà quaranta giorni dopo la morte del papà .Le famiglie vivevano allora tutti insieme. Tutti sotto lo stesso tetto. Tutti in pochi spazi. Sembrerebbe assurdo oggi che case ampie e comode non bastano a pochi e scontrosi abitanti.
Nel 1936 la fabbrica si trasferisce nei magazzini comprati da Vincenzo Ferrise dal barone Stocco, siti nell’omonima piazza Stocco ora Via San Giovanni.
Avevano un casale a tre piani con un giardino sul fiume .La casa risuonava nella sua infanzia del suono del pianoforte comprato dal papà a Napoli per far studiare musica ai ragazzi. Un papà che amava leggere e ascoltare musica.
Vincenzo, rimasto vedovo nel 1927 di Consolatina Fedele ed avendo perso anche il figlio morto appena nato, abitava con una signora che badava alla casa. Da lei ebbe tre figli che poi ebbero tutti il suo cognome
Nel 1942 sposa la vedova del fratello la signora Giovanna Provenzano. Una donna energica, una donna capace di affrontare e risolvere le tante traversie della vita inventandosi di volta in volta un lavoro per tenere con dignità e coraggio la sua famiglia. Il telaio le aveva permesso prima di essere autonoma ora lavorerà nei locali della fabbrica Ferrise e gestirà una trattoria adiacente e di loro proprietà. Sempre lei sarà vista come il punto di riferimento per parenti e nipoti.
Eredi della fabbrica alla morte di Vincenzo resteranno i tre fratelli: Vincenzo, Domenico e Ninnuzzo, figli di Bruno insieme con Domenico, Mimì, figlio dello zio Vincenzo, che rimane proprietario degli immobili.
Nel 1962-3, poiché Mimì si dissocia e disdice il contratto di fitto ai cugini, la fabbrica si sposta in via San Giovanni, dove ora vi è un negozio di mobili.
Chiamato mastro Giuseppe Dattilo i locali verranno restaurati e all’inaugurazione ci sarà la benedizione per mano del vescovo Moietta, il vescovo che nella sua brevissima ma intensa permanenza a Nicastro ha suscitato col suo amore e con la sua parola entusiasmo e calore nella popolazione.
Era l’aprile del '61, e lui giovane e fiducioso, veniva accolto nella nostra città in festa.
Sembra vederla la folla in piazza Bovio, in via San Giovanni, i macchinari lucidi, il nastro trasportatore dove le bottiglie capovolte venivano fissate su dei perni e poi in fila venivano lavate, la spuma, la nuova bevanda che Vincenzo, ora di 94 anni e sempre in gamba, preparava.
Quando Vincenzo, ora è lui che racconta, preparava insieme al fratello Bruno, lo zucchero caramellato che dava sapore, colore e schiuma alla gazzosa, e litri e litri di caffè alla napoletana per la gazzosa al caffè, via San Giovanni, Largo Angotti, Via Indipendenza, profumavano di caffè.
Accanto vi era il bar dei Ferrise, gestito da Domenico, ed ora dal fratello Battista, tuttora il punto di ritrovo imprescindibile per tanti, per molti altri durante la tredicina di Sant’Antonio. La piazza antistante pulsava di vita energizzata dall’aroma del caffè. Si racconta che l’aroma era così forte da creare in una signora che abitava di fronte vere tachicardie, eccitazioni del cuore troppo forti, una patologia causata da un profumo inebriante. Quasi un luogo arabo.
Poi la tredicina, terminava con la processione di Sant’Antonio, il Santo, allora ed ora, si fermava in via San Giovanni, entrava nella fabbrica che non c’è più e lì veniva incoronato, i portantini venivano dissetati per primi e poi bevande per tutti, lo spumone usciva a fiotti dai sifoni per la banda, i fedeli, le autorità. Una festa di popolo.
Nel 1977 la fabbrica Ferrise chiuse e consegnò i suoi macchinari antichi, un salmatore a colonna, un tiraggio riempimento sifone, un tiraggio riempimento meccanico, al museo delle arti, che allora era in piazza Bovio, una volta piazza Mercato, la piazza delle terrecotte.
Ora i nostri ragazzi ritornano spesso in questa piazza e si riuniscono, ascoltano musica, chiacchierano e di nuovo nell’aria vibrazioni di vita cittadina.
Intanto la storia della gazzosa continuava con un'altra ditta, La De Sarro&Torchia che ormai non c'è più
Ippolita Luzzo
Unisco un articolo appena ritrovato:
LA GASSOSA AL CAFFE’ : amata in tutto il mondo
si ricorda anche: la BIBICAFFE’, la GASSOSA a LIMONE, la SPUMA, L’ORZATA, dal 1941 al 2010,
dai Ferrise ai De Sarro & Torchia
NICASTRO ora LAMEZIA TERME.
Le bibite gassate risalgono alla metà del 1700 circa, inizialmente prodotte a solo scopo medico, successivamente, dopo il 1800 circa, vennero aromatizzate e vendute come bibite alimentari, cosi, prodotte.a livello industriale, nel 1851 apparve la prima bibita gassata : la Ginger Ale prodotta in Inghilterra , poi la Pepper prodotta in USA nel 1885, la Coca Cola in USA nel 1886, la Pepsi in USA nel 1898, il Chinotto S. Pellegrino nel 1932 in Italia.
La Gazzosa a Caffè era una bibita fatta con caffè, acqua, zucchero e gas ( anidride carbonica), inventata nei primi decenni del 1900 ( data non accertata) dal Sig. Vincenzo Ferrise di Nicastro ora Lamezia Terme, un Calabrese dotato di iniziativa e spirito industriale. Dopo aver notato il successo della sua invenzione , che la bibita era richiesta e piaceva al pubblico, nel 1941 si mise a produrla a livello ”industriale ”in un casolare adibito a Fabbrica sito in Vico San Giovanni , stradina allora nota perchè conduceva alla fabbrica delle terracotte dei Frat.lli Giampà . La produzione delle gazzose si rivelò da subito un successo che ben presto portò la bibita a una diffusione oltre regione , a tal punto che a Vincenzo Ferrise fu conferita anche una onorificenza pubblica del Governo. La Gazzosa veniva imbottigliata in vetro che conteneva una pallina interna la quale spinta dal gas chiudeva al collo della bottiglia per non far fuoriuscire il gas. A lavorare nella piccola Fabbrica c’erano oltre alle maestranze anche i tre figli maschi dell’inventore che si chiamavano Vincenzo, Bruno e Domenico , e due nipoti figli delle sorelle sposate De Sarro e l’altra con Torchia. Questi nipoti del Vincenzo Ferrise , cugini fra loro ,tra gli anni 1950 / 60 si staccarono per mettere su un’attività in proprio, che realizzarono sul Corso G. Nicotera , angolo Via Carducci ,( oggi attuale sede della Banca Monte dei Paschi di Siena) . Alla morte di Vincenzo Ferrise avvenuta intorno agli anni del 1960 circa , i figli Vincenzo Bruno e Domenico presero le redini dell’attività che ha continuato la produzione fino agli anni del 1980 , quando da tempo già Domenico aveva lasciato l’attività ai due fratelli per mettersi in proprio e gestire il Bar sito in Largo Angotti di fronte la pescheria Ritorto, Vincenzo e Bruno raggiunta la pensione, e senza eredi che avessero interesse a proseguire, decisero la chiusura della piccola fabbrica che ormai per continuare aveva necessità di investimenti per rinnovare i macchinari obsoleti. Cosi chiude quella che è stata la più antica fabbrica del settore bibite gassate nella storia locale Nicastrese, anche se l’attività di produzione bibite gassate è continuata principalmente con la Bibicaffè, Gassose a limone, Spuma e Orzate, con maggiore vigore e diffusione per opera dei due cugini Pietro De Sarro & Natale Torchia, ma sopratutto quando anche questi raggiunta l’età pensionabile hanno lasciato le redini ai loro figli, tra questi particolarmente attivi erano Antonella De Sarro sposata Munizza e Valentino Torchia . Oggi anche quella che era diventata una grande realtà Industriale del Lametino fino al 2010 circa, non è più esistente, perchè messa in Liquidazione . Nella foto Vincenzo Ferrise ”l’inventore” ,della Gazzosa a Caffè con la pallina , poi prodotta anche a limone , e ancora dopo la famosa Spuma. Oltre ai tre maschi sopra citati si ricordano anche le figlie femmine di Vincenzo Ferrise che hanno avuto alcune anche ruolo nelle attività del padre prima e poi dei figli e nipoti,come la Sig. Rosaria sposata Scarpino , e le sorelle sposate una con De Sarro e l’altra con Torchia, figli e nipoti che continuarono sulle orme del nonno e la produzione delle bibite, .prima sul Corso G. Nicotera, poi in Via Marconi. e in ultimo nell’Area ex SIR. Verso la metà degli anni 1950 / 1960 circa , quando nell’attività erano particolarmente attivi Vincenzo e Bruno Ferrise , i due cugini Pietro De Sarro & Natale Torchia che lavoravano con lo zio inventore della bibita fin dall’inizi dell’attività si sganciarono per creare un’attività propria investendo in macchinari nuovi nella sede sul Corso G. Nicotera, che divenne una delle più brillanti industrie riuscite nel Lametino , due grandi lavoratori dotati di spirito creativo e industriale non comune, che in breve tempo ampliarono e spostarono l’Attività dal Corso G. Nicotera ( dove rimase per molti anni dopo come punto vendita gestita da un loro zio Don Vincenzino Torchia , in un Capannone più grande sito in Via Marconi ”anni 1950” , al centro tra Nicastro e Sambiase . Nella Fabbrica lavoravano diverse persone , tra le quali un nipote di Pietro De Sarro , Tonino Ferrante detto Totò , persona molto garbata che deteneva il ”segreto” delle ricette e il compito della preparazione , tra gli altri personaggii che hanno lavorato nella Fabbrica c’era Angelino Mastroianni, Domenico Cuiuli e la moglie, Pietro La Pusata , Ombretta Damiano, Sara Loprete, Sandra Curcio, Scalzo che faceva l’autista .La Fabbrica produceva bibite che hanno riscontrato consensi e successi popolari in tutto il mondo con diversi riconoscimenti e premi di prestigio locali ma anche Internazionali come il Premio Italy Drink, Come True USA nel 1994 .Negli ultimi periodi prima della chiusura , la Fabbrica che nel frattempo si era ampliata ancora spostando l’Attività dopo gli anni 2000 nell’Area Industriale ex SIR , era di proprietà di una erede Antonella De Sarro , dopo la liquidazione degli eredi Torchia avvenuta nei primi anni del 1990, e l’uscita successiva di un’altro erede Franco De Sarro avvenuta negli anni del 1990 circa .La svolta che portò alla chiusura, risale intorno al 2010, quando l’Azienda pressata probabilmente da una forte concorrenza come la Brasilena nata nel 1982 nello stabilimento che produce Acqua di Calabria a Girifalco CZ , alla Moka Drink nata nel 1948 nello stabilimento Sila Drink di Laurignano, CS , della Siesta Caffè nata nel 1976 nello stabilimento della Romanella Drink SRL di R.C. , e da scelte personali , ha optato per la chiusura della Fabbrica , oggi non più in attività, ha lasciato spazio alle altre aziende sopra citate , lasciando nei Lametini tutti il rammarico di aver perduto una pietra miliare della storia cittadina
(Fonte: Antonio Marino)