domenica 31 agosto 2025

Al Piccolo con Romeo e Giulietta


Visto ad agosto al Piccolo dí Lamezia Terme gestito dalla compagnia Teatrop di Pierpaolo Bonaccurso.  Una performance su Shakespeare con e di Francesco Rizzo e Ada Roncone. Uno spettacolo laboratorio.

E mi ritrovo fra bimbi che potrebbero essere i nipoti che non ho, mi ritrovo fra i banchetti del Piccolo con i genitori dei bimbetti seduti qui davanti, mi ritrovo con il teatro amato ad abbracciare Francesco Rizzo che con Ada Roncone ora giocheranno con noi nello spettacolo in fieri, con testo di William Shakespeare, la storia d'amore di Romeo e Giulietta, un lampo, un epilogo tragico, una serie di quadri. 

Anch'io sulla scena racconto ai bimbi per sommi capi la storia, e fra le risate, il piacere e divertimento, scorrono le fasi salienti alla festa dei Capuleti. Rispettando l'unione di tempo, spazio che secondo le unità aristoteliche, richiede l'azione si svolga in un unico luogo e entro le 24 ore di una sola giornata, così anche noi dopo un po' insieme ad Ada Roncone consigliamo a Giulietta un altro epilogo. 

Bravissimi gli attori che con ritmo e verve ci hanno coinvolto. Insieme a loro ci stava a sorreggere musica e un pizzico di goliardia il tecnico Giuseppe Ferrise, simpaticissimo.

Applausi dal Regno della Litweb 

Intanto qualche notizia  sul Piccolo e sugli attori 

 L’associazione culturale e di promozione sociale “Il Piccolo” nasce con l’intento di diffondere la cultura e l’arte teatrale soprattutto nel mondo giovanile e dell’infanzia, nel 2017  realizza il progetto “L’arte di integrare: percorsi artistico culturali come strumento di integrazione sociale” con cui offre agli studenti delle Scuole di Lamezia Terme, e dei Comuni limitrofi, attività teatrali laboratoriali e pedagogiche, a condizioni agevolate e gratuite.

Un progetto di promozione al gioco del teatro e la prima regola del gioco è: apprendere e partecipare insieme 

In molti spettacoli i temi sono quelli della storia della letteratura e dei grandi autori. 

Diceva Stanislavskij, “Imparate ad amare l’arte in voi stessi e non voi stessi nell’arte”. Lo diceva come una provocazione, come se dicesse: “Coltivate l’arte che è in voi, perché è proprio in quel magico momento di consapevolezza d’amore per la vita che te ne innamori nuovamente.”

Ippolita Luzzo 


Ada Roncone attrice, diplomata in Arte Drammatica presso Eutheca (European Union Academy of Theatre and Cinema) di Roma, con un Bachelor of Arts (BA) in Acting conseguito presso University of Wales. 

Ha partecipato a numerosi laboratori e seminari con importanti figure del teatro come Roberto Anglisani, Scimone e Sframeli, Carlo Ragone e Chiara Guidi.

Nel corso della sua carriera teatrale, ha preso parte a diverse produzioni tra cui ‘111’ regia Emilia Brandi all’interno del progetto Europe Connection in collaborazione con Fabula Mundi e Primavera dei Teatri, ‘Balnk Composition’ di Madalena Reversa e ‘L’inganno’ di Alessandro Gallo, finalista al Premio Scenario. Come aiuto regista, ha collaborato a progetti di residenza artistica, tra cui ‘SmartWork’ in residenza al Festival Primavera dei Teatri.

Attiva anche come pedagoga, ha insegnato dizione, lettura espressiva e ha collaborato a progetti educativi con diverse istituzioni scolastiche. Nel cinema ha recitato nel film ‘La versione di Giuda’.

Francesco Rizzo frequenta l'Accademia "Fondamenta" per poi completare gli studi all'Accademia Internazionale d'Arte Drammatica - Teatro Quirino. Collabora con la compagnia Teatropersona diretta da Alessandro Serra prendendo parte allo spettacolo Il Grande Viaggio (premio del pubblico al Festival Internazionale del Teatro di Lugano).  Ha collaborato come attore/performer al riallestimento “Giulio Cesare - pezzi staccati” di Romeo Castellucci.
In qualità di attore/performer partecipa allo spettacolo “Dittici” di Virgilio Sieni.
Ha partecipato a Primavera dei Teatri e al progetto internazionale Europe Connection, con gli spettacoli “Confessioni di un masochista” (Rossosimona - Roman Sikora) e Corpo/Arena (Mammut Teatro - Joana Bértholo).
È protagonista dello spettacolo “Smart Work” di Armando Canzonieri e Gianluca Vetromilo, regia di Gianluca Vetromilo, vincitore degli awards Denver Fringe, Cantiere
Obraz, Teatro Sambuca di Sicilia e menzione speciale Prague Fringe al Mi/Ct Off
Fringe 2024
È Giovanni Battista nel film ‘La versione di Giuda’ diretto da Giulio Base.
È ideatore di Athanor - laboratorio di ricerca e sperimentazione teatrale
Da pedagogo tiene corsi di formazione con l'associazione Mammut Teatro, TeatroP e con Artea occupandosi di corpo, spazio e movimento scenico.

venerdì 29 agosto 2025

Dieci Pezzi Poetici

 


Dieci Pezzi 

1) 6 Luglio 2010

Quando col rastrello si portano via le foglie,

la terra nuda.

Quando si pota un albero

la linfa sgorga,

quando ad un uomo vengono cancellati i germogli,

la parola è muta

Il respiro corto

La giornata lunga ma non impossibile.

Basta aspettare

 e 

si riforma dall’albero la patina,

 dalla terra la vegetazione,

dall’uomo la speranza.

                                                                           



2) A modo mio      9 ottobre 2011

L’incontro è

Capelli – pelle - tatto

Profumo – respiro - eros

L’incontro è

Mente – pensiero - emozione

Scelta – conoscenza - passato presente

L’incontro è

Anima  -  tutto – insieme

E occhi chiusi - l’altro scompare-  scompari anche tu

Perdersi in un altrove, perdersi in un vortice

nel flusso del movimento

armonia di respiri, di ansimi, di soffi

di gorgoglii, onde che si rifrangono

che vanno, si ritirano, cerchi concentrici di piacere

che aumentano, si smorzano, riprendono intensità.

Pause - piccole - lente - lente

Sensazione nostalgica

Nostalgia di nuovo di riprovare, di ricominciare

Subito.

Ed è nel ritorno, nel ritrovare quel che si pensava perduto per sempre,

che diventa più intenso il turbamento,

più vicino al nulla, all’infinito

all’appartenenza al cosmico ancestrale sentimento della vita e della morte.

In un momento, in alcuni secondi, attimi concentrici, circolari per la donna

e, suppongo, lineari, di volo, di fuga,  per l’uomo

sarà simile il librarsi nell’eternità del divenire


3) In macchina- 20 aprile 2013 ore 19 e 45

Ho acceso la radio ad alto volume

Per non sentire il silenzio assordante 

Che mi è accanto, mi accerchia senza scampo.

Ha vinto lui, stasera

Ha vinto nonostante io avessi messo in campo 

Le truppe in ordine 

Una mamma piccina, fatina, vecchina

Una amica con nipotine giocose, ciarlanti, saltanti

Un momento all’Altrove, una associazione  e poi

Una conferenza sull’arte africana e sull’origine del mondo.


Più scappavo più il silenzio, il disagio era con me.


Ho provato con le compere

Ma lasciavo lì pantaloni e magliettine

Verde intenso, verde mela

Reggiseni con il pizzo, con un po’ d’imbottitura

 mutandine e canotte da abbinare, verde, ancora verde.

Li ho lasciati, erano estranei, inutili. 


In gran fretta sono poi ritornata

Solo una fermata dal fruttivendolo 

Due e tre mele, le arance, le fragole biologiche

Gli asparagi, la verdura a foglia larga

E al momento di pagare la signora mi domanda:- Le è successo qualcosa?-

Ed io di rimando:- Si vede, vero?-


Una tristezza così non la sentivo da anni

 la giostra gira e rigira e ti riporta al capolinea

Pfui 

Spariscono in un baleno i contatti, gli impegni,

 il mondo reale e immaginario

sparisce il piacere, la gioia, l’entusiasmo 

non basta un’agenda fitta di parole nella settimana che viene.

 Ora c’è il vuoto 



4) Ti senti meglio, amore mio?

ti senti meglio ora che ti faccio schifo

che hai vissuto con uno scarafaggio

che io sono per te un nulla e un niente

che mi hai ributtato in faccia l'ennesima meschina,

egoista, egoista, egoista che sarei io

ti senti meglio ora, amore mio? 

ci sentiamo tutti meglio, vero, ora

ora che il vomito tracima e imputridisce

i visi alterati e deformi

 

ora che le parole hanno tagliato tutto quello che era il tessuto del possibile incontro con l'altro



5) Il tempo stonato

Vai a tempo-

Non sai andare a tempo-


Ditemi da quando si va a tempo?-


Conta, uno, due, tre e quattro. 

La musica è matematica.-


Conto. Vi prometto che conto.-


23 Aprile auditorium del liceo Statale

Una folla di alunni davanti a me, i loro insegnanti, il dirigente, le autorità ed io dovrei contare.


Dietro di me, in alto, le note della pianola mi accompagnano, un sottofondo ai versi, alla miscellanea di versi, non miei, che io ho scelto e dovrei leggere.


Mi concentro e conto. 

Uno, due, tre e quattro.


Inizio a leggere piano, chiara, sento più il suono che le mie parole.

Dovrei andare a tempo.

Attendo fra una stasi e un’altra, riprendo ad una nuova battuta 

Rispetto il verso.


Sono pochi minuti, sono solo una manciata di versi, 

un peregrinare nel mare che ci vide andare via emigranti

che ci vede inadeguati ora ad affrontare gli scafi insanguinati che arrivano

da anni.


Uno, due, tre e quattro


Come vorrei andare a tempo!


Ho finito, mi applaudono, per cortesia, penso io, cattiva con me stessa

Poi mi riconcilio e mi do un tempo, il mio

Stonato, e ormai irrimediabilmente amato


 6) La dignità della solitudine


Ho popolato il mio tavolo di voi

ho fatto colazione pranzo e cena

chiacchierando con voi

fuori 

poi 

ho continuato a chiedermi di voi

senza però chiedervi niente

non si sfugge

al nostro destino

però si può 

sicuramente

raggirarlo.

Una solitudine come destino

io l'ho presa in giro con un libro in mano,

con lo schermo di un pc

con un foglio bianco 

che mi chiede

-Come stai?-

 

 

7) La convivenza silenziosa invecchia


Il silenzio amplifica i suoni.

La cialda del caffè nella Lavazza  Blue deflagra

sboom

cade giù e io aspetto che diventi rosso il tondo per girare e ... e  bermi il nero e schiumoso ristretto.

Lui è sul divano, dorme.

Di giorno si dorme.

Il silenzio ora è rotto dai tasti

un rumore inquietante, anche i tasti deflagrano, risuonano cupi in un martellare inchiodante e inutile.

Spariti i tempi di quando il pigiare era una vera comunicazione, le tante e le molte delusioni hanno reciso il suono umano  lasciando i tasti a risuonare da soli un'eco lontana.

Il tavolo è ingombro di fogli, qui

in cucina nessuno

lo specchio del bagno rimanda una ruga che non possedevo


8) Io pubblicherò postuma

Io pubblicherò postuma

Come Emily Dickinson

Come Tomasi di Lampedusa

Come Ippolito Nievo

Io pubblicherò postuma

L’emarginazione letteraria,

spirituale, che altri hanno percepito

lo slargo, il vuoto abitato da nessuno al mio fianco ( Nadine Gordimer)

Io pubblicherò postuma

La raschiante invidia di chi vorrebbe essere come  me,

più giovane, più bella, diversa

io allora sarò ascoltata

perché il silenzio della mia assenza

darà lustro alla loro presenza.

Io pubblicherò postuma

La menzogna di un amore

Ritenuto troppo a lungo degno

E perso come tutti gli amori,

nell’indifferenza, negli inganni, nelle carte.

Pubblicherò e testimonierò in vita

Il fastidio di essere fra miserabili

Fra persone che vendono la loro opinione

Per un lastrico solare, per un nulla, per un niente.

Scusate se esisto- direbbe lei, eterea e decisa prof di storia

E scusate se io parlo, mi muovo e sono felice.

Il cielo è azzurro, il mare un po’ meno,

L’aria è frizzante, pulita non più,

le cave sono in fiore, camion alacri vanno e vengono.

Siamo tutti felici di esserci.

Anche gli avvocati, gli amministratori delegati, i commercialisti,

l’agronomo, il mio. Sbadato, distratto, infingardo, proprio come me.

Ma lui non se lo può permettere. Non è mica uno studioso!

Lo studioso perde e riperde nella sua cartella

Pensieri parole ed opere

Perde e riperde concetti, nozioni, date.

Lui, l’agronomo, perde i registri aziendali. Non si fa.

Io scrivo come digestivo e come lo stomaco dei ruminanti.

Reticolo, rumine, omaso e abomaso.

E’ una ruminazione, la mia,

durante la quale il bolo viene riportato in bocca, rimasticato.

Un riportare che dà però una più facile digeribilità.

Scrivere per digerire. Meglio di un mepral!

19 maggio2011-



9) Io non sono una donna del Sud

Io non sono una donna del Sud

Non ho mai fatto la salsa di pomodoro

Le melanzane ripiene, la conserva di peperoni.

Non ho mai  insaccato una salsiccia, non l’ho mai bucherellata

 Mi fa senso il sanguinaccio, non lo mangerei mai

Non pranzo  dalla suocera, però l’ho tanto amata


Non vado a matrimoni, battesimi  e prime comunioni

Non vado neppure ai funerali.

Come potrei salutare quelle persone

Affrante

messe lì,

in fila indiana

Non conosco il parentado, non ricordo  i vari gradi

Mi sfuggono gli intrecci, proprio quelli più succosi

Mi distraggo e poi apro le finestre, tiro giù le tende

Su balconi spalancati.

Non spedisco barattoli a mio figlio, non stiro le camicie

E poi non mi nascondo non dico- ho un impegno-

E non ho mai gente a casa, a volte solo amiche

Non ho mai abitato qui,

non ho mai vissuto qui, ma ora che lo vedo,

ne sono tanto fiera.

Il sud  lo porto nel sangue, nel suo colore, nel suo calore

Nella  storia, nel presente, 

nel mio viso da bambina

Nel dolore delle mamme,

delle donne

Sempre attente, sempre pronte

Sempre vigili e custodi

di una cura sempre eterna

13 agosto 2011

                                                                                                                                      

10) Il calendario

Il calendario appeso in cucina

 è sottile oramai.

 Solo tre fogli.

 Il vento leggero dal balcone entra

 e fa cadere

 ogni giorno

 il calendario a terra.

 Ogni giorno raccolgo

 quel che resta dell’anno

 e lo riappendo

 al chiodo fisso della buona sorte 

Ippolita Luzzo


mercoledì 30 luglio 2025

Daniele Timpano Poemi focomelici



 


— Ah, ma lei è Daniele Timpano!

Me lo farebbe un autografo?

— Ti spiace se te lo faccio a matita? Così quando mi avrai dimenticato basta che mi cancelli.

dal libro di Daniele Timpano Poemi focomelici

questo l'esergo e poi nella introduzione Daniele ci dice “Anzitutto, premetto, quella che troverete nelle prossime pagine è una musicalità mia che è quasi tutta ad orecchio, un ritmo che è prima di tutto quello di un pensiero inquieto ed in continuo movimento (o in fuga?), ostinato in ricorsivi rovelli, ma che è soprattutto un ritmo che ho sulle labbra io scrivendo, leggendo, rileggendo a voce alta i miei testi; un flusso di fiato che mi agita il corpo nel momento del dire, una musica acefala che trova forse una metrica, a volte, soltanto nelle successive riscritture maniacali e infinite.”

Cuepress, la casa editrice digitale dedicata al teatro, allo spettacolo e alla cultura con libri, ebook e contenuti interattivi pubblica la raccolta di poesie e frammenti, di una autobiografia in versi, che inizia con letterina di Natale del 1980 e prosegue nel cammin di sua vita. In questa pubblicazione curata e diretta da Dario Tomasello "Daniele Timpano ripercorre quarant’anni di scrittura compulsiva: frammenti poetici, teatrali e politici si intrecciano in un flusso ritmico e sghembo, ostinato e sincero. Poemi focomelici è il racconto di un’esistenza in versi irregolari, un pensiero che si agita nel corpo e nella voce, tra ironia, inquietudine e riscritture maniacali. Una vita che si fa metrica. Forse."

E cominciamo a leggere Poiesi creativa

Quando voglio a qualcuno mostrare/come funziona il mio lavoro/questo aspirante allievo io lo porto/questo aspirante vassallo del mio pensiero nel corridoio che mi scorre/rettilineo qua accanto/e gli rovescio addosso/i miei sacchi ripieni di bambole rotte Tra testoline decollate/tra braccioline scardinate/io perdo io/il mio tempo col loro.

Attaccate! Aggiustate!/Attaccano... Aggiustano.../E quando tutto/

di nuovo è un tutto/con perizia io/lo rismonto e vado via"

Mi ero messa a trascrivere qui interi pezzi dei suoi pezzi poetici per regalarvi il divertimento un po' amaro un po' surreale del suo costruire e smontare un giocattolo di parole ma poi mi sono fermata e vi invito a comprare il libro, a richiederlo nelle librerie e nelle biblioteche e a contattare le compagnie teatrali per invitare Daniele e sentire dalla sua voce che

 "in tantissimi siamo a nutrire sogni inerti a portata di piede nel mondo/Ma un sogno dev’essere attivo, smanioso, per concretarsi in realtà?/

di nullatenenti padroni del mondo con pochi occhi e tante cose/

– senza lingua – da dire/per quel che posso – dico/Un battito cardiaco Una storia Un’invenzione


– com’è bello volare!

Precipitano/Un uomo e una donna cadendo si stringon la mano/

e sussurrano piano/parole d’amore/che il vento cancella

Precipitano/Un uomo e una donna cadendo precipitano

Non riuscendo a sussurrare non ce la fanno a gridar forte neanche sul fondo della corsa sul più bello

quando rompono

ogni loro bianca ossa sulla neve bianca e soffice in marmellata rossa"

Una miscellanea di versi, di suoni, di immagini che io vedo già sul teatro, recitate da Daniele e con noi accanto a lui a battere le mani e a cantare insieme ricordando il canto di Dario Fo " Cosa aspettate a batterci le mani" nella felicità di essere in sintonia con questo modo di dire la vita, di scriverne per non scordar le inezie, per dimenticar le inutili pieghe e contropieghe con le quali vorrebbero bendarci. 

Evviva Daniele da sempre nel Regno della Litweb

Ippolita Luzzo 


Da Wikipedia

Daniele Timpano (Roma, 18 maggio 1974) è un drammaturgo, regista e attore teatrale italiano.


Ascritto da alcuni critici alla cosiddetta non-scuola romana[1], si inserisce secondo alcuni nel filone del teatro di narrazione. Il suo stile e le sue opere sono sovente descritti come anarco-dadaisti[2]. Ha lavorato come attore con Michelangelo Ricci, Francesca Romana Coluzzi, Massimiliano Civica, Renato Sarti e con varie compagnie della scena indipendente romana, mentre come autore è stato finalista del Premio Napoli Drammaturgia in Festival 2001[3]. È tuttavia soprattutto noto per spettacoli da lui stesso scritti e interpretati (tra gli altri Dux in scatola, Ecce Robot!, Risorgimento Pop, Zombitudine, Aldo morto)[3]. Con Elvira Frosini fonda la compagnia Frosini / Timpano nel 2008



I suoi lavori sono stati rappresentati in numerosi teatri, festival, e contesti performativi in Italia e all'estero, tra gli altri: Romaeuropa Festival, Asti Teatro, Teatro della Tosse, Teatro Elfo Puccini di Milano, Short Theatre, Kilowatt Festival, Opera Estate/Festival B.Motion, Primavera dei Teatri, Pim Off, Teatro Bellini di Napoli, Orestiadi di Gibellina, Teatro Argentina di Roma, Festival Inequilibrio di Castiglioncello, Nottenera, Teatro Civile Festival, Teatro Palladium di Roma, "Face a Face" / Theatre de la Ville di Parigi, Place à l'Art Performance, La Notte Bianca di Roma, La Nuit Blanche di Parigi.

martedì 29 luglio 2025

Il fiore azteco Gustavo Nielsen


 Che responsabilità abbiamo noi che leggiamo? Cosa indichiamo a chi, a sua volta, ci legge? Quale messaggio passa da moltissimi blog, letterari, che dovrebbero usare la lettura come potere scardinante l’omologazione e la dissacrazione? Ecco ciò che mi abita come pensiero. Sull’uso del corpo come oggetto neutro poi ci sarebbe da discutere troppo. Si dimentica che il corpo parla. Manda messaggi che confondono. Mi rendo conto però che fare discorso simile qui è difficile leggendo del corpo di Carlos, che si piega, si contorce, può quasi sparire. Una vera magia. 
 La magia della lettura ci porta poi a Fabio il protagonista che attua i suoi giochi erotici e di desiderio  verso una immagine di donna dimezzata 
 "mi riferisco a quello che è disegnato nel libro di magia, sorridente,
con gli occhi neri e le braccia incrociate, mezzo corpo sezionato su un tavolino. L’illusione è quella di metà donna viva, dal punto vita in su. Si vedono le quattro gambe del tavolino (è la cosa più difficile,
a me ne rimangono sempre tre, per la non corretta disposizione degli specchi) e il taglio del corpo, diciamo, la sezione, appoggia su un vassoio da cameriere. La mezza donna indossa un piccolo top con
un volant che lascia supporre la forma del suo minuscolo seno. Incrocia le braccia sotto quelle tettine. La pelle ha il colore giallo dei fogli del libro, come la pelle del tavolino. Sembrano pergamene."

Siamo in Argentina fra magia e realtà all'epoca della guerra delle Falkland, un conflitto militare combattuto tra aprile e giugno 1982 tra Argentina e Regno Unito per il controllo e il possesso delle isole Falkland.
Fabio si racconta dai suoi undici anni, tredici, diciotto, diciannove, venticinque, trentatré anni, e racconta la nonna, Maria Marta, Carlos e Carmen con il gioco, la magia, l'illusione e la follia. 
Tradotto da Gianni Barone lo scrittore Gustavo Nielsen è nato a Buenos Aires e lavora come Architetto. I racconti del suo Playa quemada sono stati pubblicati in antologie in Messico, Spagna e Venezuela. Oltre a La flor azteca ha pubblicato i pluripremiati romanzi: El amor enfermo, Los monstruos del Riachuelo, Marvin, Auschwitz, El corazòn de Doli, e La otra playa.
Gianni Barone ci riporta anche la testimonianza di Nielsen dopo la traduzione in italiano https://milanesaconpapas.blogspot.com/2025/01/il-fiore-azteco-gianni-barone.html "Voglio che sappiate che le cose più tristi del romanzo sono reali e autobiografiche -l'arruolamento per il conflitto delle Malvinas e la morte precoce del mio amico Quico (Carlos nel testo)-, e che la tristezza che questi due avvenimenti hanno continuato a produrre nel corso della mia vita ha fatto sí che io non abbia più voluto parlare di quel romanzo (una sorta di rimozione) fino a poco tempo fa. 
Però ora molte cose sono cambiate: devo riconoscere che mi sono sentito onorato per la pubblicazione del libro nel paese di mio nonno Vicente e credo anche che la traduzione e le buone critiche abbiano contribuito a farmi superare il mio trauma"

Pubblicato da Tempesta Editore una casa editrice nata nel 2011 dall’idea di esplorare il mondo dei diritti civili e ha poi allargato i suoi orizzonti fino alla saggistica musicale, alla filologia, al benessere, alle varie sfumature della romanità e alla narrativa, sempre cercando, però, testi con un taglio particolare.
Il lettore ideale della casa editrice è chi cerca un libro senza “scadenza”.
 Giovanni Barone Traduttore indipendente ha collaborato alla collana Autores italianos contempóraneos pubblicata dall’editore argentino Laborde, per la quale ha tradotto, con la moglie Mirta Vignatti, La sonrisa del ignoto marinero di Vincenzo Consolo. In seguito ha dato voce italiana ad Animali domestici di Guillermo Saccomanno e a Carne di cane di Pedro Juan Gutiérrez (entrambi per le edizioni e/o). La metà del doppio di Fernando Bermúdez (Edizioni Spartaco) https://www.diatomea.net/author/gianni-barone/
Onorata di ospitare questo libro testimonianza di sinergie fra i continenti, di antiche discendenze e di storie sempre nostre. 
Ippolita Luzzo 

venerdì 25 luglio 2025

Annarosa Tonin Per le vie che nessuno sa


 

La vita nelle RSA nelle case di riposo brulica di sentimenti, di desideri, di rabbia e ricordi. Almeno tre o quattro volte a settimana io vado a trovare mio fratello da tre anni ospite nella casa di riposo adiacente al bellissimo convento e insieme alla chiesa di Sant'Antonio e ogni volta chiacchiero con gli altri ospiti ripromettendoci ogni volta che faremo un circolo di lettura ma poi ci scontriamo con i problemi legati all'udito, alla vista e infine desistiamo. Ogni tanto mio fratello esce e viene in ristorante con noi e anche le altre signore vorrebbero venire con noi ma non possiamo averne facoltà e nemmeno la responsabilità. Nelle Case di riposo anche se a volte si ha una autonomia si ridiventa bambini, si viene deresponsabilitati ed io mi trovo a raccomandare a Francesco mio coetaneo, ma che è in struttura da anni per problemi di salute, di non uscire per fare spesa al supermercato nelle ore più calde. Leggo con partecipazione il racconto di Annarosa Tonin ambientato in una casa di riposo. Leggiamolo insieme e ascoltiamo Ghita Pasini, la protagonista narrante la storia di Cosima e del suo castello in una piccola città.   

Cosima Castaldi, un’anziana signora affetta dal morbo di Alzheimer il cui universo è fatto di bellezza, arte, memoria e resistenza civile, un mattino d’inverno è costretta a lasciare il palazzo in cui vive ed è condotta in una residenza sanitaria assistenziale, la stessa in cui è ospite Bianca, la sua amica d’infanzia. Sedici mesi dopo Ghita Pasini, Margherita, rivela di essere l’unica visitatrice di Cosima e raccoglie il passato e il presente di una esistenza.  La stanza numero 39 della residenza sanitaria in cui Cosima è rinchiusa diventa così teatro.



Annarosa Tonin Per le vie che nessuno sa
“Da tempo, quindi, la piccola città ritiene inutile la bellezza salvatrice che Cosima Castaldi ha eletto a missione della sua vita. In un inverno senza inverno come questo la piccola città aspira ancora all’Esperienza Unica. Nell’attesa, di fronte ambisce senza successo a far sloggiare la vecchia e la sua dama consolatrice, di spalle ammette l’impotenza e auspica una soluzione drastica, vale a dire l’arrivo della signora con la falce.” 

"Da un lato della stradina, dunque, sonnecchia la casa di Duilio Fadda, bassa e lunga come l’insegna Lavorazione Marmi, dall’altro un lembo di terra aperta, dove si rincorrono il gallo, le galline, il marmista, due cani e una ben nutrita colonia di gatti. A ritmo irregolare, tutti attraversano la stradina.” 

“Dalla stradina divisa in due a un certo punto si dirama una terza via. Si annida, tentatrice, un po’ in discesa. Attira, ma a un certo punto costringe a tornare indietro. Un cancello, chiuso da un lucchetto, inibisce chiunque a proseguire.”

  "Cosima sta contando le chiavi agganciate alla sua borsetta. Sono quaranta come le stanze del suo palazzo.

Soltanto dopo il suo sorriso sghembo, il cancello in ferro battuto e le chiavi infinite, osservo gli abiti di una donna di ottant’anni, da cui si diffonde una luce cristallizzata, dissonante, ma non dimessa. Indossa un tailleur nero, una camicetta di seta bianca, trattenuta da una spilla rotonda in filigrana con una giada al centro, un paio di calze pesanti, nonostante il caldo, e un paio di scarpe nere di vernice con la fibbia dorata al centro. I capelli corti sono d’argento, come usciti da una messa in piega.

Poche settimane dopo, esco dalle quattro stanze in affitto che richiedono la luce elettrica, per entrare a palazzo Castaldi, che il sole lo trattiene per sé tutto il giorno. Rispondere al sorriso sghembo di Cosima Castaldi “

 “Da tre anni la piccola città sta osservando il mio ritorno e le passeggiate con la maestra di disegno. Si chiede con quali soldi Cosima Castaldi riesca a pagarmi, sebbene sia chiaro che le mie richieste non possono essere troppo esose, godendo già di vitto e alloggio e del lavoro che, a questo punto, i tre fratelli titolari del lanificio potrebbero anche affidare del tutto ad altri, ma preferiscono sia io a seguire, almeno nelle due province più vicine. “Come fa a gestire entrambe le vite?”, si chiede la piccola città."


Annarosa Tonin nel Regno della Litweb 


Ippolita Luzzo


Annarosa Maria Tonin (Vittorio Veneto, 1969) ha svolto attività giornalistica e di ricerca nell’ambito storiografico e storico-artistico (1994-1998) ed è stata docente di Materie Letterarie e Storia dell’Arte nelle scuole medie e superiori (1998-2010).

lunedì 21 luglio 2025

Moz Marco Barberio in Litweb


 


Dietro ogni quadro c’è sempre una storia “frammenti di realtà e visioni urbane” Moz Marco Barberio in mostra a Lamezia Terme dal 10 al 25 maggio 2025 presso Proposte Design.

 “Se non te la senti” se non te la senti puoi sempre mettere su tela il disagio e lo spaesamento di vivere in una metropoli, se non te la senti puoi sempre trasformare in arte un paesaggio, puoi sempre sublimare con l’arte. 




Due ore di totale immersione in uno splendido contenitore di bellezza sublimata dall’esposizione delle opere di un artista amatissimo che ci regala il golfo di Lamezia con le isole Eolie dipinte ma non dipinte, galleggianti nel mare insieme a tutta Lamezia. 

Una città ideale una città migliore, una città dipinta.

Strade, vicoli e palazzi, riecheggiando Cocciante, coloreremo tutti i muri nel rosso del tramonto che ci regala il cielo di Lamezia. “realismo campionato” che combina arte e scienza. 


Sentire e non sentire. L’immagine è composta da campioni visivi.

 I colori non si fondono ma diventano aree nette, simili a curve, colori in movimento.

"Barberio definisce il proprio stile “Realismo Campionato” (Sampled Realism), una tecnica che si ispira al principio del campionamento digitale. Utilizzando stencil, l’artista scompone l’immagine in aree nette di colore, eliminando sfumature e continuità per creare composizioni che, da lontano, appaiono realistiche, ma che da vicino rivelano intenzionali lacune visive."

Ippolita Luzzo 


"Marco Barberio nasce nel 1971 a Lamezia Terme (Catanzaro). Pittore italiano contemporaneo, pluripremiato. Cresciuto negli anni ’80, Marco si è immerso nel mondo dell’arte, ispirandosi ai graffiti americani ed alla Pop Art. Nonostante non abbia frequentato scuole d’arte il suo talento si è espresso fin dalla tenera età. Grazie all’intuizione imprenditoriale, la predisposizione alle nuove tecnologie e l’amore per l’arte, fonda una web company con il ruolo di direttore artistico, fondendo la sua sensibilità artistica con il nascente mondo internet. I suoi frequenti viaggi negli Stati Uniti consolidano l’attitudine nella scelta di soggetti metropolitani, infondendo nei suoi dipinti riferimenti alle icone della cultura pop."

lunedì 14 luglio 2025

Dove cadono le comete di Vito Di Battista

 


Non esiste una "legge per desertificare i paesi in Italia",  ma ad affrontare il problema dello spopolamento non esistono leggi che  cerchino di opporsi a questo fenomeno, anzi i paesi vengono sguarniti da guardia medica, farmacie, posta. Pensando a questo e leggendo Dove cadono le comete, sono andata a cercare la vicinanza con le comete, i nuovi elementi per lo studio di questi misteriosi oggetti celesti. L’azione gravitazionale dei pianeti giganti del Sistema Solare restringe le orbite delle comete che vengono dalle regioni più lontane dal Sole, rendendole più circolari ad ogni passaggio. 
Dovremmo quindi aspettarci di conoscere molte di queste comete dalle orbite che vanno restringendosi, durante questo restringimento di orbita, nei pressi di Saturno o Giove, avviene già qualcosa. Saranno i telescopi di ultima generazione a poter percepire anche le comete più “sbiadite” e fornire delle risposte.
"Dove cadono le comete", sembra evocare un senso di destino e di luoghi che segnano la vita dei personaggi, come la "nube di Oort" da cui provengono le comete, rappresentando forse un punto di origine e di connessione con il passato e le proprie radici. 
Abruzzo, 1938. Un paese della costa dei trabocchi, a trecento gradini sul mare, una saga familiare che si fa racconto corale di un intero paese, dove storie private dal sapore antico si intrecciano alla grande Storia, dall’occupazione durante la Seconda guerra mondiale e gli scontri sulla linea Gustav alla rinascita negli anni Sessanta.
Paesi che vengono fatti rivivere con i racconti e non posso non citare qui anche il racconto di Valentina Di Cesare Gli Istrici ambientato in  un piccolo centro dell’Abruzzo aquilano: Castel di Ieri, piccolo paese della Valle Subequana, un antico bacino dell’Abruzzo interno, in provincia de L’Aquila. Il paese si trova lungo il tracciato romano della Tiburtina Valeria. La città più vicina, Sulmona, dista circa venticinque chilometri. Dalla seconda metà del XIX secolo, il paese ha assistito a una progressiva diminuzione dei suoi abitanti. Anche Valentina racconta come Vito, gli abitanti attraverso il tempo, in quello spazio, in quel luogo, in quei luoghi. 
Dove cadono le comete è una elegia di quei luoghi, intrecciati e viventi nella storia di tanti, di pochi. Pagine da leggere con calma, centellinando le storie, raccogliendole in immagini, facendone una storia corale e visionaria. Un lungo studio si sente. una ricerca appassionata di fatti veri, restituiti sotto forma romanzesca, e mi piace lo sguardo sui fatti, su un passato presentato con grande vividezza. 
Un passato che Einar Már Gudmundsson racconta in Angeli dell'universo, nella storia dell'Islanda,  ed io mi sono andata a vedere come si possano raccontare fatti terribili, ingiustizie orribili, così come ha fatto Vito Di Battista, permettendo a noi di conoscere le voci e le esistenze sciupate da violenze e povertà, da incurie e luci sempre più fievoli. 
Un libro prezioso "In un mondo in cui il male subito non è una vergogna" Dove cadono le comete  Vito di Battista 
Ippolita Luzzo