lunedì 1 dicembre 2025

Vico dei Miracoli

 



In occasione dei 300 anni dalla pubblicazione della prima edizione dei Principi di una scienza nuova

Vico dei Miracoli di Marcello Veneziani presso Foyer Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme per AMA Calabria XLVIII Festival Musicama Calabria.

 Una serata dedicata allo storico Vico, al filosofo Vico, all’uomo Vico. 

Una serata piacevolissima in cui l’omaggio alla Scienza Nuova di Vico diventa l’omaggio alla fantasia creativa, all’immaginazione, alla musica, al potere dell’uomo di trasfigurarsi. Un omaggio al sentimento, alla storia del pensiero. 

Con levità e grande professionalità la vicenda umana di Vico dalla nascita e fanciullezza riviveva con noi tramite la voce evocativa di Luca Violino, mentre la musica, narrazione nella narrazione, componeva per noi Napoli e filosofia, vicoli e povertà, nobiltà e studi. La malattia, l’inciampo, la caduta, le occasioni, l’amore impossibile.

 Incontriamo Vico innamorato della sua alunna, Vico che scrive il discorso per le nozze di lei e poi lui stesso sposare una donna del popolo, analfabeta. 

Padre premuroso di molti figli, docente di retorica presso l’Università di Napoli, Vico è Napoli ma nello stesso tempo si sentì straniero a Napoli. 

Uno sconoscimento doloroso ma una “provvida sventura” perché l’isolamento forse diede più tempo per scrivere e pensare. Nella trasfigurazione degli studi, nell'altra vita possibile una grande libertà. 

 E poi la grande intuizione di una storia, una visione organica del sapere, la storia universale con il mito come fondazione. Era nata La Scienza Nuova. 

I nostri applausi. 

Ippolita Luzzo 


Marcello VENEZIANI, scrittore

Luca VIOLINI, voce recitante

Francesco NICOLOSI, pianoforte

Marcello Veneziani è autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. 

 Francesco Nicolosi è considerato oggi uno dei massimi esponenti della prestigiosa scuola pianistica napoletana. Vincitore nel 1980 del Concorso Internazionale di Ginevra, si è affermato in tutto il mondo come uno dei pianisti più interessanti della sua generazione


Luca Violini nel doppiaggio è una delle più importanti e note voci nel panorama documentaristico, pubblicitario, televisivo e radiofonico nazionale. In qualità di speaker è la voce speaker sponsor de La7. 

Mi piace ricordare i brani musicali: 

Alessandro Marcello (Venezia, 1 febbraio 1673 - 19 giugno 1747)

Adagio e presto dal Concerto per oboe in Re minore (trascr J. S. Bach)

Domenico Scarlatti (Napoli, 26 ottobre 1685 - Madrid, 23 luglio 1757

Sonata in Do maggiore "Pastorale" K 513

Giuseppe Martucci (Capua, 6 gennaio 1856 - Napoli, 1 giugno 1909)

Notturno italiano op. 70 n. 1

Ottorino Respighi (Bologna, 9 luglio 1879 - Roma, 18 aprile 1936)

Siciliana da Antiche danze e Arie (trascr. Respighi)

Mario Castelnuovo-Tedesco

(Firenze, 3 aprile 1895 - Beverly Hills, 16 marzo 1968)

Voce luntana (Fenesta che lucive...) da Piedigrotta 1924.

giovedì 27 novembre 2025

Tramonti novembre 2024

 Un anno fa: Ieri pomeriggio passeggiando e poi sedute al sole al mare alle isole e al tramonto colorando e scolorando come se facessimo un acquarello su pensieri anni attimi sugli zii e sui silenzi e su un Eh che era il suono del suo zio ormai anziano con nel passato la guerra, tutto il Novecento a pennellate si dipingeva, la seconda guerra mondiale ma anche gli albori del Novecento con mio nonno nato nell’ottobre del Novecento a cui non fu permesso di continuare gli studi malgrado lo volesse, lui bravissimo a scuola. Noi nate negli anni dal 1954 in poi noi ora sedute di fronte ad un tramonto del 2025 coloriamo e scoloriamo mantenendo tutti i pennelli nella cura degli affetti, i pennelli come umani, gli umani e le loro decisioni, le indecisioni soprattutto, con cui si sono fatti i quadri. Le tante vicende di vite vicine eppure lontane oramai e quasi lasciate nel mare laggiù

mercoledì 19 novembre 2025

Calùra di Saverio Gangemi


Calùra "Il tacere del mondo fu infranto dalle cicale"
, il tacere.

 Narrare non è narrare, narrare è usare un linguaggio immaginifico tale da far sorgere nella mente del lettore assonanze somiglianze scene da film. Un linguaggio ricco di una opulenza quasi sfacciata, un linguaggio che cattura natura e uomini in una malia.

 Certo la tematica è quella di una delle sette piaghe d’Egitto, la tematica è una punizione biblica, la siccità, e la grande debolezza degli animali e delle piante dinnanzi alla penuria d’acqua, dinnanzi al caldo cocente, degli uomini rimasti a bere dal succo delle agavi e dalle pale di fichidindia.  

Leggendo l’estate di questo anno mi ritornava con la sua crudeltà, con le mie tapparelle abbassate, con la luce fastidiosa e il caldo senza tregua. Si riusciva a passeggiare solo dopo il tramonto, stremati ci trascinavamo sul corso cittadino per una granita di fragole, per una chiacchierata. 

All’ombra di un albero casualmente chiamato della merda si consuma lo stillicidio degli abitanti di questo luogo immaginario, di un non luogo, direbbe Marc Augè, anche se per lui i non luoghi erano il simbolo del capitalismo. 

Qui è un non luogo di cielo che incombe pesante, di uccelli che scappano, di piante che seccano. Un non luogo privato da uno degli elementi vitali, un non luogo che ci ricorda le pene dell’inferno.

 Eppure nonostante ciò la narrazione trasforma e noi leggiamo come fosse una favola, come fosse un film, a me mi raggiungevano flash di Siccità di Virzì, mi ricordano il libro di Rocco Carbone L’assedio, con quella caligine che incombe. 

Ma di più c’è qualcosa di biblico, come dicevo prima, che innalza l’opera dagli altri racconti apocalittici e distopici. 

C’è poi soprattutto una struttura potente e un linguaggio nuovo, “le donne armate di bocca”, e la magia, le arti misteriose dei racconti delle nonne.

 Mia nonna e le sue favole nere, nerissime, i trabocchetti e gli urli nella notte dei fantasmi, delle persone uccise da poco, senza sapere chi sia il nemico.

 Un romanzo da leggere per assaporare la grande caducità del nostro passaggio sul mondo essendo noi stessi preda dei fenomeni atmosferici, essendo noi stessi imbelli e come racconta Eschilo nel Prometeo incatenato nudi e impauriti nel mondo. 

Ecco leggendo questo libro proprio i primi versi del Prometeo incatenato mi sono ritornati prepotenti. Un libro finalista al Premio Italo Calvino con merito e che riscalderà con Calùra moltissime letture. Edito Rubbettino per la collana Velvet , sono orgogliosa di averlo qui nel Regno della Litweb

Ippolita Luzzo 

domenica 9 novembre 2025

Libriamoci novembre 2019 al Liceo Classico con me

Dal passato:
Sto con la testa ai quattordici anni che incontrerò martedì e sto con la testa nei miei quattordici anni.

 Dirò loro che saranno questi gli anni che ricorderanno di più e in modo limpido, gli anni ai quali torneranno dopo i sessanta, scordando tutto quello che avranno fatto più o meno dai venti anni in poi. 

Ricordo perfettamente i libri che leggevo, come passavo le giornate, come mi vestivo, anche dove stavo immobile per ore.

 Una vita contemplativa che stranamente ora mi fa una grande compagnia. 

Questo dirò loro affinché sappiano di star vivendo gli anni d’oro della conoscenza. “Incontrerò per Libriamoci a scuola ragazzi di 14 anni e da quando ho ricevuto l’invito sono con la testa con loro, pensando a ciò che si aspettano di sentire mentre sono io curiosissima di sapere da loro come si stanno inventando il loro giorno. 

Sono nati nel 2005 ed è quasi una mia nascita, lo dico sempre che avrei potuto non esserci più, molti non ci sono più, e a me sono stati regalati questi 14 anni nuovi di zecca. 14 anni di scrittura. 

Ho iniziato a conservare Pezzi proprio in sala operatoria, in ospedale, e poi dopo durante le sedute col folsfox. 

Da allora ad oggi unica compagnia la scrittura, unica compagnia la lettura. 

Domanderò ai miei coetanei però più giovani, non gravati dalla stasi di anni inutili, cosa leggono per lenire le paure, cosa leggono per distrarsi e divertirsi, cosa leggono per imparare, cosa leggono invece per avere più paura. 

Chiederò i titoli dei loro libri affinché anche loro poi possano farli a Pezzi, fare piccoli componimenti affettuosi per sentire più loro il libro.

 Siamo nati per narrarci storie, dirò loro, raccontando come ogni sera io quattordicenne raccontavo storie a mia sorella di nove anni per farla addormentare.

 Lei mi dava un dito della mano e mi faceva sì o no col dito, se la storia era o no di suo gradimento. Mi è rimasto di quegli anni quel sì o no alle mie storie. Chissà cosa le raccontavo!

 Ai ragazzi chiederò se anche loro si raccontano storie e a chi le raccontano, e poi presenterò loro Vinpeel degli orizzonti di Peppe Millanta, Dopo il diluvio di Leonardo Malaguti, Il gattopardo spiegato a mia figlia di Maria Antonietta Ferraloro. Vedremo se l’istinto di narrare è ancora vivo fra i ragazzi nel 2019.” Libriamoci a scuola 

Con Ippolita Luzzo

lunedì 27 ottobre 2025

27 ottobre 2015 Aspettare ad un binario morto


 Aspettare ad un binario morto. 

Era questa la frase adolescenziale 

caricata di nero 

campeggiare sulle prime pagine di un diario scolastico. 

Stava lì ad indicare quell'inerzia 

e quel momento in cui ogni persona si sarà trovata negli anni della scuola. 

Poi aspettando aspettando

 il tempo finisce

 e anche se il treno non passerà

 chi aspetta avrà per forza trovato il modo

 per trascorrere l'attesa con un libro in mano

Ippolita Luzzo 

domenica 19 ottobre 2025

Alfonso Lentini su Il primo pezzo non si scorda mai

 


Che Ippolita Luzzo senta il bisogno di trasferire su carta, già in due libri, quello che lei stessa scrive a proposito di letteratura (e non solo) nel suo blog "Il regno della Litweb", suscita alcune domande alle quali però non saprei dare risposta; ma essendo domande altamente "contemporanee" forse vale la pena porle lo stesso. 

Che il futuro del libro cartaceo sia ormai segnato è una constatazione quasi banale. Se un tempo si misurava il livello culturale di una persona guardando quanti libri aveva in casa, oggi non è più così. Il libro non è più il principale veicolo attraverso cui veicolare contenuti culturali, ha perso la sua secolare sacralità. 
Il libro è inoltre un giro di compasso, ha cioè una struttura circolare chiusa. Da quando esiste il web, la struttura dei testi tende a diventare liquida, aperta, un flusso senza precisi contorni. Di conseguenza, in parallelo (o in concorrenza) al libro tradizionale si va sviluppando una diversa modalità di fruizione dei contenuti.
Una domanda, collegata a quanto detto, potrebbe essere questa: è ancora valido ciò che affermava Umberto Eco, secondo cui il libro cartaceo, in quanto "oggetto tecnologico perfetto", sarebbe sopravvissuto alla crescente “smaterializzazione” del web? Quale diverso spazio si potrebbe immaginare per il libro e per la sua specificità?
Ippolita Luzzo con la sua intelligente operazione di trasferimento “in retromarcia" dal web alla carta, ci aiuta, se non altro, a focalizzare domande come queste. Ma suscita altre domande: il suo è un tentativo di porre argini al fiume, di imbrigliare in una struttura chiusa il flusso senza confini del web? oppure al contrario è un'operazione ironica? oppure ancora nostalgica?
Immagino che l'autrice nel dare alle stampe questo suo "Il primo pezzo non si scorda mai, 10 anni di regno della Litweb" (Città del Sole Edizioni 2022) non si sia neppure posta problemi del genere. Eppure, di questi tempi, consimili domande sono - come si dice - nell'aria.
Tanto più che in dieci anni tutto muta precipitevolissimevolmente e il Web non è più quello di una volta. Lo riconosce la stessa Luzzo in un'intervista uscita da poco su "Nazione indiana": "Lo spazio sembrava immenso, ma ogni fenomeno umano più si allarga più diventa asfittico. Dall’iniziale sensazione di libertà ora ci troviamo di nuovo in un non luogo abitatissimo da troppe proposte, troppe riviste, troppi blog, e di libri ormai ne parlano tutti con un chiacchiericcio incessante. Per non parlare dei video su tik tok che veicolano il libro come un semplice oggetto di bellezza."
Insomma: siamo in anni di grandi mutamenti post-gutemberghiani, guai a starne fuori. Ma nello stesso tempo, sembra volerci suggerire la nostra autrice, bisogna starci ad occhi aperti, senza mai lasciarsene fagocitare.

 Alfonso Lentini 

http://mirkal.blogspot.com/2023/04/il-primo-pezzo-non-si-scorda-mai-che.html?m=

mercoledì 8 ottobre 2025

"Se ritieni che sia giusto" Pasquale Allegro


“Il problema della vita non sta nel vivere, ma nel capire cosa fare con essa.”

Nikolai Vasilyevich Gogol, “Le anime morte” (1842)

Mi piace cominciare con questa citazione la lettura del libro di Pasquale Allegro pubblicato da Arkadia nella collana Eclypse il 25 luglio.

Leggo oggi il suo libro, forse riconosco il luogo di mare, forse, ma poi credo sia Bova marina e non Gizzeria, ma poco importa perché i paesi di mare si somigliano tutti, e nella somiglianza poi ci sta anche la trama, il fatto, la vicenda universale del fare i conti con gli affetti, con i genitori, questi sconosciuti. Nel fatto narrato il genitore viene rivissuto dal figlio dopo il suicidio, forse, non sappiamo, non sappiamo tante cose della vita, però qui si tenterà con la scrittura e nel  tentare qualcosa resterà. Con un lirismo crepuscolare Pasquale quasi dipinge con colori tenui una famiglia come tante altre. Come si racconta una vicenda con i temi del crepuscolarismo? Il crepuscolarismo era caratterizzato dalla poetica delle piccole cose, dall'abbandono del linguaggio aulico in favore della prosa poetica, dal tema della malinconia e della noia, e dall'ironia. I poeti descrivono ambienti umili e oggetti quotidiani, spesso con un tono melanconico e sentimentale. La metafora del crepuscolo voleva indicare una situazione di spegnimento, dove predominavano i toni tenui e smorzati, di quei poeti che non avevano emozioni particolari da cantare, se non la vaga malinconia, come scrive appunto il Borgese,” di non aver nulla da dire e da fare". Tale metafora sta ad indicare la fine di un'ideale parabola della poesia italiana, che si spegne in un «mite e lunghissimo crepuscolo» e Pasquale Allegro da poeta, lui proprio narra ma in effetti crea versi e  dice "Da un po’ di tempo il frammento è quello che mi è più caro, preferire quello che resta da dire, scrivere nuvola e significare cielo, sarà per un po’ ancora così, la giustizia poetica a equilibrare il mondo."

Leggendolo ci rimane quell'impalpabile sensazione di non poter che affrontare l'indicibile non dicendolo ma ricostruendo una vita, come fa il protagonista, che è il figlio, con le parole degli altri. Con i fatti che ricordano gli altri, in questo caso, gli amici, la moglie. Ricostruire con gli oggetti, con le stanze, con il niente in mano. 

Se ritieni che sia giusto è una riflessione su questa impossibilità di conoscenza filtrata però con la poesia e con la pietas umana.

Guarderemo il mare diversamente e anche noi vedremo riflesso nel cielo una nuvola, sarà la nuvola dei rapporti umani, dei legami familiari, sempre più inconsistenti. 

Nel leggere Pasquale Allegro stamani nel Regno della Litweb 

Ippolita Luzzo