10 classici +1. Comincio dall'ultimo La vita istruzioni per l’uso: il destino.
Bartlebooth è seduto davanti il suo puzzle. Io sono seduta su una panchina pubblica al sole di uno spiazzo verde vicino casa. Leggo e sottolineo Alessandro Zaccuri con “la consapevolezza che il romanzo non era finito. Si poteva smontare e rimontare”
Trovare quel che sparisce e andare a visitare quel luogo inventato in rue Simon-Crubellier al numero 11. La sera del 25 giugno 1975 poco prima delle otto di sera.
La creazione di uno scrittore: Perec.
Un grande libro è la storia che racconta, ci dice Alessandro e noi, non invitati, riusciamo ad entrare in quelle strade, in quelle case, sederci sui divani di quegli abitanti con i tetti scoperchiati.
Decifriamo così la mappa che invisibile disegna attorno a noi il romanzo. “Riempire i vuoti tra un fatto è un altro, riconoscere che c’è una forza che guida le nostre vite e che permette di riassumerle in una storia” dal nome provvisorio di destino.
Vita al plurale fa vite, in italiano la vite gira e fissa. Far girare la vite per fissare oggetti, per fissare la vita a noi, nella lettura che a ritroso ora sto facendo con Dostoevskij scendendo quella scala a chiocciola in Memorie dal sottosuolo.
“La letteratura è l’attesa di un eco che tarda a venire dal fondo”
Ho sottolineato moltissimo di questo saggio di Alessandro Zaccuri ma ora voglio lasciarvi quel desiderio di andarvi a leggere Alessandro, di andare a riprendere i classici da lui raccontati con la certezza che li scoprirete diversi e nuovi, d'un tratto, all'improvviso, come d'un tratto e all'improvviso sono le decisioni interiori dei personaggi e anche le nostre.
Leggere Alessandro Zaccuri è come leggere ciò che io ho sempre pensato. La lettura non come "evasione della quotidianità, ma la compresenza di due piani, l'immaginazione e la realtà, che tendono a convergere su un piano ulteriore che, di volta in volta, possiamo chiamare morale o sociale, civile o perfino politico."
Nell'introduzione Jim e il barile delle mele, si legge ma intanto ci si chiede il perché come nell'Isola Del Tesoro: Perché sta nel barile delle mele Jim? Perché gli è venuta voglia della mela.Sulle navi del Settecento la frutta si mangiava per evitare lo scorbuto, la mancanza di vitamina C. Cosa scopre Jim, nascosto nel barile? Scopre i piani di LongJohn Silver. La lettura dunque vitamina C e insieme scoperta. La meraviglia e lo stupore di esserci anche noi in quelle storie, inventate ma vere.
In un altro passaggio Alessandro Zaccuri scrive a proposito di Robinson Crusoe e il fatto di cronaca che lo ha ispirato:" Per diventare una "vera storia" qualsiasi "storia vera" deve passare attraverso l'interiorità dello scrittore"
La verità come impegno nel patto fra lettore e scrittore di non prendersi in giro, di rispettarsi e di rispettare in un solo momento scrittura e lettura. Questi libri sono diventati classici rispettandoci e rispettando la realtà nel momento in cui la rimontavano come un giardino coltivato, direbbe Tabucchi, nella sua ultima intervista.
Si può smontare e rimontare, dare ordine e creare luoghi inesistenti vivi, però "Parlare del mondo significa sempre parlare degli altri. Significa fare i conti con il destino."
Ippolita Luzzo
Ed il progetto inizia proprio due anni fa, le dieci letture più una sono state raccolte in questo saggio, ospite oggi in Litweb. Festeggiamo il compleanno con questo pezzo?
Milano "A partire dal 28 ottobre 2015 I CLASSICI della letteratura in cambio di pacchi di pasta in una parrocchia di periferia, spiegati da un giornalista e scrittore
. Nasce “Come non letto”, la nuova rassegna curata da Alessandro Zaccuri,giornalista, romanziere e saggista. Nel saloncino della parrocchia Sant’Antonio Maria Zaccaria,in via San Giacomo, Zaccuri spiega per tre mercoledì “perché i grandi libri sono davvero grandi” attraverso altrettanti romanzoni che hanno segnato il suo immaginario.L'iniziativa è continuata in altri luoghi e nel 28 gennaio 2016, per tre giovedì, Alessandro Zaccuri ha raccontato le storie di Don Chisciotte e il sogno (28 gennaio), di Moby Dick e il mistero (4 febbraio) e infine la santità ne L’idiota (11 febbraio). Il primo piano dell’Ex Fornace di via Gola si è riempito di parole e voci, aspirazioni e illusioni, per condividere insieme storie già note ma forse non ancora lette
alla Grande Fabbrica delle Parole.
venerdì 27 ottobre 2017
martedì 24 ottobre 2017
Daniele Spisa Tra il prima e il dopo
Tra il prima e il dopo c'è di mezzo il mare, come tra il dire e il fare. Così mi metto a pensare e a collegare le due ultime mostre dove ho partecipato come semplice testimone.
Quella di Alfredo Pirri Compagni e Angeli esposta a Te.CA, la galleria d’arte del Dipartimento di Architettura e Territorio, dal 18 ottobre al 21 novembre, a Reggio Calabria, ed ora questa di Daniela Spisa Tra il prima e il dopo in mostra dal 22 ottobre al 5 Novembre nei locali dell'Associazione culturale Altrove a Lamezia Terme
Alfredo Pirri raccontava la sera del 18 ottobre, a Reggio Calabria, dell'utilizzo di tutte le statue celebrative di uomini del regime ora che il regime comunista si era disfatto. Cosa farne? Un parco tematico come faranno in Lituania? oppure farli a pezzi? Lui stava preparando a Tirana un bosco abitato da simili statue che, col tempo, si sarebbero integrate nelle stesse composizioni naturali fino a scomparire sepolte dalla vegetazione. Ripenso quindi a questo concetto del prima, grandi opere elogiative, e del dopo costato lacrime e sangue a chi nel processo incappò.
Anche il prima e il dopo di Daniele Spisa è altrettanto complesso, un prima e un dopo di scene teatrali, di allestimenti e rappresentazioni di momenti storici sempre più sfuggenti nel loro senso. Daniele Spisa ha curato a Lamezia Terme il restauro del Teatro Umberto, ex Pidocchietto, e del Teatro Comunale Costabile, ex Teatro Politeama. Un prima e un dopo. Restauri e recuperi mai terminati per mancanza di fondi, progetti vanificati e teatri tutt'ora in fase di restauro eterno. Nel raccontarmi questo inane e continuo incontro con i funzionari e con chi avrebbe dovuto avere a cuore progetti di teatro vivo riporta in memoria i lavori fatti all'abbazia benedettina di Lamezia Terme e poi non terminata. Nulla viene terminato e lo sciupio avvolge le statue, i dipinti, il teatro e le aspettative.
Daniele Spisa sistema le sue matite e pregusta già il suo disegno in quattro tempi. La donna seduta sul divano giallo lo sorride nel secondo momento dei suoi schizzi e intanto arrivo io. Addio quattro tempi ora si parla di Alfa
Con Daniele, scenografo e pittore, parliamo da subito di un furgone, due metri per due nel quale lui mise le scene per lo spettacolo "Alfa". Parliamo da subito della grandezza degli spettacoli di Ronconi, resi possibili con i fondi della Fiat; solo l'opera di smontare le scene era lunga e richiedeva spese esorbitanti, ora le scene di questo ultimo spettacolo stanno in furgone. Dal troppo grande al minimo. Sono le scene di "Alfa, appunti sulla questione maschile" Lo spettacolo andato in scena questo anno prima a Lucca e poi al Teatro India a Roma.
L'impronta lasciata dalle casseformi per le gettate di cemento come le quinte in scena. Su questo sfondo vi sono i segni dei buchi delle pallottole, il mondo dei graffiti volgari e sconci e sotto l'immaginario di Alma Tadema.
Il segno del tempo, e poi Tra Il Prima e Il Dopo scorre sui binari di un treno, di un autobus, di una automobile, con una valigia in mano, la solitudine degli individui in viaggio in uno spazio.
Ippolita Luzzo
Alma Tadema"fastose rievocazioni pompeiane. Conturbanti figure muliebri, languori, fiori e un’atmosfera di raffinato postribolo d’arto bordo connotano buona parte della sua produzione artistica. Trasudanti caprifogli odorosi, percorsi da zefiri di tigli sconvolgenti" "alfa, appunti sulla questione maschile" Il regista e ballerino Roberto Castello lascia migliaia di aggettivi su come debba essere il Maschio oggi
È il declino autodistruttivo della società dell’apparenza e del corpo, mai come oggi sul punto di frantumarsi in tanti, minuscoli, bocconi di trash.
Simone Carella
Teatro India, Roma, 12 luglio 2017 ALFA, APPUNTI SULLA QUESTIONE MASCHILE di Roberto Castello testi, coreografie e musiche Roberto Castello scene Daniele Spisa"
Daniele Spisa
La sua carriera è caratterizzata da molteplici esperienze professionali. Dal 1972 al 1978, membro del Gruppo della Rocca, si occupa della scenotecnica degli allestimenti collaborando con scenografi quali Luciano Damiani, Maurizio Balò e Lele Luzzati. Come direttore degli allestimenti, con compagnie diverse, lavora con Vittorio Gasmann, Roberto De Simone, Gabriele Lavia, Tadeusz Kantor e con Luca Ronconi per cui realizza spettacoli come Commedia della seduzione, Ignorabimus ed altri. Come docente di scenografia e scenotecnica ha collaborato con vari Enti a corsi di formazione professionali per tecnici teatrali: l’ultima collaborazione come docente è con l’Università degli Studi di Ferrara, Facoltà di Architettura.
Ha collaborato come scenotecnico alla ristrutturazione di molti teatri, tra cui la ristrutturazione dello spazio di S.Maria a Firenze che diverrà sede dell'attività di Tadeusz Kantor e poi Bottega teatrale diretta da Vittorio Gasman . Per Luca Ronconi ha firmato le scene de Gli ultimi giorni dell’umanità al Lingotto di Torino e Davila Roa al Teatro di Roma. Collabora in numerosi allestimenti con Ugo Chiti e Toni Servillo. Nel 2007 ha firmato l’allestimento scenico di Giulietta e Romeo di Riccardo Cocciante e Pasquale Panella, regia di Sergio Carruba. Nel 2008 ha firmato le scene del film Mar Nero regia di Federico Bondi, con Ilaria Occhini, pluri premiato al Festival del cinema di Locarno. Ha curato la preparazione di Tosca con la regia di Vivien Hewitt, come collaboratore di Mimmo Paladino e ideatore dell'impianto scenico per il Festival Puccini a Torre del Lago
Quella di Alfredo Pirri Compagni e Angeli esposta a Te.CA, la galleria d’arte del Dipartimento di Architettura e Territorio, dal 18 ottobre al 21 novembre, a Reggio Calabria, ed ora questa di Daniela Spisa Tra il prima e il dopo in mostra dal 22 ottobre al 5 Novembre nei locali dell'Associazione culturale Altrove a Lamezia Terme
Alfredo Pirri raccontava la sera del 18 ottobre, a Reggio Calabria, dell'utilizzo di tutte le statue celebrative di uomini del regime ora che il regime comunista si era disfatto. Cosa farne? Un parco tematico come faranno in Lituania? oppure farli a pezzi? Lui stava preparando a Tirana un bosco abitato da simili statue che, col tempo, si sarebbero integrate nelle stesse composizioni naturali fino a scomparire sepolte dalla vegetazione. Ripenso quindi a questo concetto del prima, grandi opere elogiative, e del dopo costato lacrime e sangue a chi nel processo incappò.
Anche il prima e il dopo di Daniele Spisa è altrettanto complesso, un prima e un dopo di scene teatrali, di allestimenti e rappresentazioni di momenti storici sempre più sfuggenti nel loro senso. Daniele Spisa ha curato a Lamezia Terme il restauro del Teatro Umberto, ex Pidocchietto, e del Teatro Comunale Costabile, ex Teatro Politeama. Un prima e un dopo. Restauri e recuperi mai terminati per mancanza di fondi, progetti vanificati e teatri tutt'ora in fase di restauro eterno. Nel raccontarmi questo inane e continuo incontro con i funzionari e con chi avrebbe dovuto avere a cuore progetti di teatro vivo riporta in memoria i lavori fatti all'abbazia benedettina di Lamezia Terme e poi non terminata. Nulla viene terminato e lo sciupio avvolge le statue, i dipinti, il teatro e le aspettative.
Daniele Spisa sistema le sue matite e pregusta già il suo disegno in quattro tempi. La donna seduta sul divano giallo lo sorride nel secondo momento dei suoi schizzi e intanto arrivo io. Addio quattro tempi ora si parla di Alfa
Con Daniele, scenografo e pittore, parliamo da subito di un furgone, due metri per due nel quale lui mise le scene per lo spettacolo "Alfa". Parliamo da subito della grandezza degli spettacoli di Ronconi, resi possibili con i fondi della Fiat; solo l'opera di smontare le scene era lunga e richiedeva spese esorbitanti, ora le scene di questo ultimo spettacolo stanno in furgone. Dal troppo grande al minimo. Sono le scene di "Alfa, appunti sulla questione maschile" Lo spettacolo andato in scena questo anno prima a Lucca e poi al Teatro India a Roma.
L'impronta lasciata dalle casseformi per le gettate di cemento come le quinte in scena. Su questo sfondo vi sono i segni dei buchi delle pallottole, il mondo dei graffiti volgari e sconci e sotto l'immaginario di Alma Tadema.
Il segno del tempo, e poi Tra Il Prima e Il Dopo scorre sui binari di un treno, di un autobus, di una automobile, con una valigia in mano, la solitudine degli individui in viaggio in uno spazio.
Ippolita Luzzo
Alma Tadema"fastose rievocazioni pompeiane. Conturbanti figure muliebri, languori, fiori e un’atmosfera di raffinato postribolo d’arto bordo connotano buona parte della sua produzione artistica. Trasudanti caprifogli odorosi, percorsi da zefiri di tigli sconvolgenti" "alfa, appunti sulla questione maschile" Il regista e ballerino Roberto Castello lascia migliaia di aggettivi su come debba essere il Maschio oggi
È il declino autodistruttivo della società dell’apparenza e del corpo, mai come oggi sul punto di frantumarsi in tanti, minuscoli, bocconi di trash.
Simone Carella
Teatro India, Roma, 12 luglio 2017 ALFA, APPUNTI SULLA QUESTIONE MASCHILE di Roberto Castello testi, coreografie e musiche Roberto Castello scene Daniele Spisa"
Daniele Spisa
La sua carriera è caratterizzata da molteplici esperienze professionali. Dal 1972 al 1978, membro del Gruppo della Rocca, si occupa della scenotecnica degli allestimenti collaborando con scenografi quali Luciano Damiani, Maurizio Balò e Lele Luzzati. Come direttore degli allestimenti, con compagnie diverse, lavora con Vittorio Gasmann, Roberto De Simone, Gabriele Lavia, Tadeusz Kantor e con Luca Ronconi per cui realizza spettacoli come Commedia della seduzione, Ignorabimus ed altri. Come docente di scenografia e scenotecnica ha collaborato con vari Enti a corsi di formazione professionali per tecnici teatrali: l’ultima collaborazione come docente è con l’Università degli Studi di Ferrara, Facoltà di Architettura.
Ha collaborato come scenotecnico alla ristrutturazione di molti teatri, tra cui la ristrutturazione dello spazio di S.Maria a Firenze che diverrà sede dell'attività di Tadeusz Kantor e poi Bottega teatrale diretta da Vittorio Gasman . Per Luca Ronconi ha firmato le scene de Gli ultimi giorni dell’umanità al Lingotto di Torino e Davila Roa al Teatro di Roma. Collabora in numerosi allestimenti con Ugo Chiti e Toni Servillo. Nel 2007 ha firmato l’allestimento scenico di Giulietta e Romeo di Riccardo Cocciante e Pasquale Panella, regia di Sergio Carruba. Nel 2008 ha firmato le scene del film Mar Nero regia di Federico Bondi, con Ilaria Occhini, pluri premiato al Festival del cinema di Locarno. Ha curato la preparazione di Tosca con la regia di Vivien Hewitt, come collaboratore di Mimmo Paladino e ideatore dell'impianto scenico per il Festival Puccini a Torre del Lago
lunedì 23 ottobre 2017
Malgré-Nous Contro la nostra volontà Caroline Fabre-Rousseau
"Quando perderò questa voglia di rischiare tutto per il piacere di conoscere delle città,delle lingue, dei paesaggi nuovi, per il piacere di scoprirmi e di coprire le situazioni inusuali, allora starò proprio male. Ho paura ,ma vivo. Questa paura non mi paralizza. Affina le mie percezioni, mette in rilievo ogni minimo dettaglio"pag.27
"Thérèse non aveva mai visto le cose sotto quest'ottica. Pensava che soffrire le conferisse uno statuto particolare. Dato che lei soffriva per gli altri, aveva il diritto di essere compatita e trattata con rispetto. E soffrire la rassicurava in un certo senso. La sofferenza era una forma di redenzione automatica. Divertirsi era sospettoso e anche pericoloso:le si poteva rimproverare di lasciarsi andare"pag.202.
Dopo aver letto questo libro vorrete saperne molto di più di questa scrittrice e farete come me.
Traduzione in lingua italiana e in lingua inglese di Paola Casadei nello svelare quel momento improvviso in cui tutto cambia "Mia madre è silenziosa. Le sue mani si agitano. Li guardo, quelle mani macchiate e macchiate che non mentono. Ora le sento quelle mani povere e spaventate: raccontano un periodo sconosciuto, nascosto e lontano, un periodo così difficile che il suo corpo invecchiato soffre come quando era una bambina. Sono con Thérèse e sua madre nella casa di Colmar nel 1965, sento il loro dialogo, attraverso il liquido amniotico del limbo materno."Je ne suis pas né, mais je m'écrie avec elles : "Mais comment est-ce possible ? Il n'était pas prisonnier ou travailleur au STO, il n'avait pas de contact avec la population allemande, il était sur le front de Russie...".
Dans le Montpellier d'aujourd'hui, ce roman à plusieurs voix explore le poids d'un lourd secret de famille lié au drame des "Malgré-nous" alsaciens, pendant la Seconde Guerre mondiale. Abordant des sujets intimes difficiles et d'une grande actualité, ce roman sensible traite de l'équilibre délicat entre vérité et souffrance
Caroline Fabre-Rousseau studia inglese e tedesco a Hypokhâgne, poi alla Sorbona. Ha trascorso diversi semestri in Germania (Bonner Universität).
Ha lavorato in un'azienda e si è dedicato all'insegnamento, prima di lavorare per le agenzie di viaggio linguistiche (Calvin Thomas, Kaplan).
Suona anche un sacco di pianoforte. Da due anni ha animato Les Vies de Jazz, un programma radio dedicato ai destini straordinari di grandi nomi nel jazz, in RCF Maguelone Hérault, per un anno, una colonna settimanale intitolata Like musical.
Pubblica il suo primo romanzo con il titolo in italiano "Malgré-nous. Contro la nostra volontà" e in francese "C'était malgré nous". Il titolo originale del 2012.
Vive a Montpellier con il marito e 4 figli dal 1998.
"Thérèse non aveva mai visto le cose sotto quest'ottica. Pensava che soffrire le conferisse uno statuto particolare. Dato che lei soffriva per gli altri, aveva il diritto di essere compatita e trattata con rispetto. E soffrire la rassicurava in un certo senso. La sofferenza era una forma di redenzione automatica. Divertirsi era sospettoso e anche pericoloso:le si poteva rimproverare di lasciarsi andare"pag.202.
Dopo aver letto questo libro vorrete saperne molto di più di questa scrittrice e farete come me.
Traduzione in lingua italiana e in lingua inglese di Paola Casadei nello svelare quel momento improvviso in cui tutto cambia "Mia madre è silenziosa. Le sue mani si agitano. Li guardo, quelle mani macchiate e macchiate che non mentono. Ora le sento quelle mani povere e spaventate: raccontano un periodo sconosciuto, nascosto e lontano, un periodo così difficile che il suo corpo invecchiato soffre come quando era una bambina. Sono con Thérèse e sua madre nella casa di Colmar nel 1965, sento il loro dialogo, attraverso il liquido amniotico del limbo materno."Je ne suis pas né, mais je m'écrie avec elles : "Mais comment est-ce possible ? Il n'était pas prisonnier ou travailleur au STO, il n'avait pas de contact avec la population allemande, il était sur le front de Russie...".
Dans le Montpellier d'aujourd'hui, ce roman à plusieurs voix explore le poids d'un lourd secret de famille lié au drame des "Malgré-nous" alsaciens, pendant la Seconde Guerre mondiale. Abordant des sujets intimes difficiles et d'une grande actualité, ce roman sensible traite de l'équilibre délicat entre vérité et souffrance
Caroline Fabre-Rousseau studia inglese e tedesco a Hypokhâgne, poi alla Sorbona. Ha trascorso diversi semestri in Germania (Bonner Universität).
Ha lavorato in un'azienda e si è dedicato all'insegnamento, prima di lavorare per le agenzie di viaggio linguistiche (Calvin Thomas, Kaplan).
Suona anche un sacco di pianoforte. Da due anni ha animato Les Vies de Jazz, un programma radio dedicato ai destini straordinari di grandi nomi nel jazz, in RCF Maguelone Hérault, per un anno, una colonna settimanale intitolata Like musical.
Pubblica il suo primo romanzo con il titolo in italiano "Malgré-nous. Contro la nostra volontà" e in francese "C'était malgré nous". Il titolo originale del 2012.
Vive a Montpellier con il marito e 4 figli dal 1998.
domenica 22 ottobre 2017
Tracce di sapori con Pinuccio Alia
Alla Libreria Ubik di Cosenza Pinuccio Alia, proprietario con il fratello Gaetano della Locanda di Alia, presenta le tracce che lo fanno stare bene, "le cose carine" da conservare. I profumi, i colori, l'armonia.
Lui e Filippo Veltri, seduti in un giallo salotto, ricordano come sia iniziata per caso la rubrica sul Quotidiano del sud, tenuta per cinque anni da Pinuccio Alia, su invito dl direttore Matteo Cosenza. Come Filippo Veltri lo abbia consigliato di raccogliere in un libro i suoi appunti, più che ricette. Alla domanda se lui abbia cucinato questi piatti, presenti nelle ricette, alla locanda, Pinuccio Alia se ne esce con un sorprendente "Mai" e spiega che nella locanda si fa ristorazione, qui lui ha fatto altro, ha scritto ciò che ha sognato di notte, le ricette del sogno.
La piacevole conversazione, dopo giusta esecrazione delle brutte padelle usate alla trasmissione della Clerici, e contro la spettacolarizzazione della cucina e dei cuochi, nuovi mostri nell'eccesso, inizia con un libro amato, quello di Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino "Trattato di cucina teorico pratica" la cucina napoletana dell’Ottocento, pubblicata per la prima volta a Napoli nel 1837 manuale in due parti, in italiano e in dialetto, che compie un itinerario attraverso i diversi ceti sociali, fatto assai inusuale al tempo, avvicinandosi ai "mangianti" con il gusto del piacere.
"Noi mangiamo per darci piacere", sta dicendo Pinuccio, nel suo discorrere di armonia e di musicalità. Raccogliere e donare una ricetta con una spiegazione, per dare un senso, con il gusto della condivisione. Non vi è un "prendete" ma un "prendiamo". Prendiamo insieme e già ci vediamo invitati da lui a ripetere gesti, a cibare la mente di quel che sembra stia per sparire. Nel paradosso delle cose che non dovrebbero eppure stanno bene insieme, cercare quell'accostamento che delizia, innovazione e conservazione, nelle parole di Pinuccio che ricorda lo scrittore Amado, da me amato in "Gabriella, garofano e cannella" forse perché si chiama così mia sorella.
Racconta moltissime cose Pinuccio Alia: La proposta di una Biblioteca dei sapori, per fermare la sparizione di sapori, la massificazione del mercatino di Camigliatello Silano, ridotto ad un emporio, il non esser riuscito a convincere un assessore regionale nel progetto di una soppressata di Calabria Dop. E sulle classifiche ci illumina con le logiche del mercato, vanno in classifica i locali più cari dove un cibo costa uno stipendio e nemmeno basterà.
Tracce di cucina di Calabria. Legge la storia del pesce spada Antonella Cuzzocrea editore di Città del Sole. La pesca del pescespada quando era un rito nello stretto di Sicilia. Polibio e il pescespada. Una ricetta da gustare con il canto di Modugno “U Piscispada” Con le tracce del Manacorda, giusto all'uscita della libreria Ubik, dopo esserci salutati con gli incontri straordinari ed affettuosi della serata.
Ippolita Luzzo
Alia nasce nel 1952, Papà Antonio e Mamma Lucia aprono una piccola trattoria che nel giro di pochissimi anni si afferma tra gli autotrasportatori e una piccola clientela di affari, gli artefici veri del miracolo economico italiano degli anni 60.
Nel 1964 trasformano la loro attività creando un ristorante che nel giro di pochissimi anni riesce ad avere una citazione sulla prima rubrica gastronomica che compare in Italia a cura de L’Espresso, scritta da Camilla Cederna, che letteralmente trasforma il loro tipo di clientela.
Cominciano ad arrivare i primi gourmet e la loro attività si afferma in tutta Italia.
Alla scomparsa del padre Antonio nel 1978 subentrano i figli Pinuccio e Gaetano.
Nel 1980 si trasferiscono in campagna, ma immediatamente vicini alla città – Via Jettticelle che porta alla consacrazione definitiva nel mondo dell’alta cucina Italiana.
Lui e Filippo Veltri, seduti in un giallo salotto, ricordano come sia iniziata per caso la rubrica sul Quotidiano del sud, tenuta per cinque anni da Pinuccio Alia, su invito dl direttore Matteo Cosenza. Come Filippo Veltri lo abbia consigliato di raccogliere in un libro i suoi appunti, più che ricette. Alla domanda se lui abbia cucinato questi piatti, presenti nelle ricette, alla locanda, Pinuccio Alia se ne esce con un sorprendente "Mai" e spiega che nella locanda si fa ristorazione, qui lui ha fatto altro, ha scritto ciò che ha sognato di notte, le ricette del sogno.
La piacevole conversazione, dopo giusta esecrazione delle brutte padelle usate alla trasmissione della Clerici, e contro la spettacolarizzazione della cucina e dei cuochi, nuovi mostri nell'eccesso, inizia con un libro amato, quello di Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino "Trattato di cucina teorico pratica" la cucina napoletana dell’Ottocento, pubblicata per la prima volta a Napoli nel 1837 manuale in due parti, in italiano e in dialetto, che compie un itinerario attraverso i diversi ceti sociali, fatto assai inusuale al tempo, avvicinandosi ai "mangianti" con il gusto del piacere.
"Noi mangiamo per darci piacere", sta dicendo Pinuccio, nel suo discorrere di armonia e di musicalità. Raccogliere e donare una ricetta con una spiegazione, per dare un senso, con il gusto della condivisione. Non vi è un "prendete" ma un "prendiamo". Prendiamo insieme e già ci vediamo invitati da lui a ripetere gesti, a cibare la mente di quel che sembra stia per sparire. Nel paradosso delle cose che non dovrebbero eppure stanno bene insieme, cercare quell'accostamento che delizia, innovazione e conservazione, nelle parole di Pinuccio che ricorda lo scrittore Amado, da me amato in "Gabriella, garofano e cannella" forse perché si chiama così mia sorella.
Racconta moltissime cose Pinuccio Alia: La proposta di una Biblioteca dei sapori, per fermare la sparizione di sapori, la massificazione del mercatino di Camigliatello Silano, ridotto ad un emporio, il non esser riuscito a convincere un assessore regionale nel progetto di una soppressata di Calabria Dop. E sulle classifiche ci illumina con le logiche del mercato, vanno in classifica i locali più cari dove un cibo costa uno stipendio e nemmeno basterà.
Tracce di cucina di Calabria. Legge la storia del pesce spada Antonella Cuzzocrea editore di Città del Sole. La pesca del pescespada quando era un rito nello stretto di Sicilia. Polibio e il pescespada. Una ricetta da gustare con il canto di Modugno “U Piscispada” Con le tracce del Manacorda, giusto all'uscita della libreria Ubik, dopo esserci salutati con gli incontri straordinari ed affettuosi della serata.
Ippolita Luzzo
Alia nasce nel 1952, Papà Antonio e Mamma Lucia aprono una piccola trattoria che nel giro di pochissimi anni si afferma tra gli autotrasportatori e una piccola clientela di affari, gli artefici veri del miracolo economico italiano degli anni 60.
Nel 1964 trasformano la loro attività creando un ristorante che nel giro di pochissimi anni riesce ad avere una citazione sulla prima rubrica gastronomica che compare in Italia a cura de L’Espresso, scritta da Camilla Cederna, che letteralmente trasforma il loro tipo di clientela.
Cominciano ad arrivare i primi gourmet e la loro attività si afferma in tutta Italia.
Alla scomparsa del padre Antonio nel 1978 subentrano i figli Pinuccio e Gaetano.
Nel 1980 si trasferiscono in campagna, ma immediatamente vicini alla città – Via Jettticelle che porta alla consacrazione definitiva nel mondo dell’alta cucina Italiana.
giovedì 19 ottobre 2017
Letizia Vicidomini Notte In Bianco
Non mi succedeva da tempo di leggere con gusto un giallo, senza tralasciare un passaggio, eppure questo è ciò che mi è successo con il libro di Letizia Vicidomini "Notte In Bianco".
Due pomeriggi trascorsi in compagnia del commissario, ormai in pensione, Andrea Martino, del commissario effettivo, Michele Loffredo, e della tabaccaia uccisa al Materdei. In compagnia di una città, Napoli. Mi segno i quartieri e le strade di Napoli, per andare a vedere cosa ci sia al posto della tabaccheria.
Mi siedo al sole di un caldo pomeriggio d'ottobre e non vi racconto assolutamente nulla della trama che scoprirete momento dopo momento. Piuttosto andiamo a passeggiare con il commissario Martini dopo aver incontrato il collega al commissariato di Via Tarsia ed aver avuto la notizia del delitto appena commesso al Materdei.
"Fece un giro largo, senza meta precisa e senza fretta, passando davanti ad alcuni degli scorci fotografati migliaia di volte dai turisti. Piazza del Gesù, l'obelisco da un raggio tenero di sole, il convento di Santa Chiara con il cortile brulicante di ragazzine, poi le botteghe, i negozi e le gioielleriedi quel tratto di strada che sbucava a San Domenico Maggiore. Si fermò ad ascoltare un quartetto jazz che suonava all'angolo di via San Sebastiano"
Ed eccoci a Napoli, nel libro aleggia il profumo del caffè, aleggia un profumo di cibi buoni, di affetto familiare, di case come luogo di fiducia, e della terrazza fiorita del commissario che, ormai in pensione, si diletta a rinvasare clematidi.
Una indagine accettata per puro sentimento amicale e condotta con gli stessi intendimenti, per amicizia. Una indagine che si lascia svolgere nei mesi, dall'estate a dicembre, e sembra un pretesto per dirci altro. Per dirci quanto siano atroci le mancanze, quanto sia atroce sottrarre un affetto, quanto ci segnino per sempre unici gesti di sottrazione. Una sottrazione continua sta al disopra della trama, si percepisce nella vita dei nipoti della tabaccaia, si percepisce nella Tabaccaia, nelle divagazioni del commissario sul suo dolore verso un momento doloroso di sottrazione: la morte di suo figlio Lorenzo.
Nonostante queste sottrazioni però il racconto mantiene il gusto del giallo alla Maigret, del giallo alla Manuel Montalbàn, e diffonde un bel desiderio di famiglia. Beh, insomma! Non posso dirvi tutto! leggetelo e ne sarete contenti
Ippolita Luzzo
Due pomeriggi trascorsi in compagnia del commissario, ormai in pensione, Andrea Martino, del commissario effettivo, Michele Loffredo, e della tabaccaia uccisa al Materdei. In compagnia di una città, Napoli. Mi segno i quartieri e le strade di Napoli, per andare a vedere cosa ci sia al posto della tabaccheria.
Mi siedo al sole di un caldo pomeriggio d'ottobre e non vi racconto assolutamente nulla della trama che scoprirete momento dopo momento. Piuttosto andiamo a passeggiare con il commissario Martini dopo aver incontrato il collega al commissariato di Via Tarsia ed aver avuto la notizia del delitto appena commesso al Materdei.
"Fece un giro largo, senza meta precisa e senza fretta, passando davanti ad alcuni degli scorci fotografati migliaia di volte dai turisti. Piazza del Gesù, l'obelisco da un raggio tenero di sole, il convento di Santa Chiara con il cortile brulicante di ragazzine, poi le botteghe, i negozi e le gioielleriedi quel tratto di strada che sbucava a San Domenico Maggiore. Si fermò ad ascoltare un quartetto jazz che suonava all'angolo di via San Sebastiano"
Ed eccoci a Napoli, nel libro aleggia il profumo del caffè, aleggia un profumo di cibi buoni, di affetto familiare, di case come luogo di fiducia, e della terrazza fiorita del commissario che, ormai in pensione, si diletta a rinvasare clematidi.
Una indagine accettata per puro sentimento amicale e condotta con gli stessi intendimenti, per amicizia. Una indagine che si lascia svolgere nei mesi, dall'estate a dicembre, e sembra un pretesto per dirci altro. Per dirci quanto siano atroci le mancanze, quanto sia atroce sottrarre un affetto, quanto ci segnino per sempre unici gesti di sottrazione. Una sottrazione continua sta al disopra della trama, si percepisce nella vita dei nipoti della tabaccaia, si percepisce nella Tabaccaia, nelle divagazioni del commissario sul suo dolore verso un momento doloroso di sottrazione: la morte di suo figlio Lorenzo.
Nonostante queste sottrazioni però il racconto mantiene il gusto del giallo alla Maigret, del giallo alla Manuel Montalbàn, e diffonde un bel desiderio di famiglia. Beh, insomma! Non posso dirvi tutto! leggetelo e ne sarete contenti
Ippolita Luzzo
venerdì 13 ottobre 2017
Massimo Maugeri al TropeaFestival Dieci domande
Facciamo finta che le dieci domande lui, invece di farle ai dieci scrittori, come nella parte prima di Letteratitudine 3, le faccia a me ed io rispondo così
1) Partiamo dalla lettura. Perché leggere?
Per esigenza.Una delle mancanze che più mi affliggerebbe sarebbe il non poter leggere. Leggo tutto, anche il cartone del detersivo. Leggere è una forma di stare al mondo. C'è chi ne fa a meno e io ne resto sempre stupita. Come si sta senza leggere? Non si può.
2)Fra gli innumerevoli testi di narrativa che hai letto nel tempo, quali "eleggeresti" come tuo testo di riferimento? E perché?
Non posso eleggere alcunché perché dipende dal momento e dal periodo in cui risponderei. Per anni avrei risposto Oblomov di Goncarov, ora non saprei più.
Saltando le domande dedicate proprio agli scrittori
9) In che modo l'esplosione del web e dei social network ha inciso nelle attività legate al leggere e allo scrivere?
I social, ovvero come usare un social e la rete? Nell'uso diverso, come si è fatto ora, conoscersi sui social vuol dire creare incontri e possibilità di relazioni. Leggere e scegliere cosa leggere. Scrivere e offrire quello scritto alla lettura di molti.
10) Che consigli daresti ai giovanissimi che ambiscono a cimentarsi nella "Scrittura letteraria"?
Trovarsi un lavoro di cui vivere e mantenere sempre la verità di quel che si vuole scrivere, senza finzione.
Rispondendo e ascoltando Massimo Maugeri al #TropeaFestival. Condivisione e ascolto. Mettere insieme per far conoscere. La bellezza del leggere, la creatività del leggere, il piacere di leggere. Evviva la lettura! Questo e moltissimo altro nell’incontro in Sala B nel Palazzo Gagliardi. #Letteratitudine3 una festa di letture
Ippolita Luzzo
Come un investigatore privato indago su Massimo e il suo blog
Presentazione di Massimo Maugeri sulla pagina del suo Blog:Informazioni su MASSIMO MAUGERI
Massimo Maugeri, scrittore siciliano, collabora con le pagine culturali di magazine e quotidiani. Ha ideato e gestisce Letteratitudine - blog letterario d'autore del Gruppo L'Espresso, integrato da LetteratitudineNews. Su Radio Hinterland cura e conduce “Letteratitudine in Fm”: trasmissione culturale di libri e letteratura.
Letteratitudine3:"Letteratitudine 3: letture, scritture e metanarrazioni" (LiberAria).
Si tratta del terzo volume che ho curato e pubblicato con riferimento alle attività di Letteratitudine. Quest'ultimo, tuttavia, è un libro speciale. Anzi, specialissimo. Perché nasce anche - e soprattutto - con l'intento di festeggiare i dieci anni di attività online di questo "luogo d'incontro virtuale" (Letteratitudine nasce, infatti, nel mese di settembre dell'anno 2006).Dieci domande (sulla lettura e sulla scrittura) per dieci scrittori. Dieci, come gli anni di vita di Letteratitudine che desideravo celebrare con l'uscita di questo libro. La scelta non è casuale: le dieci domande uguali, riproposte a ogni intervistato, consentono di "esaltare" le differenze delle risposte e di evidenziarne le similitudini».
lunedì 9 ottobre 2017
Ammore e malavita dei Manetti Bros
Ho visto due volte il film Ammore e malavita e sono pronta per rivederlo la terza volta, ho scritto così sul social, al ritorno dal Cinema Due Mari. La seconda volta mi è piaciuto più della prima e la terza ancora di più.
Omaggio alla commedia italiana, il film inizia con Napoli, cartolina dall'alto, con le riprese che man mano si avvicinano alla Chiesa di Santa Maria della Sanità dove si svolge un funerale. C'è un cronista che ci spiega chi siano i presenti, chi il morto, cosa è accaduto. Una vedova in gramaglie, scrivo ridendo, Claudia Gerini bravissima, è la serva andata in sposa al re del pesce, Don Vincenzo Strozzalone, ora nella bara. Ma siamo in un musical e il morto canta, così sappiamo che il morto non è il morto pianto da quei familiari.
Siamo nel gioco degli scambi di Plauto, la commedia plautina degli inganni, anzi no, di Terenzio, la commedia raffinata.
Qui non ci sta volgarità, si fa ridere senza nessuna brutta battuta d'avanspettacolo, anzi, la volgarità viene rampognata. Un primo tempo scoppiettante di trovate, come i botti con cui viene fatto saltare un impianto camorristico e delinquenziale, un secondo tempo più da James Bond, con il personaggio Ciro, quasi un Sean Connery napoletano.
Si scherza con le similitudini, si scherza con leggerezza e originalità, si canta e si balla, belle musiche, belle canzoni. Flashdance impazza nei corridoi di una clinica napoletana, ed è un omaggio al musical molto amato. Da "Tano da morire" di Roberta Torre, film musical sulla mafia nel quartiere Vucciria, ad "Ammore e malavita", erano venti anni che non si rideva più degli stereotipi di luoghi terribili, come le Vele di Scampia, del tragico assoldare ragazzi per farne killer, dell'errato senso dell'onore e del rispetto al capo.
Nauseata dai film di Saviano che indulgono nel brodo camorristico, qui respiriamo liberi nella sceneggiata, nella commedia e nella farsa, senza perdere di vista la possibilità di dire quanto sia insulso il male. Napoli bellissima, la poltrona di cornetti rossi accoglie il re della sceneggiata cantare in Piazza Plebiscito, siamo a Napoli bellissima.
Omaggio alla commedia italiana, il film inizia con Napoli, cartolina dall'alto, con le riprese che man mano si avvicinano alla Chiesa di Santa Maria della Sanità dove si svolge un funerale. C'è un cronista che ci spiega chi siano i presenti, chi il morto, cosa è accaduto. Una vedova in gramaglie, scrivo ridendo, Claudia Gerini bravissima, è la serva andata in sposa al re del pesce, Don Vincenzo Strozzalone, ora nella bara. Ma siamo in un musical e il morto canta, così sappiamo che il morto non è il morto pianto da quei familiari.
Siamo nel gioco degli scambi di Plauto, la commedia plautina degli inganni, anzi no, di Terenzio, la commedia raffinata.
Qui non ci sta volgarità, si fa ridere senza nessuna brutta battuta d'avanspettacolo, anzi, la volgarità viene rampognata. Un primo tempo scoppiettante di trovate, come i botti con cui viene fatto saltare un impianto camorristico e delinquenziale, un secondo tempo più da James Bond, con il personaggio Ciro, quasi un Sean Connery napoletano.
Si scherza con le similitudini, si scherza con leggerezza e originalità, si canta e si balla, belle musiche, belle canzoni. Flashdance impazza nei corridoi di una clinica napoletana, ed è un omaggio al musical molto amato. Da "Tano da morire" di Roberta Torre, film musical sulla mafia nel quartiere Vucciria, ad "Ammore e malavita", erano venti anni che non si rideva più degli stereotipi di luoghi terribili, come le Vele di Scampia, del tragico assoldare ragazzi per farne killer, dell'errato senso dell'onore e del rispetto al capo.
Nauseata dai film di Saviano che indulgono nel brodo camorristico, qui respiriamo liberi nella sceneggiata, nella commedia e nella farsa, senza perdere di vista la possibilità di dire quanto sia insulso il male. Napoli bellissima, la poltrona di cornetti rossi accoglie il re della sceneggiata cantare in Piazza Plebiscito, siamo a Napoli bellissima.
sabato 7 ottobre 2017
Quando ero Redis su Neteditor
Quando ero Redis su Neteditor
Rilettura ironica dell'Etica Nicomachea
Pubblicato da redis il Mar, 27/12/2011 - 21:49
Rilettura nel 2011 dell’Etica Nicomachea
Nel mondo del tutto è possibile – del – che c’è di male? – del mi spezzo ma non mi piego – forse è leggermente spiazzante andarsi a rileggere e ripensare insegnamenti basilari del nostro vivere. Ecco perchè Aristotele ora – se non ora, quando? – Era questo l’interrogativo che circolava qualche tempo fa. E’ sempre l’ora di un buon libro, di un pensiero di moderazione, di ripassare le verità che ci renderanno liberi dalle nostre stesse storture. Volutamente uso frasi fatte, pensieri già noti, per dire come circolarità di pensiero, abitudini, modi di dire e di fare, ormai ci uniscono e ci dividono in una melassa indistinta. Aristotele no. I grandi maestri sono sempre ripresi in mano, non scolasticamente ma come amici da scegliersi accanto nel nostro passeggiare quotidiano. Sicuramente un amico degno di ascolto.
Sentiamolo.
Nella giustizia ogni virtù si raccoglie in una sola. Chi la possiede la usa sia verso gli altri che verso se stessi.
Libro V. Tutto un libro per la giustizia.
Ma cosa sono le virtù? Un’attività dell’anima razionale, una scelta verso il fine ultimo, la felicità. Ecco perché le virtù etiche non si posseggono si scelgono e in questa scelta ci fanno diversi, ci costruiamo intorno un modus, un abito, un luogo dove noi trascorreremo la nostra vita.
Cosa scegliamo?
Viltà Coraggio Temerarietà
Intemperanza Temperanza Insensibilità
Avarizia Generosità Prodigalità
Volgarità Magnificenza Grettezza d’animo
Vanità Magnanimità Umiltà
Iracondia Mitezza Flemma
Misantropia Amabilità Compiacenza
Ironia Sincerità Sarcasmo
Buffoneria Arguzia Rusticità
Prepotenza Giustizia Sofferenza
In medio stat virtus. Il giusto mezzo, attraverso l’agire nel giusto mezzo si può raggiungere la felicità, perché noi siamo liberi di agire.
E qui Aristotele, come noi, come tutti i libri americani che ora scopiazzando lui vanno per la maggiore (Secrets) pensa positivo.
Ogni individuo – dice lui - è libero di scegliere perché è il principio e il padre dei suoi atti come dei suoi figli. Pensa positivo . E nel libro VI dopo le virtù etiche ecco le virtù dianoetiche: la scienza - l’arte – la saggezza – l’intelligenza – la sapienza che è il grado più elevato, la somma fra scienza e intelligenza. Due libri sulla amicizia la virtù che si accompagna alle virtù. A che servono tutte le altre senza questa? A chi dico ciò che so, se non ho amici. Con chi trascorro o scelgo di trascorrere il mio tempo se non ho un amico a cui riferirmi? Telefono al telefono amico? Tutta la storia dell’uomo virtuale o pratica è basata su legami fra individui,
In famiglia:
Doveri – Responsabilità – Affetti – Ricordi
Sul lavoro:
Doveri – Responsabilità – Rispetto
Nello sport, nelle convenzioni sempre questo rito della socialità.
Poi l’amicizia; un sentimento che invera tutto ciò che pensi e che fai. Simile con il suo simile. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Begli amici che hai! Ci si giudica dalle frequentazioni. O no? E’ sempre stato così. Aristotele lo dice meglio di noi.
L’amico è una proiezione. Mi proietto in un altro, l’altro di me è l’esterno che vedo in me. Non è vero che ci sono tante forme di amicizie, una sola è l’amicizia, l’altre sono forme di socialità. L’attenzione, la condivisione, le scelte, riguardano una sfera piccola, piccolissima, ristretta, dei pochi amici che noi scegliamo. Nel film “La vita facile” due amici , due medici hanno scelto due mondi diversi, uno l’Africa, l’altro una clinica privata a Roma, per lo stesso motivo, la stessa donna. Poi si ritrovano tutte e tre in Africa e nessuno dei tre è quel che sembra, ma l’amicizia tra i due è vera. La proiezione di uno sull’altro. Sarà il medico di Roma a restare in Africa e l’altro a partire,uno a continuare il progetto dell’altro.
Aristotele dedica due libri dell’Etica all’amicizia, sentimento disinteressato, altrimenti si chiama opportunismo, lavoro, pranzo di lavoro, occasione sociale. Sentimento di simpatia. Chi ci obbliga ad uscire, a ridere, a parlare con un altro? Certo la cortesia, il garbo, l’educazione quando una persona non ci piace ci trattengono ma perché poi continuare a frequentare chi non sentiamo amico? Nessuno ci obbliga, l’amicizia non è un obbligo, a volte io posso essere amico tuo, ma tu puoi essere o non essere amico mio. Può essere che l’altro ti accolga, ti sorrida, ti ascolti, ma tu non sei per lui il suo amico di riferimento, ti dimostri benevolenza, ma non cerca la tua benevolenza. Non sono mai semplici le cose. Sant’Agostino nelle Confessioni dedica pagine di una commozione immensa per la morte del suo amico. Le strade che avevano percorso insieme, i discorsi, i progetti, tutto parlava di lui che non c’era più. Uno sperdimento doloroso.
-Come ci siamo allontanati
Che cosa triste e bella
Così Vittorio Sereni e Franco Fortini erano due destini,uno giudica l’altro,ma chi sarà a condannare o assolvere entrambi?
Perchè si chiama Etica Nicomachea,perchè Nicomaco è il figlio di Aristotele
Ah Nicomaco come passato, passato sei! Un figlio che raccoglie e divulga ciò che il padre ha detto. Una bella stranezza in questo nostro tempo di figli viziati e onnipotenti – chiamati amore – tesoro e incitati allo scherno del giusto mezzo. E’ improprio parlare di amore e di amicizia nei rapporti che includono un dovere e una responsabilità, una severità e una disciplina. Scambiamo ora i nostri figli per amici – amori – tesori – e loro giustamente ci rispondono per le rime. Il loro linguaggio come tutti i linguaggi è un virus . Il meme che abbiamo trasmesso ha creato una stortura. Come il gene per la genetica, il meme, unità di base è una informazione culturale replicabile nel pensiero di uno, di tanti. La memetica è l’eredità culturale. Una idea, una lingua, una melodia, una abilità che si trasmette commutazione, da un pensiero ad un altro. Aristotele mi fa compagnia da più tempo ora, si è adagiato come un meme nel mio pensiero che libero può ritornare a studi passati con sguardo recente.
Redis
Pubblicato da redis il Dom, 01/01/2012 - 14:18
Etica Nicomachea 3
Il pettegolezzo – Maggio 2011
Nell’etimologia delle parole il loro significato appare chiaro, chiarissimo, quel che rimane oscuro è il compito che le parole hanno, il fine per cui vengono dette. Cerchiamo di studiarne almeno l’etimologia .
Pettegola: nello zoo faunistico la pettegola è un uccello di palude dal becco molto lungo, dalle zampe slanciate e sottili, nell’etimologia la parola risale probabilmente al Veneto – vien da peto? incontinenza verbale? suono che esce dal petto? pettinare?. Sicuramente riportare, far conoscere in modo da suscitare curiosità futile, insistere su fatti e persone mettendo in relazione gesti e parole in modo leggermente e lievemente malevole, un taglia e cuci per rimodellare un vestito, mettere a posto l’orlo, lo sbieco, la piega di un altro, un operare chirurgicamente per dissezionare un avvenimento, un episodio, una persona, che resta nuda davanti all’uditorio. – Per chi ti vuole male anche con sette sottane la carne ti pare! – dice un saggio proverbio. L’occhio non indulgente vede il difetto, la magagna, sempre. Il pettegolezzo non è mai chiacchiera interumana, come la chiamava il mio professore di teoretica , necessaria per creare comunità, ma un atteggiamento a volte lesivo e diffuso. Eppure – Io non sono pettegola – dicono tutti così . Sembra che nessuno lo sia, nemmeno la gentile e carina signora, incontrata per caso stamani, che mi sta raccontando la malacreanza di una donna che io non conosco. Non ho mai incontrato nessuno che mi confessasse di essere pettegola, invidiosa, avida, acida, cattiva. Mai. Mai nessuno mi ha raccontato un suo probabile difetto, una sua minuzia, un – forse sto sbagliando anch’io – mai. Eppure esistono questi atteggiamenti; vuol dire forse, che me compresa, l’universo intero è sbagliato, tranne le mie conoscenze?Riprendo in mano l’etica Nicomachea, che parla di rispetto, di alterità, di riconoscenza, nel senso di conoscersi, cosa conosciamo infatti noi degli altri e di noi stessi? Cosa conosciamo oltre il potere di spesa, lo stipendio, il conto in banca, l’automobile, il gioiello peraltro già superbamente imitato, cosa conosciamo oltre il pettegolezzo delle corna, dei tradimenti, delle infamie, con i quali rigiriamo i nostri discorsi? Certo, a volte, poi indugiamo impietosi su qualche bella e dolorosa malattia, su qualche disgrazia e come siamo buoni! Che dispiacere! L’etimologia ci soccorre sempre, perché non si ha misericordia, cioè non si porta al nostro cuore la voce dal sen fuggita – il pettegolezzo.
Il pettegolezzo però non è calunnia, maldicenza, no, è piuttosto il tentativo di far conoscere la vera identità dell’altro, ignota finanche al soggetto stesso, é un modo ideale per insinuare un dubbio nell’opinione altrui sull’immagine che un’altra persona vuole dare di sé. E’ una tensione morale, un desiderio di verità, di ristabilire seconda la parlante ciò che è giusto, ciò che è riprovevole. Si pensa erroneamente che se sappiamo trovare il difetto nell’altro abbiamo già messo a posto i nostri, screditare gli altri da’ a noi che parliamo un senso di onnipotenza e di amor proprio, perché noi siamo sicuramente migliori! Poi li confidiamo ad un’altra, in segreto,-Questo posso dirlo solo a te- oppure -Lo sai solo tu- per creare complicità, intimità, con un argomento che non riguarda entrambe. Se ci si fermasse sulla soglia della maldicenza, il pettegolezzo sarebbe solo un rumore, un suono, un saluto. Un modo carino e simpatico per avviare il motore della conversazione,un occhio colorito e attento sul variegato mondo dei nostri simili .Un divertimento. Solo distrazione. Anche di Aristotele se ne diceva delle belle,solo pettegolezzi. Il pettegolo,lui diceva,è un serpente con la lingua biforcuta. Esagerato! Di cosa si potrebbe parlare infine?
Pubblicato da Full il Dom, 01/01/2012 - 14:47.
Una saggista eccellente: chiarissima. Quando avevi commentato in questa chiave una mia poesiola, avevo stentato ad afferrarne bene il senso perchè condensato in poche battute, credo per adeguarti alla mia brevità.
Questo l'ho letto d'un fiato per la scioltezza del linguaggio e la simpatia, l'interesse per un argomento che ci coinvolge un po' tutti. Come rinunciare al piacere di un sano pettegolezzo? Ovvimente il pettegolezzo riflette il pettegolo che lo pratica e può essere persino gioioso, ma se scade a velenosa maldicenza può fare anche molto male a chi dovrà sopportarne le conseguenze.
Ecco la domanda: una velenosa maldicenza può definirsi pettegolezzo? E come si traccia il confine fra le due cose?
Un buon inizio d'anno per il lettori che sapranno coglierti.
Fulvio
ps: ovviamente, io non sono un pettegolo... eheheh!
Per conoscerci meglio ---> Il sito di Full
rispondi
Molto bello. Però non so se
Pubblicato da valerio il Lun, 02/01/2012 - 14:01.
Molto bello. Però non so se il pettegolezzo sia solo lo svelare la vera identità dell'altro, come tu affermi. Perchè nel pettegolezzo c'è l'aspetto del rendere pubblico in genere non una virtù, sconosciuta agli altri, ma un difetto, una mancanza, una tara morale. Non si confida agli altri un aspetto positivo della persona, ad essi rimasto sconosciuto. Ma sempre qualcosa di negativo. Dunque non è solo la volontà di conoscenza, unita alla complicità di qualcuno, colui al quale si confida, che ci muove al pettegolezzo. Ma sempre la volontà di sminuire, di far scendere dal piedistallo.
1 saluto e buon anno!
Valerio
rispondi
come tu dici
Pubblicato da redis il Lun, 02/01/2012 - 14:14.
E' proprio come tu dici.Io racconto raccogliendo frasi di signore convinte,in cuor loro,di non essere pettegole.Faccio parlare loro,ed è molto divertente.
Ma il pettegolezzo è solo desiderio di sminuire l'altro,di infangare una reputazione,di sporcare un po'.
Oltre poi c'è la calunnia
.La calunnia è un venticello.......sorridiamo con arguzia e soffiamo sopra con il vento dell'intelligenza
Lo spostamento dell'Eros
Pubblicato da redis il Lun, 02/01/2012 - 09:14
Lo spostamento dell’Eros 1 gennaio 2012 Prima parte
Tra un uomo e una donna
Tra un uomo e un uomo
Tra una donna e una donna
Non mi sembra che ci siano altre varianti,almeno credo.
La tensione fra i sessi ,la curiosità, la necessità di soddisfare una esigenza corporea ma essenzialmente mentale , è quella di non passare invano ,inosservati ,sulla faccia della terra. Ed è subito sera.
Questo anelare ad un congiungimento di corpi e di anime si chiama Eros,un dio,con faretra e frecce, un dio fanciullesco e giocoso che muove e scuote coscienze e membra.
Il dio che da tormento e ci sveglia nella notte alla ricerca del volto amato,smarrito nelle nebbie di un sogno appena fatto.
Un dio era , per gli antichi greci ,anche lui non immune da passioni, e che sposò Psiche ed ebbe una figlia Voluttà -piacere-
Un continuo movimento,un continuo andare,soffrire per la mancanza di quella metà che, secondo Platone,farebbe di noi l’intero.
Secondo mio padre le cose sono più semplici, la donna accanto all’uomo è come un fiammifero accanto al fuoco,si accende e si brucia,questo mi ha ripetuto con infinite varianti, e poi aggiungeva- la donna è una canna al vento, pronta a seguire quel l’illusione ,pronta a soggiacere ai desideri meno casti e più prosaici dell’uomo-
Una donna fantastica ,negativamente,e sottomessa a voglie repentine ,quindi da tenere sottochiave con una educazione sessuofobica e repressiva.
Questo il mio caro papà, che mi impedì telefono e pantaloni, chiacchiere con coetanei e gite fuoriporta, sane e innocenti evasioni ,nonché trucco e minigonna.
Questo nei liberatori anni settanta ,questo negli anni ottanta, tutto questo continua ora a far parte di un mio bagaglio personale che mi porta a dire stravolgendomi :-Ha ragione mio padre!-
Ha perfettamente ragione,quel continuo fantasticare porta solo idee inconsulte e vedo questi nostri tempi beceri e scadenti aver compiuto il misfatto più grave-aver ucciso l’EROS, il motore del mondo,del desiderio.
Una poltiglia, donne falsamente liberate si offrono discinte ed anche nel mondo più squisitamente letterario o pseudo tale imperversa il richiamo .
Ora assistiamo allo spostamento dell’Eros,ormai morto.
-Mi hai letto?-
-Cosa hai letto di me?-
E’ questa la domanda più frequente che uomini e donne si rivolgono sui siti lette rari.
Non la solita e usuale antica richiesta:-Vuoi venire a letto con me?-
-Posso portarti a letto?-
No! Mica siamo su siti porno!!!Ora non è più tempo eppure spostando l’ordine degli addendi,in una addizione, la somma è sempre uguale.
Anche qui,anche ora,che il lemma –letto- da sostantivo si trasforma in verbo, anche qui,il risultato non cambia.
Quel che è cambiata è l’età che ,in un corpo ormai greve,teme incontri ravvicinati di terzo tipo,reputandoli ormai impossibili,impraticabili,decisamente faticosi e dolorosi.
Così la somma,cioè la visibilità che tutti noi chiediamo all’altro sesso,si sposta nella ricerca dello sguardo sulla parola scritta,sul pensiero elaborato,-Mi hai letto?-manco fosse un lembo di pelle particolarmente irrorato.
La sensazione di piacere,di godimento diventa quasi estatica,--estetica-direbbero i miei colleghi di filosofia,estasi,uscire fuori da sé per incontrare in un altro e altrove quell’incanto che darà la bellezza,l’estetica-appunto.
Molto più gradevole, rilassante,del fastidio di corpi ormai poco avvezzi a contorcimenti vari,preda di dolori articolari,di difficoltà respiratorie,di secchezze e di stridimenti sempre più respingenti.
Così ora l’immaginario letterario riempie il vuoto di un immaginario aderente a domande e risposte reali, uomini velati ,nascosti da un nick corteggiano soavi donzelle dai nomi allusivi una richiesta inevasa poi li sbeffeggiano o spariscono nell’etere inesistente .
Letture letture,-Ma hai letto??-
Però poi resta sempre dopo tante letture il languore di un’attenzione,di un sorriso,di una carezza.
Il languore di una tenerezza,di un tempo dedicato a guardare insieme l’azzurro del mare,a sentire il tepore del sole,a condividerelo stesso momento, riporta in vita un altro momento,quando,più giovani,più belli,più immemori avanzavamo felici nel farsi del tempo.
Non siamo più i ragazzi di allora,non ci sono più i ragazzi oramai,siamo soltanto degli adulti stanchi ed annoiati con tanto tempo con poca voglia,con molto egoismo,senza tensione.
Nonostante questa disillusione comune la nostra età ci riconsegna ora un tessuto pregevole da rifinire con piccoli punti, con orli a giorno, con ricamo fine e la mano che va è solo leggera, impalpabile e vera della poesia-che vola via-
Anche Marcuse, Anche Fromm poi dissero questo:-Riscopriamo i sentimenti!!-Non possiamo vivere senza sentire,senza tendere verso un altro con disponibilità, con pazienza,con attese.
E’ questo l’EROS che è stato infangato, che soffocato giace sotto Il grande fratello,il colpo grosso,Natale a Cortina,giace sepolto in un campo di grano e sopra le spighe i nuovi poeti ondeggiano al vento un canto muto,il canto dei siti.
Confidenze-Le orecchie d'asino
Pubblicato da redis il Mar, 03/01/2012 - 09:19
10 marzo 2011
Le confidenze (le orecchie d’asino)
Fra donne viene sempre prima o poi, all’improvviso, il momento delle confidenze, segrete, indicibili, irraccontabili, ma proprio perché fatte, dette ad una persona, voce del sen fuggita, difficilmente riacciuffabili. Le confidenze non necessariamente fatte ad un’amica, può essere chiunque, in quel momento di vulnerabilità, di permeabilità, ti passi accanto e tu parli, come in trance, racconti spezzoni di una vita passata le cui schegge sono sempre lì.
Poi confidi nella buona sorte, nella discrezione, nella onestà dell’orecchio al quale hai detto. Mi ricordo la storia del re con le orecchie d’asino. Lui, il re, nascoste le orecchie ai sudditi con un turbante, ebbe bisogno del barbiere e gli intimò di tacere pena la morte. Il barbiere mantenne il silenzio ma un giorno, solo, presso il corso di un fiume scavò una buca e li gridò – Il re ha le orecchie d’asino – Ricoprì la buca. Nacque su quel terreno un bel canneto e allo stormire del vento le canne riportarono nell’aria - il re ha le orecchie d’asino - .
Confidenze fatte così, per essere poi lasciate stormire al vento della nostra stupida ma irrinunciabile socialità.
Confidenze su uomini indegni, sono sempre indegni loro, sembra un timbro di via, un passaporto falsificato ma valido per tutti, confidenze di donne su uomini – che lasciano le mogli - che ritornano dopo tanti anni, dopo aver trascorso tanti anni con un’altra.
- L’altra che aspetta nascosta, di sbieco, crede di essere amata, di amare.
Uomini che ritornano e donne dimenticate, cancellate per sempre.
Confidenze, solo confidenze. Brusio indistinto di solitudini.
Confidenze da donna a donna. Un muro di gomma, una palla rimbalzante.
Si dice col tempo che è solo uno sfogo, niente di personale.
Il canto dell'amore perduto
Pubblicato da redis il Mer, 04/01/2012 - 08:33
Il canto dell'amore perduto
Aprile 2010
Racconto, attraverso le poesie di Ines una storia antica quanto l’uomo, universale.
La storia di uno, la storia di tanti… uomo, donna, femminile, maschile, la dipendenza amorosa non ha un genere.
Al Liceo Classico il professore di latino e greco – bravissimo – associava la letteratura greca alla letteratura contemporanea europea e americana, lo ascoltavamo rapiti, con lui, tutti i poeti si incontravano nel vasto giardino delle Muse, ci spiegava che, a cambiare, era solo il modo di fare poesia, ma il sentire rimaneva sempre umano.
Ed è proprio da queste lezioni del professore P che io ho appreso a leggere e sentire con continui rimandi e assonanze. Ho quindi cucito con un filo le poesie di Ines che più mi ripetevo nella mente in questi giorni, come succede con il motivo di una canzone amata, che ogni mattina canticchiamo senza accorgercene. Ho cucito seguendo i miei pensieri e questi mi hanno portato indietro nella storia e con un balzo di nuovo nel nostro quotidiano. Dalle sue raccolte ho scelto questa volta il canto sull’amore perduto. Sono poesie ma potrebbero essere ritornelli. ♫……….
Per non spezzare la suggestione del racconto preferisco presentarvele prima con il titolo ed i libri dai quale le ho tratte: - Perdersi (Come la vita) – Concerto (Voli di gabbiani) – Gelo (Voli di gabbiani) – Ibico – Come il vento del nord rosso di fulmini – Notte – Farfalla (Voli di gabbiani) – Sharazade – (Argentea notte) – The cage – (Come la vita) – Ora non è più tempo. (Resta)
Solo nove poesie e l’ultima e da ritmare e condividere insieme perché è il sano riscatto che tutti noi possiamo pretendere quando finalmente smettiamo di amare l’altro più di noi stessi.
Gli amori non sono tutti uguali.
C’è il colpo di fulmine – tac – e all’improvviso non puoi più fare a meno di quella sconosciuta che sta vicino a te, c’è l’amore che nasce con la consuetudine a frequentarsi e poi diventa necessità, così per caso, c’è l’amore che nasce da ragazzi, vedi una bimba e ti innamori, la vuoi accanto per tutta la vita, anche se l’altra cambierà, anche se tu cambierai; c’è l’amore - affetto – stima – cammino fra due esseri che mettono in comune figli, interessi economici, vecchiaia, e serenamente concludono quasi insieme il loro viaggio.
Poi ci sono gli amori infelici.
Non so chi ha detto che gli tutti gli amori felici si somigliano, ogni amore infelice è infelice a modo suo. E sono proprio gli amori non corrisposti, non vissuti o vissuti male, le costruzioni immaginarie della nostra mente a creare il substrato di tutta la nostra letteratura, dagli antichi Greci a noi, dai lirici di allora ai lirici di oggi. Anche noi con la lira in mano cantiamo le pene di un amore sbagliato:
Perdersi Concerto
…Vibreranno Vorrei che i miei pensieri
Le mie foglie Restassero legati ai rami
Al vento delle tue carezze degli alberi che circondano
Questo giardino.
Saremo Incatenati ai fili sottili
Un unico che le note musicali stanno tessendo:
Respiro Invano griderei t’amo
Che si perde nel cosmo tu non sentiresti.
Da allora ad oggi i nostri pensieri appesi ai rami degli alberi dondolano al vento; una melodia muta si propaga e ci riporta indietro nel tempo e nello spazio, …….sulle sponde del mare Mediterraneo a Reggio Calabria nel VI secolo avanti Cristo dove è nato il poeta Ibico, poeta della Magna Graecia, vissuto poi alla corte di Policrate tiranno dell’Isola di Samo.
Ibico è tra i nove poeti eccelsi della lirica greca, secondo Cicerone è il poeta più infiammato d’amore. I suoi sette libri sparirono nell’incendio della biblioteca di Alessandria. Sono rimasti solo frammenti, carmi eroici e poesie d’amore. Per lui ogni stagione è tempo d’amore, l’amore come possessione, sensuale, totale, così forte da gelare il corpo. Lo stesso gelo è in questa poesia di Ines
Gelo
Il freddo un tempo,
invidioso del caldo
del nostro amore
bussava ai vetri della finestra:
voleva entrare.
Ora che intorno è gelo,
beffardo mi guarda, e, sguscia via
seccando l’aria
Lo stesso gelo dopo 2500 anni. Ibico cantava il suo amore usando la lira fenicia o sambuca strumento musicale forse inventato da lui – sentiamolo.
Come il vento del nord rosso di fulmini
A primavera, quando
L’acqua dei fiumi deriva nelle gore
E lungo l’orto sacro delle vergini
Ai meli cidonii apre il fiore,
ed altro fiore assale i tralci della vite
nel buio delle foglie;
in me Eros,
che mai alcuna età mi rasserena,
come il vento del nord rosso di fulmini,
rapido muove: così torbido
spietato arso di demenza,
custodisce tenace nella mente
tutte le voglie che avevo da ragazzo.
Per Ibico Eros, non solo verso una donna, ma più probabilmente verso un altro uomo, un efebo, infatti allora la passione di un uomo verso un altro uomo era riconosciuta, senza pregiudizi, come si invita a fare anche ora dopo tanti secoli di intolleranza, Eros non riposa in alcuna stagione, non da tregua, tenebroso – spietato- possente – nel profondo domina l’anima.
Un amore che inganna:
Notte
Notte che avvolgi nel tuo mistero
Il mio dolore,
hai sepolto nel buio quell’amore
che tu stessa cullavi.
Ora non bastano mille e più sirene
Per addolcire il suo cuore;
altre dita accarezzano nel sonno,
il suo corpo,
ed io ti guardo con occhi spalancati
mentre m’inganni ancora.
Un amore che sporca:
Farfalla
Quando sto con te
Mi sporco, non so perché;
eppure non hai le mani tinte di nero
né il viso tinto di fuliggine.
Le tue movenze sono studiate.
Mi fai sentire come una farfalla
Che posa le sue ali
Sui resti di una carogna abbandonata.
Nella raccolta di novelle “Le mille e una notte”, siamo a Bagdad in Persia, il re Shahiriyàr, per una delusione d’amore, ordina al visir, di condurgli una vergine ogni notte. All’alba l’avrebbe fatta uccidere, per impedirne qualsiasi tradimento. La strage continua per tre anni fino a quando Sharazade, bellissima figlia del visir, si offre di andare dal re. Sharazade comincia a raccontare al re una storia incatenata ad un’altra e tiene desta la sua curiosità tanto che alla fine, questi, dimentica di ucciderla, e se ne innamora. Raccontare per continuare la propria vita e salvare quella di tante altre fanciulle. Così Sharazade, così Ines.
Quando la passione non si rifrange più, e l’altro non è più lo specchio per noi, l’amore diventa assenza, lontananza, sospensione, cerca uno sguardo, una complicità che non c’è.
Sharazade ( The cage
Lo scoglio sprofondava nel mare Respiro l’assenza
Impenetrabile. Di te.
L’acqua lo accarezzava teneramente. Intorno
A poca distanza da me, il grande nulla
eri lontanissimo. M’avvolge.
Nei tuoi occhi
L’azzurro del mare
Dava bagliori incomprensibili.
Nel breve spazio
Che a strapiombo cadeva,
noi due sospesi.
Nel VI secolo avanti Cristo era Eros che possedeva gli animi, ora si chiama dipendenza amorosa ed i libri sull’argomento vendono molto perché ognuno vuole imparare a liberarsene.
Qualcuno è riuscito.
Il percorso e per tutti lo stesso: l’innamoramento, l’esaltazione, la gioia, la condivisione, l’apoteosi, il delirio e poi l’inganno, il tradimento, la bugia, la lite, la violenza, la delusione, l’amarezza, e il ricordo di un sogno cancellato malamente sulla sua lavagna.Una passione bruciante, senza rete, senza interessi, convinzione che amor a nullo amato amar perdona, poi constato che non basta amare se l’altro non vuole più, non sa più cosa vuole, allora, bevuto l’amaro calice della passione fino in fondo, ognuno può scrollarsi le spalle, guardarsi allo specchio, mettersi il rossetto e dire: Ora, anche se torni, anche se, come in una delle novelle delle mille e una notte, io sono stata ad aspettare alla tua porta per novantanove notti, ecco, tu, potrai bussare invano alla mia, non aprirò più perché questa volta sarò io ad essere andata via, perché ora, non è più tempo:
Ora non è più tempo
M’ami.
Eppure qualcosa manca a questo amore.
Mancano i sogni.
Mancano i cieli
Carichi di fiordalisi
Il volo dei gabbiani
La certezza d’andare per
Strade tempestate di topazi.
Manca la gioia
Di rincorrere rossi arcobaleni;
le risate sommesse,
le frasi dette a metà
le pause, i lunghi sospiri,
le occhiate furtive
i batticuori,
il nodo in gola.
Ma,
dici d’amarmi.
Io ti credo, ma, penso,
che ora
non è più tempo
Amore
Ballata
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commento
Pubblicato da redis il Mer, 04/01/2012 - 11:55.
Finito di leggere in pubblico il commento della persona al quale era dedicato il canto fu questo:-Adesso ti sei specializzata,adesso puoi fare solo questo.-
rispondi
senza
Pubblicato da senza il Mer, 04/01/2012 - 12:44.
nel tentativo di narrare questo modo d'amare, l'uomo dell'autrice abita se stesso, trattino, e il mistero che accoglie la sapienza della congiunzione ?. Senza.
rispondi
avrò capito???
Pubblicato da redis il Mer, 04/01/2012 - 12:54.
Una monade-un anaffettivo ???Ed io perchè mi sono intestardita??il mistero mi intrigava???sicuramente.
La difficoltà dell'impresa rende anche la persona più scontata interessante.....per una vita???
però mi sfugge la sapienza della congiunzione-Avrò una Spiegazione?
rispondi
HAI FATTO UNA OPERAZIONECOMPLESSA
Pubblicato da Kallio il Mer, 04/01/2012 - 13:31.
di quelle che mi piacciono.
Non mi soffermo sulle poesie che se ho capito bene, sono di Ines o forse di una faccia del tuo spirito mi viene da dedurre. Comunque sia, mi colpisce di più l’operazione da te compiuta, simile, se non uguale, a ciò che da molto faccio ma che mi piacerebbe fare con un sistema olografico interattivo.
In Neteditor ho pubblicato un esperimento composto solamente da poesie ma in realtà vorrei andare sulla strada che tu qui proponi. (http://www.neteditor.it/content/184264/da-voci-innamorarsi )
Quindi, mi piace l'intero tuo archetipo, è ciò che pure io ho in testa. Parlo di una struttura fatta di una serie di vettori di forza (meccanica e fisica) la cui energia è la poesia, Trasmutando, la poesia è il vettore di forza o parte del suo segmento, per cui più poesie possono comporre il vettore.
Ogni vettore si lega ad altri vettori così, in un infinito , si possono avere strutture reticolari costruite da infiniti vettori andanti in infinite direzioni.
D'altro canto quando questi vettori incrociano altre forze, quelle della vita in via di normazione alla omologazione crea e distruggi (alias produci e consumi), possono deviare la direzione della vita anche con una minima forza, come quella di una poesia, mettendo a disposizione tutto il tempo e lo spazio, fino alla fine dell'infinito, dunque, giungendo nel nulla.
Cos’ è anche l’amore perduto, svanito, disperso, ecc… , del quale ho scritto diversi versi e alcuni sono in questo sito web. Ma anch’io replico il modo di fare poesia, perché come tu fai enunciare la tuo professore di latino e greco, i poeti hanno uno scopo unico, di rimanere sempre umani.
Auguri a te.
Quando questo
messaggio
donna riceverai
un mio bacio
ti arriverà
come lusinga
a un amore
sognato
mai sorto.
risp
Uomini visti da donne
Pubblicato da redis il Gio, 05/01/2012 - 12:57
23 settembre 2010
Uomini visti da donne
Una signora va a fare la spesa in un grande supermercato della città. Nello spazio antistante un ampio parcheggio, alcune ragazze marocchine vendono fazzoletti – chiedono un euro. Un uomo distinto, conosciuto, si avvicina alle ragazzine. Parla con loro e poi convince una delle due forse la più piccola a salire in macchina, la sua macchina. La signora osserva incuriosita, perplessa, sulle prime avrà pensato che l’uomo si proponeva di aiutare le ragazze, ma deve ricredersi. Lui ha il classico atteggiamento dell’adescatore, l’occhio torbido, la voglia stampata sulla faccia. Così turbata la donna rimane indecisa e torna a casa. Sarebbe creduta? No – si dice – Lo racconta ad una amica. Anche la amica non la crede. Questo uomo è un uomo devoto, pio, un uomo molto religioso. Non può aver fatto, pensato – di usare minorenni, senza difesa, per un piacere personale. Sembra assurdo. – Zitta – Zitta. Passa il tempo. Poi stranamente all’amica scettica viene raccontata la stessa storia dalla moglie dello stesso uomo. Oh no, la moglie non può dire – Sai, mio marito …., - Non può. Però racconta, racconta storie di violenze, di uomini adulti, molto adulti, rispettabili, rispettabilissimi, con sessualità non risolte, con mogli invisibili, che non toccano più, che desiderano toccare o farsi toccare da bimbette marocchine, ucraine, o semplicemente da bimbette facilmente avvicinabili e indifendibili quando si sarebbero messe a raccontare. Chi crederebbe a queste bimbette? La moglie continua nel suo sfogo addolorato, mortificata, - Certo – spiega – non si fa così. Sta bene attenta a non dire – Sai è mio marito questo uomo, sai è lui che torna a casa con questo odore un po’ così, di selvatico, addosso come un lupo. – Non dice così. Chi la crederebbe? Ascolta al telefono ancora scettica, molto sorpresa l’amica, e pensa a come la vita gira da sola e mette in comunicazioni situazioni diverse per poi evidenziarne una, una sola, e prosegue il suo giro. Continua questa moglie che venga scritto, che venga scritta la vergogna di uomini ammantati da spirito cristiano, di uomini che hanno figlie, figli giovani, che vanno con bimbe. Solo dopo tanto tempo riesco a scriverne. Mi sembrava inverosimile. Ma quando ho letto che Simenon si vantava di essere andata a letto con una ragazzina, che Gandhi voleva una bimbetta nel letto la sera, che Montanelli aveva avuto in dono in Etiopia una bella bimba profumata, ebbene allora ho cercato di mettere su foglio una stranezza. La donna non è uguale all’uomo. Le bimbe poi sono più fresche. La donna non cerca bimbetti da infilarsi in macchina. Se lo fa è una maniaca, una pazza pericolosa. L’uomo è uomo. – Mio marito è un signore – disse sempre la stessa moglie una volta a chi le domandava se il marito la soddisfaceva sessualmente. Ma che risposta è? E’ la risposta giusta. Più i mariti sono indegni più le moglie incensano. Le donne non sarebbe credute. Visionarie. Si meravigliano ,con gli occhi increduli, non vogliono capire,- ma come?- Simenon se ne vanta e lei moglie ne soffre? Ma va! Nel libro di Giuseppina Torregrossa, alcune mogli siciliane parlavano delle zoccole dei loro mariti, se ne vantavano, una ne lodava la bellezza, con orgoglio affermava che suo marito sì che aveva gusto, avevano visto quanto era bella, quanto era appariscente la zoccola del marito? Mi sembrava anche questo inverosimile. Ma nel mio raccogliere le tante storie che voi donne mi raccontate ormai convinte che io le trasformerò in letteratura, una donna colta, intelligente, critica, analizzando anni accanto ad un marito femminaro, è questa la parola giusta?, osservava che lei avrebbe accettato qualsiasi donna purchè tante donne accanto al marito, ed anche ora che lui ne aveva scelto un’altra, avrebbe capito se questa nuova fosse stata più bella di lei. Strana competizione. La nuova però non è più bella - non è più intelligente – non esiste. Le donne sono sempre in lotta fra loro per il possesso di un individuo ana – senza. Uomini visti da donne. Io sono sempre la moglie – mi dice una gentile ed elegante signora – dicono tante falsità su mio marito ! – Ci vogliono male – E così continua, lei che può, a camminare imperterrita al braccio di questo uomo che manifesta, malgrado le tante donne avute, così dicono, una devozione encomiabile. Sarà vero? Voglio credere che fra noi possa ancora esistere la possibilità di guardarci negli occhi.
La sessualità è uno strano miscuglio di desideri, di appagamento, di potere, di risentimento, di violenza, ingabbiarla in un matrimonio è un artificio ormai logoro. Per le donne, per la maggior parte delle donne, questo artificio era la loro difesa, era l’unico spazio possibile.
Io penso ancora , penso che sia per l’uomo che per la donna possa essere una bellissima opportunità di conoscenza.
Ci saranno pure uomini e donne umani o è solo letteratura? Nella conoscenza solo letteraria della mia vita, ho filtrato la realtà sempre attraverso le parole dei miei libri, ho creduto possibili amori e interessi, ho percepito poi un malessere soffocato, tra quello che si vuole e quello che si ha, tra quello che si crede giusto e quello che è giusto. Ho visto poi la grande differenza tra vita e letteratura. Un uomo visto con gli occhi di una donna è solo un marito - un figlio - un padre – prepotente ma ancora potente. Che sciupio di forze! Quanta energia per reggerli!
Ma senza di loro la vita non è vita
è un’altra cosa
L'inconsapevolezza del male
Pubblicato da redis il Dom, 29/01/2012 - 11:52
L’inconsapevolezza del male 29-01-2012
Noi presupponiamo che chi ci procura del male ne sia a conoscenza, sappia cioè che quella sua azione ci depisterà ,ci distruggerà e smarriti ci domandiamo:-come ha potuto lui o lei fare questa cosa a me, al figlio, alla mamma??Come???-
Continuiamo a chiederlo anche all’autore di tanta nefandezza e lui o lei , basito, infastidito, incredibilmente sorpreso reagisce in modi diversi.
Si infuria, alza la voce,o più semplicemente sta zitto e va via ,a sua volta sconcertato dalla sconsideratezza umana.
Noi dobbiamo capire che il male non è facilmente individuabile, non è scritto:-questo è male e questo è bene-
Non è scritto da nessuna parte.
Tu puoi fare e poi disfare, puoi rubare e regalare,puoi amare e puoi odiare e poi stranamente puoi raccogliere il bene dal male e viceversa,senza una vera ragione ,perché - chi l’ha detto che debba esserci???
Figuriamoci col virtuale!!!Non ti vedi,non ti senti puoi illudere e vezzeggiare, puoi far nascere grandi amori, trasporti, simpatie, puoi dire parole dolci ,puoi suggerire comportamenti ,tanto l’altro o l’altra è una cretina se ci crede , perché tu lo stai facendo sol per ammazzare un’ora o come dice Garbellini per crearti un’eccitazione.
Non importa se ci sia Alessandra o Roberta non importa chi ci sia ,per lui ma questo vale pure per le donne che fan lo stesso,per loro gli altri sono tutti uguali,omologati, da comprare inscatolati ,già pronti sullo scaffale del supermercato.
E se tu gli fai notare ,a questi esseri perbene, che tu proprio non sei uguale ,che sei delusa, che tu eri vera ,loro ti guardano come una marziana e ti dicono :-Ma allora non hai capito niente!Questo è il bello del virtuale!!!-
Leggo di un certo reds che teorizza un nuovo amore sempre al tempo del cellulare ed al tempo del pc, un amore senza amore , un amore di emozioni, fredde ,decise a tavolino.Ed io credo abbia ragione,si è smarrita la ragione,ed ormai senza ragione siamo proprio in confusione!!!!
Ve lo dico con affetto ,ve lo dico senza rancore, io proprio non lo so se questo è il bello ,a me sembra solo brutto ,senza per questo voler demonizzare una grande verità –il computer ci dà una grande libertà-ci fa liberi e felici di parlare e poi di scrivere , di poter dialogare con Full, Con Flicorno, con Anser e con Carlotta.
Ma io credo che oramai dopo tanto aver pigiato ,credo proprio che giammai io farò capire quanto male che ci sta se noi usiamo l’altro solo come mezzo e mai come fine.
Era questo il secondo imperativo categorico della critica della ragione pratica di Kant.
Noi dobbiamo dirlo a noi stessi e non dimenticarlo mai, l’altro non è una bambola di pezza, o un uomo da scherzare, l’altro è sacro come siamo sacri noi, se vogliamo sopravvivere in questa falsità.
La falsità del male, la banalità del male,la terribile vanità del male
Perché tutto è vanità
Carissima redis
Pubblicato da Anansi il Dom, 29/01/2012 - 12:33.
accostare Kant al virtuale... eh un modo di ricordare qualcosa con l'aiuto di un nome niente male! eheheh che il "virtuale" sia pericoloso (mò l'hanno detto pure degli studiosi! definendo il virtuale come una vera e propria droga), secondo la mia opinione l'hai capito, che sia solo uno strumento nelle mani di esseri pensanti e non di bug è altrettanto chiaro, che poi gli esseri pensanti a volte non pensino è un altro discorso eheheh c'è un lato del mondo del virtuale, legato alla sfera dei sentimenti più nobili e più alti, che è davvero interessante però. Permettimi di essere chiara e di dilungarmi un pochino. Che sia possibile affezionarsi a un "nick" è fuori discussione, ci affezioniamo alla moto o al forno, che un "nick" possa in qualche modo suscitare un sentimento simile o che si avvicina all'affetto è senz'altro possibile. Che da qui nasca qualcosa che va oltre, e sia la curiosità per esempio, non è molto scontato però. Credo che si possa anche tirare in causa una sorta di autocompiacimento, vuoi per le lusinche, vuoi per le "parole scritte" che comunque ci suscitano delle emozioni, comunque credo che molte persone si possano fermare anche qui, nel senso che trovano appagamento (sia per un'erezione che per le lusinghe) in una forma di relazione strana come quella che s'innesca a suon di messaggi e "chat". Per quanto mi riguarda sono molto "materiale" e niente può sostituire il profumo della pelle, il suono di una risata, il linguaggio del corpo... poi, per esperienza personale, quando il reale e il virtuale si fondono, ho avuto una pessima pessima pessima esperienza. Perchè se è vero che i sentimenti son reali, le persone dietro uno schermo più facilmente ingannano prima se stessi e poi gli altri. E quello che resta è rabbia e dolore. Resta inteso che non voglio generalizzare e sono solo opinioni.
grazie, un sorriso, Carlotta
rispondi
Cara Carlotta
Pubblicato da redis il Dom, 29/01/2012 - 13:47.
Tu sei un essere umano. Sei una rarità,ve ne sono ancora tanti come te,ma sempre meno.Ora c'è proprio una sindrome di dipendenza dall'uso ,cioè non riesci più a staccarti dal pc, dal cellulare,non puoi vivere senza loro. lo capisci??ed il mondo all'improvviso è una bella palla al piede, non si va nemmeno al bagno ,così dicono gli studiosi, non si vuol nemmen mangiare...Ecco è una dipendenza..una droga ...stiamo attenti ,anche io me lo dico da quando ho sostituito le mie chiacchiere con le amiche con lo scritto sul pc.
rispondi
Noi dobbiamo dirlo a noi
Pubblicato da everea de lapalisse il Dom, 29/01/2012 - 13:56.
Noi dobbiamo dirlo a noi stessi e non dimenticarlo mai, l’altro non è una bambola di pezza, o un uomo da scherzare, l’altro è sacro come siamo sacri noi, se vogliamo sopravvivere in questa falsità.
questo lo dici bene. sta tutto in questa frase: la sacralità dell'altro come di se stessi, anzi prima dell'altro;
come si può fare del male se si ama davvero l'umano?
rispondi
ti rispondo con
Pubblicato da redis il Dom, 29/01/2012 - 14:08.
le parole di Carlotta.
Quando il reale ed il virtuale si fondono può essere una pessima esperienza-
le persone dietro uno schermo ingannano prima se stessi e poi gli altri.
Grazie a Carlotta, ora credo che potremo riflettere su una verità
rispondi
si può ingannare benissimo
Pubblicato da everea de lapalisse il Dom, 29/01/2012 - 14:14.
si può ingannare benissimo anche SENZA uno schermo.
ma è una mia opinione parzialissima.
rispondi
Il gene egoista
Pubblicato da ulysse il Dom, 29/01/2012 - 14:29.
Fcciamo tutti, o diciamo, ciò che più ci aggrada o che reputiamo ottimizzi il supposto bene per noi medesimi. Al compiere fino in fondo, l'opera per ciascuno di noi "benefica", si oppongono (ma a volte anche incitano) le leggi laiche è religiose concorrenti a formare il comune senso etico o da esso derivanti.
Naturalmente concorre anche la cultura personale ed ambientale ad affinare, o a rendere tetragoni, i nostri sentimenti e la nostra sensibilità.
La cosa è comunque complessa ed è variabile dipendente dall'ambiente e contesto con cui ci troviamo ad interagire e dai mezzi di cui disponimo o che utilizziamo per relazionarci a distanza. Una volta si scrivevano "lettere" ed esistono carteggi anche storicamente interessanti a connotare una epoca..per dire che il comune senso etico è sempre in evoluzione...in quale senso... è da definire.
Il riferimento alle "critiche" di Kant, concorre certo alla nostra cultura... anche se personalmente, di Kant, non abbiamo una conoscenza diretta (rientra nella formazione della comune Vision popolare), ma non è determinante per il comportamento contingente.
Per tenerla breve, piuttosto che di bene o di male, terrei in conto e parlerei di vantaggio o, rispettivamente, di svantaggio, che ciascuno di noi persegue e valuta in riferimento a se medesimo, pur con tutti i limiti (lacci e lacciuoli) che lambiente sociale di pertinenza impone o cui crediamo di dover aderire, a seconda della nostra sensibilità o, piu' o meno evoluta, nobiltà d'animo, nei confronti del nostro prossimo.
Ovvio che il web offre maggiori possibilità di esplicazione e soddisfazione di certe nostre particolari pulsioni di lontana provenienza e la tentazione fa l'uomo ladro...anche la donna direi: è una questione di civiltà...spesso contemperata dalla convenienza...o viceversa...non saprei.
ciaociao!
fatti non foste a viver come bruti...
rispondi
Ulysse
Pubblicato da redis il Lun, 30/01/2012 - 09:09.
ti prego....va bè che sei gemelli...ricordo bene,vero??? sarai sicuramente simpatico ,sicuramente a me lo sei e ti leggo incuriosita ma te lo dice Calvino ,non io, più semplicità,alleggerisci,togli e vedrai che ti seguiremo sempre se ti impegnerai....Scusami..è il riflesso condizionato ,ma prenditela con Calvino.
rispondi
Amica redis,
Pubblicato da ulysse il Lun, 30/01/2012 - 20:43.
Ti ringrazio del consiglio, ma sono un poco complesso, ho bisogno di spiegarmi, scrivo ciò che penso e sento al momento a volte seriamente a volte ironicamente. E' certo giusto cercare di migliorare e in linea generale mi sforzo, ma faccio fatica ad adeguarmi a chi mi legge o potrebbe leggermi...solo per essere letto...anzi penso che non debbo! Credo che anche Calvino la pensasse così: in fondo lui era lui ed io sono io! ciaociao! ulysse.
fatti non foste a viver come bruti...
Per Odradek
Pubblicato da redis il Lun, 30/01/2012 - 12:43
Stendhal e Sciascia - Il dolore 14 settembre
Quasi tutti i martiri ,sottoposti alle torture più atroci, sono più o meno in uno stato di estasi.
Stendhal pensa che quei martiri non hanno mai sentito dolore,perché annegati nello spirito, nella proiezione della luce divina ,pura anima,hanno abbandonato il corpo ai loro carnefici.
Succede così anche nella sfera del fanatismo che lo infligge e del fanatismo che lo soffre , anche lì il dolore non esiste perchè il dolore è un’invenzione della ragione,un’invenzione suscitata dall’idea della libertà ed ad essa legata,un’invenzione nata dall’idea di giustizia.
Il dolore ,quindi ,esiste veramente là dove il fanatismo,il potere la tirannia ce lo infliggono,esiste nelle cose che non amiamo e che siamo costretti a fare .
Sartre:-Il dolore è dove ce lo infligge la cosa,tutto quel che è fuori di noi,che su di noi si abbatte.
Dolore fisico che si mescola al dolore esistenziale.
La più atroce immagine del dolore è quella del dolore che colui che non pensa,che coloro che non pensano infliggono a colui che pensa,a coloro che pensano.
Un dolore gratuito ,sciocco ,senza senso ,per gioco ,per divertimento,per cattiveria.
Lascia l’altro a chiedersi –perché -a chiedere invano un motivo, a chiedere invano una giustizia che già sa le verrà negata.
Un dolore storico:-I tanti massacri,inutili,le tanti stragi,i tanti stupri,le tante violenze.
Un dolore sociale:-L’ingiustizia profonda di un’eguaglianza irrisa, di povertà beffeggiate,di popoli assetati,affamati ,dati in pasto ai pesci.
Un dolore esistenziale :privato,solitario,di ragazzi ubriacati di birre ,di soldi ,di offerte,ma senza educazione ,rispetto ,sacrificio.
Un dolore immenso per il vuoto di motivazioni grandi che ci facciano accettare ,che ci facciano diventare migliori di quel che siamo.
FAI UN QUADRO DEI VARI ASPETTI DEL DOLORE
Pubblicato da Kallio il Lun, 30/01/2012 - 14:30.
che cautamente dico quasi completo perché non ne ho mai fatto l'elenco.
Condivido il tuo testo al quale voglio aggiungere un dolore da me vissuto e sorto proprio sul posto di lavoro che forse in parte, tu consideri nelle altre specificazioni che scrivi.
Ad un certo punto, scrivi " La più atroce immagine del dolore è quella del dolore che colui che non pensa,che coloro che non pensano infliggono a colui che pensa, a coloro che pensano."
Io ho vissuto sulla mia pelle un dolore simile ma quasi all'inverso, che posso tentare di spiegare usando parti della tua frase. " omissis ... del dolore che colui che pensa infligge a coloro che pensano, ma che colui che lo infligge si arroga di ritenere/giudicare che non pensino."
È il caso tipico di imprenditori che si sentono padroni anche delle persone per cui siccome ti pagano, devi fare non solo le cose sbagliate che pretende che si riconoscano come corrette, ma devi anche dirgli che non sei in grado di capire perché lui è l'intelligenza. Poi quando il patatrac avviene le colpe ti vengono riversate addosso. Non per niente sono finito in cassaintegrazione.
Auguri a te.
Quando questo
messaggio
donna riceverai
un mio bacio
ti arriverà
come lusinga
a un amore
sognato
mai sorto.
rispondi
Kallio
Pubblicato da redis il Lun, 30/01/2012 - 14:41.
la presunzione del supponente,la ubris ,la chiamavano i greci, l'arroganza del prepotente ,il dar la colpa a chi prima ha dovuto per ,svariati motivi, legittimare il comportamento di un altro ....ecco il dolore del calpestato che oramai privo degli strumenti legittimi per difendersi può solo guardare annichilito il suo datore di lavoro, suo marito, i suoi rappresentanti politici ,come alieni-appartenenti al puro mondo del male.
Io ormai da più tempo,scusatemi,ma dico ,siamo nel feudalesimo..Adesso le gabelle..le angherie..i soprusi...adesso è tempo di essere seri ,serissimi e di chiudere la tv. Ciao ciao..nonostante tutto sono una persona solare,anche scherzosa, ma seria.
rispondi
Dispiace che, ancora oggi, i
Pubblicato da oissela il Lun, 30/01/2012 - 17:18.
Dispiace che, ancora oggi, i forti infliggono dolore ai più deboli e il tutto accade anche alla luce del sole, senza
che ci sia rimorso da parte di chi lo provoca e presa di coscienza da parte di noi benpensanti.
Potremmo citare infiniti casi.
Grazie per questo post educativo.
Ciao.
Oissela
A me stavano simpatici, ma essi continuavano a spararmi addosso.( Céline )
rispondi
divide et impera
Pubblicato da redis il Lun, 30/01/2012 - 18:59.
dicevano i romani. Noi ora divisi ,fragili,deboli, demotivati, senza preparazione,assuefatti ad un alcool facile, a facili guadagni , ad una tv da spegnere subito, siamo un nulla ,nella morsa sempre più stretta di un potere ingordo.
Scusatemi ..non voglio fare prediche ,ma come disse il vangelo - Vigilate - ecco siamo vigili se possiamo...affinchè la nostra coscienza non venga plasmata come in un truman show..scusatemi
rispondi
Ciao redis
Pubblicato da Anansi il Mar, 31/01/2012 - 16:29.
ecchime ecchime ma prima mi potresti togliere una curiosità? se è possibile... che come al solito mi son persa qualcosa. il perchè del titolo. Credo sia un po' per tutti, o io non ho capito? comunque. mi piace come accosti alcuni grandi nomi al tuo pensiero e gentilmente "rubi" qualcosa. e onestamente mi piacerebbe proprio vederti impegnata in qualcosa di più corposo, e mi piacerebbe ancora di più leggerti e sapere che quando tu hai scritto, hai sorriso! eheheh
un sorriso, Carlotta
ma la mail?! l'ho cancellata per sbaglio o non l'hai spedita? o non m'è arrivata...?
rispondi
Ma ti ho mandato due o tre mail
Pubblicato da redis il Mar, 31/01/2012 - 20:00.
ora ti manderò la mia-privata privata-
Odradek è il nick di un ragazzo molto bravo che ha scritto un racconto molto bello, molto vero , su un bimbo che non sente dolore, e si toglie gli occhi-----
vedi chi non sente dolore non vede non vede il dolore ,non sente il suo dolore, figuriamoci se può vedere il male che fa ad un altro.
Cecità cecità-Saramago-mi vengono così le citazioni, non le cerco- ho tanto letto e continuo a farlo
la cecità è proprio la peggiore libertà
libertà di non vedere il tuo simile rantolare
poi segue la sordità
scusa ora mi son messa a ridere non sono oculista e nemmeno otorino
Ti leggo solo ora che ho un
Pubblicato da Odradek il Gio, 16/02/2012 - 13:15.
Ti leggo solo ora che ho un debole dolore alle ossa... dicevo ad un'amica che i farmaci curano e ammalano, e l'intelligenza lo dico a te e a me stesso è solo una parte del corpo. Quello quando prende la parola a modo suo vorrei ascoltarlo in pieno silenzio. Non ci riesco mai. Il dolore già.
E Lucio per come l'hai letto tu. Il Lucio che ho letto ancora prima di iniziare a scriverlo, l'ho immaginato come un essere diverso (anche io e te siamo diversi, e qualcuno lo sembra più degli altri...), dicevo che l'ho immaginato dotato di un sentire impensabile. Anche senza alcune cose che abbiamo quasi tutti noi, Lucio sente eccome. Non posso immaginarmi qualcosa senza dolore e chi non ha immaginazione sufficiente per non rendersi conto di questo, perfino nei sui gesti potenzialmente distruttivi, beh questa cosa mi lascia con una grave sensazione di povertà. Impoverito chi fa del male e impoverito chi lo riceve gratuitamente da chi non dovrebbe essere cosa, meccanismo, pensiero di un pensiero ben disposto a giocare sulla pelle altrui. Fuori dai martiri e dai santi penso che per queste cose diventiamo un poco piccoli. Da lì si ricomincia con pazienza e dignità. A subire il dolore che ci strema al silenzio. I più fortunati riprendono parola a lavorare il senso. Ciao.
Premio Nobel
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 06:02
Vestiario (da "Gente sul ponte")
Ti togli, ci togliamo, vi togliete
cappotti, giacche, gilè, camicette
di lana, di cotone, di terital,
gonne, calzoni, calze, biamcheria,
posando, appendendo, gettando su
schienali di sedie, ante di paraventi;
per adesso, dice il medico, nulla di serio
si rivesta, riposi, faccia un viaggio,
prenda nel caso, dopo pranzo, la sera,
torni fra tre mesi, sei, un anno,
vedi, e tu pensavi, e noi temevamo,
e voi supponevate, e lui sospettava;
è già ora di allacciare con mani ancora tremanti
stringhe, automatici, cerniere, fibbie,
cinture, bottoni, cravatte, colletti
e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori
-sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi- la sciarpa
riutilizzabile per protratta scadenza.
Poesia
Nulla due volte accade
né accadrà. Per tale ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.
Non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.
Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.
Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? ma cos’è?
Forse pietra, o forse fiore?
Perché tu, malvagia ora,
dai paura e incertezza?
Ci sei - perciò devi passare.
Passerai - e qui sta la bellezza.
Cercheremo un’armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d’acqua.
poi ne voglio ancora...
SULLA MORTE, SENZA ESAGERARE
NON S'INTENDE DI SCHERZI
STELLE, PONTI
TESSITURA MINIERE LAVORO DEI CAMPI
COSTRUZIONE DI NAVI E COTTURA DI DOLCI.
QUANDO CONVERSIAMO DEL DOMANI
INTROMETTE LA SUA ULTIMA PAROLA
A SPROPOSITO.
NON SA FARE NEPPURE CIÒ
CHE ATTIENE AL SUO MESTIERE
NÉ SCAVARE UNA FOSSA
NÉ METTERE INSIEME UNA BARA
NÉ RASSETTARE IL DISORDINE CHE LASCIA.
OCCUPATA A UCCIDERE
LO FA IN MODO MALDESTRO
SENZA METODO NÉ ABILITÀ.
COME SE CON OGNUNO DI NOI STESSE IMPARANDO.
VADA PER I TRIONFI
MA QUANTE DISFATTE
COLPI A VUOTO
E TENTATIVI RIPETUTI DA CAPO !
A VOLTE LE MANCA LA FORZA
DI FAR CADERE UNA MOSCA IN VOLO.
PIÙ DI UN BRUCO
LA BATTE IN VELOCITÀ.
TUTTI QUEI BULBI BACCELLI
ANTENNE PINNE TRACHEE
PIUMAGGI NUZIALI E PELAME INVERNALE
TESTIMONIANO I RITARDI
DEL SUO SVOGLIATO LAVORO.
LA CATTIVA VOLONTÀ NON BASTA
E PERFINO IL NOSTRO AIUTO CON GUERRE
E RIVOLUZIONI
È ALMENO FIN ORA INSUFFICIENTE.
I CUORI BATTONO
NELLE UOVA CRESCONO GLI SCHELETRI DEI NEONATI
DAI SEMI SPUNTANO LE PRIME DUE FOGLIOLINE
E SPESSO ANCHE GRANDI ALBERI ALL'ORIZZONTE.
CHI NE AFFERMA L'ONNIPOTENZA
È LUI STESSO LA PROVA VIVENTE
CHE ESSA ONNIPOTENTE NON È.
NON C'È UNA SOLA VITA
CHE ALMENO PER UN ATTIMO
NON SIA STA IMMORTALE.
LA MORTE
È SEMPRE IN RITARDO SU QUELL'ATTIMO.
INVANO SCUOTE LA MANIGLIA
D'UNA PORTA INVISIBILE.
A NESSUNO PUÒ SOTTRARRE
IL TEMPO RAGGIUNTO.
rispondi
Lettere dal fronte web
Pubblicato da redis il Mer, 01/02/2012 - 16:47
Lettere cento lettere per me
Cento lettere per me 21 settembre2011
Sono lettere le mail?
Sono lettere ,vero? Scambiate senza busta e francobollo,senza essere infilate nella buca della posta ,senza postino che bussa e ce li recapita a casa. Certamente hanno ancora un indirizzo ,un mittente ,e giungono a casa sullo schermo di un computer. Ma sono lettere ,vero????
Sono scritte senza penna ,con un tasto ,ma la persona che scrive segue sicuramente un suo pensiero ,lo esprime e vuole comunicarlo all’altra,al suo interlocutore. E’ così ,vero?
Ho capito bene ,non ho frainteso,ho risposto a delle lettere ,in tutti questi mesi , ho risposto ad un essere umano al quale ho consegnato i miei pensieri ,perché invitata a farlo.
Ho dato fiducia ad un uomo che mi chiedeva di non essere più arroccata ,mi chiedeva di aprire uno spiraglio. Io ho creduto e credo tuttora di aver parlato con un essere umano non comune, con un essere umano che stranamente ,man mano si andava delineando come il mio alter ego –due professori - due nostalgici degli anni settanta -una ideologia comune -un terreno temporale di riferimento vicino-letture condivise-forse anche una adolescenza ,mi pare di capire ,simile ,con una nonna amata in casa e che segna ,più di una mamma assente , la nostra infanzia.
Divergenze moltissime –su Baudelaire ,su Leopardi,su situazionismo e futurismo, su decadentismo e surrealismo,su Laing e l’antifamilismo ,su Jung,su Freud ,sul virtuale e sul reale.
Adesso sappiamo qualcosa in più,la città dove abitiamo, il nome e cognome ,un numero di telefono, un recapito ,una professione,le amicizie,le frequentazioni.
Sappiamo anche ,un po’ ,le malattie ,gli interventi ,l’anestesia, conosciamo la nostra voce ,una voce piacevole per entrambi , siamo proprio degli esseri umani. Parliamo .
Scriviamo e parliamo ,un giorno ci daremo appuntamento e ci vedremo ,come si faceva un tempo ,in un modo di vivere antico che comprendeva la conoscenza. Così ,per curiosità normale , futile ,per essere ancora normali.
Dopo tanto scrivere ,dopo cento mail moltiplicate per due ,dopo duecento e passa mail ,forse chissà .
Una lettera non basta più.
1-02- 2012
Questo scrivevo questa estate ,quando ancora ignara di essere solo un esperimento ,deciso a tavolino, intavolavo conversazioni dignitose con un essere umano che ancora mi ostino a pensare pregevole.
I rapporti umani,poi lui mi ha spiegato,hanno subito una strana metamorfosi ed il gioco è cambiato,ora ci piace il nascondino,l’amico immaginario,Odradek,il rocchetto di Kafka.
Cucù Settete,poi ricordo ,come finiva il gioco nell’infanzia…
Qui il gioco si spegne quando l’altro ,ma anche l’altra ,il gioco non ha sesso,si scoccia e se ne va.
Senza conoscersi, senza stringersi la mano ,senza dirsi –Piacere di conoscerla-
E resti lì a domandarti:-A chi ho dato i miei pensieri, con chi mi sono confidata, chi mi è stato accanto,per carità con estremo garbo,in tutto questo tempo????- Nessuno. -Nessuno???-
L’amico immaginario-Odradek
I bambini nei loro primi giochi costruiscono un amico immaginario. La mamma li sente parlare,domanda e loro rispondono di essere insieme a Mario,Giovanni, di essere insieme ad un amico. Poi si diventava adulti,una volta,e si scordava l’amico dei giochi fantastici. Una volta le tappe dell’auxologia erano stabili. Ho studiato psicologia dell’età evolutiva -trenta e lode – Ho vinto un concorso per l’insegnamento,ho partecipato a seminari sull’argomento. Una volta si diventava adulti. Quando ancora non esisteva il cellulare,il computer,internet. Noi eravamo adolescenti ,giovani. Poi diventavamo grandi ,ora non più Lo spartiacque fra il prima e il dopo credo che siano stati gli anni novanta .Venti anni. Gli anni dei puntini sospensivi. Gli anni della metamorfosi. Nella metamorfosi un giovane di nome Lucio vuole trasformarsi in uccello per poter volare ma per una sostituzione si trasforma in asino. Un asino sempre uomo. Quante peripezie!Credeva di volare e non vola. Ma lo si può ancora fare ,con l’immaginario!!!! Si può sedurre ,e che c’è di male???,per una parolina carina ,non son pietre le parole,non uccidono le donne,ne uccide più Lonatro!!!!!!
La seduzione è solo un gioco,il momento della freccia che scocca ,il momento senza coscienza,simbolico,il mistero e la trasfigurazione in tutti noi che brancoliamo nelle nebbie di un mondo che va. Che va che va che va Ma dove va?
Questo mondo che va, dove va?
Pubblicato da oissela il Mer, 01/02/2012 - 17:32.
Questo mondo che va, dove va? Ricordando una canzone di Endrigo mi viene voglia di rispondere: " e questo non si sa/
sarà come l'arca di Noè/ il cane, il gatto, io e te."
Una pagina di diario molto bella per i contenuti e per la capacità comunicativa che ti caratterizza.
Dispiace essere utilizzati come oggetto di sperimentazione, ma indubbiamente l'intrecciarsi di opinioni
e condivisioni culturali porta ad un arricchimento di cui un po' tutti usufruiamo.
Il web ci offre la possibilità di dialogare e facendone buo uso, la parola è bella.
Ciao.
Oissela
A me stavano simpatici, ma essi continuavano a spararmi addosso.( Céline )
rispondi
Caro Oissela
Pubblicato da redis il Mer, 01/02/2012 - 19:39.
la differenza fra noi e gli alieni tra noi è netta.Noi veniamo dalla campagna,sappiamo quando il sole sorge,sappiamo come uccidere un pollo, mio padre non io,sappiamo il valore di un albero, di una zolla
gli alieni ,e ce ne sono tanti pensano che gli esseri umani sono come i cibi precotti, e il loro divertimento è studiarne le reazioni.
Giocano -Vediamo questa come reagisce!!-
Non vogliono conquistare, non vogliono amicizia , vogliono vedere solo lo spettacolo di un uomo o donna stuzzicato nelle sue sensazioni.
Non lo dico solo io.
Reds nel suo primo racconto -l'amore al tempo del cellulare - delinea proprio un personaggio così
Ha perfettamente ragione -quello è il prototipo
Negli altri racconti ,infatti ,poi è la deriva...
rispondi
avverto un velo di spleen,anzi qualcosa di più , di chandrà.
Pubblicato da Nikètor il Mer, 01/02/2012 - 18:09.
Le relazioni tra navigatori del web,se di diverso sesso cominciano generalmente e almeno in apparenza come amicizia che poi spesso scivola verso un rapporto d'amore o erotico.Ma esistono anche splendidi rapporti di affinità elettive che rimangono tali senza virare a corrispondenze d' amorosi sensi.Non parlo poi delle avventuracce in cui persone poco accorte o candide,fanno una brutta fine.
Un post il tuo molto intrigannte ,e che sommuove le acque,Hai scelto e svolto bene questo tema
rispondi
Grazie,Niketor
Pubblicato da redis il Mer, 01/02/2012 - 19:26.
tu dici-esistono splendidi rapporti di affinità elettive-ed io ci credo.
tu dici-avventuracce in cui persone candide fanno una brutta fine -e questo mi preoccupa
non per noi ormai adulti e protetti dal cinismo dell'età per cui solo lo spleen ci resterà-ed hai centrato in pieno-ma per gli indifesi e deboli,gli ingenui
il gioco dei sentimenti,delle emozioni non è mai innocente,anche senza sesso ,si creano aspettative,attese, voglia di essere riconosciute, apprezzate, stimate, aldilà dell'abbraccio
la chandrà,me la spiegherai ,che ora proprio ho un 'amnesia
rispondi
senza
Pubblicato da senza il Mer, 01/02/2012 - 21:26.
La vita attraverso le lettere ed i diari,, è sempre una piacevole lettura, poi però si deve passare alla sezione favole perché quando da piccolo non te ne raccontano abbastanza ci credi da grande. Magari invece è solo un'impressione,, che poi le nonne-le nostre più che amate erano armate. Senza
rispondi
mia nonna mi raccontava
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 03:58.
tante favole nere,nerissime,terribili.
In una di queste un ragazzino con un coltellino affilatissimo scorciava,letteralmente,la pelle delle sorellastre cattive della protagonista buona e loro si facevano togliere la pelle perchè convinte di diventare più belle. Ovviamente morivano. -Scorcia ,figlio,scorcia-dicevano fra il dolore
E lui-Chi bella vuò parire ,gran duluri ha da sentire-
Dovrei essere quindi preparatissima ....ma si può vivere,, Senza?????
Senza fiducia, senza crederci, senza aspettative, senza verità, senza nick,senza veli e trasfigurazioni,senza viltà,senza dire un'altra età, con il coraggio della responsabilità....essere abile alla risposta...questo vuol dire ...abile non a mistificare ,ma retto onesto....perchè...la fiducia Impegna
rispondi
PURTROPPO
Pubblicato da il_conte_della_... il Gio, 02/02/2012 - 00:07.
Purtroppo queste righe a parer mio trasudano di lacrime, sembra un garbato e dignitoso urlo, di una persona che si chiede il perche'....
Non so se si tratta di uno slancio di assoluta fantasia o celi un'amara realta', so solo che ai miei occhi e' tutto vero...
un caloroso saluto
il conte della calunnia
rispondi
Dal personale all'universale
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 04:12.
la scrittura oggettivizza un dolore del soggetto e rende l'esperienza universalmente condivisa tanto da sentirmi dire spesso
-Questa è la mia storia,signora-dalle persone più sconosciute.
Perchè la storia di uno è la storia di tutti,se con sensibilità riusciamo ad uscire dal nostro egoismo e cerchiamo un dialogo utile e non futile sul perchè---vero ,quello che dici-perchè siamo ora alla deriva del primo che arriva---in ogni situazione,non solo fra uomo e donna,ma sociale, politica,religiosa.
rispondi
.
Pubblicato da Uriah Heep il Gio, 02/02/2012 - 10:29.
ti manca tanto così per guardare nell'abisso e bu, l'abisso in te.
ma ti ritrai sul ciglio, accorta e intelligente, e mi ritrovo in un epistolario quasi pop.
compi il gesto, ma alla fine il coltello non lo affondi.
mi sei piaciuta,
buonissima giornata.
Una parola non è la stessa in uno scrittore e in un altro. Uno se la strappa dalle viscere, l’altro la tira fuori dalla tasca del soprabito.
Charles Péguy
mailto: uriah-heep@hotmail.it
rispondi
E fanno male queste benedette
Pubblicato da maria elisa il Gio, 02/02/2012 - 10:59.
E fanno male queste benedette lettere che giungono da lontano e, se vogliamo, anche insistenti.
Altro non so dire.
Ora? Penso proprio tu stia risalendo.
Buona giornata
Maria Elisa_______Tomorrow is the first day of the rest of my life FENG SHUI
rispondi
piaciuta la riflessione
Pubblicato da everea de lapalisse il Gio, 02/02/2012 - 13:21.
piaciuta la riflessione letteraria, un po' meno la punteggiatura.
ma son pignola io.
rispondi
Ad Uriah-Everea e Maria Elisa
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 15:41.
E' vero, Uriah, molti mi dicono così come hai detto tu,mi fermo sul ciglio e guardo giù ,ma soffro di vertigini e mi ritraggo,vero è.
E' vero,Everea,uso la punteggiatura come mi pare,nei compiti la correggerei,ma qui la uso simbolicamente...la virgola un respiro,errata, vero è,ma simbolica. Perdono.
E' vero ,Maria Elisa ,sto risalendo ,ma non erano mail insistenti ,eran mail molto belle,attese con piacere, con il piacere vero della conversazione fra due affinità elettive ...e dopo che ho capito che
la stessa mail veniva poi mandata ad una ,a due , a tre....
la stessa mail,suppongo..
è questo quello che mi sorprende
di altro son felicissima di aver tanto parlato ,di aver tanto scritto di aver tanto studiato con un nick che io credevo fosse un uomo vero
rispondi
Non credo che viviamo momenti
Pubblicato da Barabba il Gio, 02/02/2012 - 19:42.
Non credo che viviamo momenti particolari. Spartiacque nella storia ce ne sono stati sempre tanti. E non credo che si prendano più cantonate sul web rispetto ad altri posti. Anzi...
Esistono persone sincere e altre no.
Esiste la buonafede e la malafede.
Le lettere che hai ricevuto sono vere se chi le ha scritte lo è.
Un saluto
Gaetano
rispondi
Caro Gaetano
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 20:14.
incipit tradizionale-ti chiami veramente Gaetano,vero???-
sarai un ragazzo
ed io sono una donna adulta
Esistono persone sincere ed altre no-è vero
E' vero anche quel che dice Everea,si può imbrogliare anche senza un nick
ma qui ,nel virtuale tutto si dilata, si amplifica ed uomini ma anche donne con problemi psicologici , con immaturità possono più facilmente mascherarsi su una età che non hanno, su un sentimento che non provano e possono fare sbarellare l'altro o altra che tenacemente vuole convincersi di parlare con un essere umano.
qui manca lo sguardo ,manca la possibilità di verifica,manca il terreno su cui poggiarsi.
E' stata un'esperienza bellissima la mia,non brutta,ho imparato tanto ,lo rifarei,mi ha veramente straorzato.
Ma io ho avuto accanto amiche,familiari, interessi che mi hanno permesso,insieme ai miei studi di disincagliare il gioco e di renderlo positivo ,per altri,credimi ,non è così...ed è un inferno.
rispondi
Catullo al tempo del cell
Pubblicato da redis il Ven, 03/02/2012 - 13:18
Catullo nel 2011- 1 dicembre
L’Amore al tempo del cellulare
Viviamo ,mia Jessica,e mandiamoci un mess
Ed ogni squillo faccia brontolare i tuoi prof
La notte può morire e poi risorgere
Perché noi siamo svegli solo di notte
Al bar,in disco ,ed un giorno infinito dormiremo.
Tu mandami mille sms,quindi cento
Poi altri mille e cento ancora.
Quando poi saranno mille e mille
Il numero ci sfuggirà
Ma con le offerte Tim e Vodafone
L’invidioso non saprà mai
Quanti mess ci siamo dati
Gratis !!!
scherzo , è carnevale !!
Altro
Poesia
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70 letture
Pensavo che fosse tutto vero
Pubblicato da oissela il Ven, 03/02/2012 - 18:07.
Pensavo che fosse tutto vero e alla fine scopro ( ma perché suggerito) che si tratta di uno scherzo.
Mi piace questo modo di comunicare brillante e non resterò sorpreso quando posterai delle fiabe.
Ciao.
Oissela
A me stavano simpatici, ma essi continuavano a spararmi addosso.( Céline )
rispondi
Farò sicuramente,Oissela
Pubblicato da redis il Sab, 04/02/2012 - 06:05.
un raccontino su quei tuoi polli sgozzati e su quello scampatoalla morte......dopo la quaresima
rispondi
Quale scherzo è ottimo.Io ti ricordo il carmen V da me tradotto
Pubblicato da Nikètor il Ven, 03/02/2012 - 22:29.
Pubblicato da Nikètor il Mar, 26/10/2010 - 05:39
Viviamo,Lesbia, facciamo l'amore
che i mugugni dei vecchi severi
insieme tutti non valgono un soldo,
possono i soli calare e sorgere,
spenta che sia la breve luce,
eterna restaci notte a dormire,
dammi di baci mille e poi cento,
mille e poi altri e cento ancora.
Quando n'avremo molte migliaia
li mischieremo a perderne il conto
sì che il maligno invidiarci non possa
senza il conteggio preciso dei baci.
rispondi
Grazie,dottore
Pubblicato da redis il Sab, 04/02/2012 - 06:03.
ma la chandrà quando me la spiegherà??? At-tendo fiduciosa ma non troppo.....rido ,non mi sono mai divertita tanto... come ora...nel giardino delle Muse !!
rispondi
Per Ennio
Pubblicato da redis il Dom, 05/02/2012 - 09:27
Per Ennio
Ennio è sparito-avrà violato il regolamento ed è stato cancellato??
E’ così ???
Io non lo so-io sono con voi da troppo poco ,ma ,leggo ,leggo ,leggoescrivo,per professione,per passione.
La stanza di Montanelli
La cartolina di Barbato
La bustina di Minerva
I miei pezzi-dico io
Avrei voluto fare la giornalista, l’opinionista,la commentatrice,e quel che faccio ora nelle sale , nei ritrovi, ai tavoli di un caffè - letterario,s’intende-
Nella mia curiosità ,sbaglio osservo deformo amplifico
Nella mia curiosità leggo tutto a modo mio.
Ennio Ennio dove sei???
Non ho letto niente di te,solo un tuo commento , e mi dissi :-questo è un uomo onesto,devo proprio conservarlo il suo commento-
Ma stamane ricercando ,qui sul sito, niente ho trovato, posso solo raccontarlo ,-Che peccato!!!!-posso solo riportarlo ..come io me lo ricordo.
Ennio commentava un racconto -Love In Neteditor- che all’improvviso non finiva e lui ,infuriato ,diceva allo scrittore:-Ma ti sembra questo il modo??Farci seguire un romanzo e poi lasciarci così???come cretini????
Romanzo- poi continuava-imbestialito- questo non è un romanzo. Tu usi un sito per trovarti i tuoi appuntamenti erotici,tu usi un sito per trovare e fare le stranezze che racconti ,tu usi il sito e la direzione dovrebbe cancellarti-
Così diceva Ennio allora- ma fu cancellato lui
A me ,allora sembrò eccessivo Ennio, il racconto mi sembrò un gioco,di cattivo gusto ,ma un gioco,troppo esasperato per essere vero ,un gioco del dottore, dell’uomo cerimoniere che si eccita non a fare ma a guardare,ad insegnare, a godere se lei diventa un congegno da avviare da mandare per il mondo a toccare con le mani questo e quello e pure altro.
Bene ammaestrate dal maestro del piacere, dell’eros staccato da un umano sentimento ,un eros di corpi, un eros di eccitamento , senza attesa, senza voglia, senza nessun infingimento.
Mi sembrò che lo scrittore proprio non meritasse tutto quello schifo con cui Ennio lo trattava e presi ad indagare,così per distrarmi un po’,Montalbano docet,ed io li ho letti tutti.
Ho letto ho letto ed ho riletto,anche le donne che avevano commentato ,eravamo solo in due tre in tutto,ma notavo stranamente che una donna poi scriveva anche lei di questi incontri,sicuramente figurati forse vissuti in trance,con lo stesso stile … ma sarà sicuro un caso!!!!
Io poi in tutto questo avevo fatto il parallelo con De Sade e con Valmont, Con Nabokov e con Moravia e poi via via immaginando come il sesso ridotto solo così fosse una metafora del delirio dell’insulsaggine della nostra indecorosa realtà.
Quell’oscuro oggetto del desiderio
Mancato sbeffeggiato irriso manipolato
Ohi ca muaru ca muaru ca muaru pi cchi lla cosa ca ll’uartu ci sta
Non lo so scrivere ,ma era una canzoncina d’altri tempi, sempre gli stessi tempi, una canzoncina sul desiderio sull’esigenza di una soddisfazione di un corpo anelante -uomo o donna-
Giusto- poi si può anelare in forme più svariate
Poi ci si può soddisfare con un piede, con una coscia, feticisti, onanisti, ripetendo all’infinito un gesto naturale………..continua
Articolo critico - recensione
Giallo
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140 letture
Vita da bonobi
Pubblicato da redis il Mar, 07/02/2012 - 07:15
Vita da bonobi 11settembre2011
I bonobi vivono sulla rive gauche del fiume Congo, sulla destra vivono gli scimpanzé.
Gli scimpanzé sono aggressivi, conservatori ,prepotenti,sono di destra.
I bonobi sono liberi ,anticonvenzionali,anticonformisti,emancipati,sono di sinistra.
I bonobi hanno coniato la frase-facciamo l’amore non la guerra-e passano il tempo a trastullarsi,beati loro, senza frustrazioni, senza digiuni,in pace,hanno sconfitto l’aggressività con la sessualità.
Sono molto simili e dissimili da noi. Noi non riusciamo ancora a trovare il filo conduttore dei nostri istinti,malgrado tanta filosofia ,tanta cultura. Gli uomini proprio non riescono ,i bonobi sì. Mai sentito di un bonobi chiamare lei troia,puttana,zoccola,mai. Mai sentito una lei bonobi chiamare lui cornuto,vigliacco ,stronzo,mai. Hanno sconfitto l’aggressività .Noi ,invece,continuiamo ad ondeggiare fra il vecchio e il nuovo ,fra peccato e perversione , fra istinto e repressione ,fra insulto e desiderio, sporcando irrimediabilmente una esigenza naturale. La donna che fa è una grande troia ,chi non fa una sessuofoba ,una che se la tira. Mah! alcune imitano le bonobi , e ondeggiano sugli alberi della comunicazione discinte ,scomposte ,offrendo il prodotto già pronto .Saranno felici,in pace?Chissà!Altre tentano una mediazione , uno status da moglie ,un prodotto da salvaguardare. La terza via è più complicata,prescinde dal prodotto e vorrebbe veramente l’armonia fra sessi bisognevoli uno dell’altro senza zoccole e cornuti. Ma noi ,che non siamo fra i bonobi ,noi siamo complicati ,noi dobbiamo sedurre,e poi dobbiamo abbandonare,noi non ci divertiamo se non facciamo un pò soffrire ,noi che conosciamo il bene e il male. Noi siamo e non siamo,non sappiamo neppure chi siamo,vogliamo e non vogliamo,però se lei ci sta è una puttana. Non so da che parte andare!Guardo solo da lontano!Guardo un mondo sofferente che si uccide per un gioco, che uccide per passione ,per vendetta ,per amore. Guardo un mondo senza pace,senza educazione ,un mondo che non piace ,guardo tutto impoverito,guardo e sogno un altro giorno ,sulla nostra rive gauche,sulla riva del rispetto della nostra umanità.
PS mi vergogno un po’ ,ma le parolacce erano necessarie - Scusatemi
Però mi piace proprio la storia dei bonobi.Chissà come mi è venuta in mente. Non lo so neppure io!E comunque è proprio vera
Io mi sono molto divertita a scriverla e mentre scrivevo ridevo perché tutto fa ridere visto da fuori!
quasi tutto è condizionato dai geni
Pubblicato da Nikètor il Mar, 07/02/2012 - 07:39.
tra il nostro genoma e quello dei bonobi la differenza però non sara più del 2%,come tra le scimmie superiori e noi,cara Redis.Questa è la realtà del regno animale,di cui siamo la punta eccelsa.La progressiva complessificazione del cervello degli animali superiori ha prodottom le così dette qualità emergenti,e si è prodotto l'uomo,dotato di consapevolezza del bene,ma purtroppo anche del male.
Una bella utopia la tua,cara amica.
Namasté
rispondi
Mi piacciono sempre molto
Pubblicato da il Moscone il Mar, 07/02/2012 - 08:39.
i racconti sugli animali, e le comparazioni/confronti con gli esseri umani.
Tra noi e loro c'è e resta comunque un abisso inavvicinabile: loro sono guidati da istinti sicuri, la nutrizione, la riproduzione, la sopravvivenza, il vivere qui e ora.
Noi invece siamo dominati dal principio di godimento e siamo eternamente insoddisfatti. La nostra profonda tendenza è quella di godere al di là di ogni logica naturale e per questo l'umanità ha scelto il capitalismo consumistico per suicidarsi.
Anche adesso che sta distruggendo tutto il pianeta, il capitalismo insiste nella sua Crescita esponenziale, divorando le risorse residue.
Anche adesso che è morto da tempo e il suo cadavere continua a infliggerci sofferenze inenarrabili, nessuno si dà da fare per seppellirne la salma.
Perchè? Freud la chiamava giustamente le pulsione di morte, Thanatos: vogliamo godere, consumare, sprecare fino ad ammazzarci, siamo una razza maledetta, senza speranza...meritiamo ampiamente la fine, proprio perchè ci reputiamo superiori alle scimmie dalle quali avremmo solo tutto da imparare.
Bello scritto Redis
"Per loro natura, le alte vette attirano i tuoni e i fulmini."
rispondi
a Niketor ed al Moscone
Pubblicato da redis il Mar, 07/02/2012 - 09:14.
chi di voi due mi preferisce?????nel senso chi mi ha messo fra preferiti???? Ditemelo
Io ,quando preferisco ,lo dico-ti ho messo nei preferiti-
Mi sembra una buona maniera.
Poi vi preparerò il manuale di monsignore della Casa......... ridendo
rispondi
Posso dire una cosetta, senza
Pubblicato da oissela il Mar, 07/02/2012 - 10:29.
Posso dire una cosetta, senza suscitare ilarità, seria: Ammesso che riuscissimo a sopravvivere all'estinzione di questo
nostro bel pianeta, quanti millenni saranno necessari, per essere civili e socievoli come i Bonobi?
Sempre gradevoli e intelligenti i tuoi post.
Ciao.
Oissela
A me stavano simpatici, ma essi continuavano a spararmi addosso.( Céline )
rispondi
**
Pubblicato da Full il Mar, 07/02/2012 - 22:50.
Vedo che stai aggiustando il tiro con i tuoi post. Ironico e significativo nella sua apparente leggerezza e più curato di altri.
Avrei omesso quel ps.
C
Avventura Diario
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ritratto di Ippi
IL post è solo per gli appassionati e per me che voglio
Pubblicato da Ippi il Sab, 03/03/2012 - 18:36.
raccogliere il lavoro precedente.
Ed adesso vi posso fare l'etica nicomachea tre
ciao
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Rilettura ironica dell'Etica Nicomachea
Pubblicato da redis il Mar, 27/12/2011 - 21:49
Rilettura nel 2011 dell’Etica Nicomachea
Nel mondo del tutto è possibile – del – che c’è di male? – del mi spezzo ma non mi piego – forse è leggermente spiazzante andarsi a rileggere e ripensare insegnamenti basilari del nostro vivere. Ecco perchè Aristotele ora – se non ora, quando? – Era questo l’interrogativo che circolava qualche tempo fa. E’ sempre l’ora di un buon libro, di un pensiero di moderazione, di ripassare le verità che ci renderanno liberi dalle nostre stesse storture. Volutamente uso frasi fatte, pensieri già noti, per dire come circolarità di pensiero, abitudini, modi di dire e di fare, ormai ci uniscono e ci dividono in una melassa indistinta. Aristotele no. I grandi maestri sono sempre ripresi in mano, non scolasticamente ma come amici da scegliersi accanto nel nostro passeggiare quotidiano. Sicuramente un amico degno di ascolto.
Sentiamolo.
Nella giustizia ogni virtù si raccoglie in una sola. Chi la possiede la usa sia verso gli altri che verso se stessi.
Libro V. Tutto un libro per la giustizia.
Ma cosa sono le virtù? Un’attività dell’anima razionale, una scelta verso il fine ultimo, la felicità. Ecco perché le virtù etiche non si posseggono si scelgono e in questa scelta ci fanno diversi, ci costruiamo intorno un modus, un abito, un luogo dove noi trascorreremo la nostra vita.
Cosa scegliamo?
Viltà Coraggio Temerarietà
Intemperanza Temperanza Insensibilità
Avarizia Generosità Prodigalità
Volgarità Magnificenza Grettezza d’animo
Vanità Magnanimità Umiltà
Iracondia Mitezza Flemma
Misantropia Amabilità Compiacenza
Ironia Sincerità Sarcasmo
Buffoneria Arguzia Rusticità
Prepotenza Giustizia Sofferenza
In medio stat virtus. Il giusto mezzo, attraverso l’agire nel giusto mezzo si può raggiungere la felicità, perché noi siamo liberi di agire.
E qui Aristotele, come noi, come tutti i libri americani che ora scopiazzando lui vanno per la maggiore (Secrets) pensa positivo.
Ogni individuo – dice lui - è libero di scegliere perché è il principio e il padre dei suoi atti come dei suoi figli. Pensa positivo . E nel libro VI dopo le virtù etiche ecco le virtù dianoetiche: la scienza - l’arte – la saggezza – l’intelligenza – la sapienza che è il grado più elevato, la somma fra scienza e intelligenza. Due libri sulla amicizia la virtù che si accompagna alle virtù. A che servono tutte le altre senza questa? A chi dico ciò che so, se non ho amici. Con chi trascorro o scelgo di trascorrere il mio tempo se non ho un amico a cui riferirmi? Telefono al telefono amico? Tutta la storia dell’uomo virtuale o pratica è basata su legami fra individui,
In famiglia:
Doveri – Responsabilità – Affetti – Ricordi
Sul lavoro:
Doveri – Responsabilità – Rispetto
Nello sport, nelle convenzioni sempre questo rito della socialità.
Poi l’amicizia; un sentimento che invera tutto ciò che pensi e che fai. Simile con il suo simile. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Begli amici che hai! Ci si giudica dalle frequentazioni. O no? E’ sempre stato così. Aristotele lo dice meglio di noi.
L’amico è una proiezione. Mi proietto in un altro, l’altro di me è l’esterno che vedo in me. Non è vero che ci sono tante forme di amicizie, una sola è l’amicizia, l’altre sono forme di socialità. L’attenzione, la condivisione, le scelte, riguardano una sfera piccola, piccolissima, ristretta, dei pochi amici che noi scegliamo. Nel film “La vita facile” due amici , due medici hanno scelto due mondi diversi, uno l’Africa, l’altro una clinica privata a Roma, per lo stesso motivo, la stessa donna. Poi si ritrovano tutte e tre in Africa e nessuno dei tre è quel che sembra, ma l’amicizia tra i due è vera. La proiezione di uno sull’altro. Sarà il medico di Roma a restare in Africa e l’altro a partire,uno a continuare il progetto dell’altro.
Aristotele dedica due libri dell’Etica all’amicizia, sentimento disinteressato, altrimenti si chiama opportunismo, lavoro, pranzo di lavoro, occasione sociale. Sentimento di simpatia. Chi ci obbliga ad uscire, a ridere, a parlare con un altro? Certo la cortesia, il garbo, l’educazione quando una persona non ci piace ci trattengono ma perché poi continuare a frequentare chi non sentiamo amico? Nessuno ci obbliga, l’amicizia non è un obbligo, a volte io posso essere amico tuo, ma tu puoi essere o non essere amico mio. Può essere che l’altro ti accolga, ti sorrida, ti ascolti, ma tu non sei per lui il suo amico di riferimento, ti dimostri benevolenza, ma non cerca la tua benevolenza. Non sono mai semplici le cose. Sant’Agostino nelle Confessioni dedica pagine di una commozione immensa per la morte del suo amico. Le strade che avevano percorso insieme, i discorsi, i progetti, tutto parlava di lui che non c’era più. Uno sperdimento doloroso.
-Come ci siamo allontanati
Che cosa triste e bella
Così Vittorio Sereni e Franco Fortini erano due destini,uno giudica l’altro,ma chi sarà a condannare o assolvere entrambi?
Perchè si chiama Etica Nicomachea,perchè Nicomaco è il figlio di Aristotele
Ah Nicomaco come passato, passato sei! Un figlio che raccoglie e divulga ciò che il padre ha detto. Una bella stranezza in questo nostro tempo di figli viziati e onnipotenti – chiamati amore – tesoro e incitati allo scherno del giusto mezzo. E’ improprio parlare di amore e di amicizia nei rapporti che includono un dovere e una responsabilità, una severità e una disciplina. Scambiamo ora i nostri figli per amici – amori – tesori – e loro giustamente ci rispondono per le rime. Il loro linguaggio come tutti i linguaggi è un virus . Il meme che abbiamo trasmesso ha creato una stortura. Come il gene per la genetica, il meme, unità di base è una informazione culturale replicabile nel pensiero di uno, di tanti. La memetica è l’eredità culturale. Una idea, una lingua, una melodia, una abilità che si trasmette commutazione, da un pensiero ad un altro. Aristotele mi fa compagnia da più tempo ora, si è adagiato come un meme nel mio pensiero che libero può ritornare a studi passati con sguardo recente.
Redis
Pubblicato da redis il Dom, 01/01/2012 - 14:18
Etica Nicomachea 3
Il pettegolezzo – Maggio 2011
Nell’etimologia delle parole il loro significato appare chiaro, chiarissimo, quel che rimane oscuro è il compito che le parole hanno, il fine per cui vengono dette. Cerchiamo di studiarne almeno l’etimologia .
Pettegola: nello zoo faunistico la pettegola è un uccello di palude dal becco molto lungo, dalle zampe slanciate e sottili, nell’etimologia la parola risale probabilmente al Veneto – vien da peto? incontinenza verbale? suono che esce dal petto? pettinare?. Sicuramente riportare, far conoscere in modo da suscitare curiosità futile, insistere su fatti e persone mettendo in relazione gesti e parole in modo leggermente e lievemente malevole, un taglia e cuci per rimodellare un vestito, mettere a posto l’orlo, lo sbieco, la piega di un altro, un operare chirurgicamente per dissezionare un avvenimento, un episodio, una persona, che resta nuda davanti all’uditorio. – Per chi ti vuole male anche con sette sottane la carne ti pare! – dice un saggio proverbio. L’occhio non indulgente vede il difetto, la magagna, sempre. Il pettegolezzo non è mai chiacchiera interumana, come la chiamava il mio professore di teoretica , necessaria per creare comunità, ma un atteggiamento a volte lesivo e diffuso. Eppure – Io non sono pettegola – dicono tutti così . Sembra che nessuno lo sia, nemmeno la gentile e carina signora, incontrata per caso stamani, che mi sta raccontando la malacreanza di una donna che io non conosco. Non ho mai incontrato nessuno che mi confessasse di essere pettegola, invidiosa, avida, acida, cattiva. Mai. Mai nessuno mi ha raccontato un suo probabile difetto, una sua minuzia, un – forse sto sbagliando anch’io – mai. Eppure esistono questi atteggiamenti; vuol dire forse, che me compresa, l’universo intero è sbagliato, tranne le mie conoscenze?Riprendo in mano l’etica Nicomachea, che parla di rispetto, di alterità, di riconoscenza, nel senso di conoscersi, cosa conosciamo infatti noi degli altri e di noi stessi? Cosa conosciamo oltre il potere di spesa, lo stipendio, il conto in banca, l’automobile, il gioiello peraltro già superbamente imitato, cosa conosciamo oltre il pettegolezzo delle corna, dei tradimenti, delle infamie, con i quali rigiriamo i nostri discorsi? Certo, a volte, poi indugiamo impietosi su qualche bella e dolorosa malattia, su qualche disgrazia e come siamo buoni! Che dispiacere! L’etimologia ci soccorre sempre, perché non si ha misericordia, cioè non si porta al nostro cuore la voce dal sen fuggita – il pettegolezzo.
Il pettegolezzo però non è calunnia, maldicenza, no, è piuttosto il tentativo di far conoscere la vera identità dell’altro, ignota finanche al soggetto stesso, é un modo ideale per insinuare un dubbio nell’opinione altrui sull’immagine che un’altra persona vuole dare di sé. E’ una tensione morale, un desiderio di verità, di ristabilire seconda la parlante ciò che è giusto, ciò che è riprovevole. Si pensa erroneamente che se sappiamo trovare il difetto nell’altro abbiamo già messo a posto i nostri, screditare gli altri da’ a noi che parliamo un senso di onnipotenza e di amor proprio, perché noi siamo sicuramente migliori! Poi li confidiamo ad un’altra, in segreto,-Questo posso dirlo solo a te- oppure -Lo sai solo tu- per creare complicità, intimità, con un argomento che non riguarda entrambe. Se ci si fermasse sulla soglia della maldicenza, il pettegolezzo sarebbe solo un rumore, un suono, un saluto. Un modo carino e simpatico per avviare il motore della conversazione,un occhio colorito e attento sul variegato mondo dei nostri simili .Un divertimento. Solo distrazione. Anche di Aristotele se ne diceva delle belle,solo pettegolezzi. Il pettegolo,lui diceva,è un serpente con la lingua biforcuta. Esagerato! Di cosa si potrebbe parlare infine?
Pubblicato da Full il Dom, 01/01/2012 - 14:47.
Una saggista eccellente: chiarissima. Quando avevi commentato in questa chiave una mia poesiola, avevo stentato ad afferrarne bene il senso perchè condensato in poche battute, credo per adeguarti alla mia brevità.
Questo l'ho letto d'un fiato per la scioltezza del linguaggio e la simpatia, l'interesse per un argomento che ci coinvolge un po' tutti. Come rinunciare al piacere di un sano pettegolezzo? Ovvimente il pettegolezzo riflette il pettegolo che lo pratica e può essere persino gioioso, ma se scade a velenosa maldicenza può fare anche molto male a chi dovrà sopportarne le conseguenze.
Ecco la domanda: una velenosa maldicenza può definirsi pettegolezzo? E come si traccia il confine fra le due cose?
Un buon inizio d'anno per il lettori che sapranno coglierti.
Fulvio
ps: ovviamente, io non sono un pettegolo... eheheh!
Per conoscerci meglio ---> Il sito di Full
rispondi
Molto bello. Però non so se
Pubblicato da valerio il Lun, 02/01/2012 - 14:01.
Molto bello. Però non so se il pettegolezzo sia solo lo svelare la vera identità dell'altro, come tu affermi. Perchè nel pettegolezzo c'è l'aspetto del rendere pubblico in genere non una virtù, sconosciuta agli altri, ma un difetto, una mancanza, una tara morale. Non si confida agli altri un aspetto positivo della persona, ad essi rimasto sconosciuto. Ma sempre qualcosa di negativo. Dunque non è solo la volontà di conoscenza, unita alla complicità di qualcuno, colui al quale si confida, che ci muove al pettegolezzo. Ma sempre la volontà di sminuire, di far scendere dal piedistallo.
1 saluto e buon anno!
Valerio
rispondi
come tu dici
Pubblicato da redis il Lun, 02/01/2012 - 14:14.
E' proprio come tu dici.Io racconto raccogliendo frasi di signore convinte,in cuor loro,di non essere pettegole.Faccio parlare loro,ed è molto divertente.
Ma il pettegolezzo è solo desiderio di sminuire l'altro,di infangare una reputazione,di sporcare un po'.
Oltre poi c'è la calunnia
.La calunnia è un venticello.......sorridiamo con arguzia e soffiamo sopra con il vento dell'intelligenza
Lo spostamento dell'Eros
Pubblicato da redis il Lun, 02/01/2012 - 09:14
Lo spostamento dell’Eros 1 gennaio 2012 Prima parte
Tra un uomo e una donna
Tra un uomo e un uomo
Tra una donna e una donna
Non mi sembra che ci siano altre varianti,almeno credo.
La tensione fra i sessi ,la curiosità, la necessità di soddisfare una esigenza corporea ma essenzialmente mentale , è quella di non passare invano ,inosservati ,sulla faccia della terra. Ed è subito sera.
Questo anelare ad un congiungimento di corpi e di anime si chiama Eros,un dio,con faretra e frecce, un dio fanciullesco e giocoso che muove e scuote coscienze e membra.
Il dio che da tormento e ci sveglia nella notte alla ricerca del volto amato,smarrito nelle nebbie di un sogno appena fatto.
Un dio era , per gli antichi greci ,anche lui non immune da passioni, e che sposò Psiche ed ebbe una figlia Voluttà -piacere-
Un continuo movimento,un continuo andare,soffrire per la mancanza di quella metà che, secondo Platone,farebbe di noi l’intero.
Secondo mio padre le cose sono più semplici, la donna accanto all’uomo è come un fiammifero accanto al fuoco,si accende e si brucia,questo mi ha ripetuto con infinite varianti, e poi aggiungeva- la donna è una canna al vento, pronta a seguire quel l’illusione ,pronta a soggiacere ai desideri meno casti e più prosaici dell’uomo-
Una donna fantastica ,negativamente,e sottomessa a voglie repentine ,quindi da tenere sottochiave con una educazione sessuofobica e repressiva.
Questo il mio caro papà, che mi impedì telefono e pantaloni, chiacchiere con coetanei e gite fuoriporta, sane e innocenti evasioni ,nonché trucco e minigonna.
Questo nei liberatori anni settanta ,questo negli anni ottanta, tutto questo continua ora a far parte di un mio bagaglio personale che mi porta a dire stravolgendomi :-Ha ragione mio padre!-
Ha perfettamente ragione,quel continuo fantasticare porta solo idee inconsulte e vedo questi nostri tempi beceri e scadenti aver compiuto il misfatto più grave-aver ucciso l’EROS, il motore del mondo,del desiderio.
Una poltiglia, donne falsamente liberate si offrono discinte ed anche nel mondo più squisitamente letterario o pseudo tale imperversa il richiamo .
Ora assistiamo allo spostamento dell’Eros,ormai morto.
-Mi hai letto?-
-Cosa hai letto di me?-
E’ questa la domanda più frequente che uomini e donne si rivolgono sui siti lette rari.
Non la solita e usuale antica richiesta:-Vuoi venire a letto con me?-
-Posso portarti a letto?-
No! Mica siamo su siti porno!!!Ora non è più tempo eppure spostando l’ordine degli addendi,in una addizione, la somma è sempre uguale.
Anche qui,anche ora,che il lemma –letto- da sostantivo si trasforma in verbo, anche qui,il risultato non cambia.
Quel che è cambiata è l’età che ,in un corpo ormai greve,teme incontri ravvicinati di terzo tipo,reputandoli ormai impossibili,impraticabili,decisamente faticosi e dolorosi.
Così la somma,cioè la visibilità che tutti noi chiediamo all’altro sesso,si sposta nella ricerca dello sguardo sulla parola scritta,sul pensiero elaborato,-Mi hai letto?-manco fosse un lembo di pelle particolarmente irrorato.
La sensazione di piacere,di godimento diventa quasi estatica,--estetica-direbbero i miei colleghi di filosofia,estasi,uscire fuori da sé per incontrare in un altro e altrove quell’incanto che darà la bellezza,l’estetica-appunto.
Molto più gradevole, rilassante,del fastidio di corpi ormai poco avvezzi a contorcimenti vari,preda di dolori articolari,di difficoltà respiratorie,di secchezze e di stridimenti sempre più respingenti.
Così ora l’immaginario letterario riempie il vuoto di un immaginario aderente a domande e risposte reali, uomini velati ,nascosti da un nick corteggiano soavi donzelle dai nomi allusivi una richiesta inevasa poi li sbeffeggiano o spariscono nell’etere inesistente .
Letture letture,-Ma hai letto??-
Però poi resta sempre dopo tante letture il languore di un’attenzione,di un sorriso,di una carezza.
Il languore di una tenerezza,di un tempo dedicato a guardare insieme l’azzurro del mare,a sentire il tepore del sole,a condividerelo stesso momento, riporta in vita un altro momento,quando,più giovani,più belli,più immemori avanzavamo felici nel farsi del tempo.
Non siamo più i ragazzi di allora,non ci sono più i ragazzi oramai,siamo soltanto degli adulti stanchi ed annoiati con tanto tempo con poca voglia,con molto egoismo,senza tensione.
Nonostante questa disillusione comune la nostra età ci riconsegna ora un tessuto pregevole da rifinire con piccoli punti, con orli a giorno, con ricamo fine e la mano che va è solo leggera, impalpabile e vera della poesia-che vola via-
Anche Marcuse, Anche Fromm poi dissero questo:-Riscopriamo i sentimenti!!-Non possiamo vivere senza sentire,senza tendere verso un altro con disponibilità, con pazienza,con attese.
E’ questo l’EROS che è stato infangato, che soffocato giace sotto Il grande fratello,il colpo grosso,Natale a Cortina,giace sepolto in un campo di grano e sopra le spighe i nuovi poeti ondeggiano al vento un canto muto,il canto dei siti.
Confidenze-Le orecchie d'asino
Pubblicato da redis il Mar, 03/01/2012 - 09:19
10 marzo 2011
Le confidenze (le orecchie d’asino)
Fra donne viene sempre prima o poi, all’improvviso, il momento delle confidenze, segrete, indicibili, irraccontabili, ma proprio perché fatte, dette ad una persona, voce del sen fuggita, difficilmente riacciuffabili. Le confidenze non necessariamente fatte ad un’amica, può essere chiunque, in quel momento di vulnerabilità, di permeabilità, ti passi accanto e tu parli, come in trance, racconti spezzoni di una vita passata le cui schegge sono sempre lì.
Poi confidi nella buona sorte, nella discrezione, nella onestà dell’orecchio al quale hai detto. Mi ricordo la storia del re con le orecchie d’asino. Lui, il re, nascoste le orecchie ai sudditi con un turbante, ebbe bisogno del barbiere e gli intimò di tacere pena la morte. Il barbiere mantenne il silenzio ma un giorno, solo, presso il corso di un fiume scavò una buca e li gridò – Il re ha le orecchie d’asino – Ricoprì la buca. Nacque su quel terreno un bel canneto e allo stormire del vento le canne riportarono nell’aria - il re ha le orecchie d’asino - .
Confidenze fatte così, per essere poi lasciate stormire al vento della nostra stupida ma irrinunciabile socialità.
Confidenze su uomini indegni, sono sempre indegni loro, sembra un timbro di via, un passaporto falsificato ma valido per tutti, confidenze di donne su uomini – che lasciano le mogli - che ritornano dopo tanti anni, dopo aver trascorso tanti anni con un’altra.
- L’altra che aspetta nascosta, di sbieco, crede di essere amata, di amare.
Uomini che ritornano e donne dimenticate, cancellate per sempre.
Confidenze, solo confidenze. Brusio indistinto di solitudini.
Confidenze da donna a donna. Un muro di gomma, una palla rimbalzante.
Si dice col tempo che è solo uno sfogo, niente di personale.
Il canto dell'amore perduto
Pubblicato da redis il Mer, 04/01/2012 - 08:33
Il canto dell'amore perduto
Aprile 2010
Racconto, attraverso le poesie di Ines una storia antica quanto l’uomo, universale.
La storia di uno, la storia di tanti… uomo, donna, femminile, maschile, la dipendenza amorosa non ha un genere.
Al Liceo Classico il professore di latino e greco – bravissimo – associava la letteratura greca alla letteratura contemporanea europea e americana, lo ascoltavamo rapiti, con lui, tutti i poeti si incontravano nel vasto giardino delle Muse, ci spiegava che, a cambiare, era solo il modo di fare poesia, ma il sentire rimaneva sempre umano.
Ed è proprio da queste lezioni del professore P che io ho appreso a leggere e sentire con continui rimandi e assonanze. Ho quindi cucito con un filo le poesie di Ines che più mi ripetevo nella mente in questi giorni, come succede con il motivo di una canzone amata, che ogni mattina canticchiamo senza accorgercene. Ho cucito seguendo i miei pensieri e questi mi hanno portato indietro nella storia e con un balzo di nuovo nel nostro quotidiano. Dalle sue raccolte ho scelto questa volta il canto sull’amore perduto. Sono poesie ma potrebbero essere ritornelli. ♫……….
Per non spezzare la suggestione del racconto preferisco presentarvele prima con il titolo ed i libri dai quale le ho tratte: - Perdersi (Come la vita) – Concerto (Voli di gabbiani) – Gelo (Voli di gabbiani) – Ibico – Come il vento del nord rosso di fulmini – Notte – Farfalla (Voli di gabbiani) – Sharazade – (Argentea notte) – The cage – (Come la vita) – Ora non è più tempo. (Resta)
Solo nove poesie e l’ultima e da ritmare e condividere insieme perché è il sano riscatto che tutti noi possiamo pretendere quando finalmente smettiamo di amare l’altro più di noi stessi.
Gli amori non sono tutti uguali.
C’è il colpo di fulmine – tac – e all’improvviso non puoi più fare a meno di quella sconosciuta che sta vicino a te, c’è l’amore che nasce con la consuetudine a frequentarsi e poi diventa necessità, così per caso, c’è l’amore che nasce da ragazzi, vedi una bimba e ti innamori, la vuoi accanto per tutta la vita, anche se l’altra cambierà, anche se tu cambierai; c’è l’amore - affetto – stima – cammino fra due esseri che mettono in comune figli, interessi economici, vecchiaia, e serenamente concludono quasi insieme il loro viaggio.
Poi ci sono gli amori infelici.
Non so chi ha detto che gli tutti gli amori felici si somigliano, ogni amore infelice è infelice a modo suo. E sono proprio gli amori non corrisposti, non vissuti o vissuti male, le costruzioni immaginarie della nostra mente a creare il substrato di tutta la nostra letteratura, dagli antichi Greci a noi, dai lirici di allora ai lirici di oggi. Anche noi con la lira in mano cantiamo le pene di un amore sbagliato:
Perdersi Concerto
…Vibreranno Vorrei che i miei pensieri
Le mie foglie Restassero legati ai rami
Al vento delle tue carezze degli alberi che circondano
Questo giardino.
Saremo Incatenati ai fili sottili
Un unico che le note musicali stanno tessendo:
Respiro Invano griderei t’amo
Che si perde nel cosmo tu non sentiresti.
Da allora ad oggi i nostri pensieri appesi ai rami degli alberi dondolano al vento; una melodia muta si propaga e ci riporta indietro nel tempo e nello spazio, …….sulle sponde del mare Mediterraneo a Reggio Calabria nel VI secolo avanti Cristo dove è nato il poeta Ibico, poeta della Magna Graecia, vissuto poi alla corte di Policrate tiranno dell’Isola di Samo.
Ibico è tra i nove poeti eccelsi della lirica greca, secondo Cicerone è il poeta più infiammato d’amore. I suoi sette libri sparirono nell’incendio della biblioteca di Alessandria. Sono rimasti solo frammenti, carmi eroici e poesie d’amore. Per lui ogni stagione è tempo d’amore, l’amore come possessione, sensuale, totale, così forte da gelare il corpo. Lo stesso gelo è in questa poesia di Ines
Gelo
Il freddo un tempo,
invidioso del caldo
del nostro amore
bussava ai vetri della finestra:
voleva entrare.
Ora che intorno è gelo,
beffardo mi guarda, e, sguscia via
seccando l’aria
Lo stesso gelo dopo 2500 anni. Ibico cantava il suo amore usando la lira fenicia o sambuca strumento musicale forse inventato da lui – sentiamolo.
Come il vento del nord rosso di fulmini
A primavera, quando
L’acqua dei fiumi deriva nelle gore
E lungo l’orto sacro delle vergini
Ai meli cidonii apre il fiore,
ed altro fiore assale i tralci della vite
nel buio delle foglie;
in me Eros,
che mai alcuna età mi rasserena,
come il vento del nord rosso di fulmini,
rapido muove: così torbido
spietato arso di demenza,
custodisce tenace nella mente
tutte le voglie che avevo da ragazzo.
Per Ibico Eros, non solo verso una donna, ma più probabilmente verso un altro uomo, un efebo, infatti allora la passione di un uomo verso un altro uomo era riconosciuta, senza pregiudizi, come si invita a fare anche ora dopo tanti secoli di intolleranza, Eros non riposa in alcuna stagione, non da tregua, tenebroso – spietato- possente – nel profondo domina l’anima.
Un amore che inganna:
Notte
Notte che avvolgi nel tuo mistero
Il mio dolore,
hai sepolto nel buio quell’amore
che tu stessa cullavi.
Ora non bastano mille e più sirene
Per addolcire il suo cuore;
altre dita accarezzano nel sonno,
il suo corpo,
ed io ti guardo con occhi spalancati
mentre m’inganni ancora.
Un amore che sporca:
Farfalla
Quando sto con te
Mi sporco, non so perché;
eppure non hai le mani tinte di nero
né il viso tinto di fuliggine.
Le tue movenze sono studiate.
Mi fai sentire come una farfalla
Che posa le sue ali
Sui resti di una carogna abbandonata.
Nella raccolta di novelle “Le mille e una notte”, siamo a Bagdad in Persia, il re Shahiriyàr, per una delusione d’amore, ordina al visir, di condurgli una vergine ogni notte. All’alba l’avrebbe fatta uccidere, per impedirne qualsiasi tradimento. La strage continua per tre anni fino a quando Sharazade, bellissima figlia del visir, si offre di andare dal re. Sharazade comincia a raccontare al re una storia incatenata ad un’altra e tiene desta la sua curiosità tanto che alla fine, questi, dimentica di ucciderla, e se ne innamora. Raccontare per continuare la propria vita e salvare quella di tante altre fanciulle. Così Sharazade, così Ines.
Quando la passione non si rifrange più, e l’altro non è più lo specchio per noi, l’amore diventa assenza, lontananza, sospensione, cerca uno sguardo, una complicità che non c’è.
Sharazade ( The cage
Lo scoglio sprofondava nel mare Respiro l’assenza
Impenetrabile. Di te.
L’acqua lo accarezzava teneramente. Intorno
A poca distanza da me, il grande nulla
eri lontanissimo. M’avvolge.
Nei tuoi occhi
L’azzurro del mare
Dava bagliori incomprensibili.
Nel breve spazio
Che a strapiombo cadeva,
noi due sospesi.
Nel VI secolo avanti Cristo era Eros che possedeva gli animi, ora si chiama dipendenza amorosa ed i libri sull’argomento vendono molto perché ognuno vuole imparare a liberarsene.
Qualcuno è riuscito.
Il percorso e per tutti lo stesso: l’innamoramento, l’esaltazione, la gioia, la condivisione, l’apoteosi, il delirio e poi l’inganno, il tradimento, la bugia, la lite, la violenza, la delusione, l’amarezza, e il ricordo di un sogno cancellato malamente sulla sua lavagna.Una passione bruciante, senza rete, senza interessi, convinzione che amor a nullo amato amar perdona, poi constato che non basta amare se l’altro non vuole più, non sa più cosa vuole, allora, bevuto l’amaro calice della passione fino in fondo, ognuno può scrollarsi le spalle, guardarsi allo specchio, mettersi il rossetto e dire: Ora, anche se torni, anche se, come in una delle novelle delle mille e una notte, io sono stata ad aspettare alla tua porta per novantanove notti, ecco, tu, potrai bussare invano alla mia, non aprirò più perché questa volta sarò io ad essere andata via, perché ora, non è più tempo:
Ora non è più tempo
M’ami.
Eppure qualcosa manca a questo amore.
Mancano i sogni.
Mancano i cieli
Carichi di fiordalisi
Il volo dei gabbiani
La certezza d’andare per
Strade tempestate di topazi.
Manca la gioia
Di rincorrere rossi arcobaleni;
le risate sommesse,
le frasi dette a metà
le pause, i lunghi sospiri,
le occhiate furtive
i batticuori,
il nodo in gola.
Ma,
dici d’amarmi.
Io ti credo, ma, penso,
che ora
non è più tempo
Amore
Ballata
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commento
Pubblicato da redis il Mer, 04/01/2012 - 11:55.
Finito di leggere in pubblico il commento della persona al quale era dedicato il canto fu questo:-Adesso ti sei specializzata,adesso puoi fare solo questo.-
rispondi
senza
Pubblicato da senza il Mer, 04/01/2012 - 12:44.
nel tentativo di narrare questo modo d'amare, l'uomo dell'autrice abita se stesso, trattino, e il mistero che accoglie la sapienza della congiunzione ?. Senza.
rispondi
avrò capito???
Pubblicato da redis il Mer, 04/01/2012 - 12:54.
Una monade-un anaffettivo ???Ed io perchè mi sono intestardita??il mistero mi intrigava???sicuramente.
La difficoltà dell'impresa rende anche la persona più scontata interessante.....per una vita???
però mi sfugge la sapienza della congiunzione-Avrò una Spiegazione?
rispondi
HAI FATTO UNA OPERAZIONECOMPLESSA
Pubblicato da Kallio il Mer, 04/01/2012 - 13:31.
di quelle che mi piacciono.
Non mi soffermo sulle poesie che se ho capito bene, sono di Ines o forse di una faccia del tuo spirito mi viene da dedurre. Comunque sia, mi colpisce di più l’operazione da te compiuta, simile, se non uguale, a ciò che da molto faccio ma che mi piacerebbe fare con un sistema olografico interattivo.
In Neteditor ho pubblicato un esperimento composto solamente da poesie ma in realtà vorrei andare sulla strada che tu qui proponi. (http://www.neteditor.it/content/184264/da-voci-innamorarsi )
Quindi, mi piace l'intero tuo archetipo, è ciò che pure io ho in testa. Parlo di una struttura fatta di una serie di vettori di forza (meccanica e fisica) la cui energia è la poesia, Trasmutando, la poesia è il vettore di forza o parte del suo segmento, per cui più poesie possono comporre il vettore.
Ogni vettore si lega ad altri vettori così, in un infinito , si possono avere strutture reticolari costruite da infiniti vettori andanti in infinite direzioni.
D'altro canto quando questi vettori incrociano altre forze, quelle della vita in via di normazione alla omologazione crea e distruggi (alias produci e consumi), possono deviare la direzione della vita anche con una minima forza, come quella di una poesia, mettendo a disposizione tutto il tempo e lo spazio, fino alla fine dell'infinito, dunque, giungendo nel nulla.
Cos’ è anche l’amore perduto, svanito, disperso, ecc… , del quale ho scritto diversi versi e alcuni sono in questo sito web. Ma anch’io replico il modo di fare poesia, perché come tu fai enunciare la tuo professore di latino e greco, i poeti hanno uno scopo unico, di rimanere sempre umani.
Auguri a te.
Quando questo
messaggio
donna riceverai
un mio bacio
ti arriverà
come lusinga
a un amore
sognato
mai sorto.
risp
Uomini visti da donne
Pubblicato da redis il Gio, 05/01/2012 - 12:57
23 settembre 2010
Uomini visti da donne
Una signora va a fare la spesa in un grande supermercato della città. Nello spazio antistante un ampio parcheggio, alcune ragazze marocchine vendono fazzoletti – chiedono un euro. Un uomo distinto, conosciuto, si avvicina alle ragazzine. Parla con loro e poi convince una delle due forse la più piccola a salire in macchina, la sua macchina. La signora osserva incuriosita, perplessa, sulle prime avrà pensato che l’uomo si proponeva di aiutare le ragazze, ma deve ricredersi. Lui ha il classico atteggiamento dell’adescatore, l’occhio torbido, la voglia stampata sulla faccia. Così turbata la donna rimane indecisa e torna a casa. Sarebbe creduta? No – si dice – Lo racconta ad una amica. Anche la amica non la crede. Questo uomo è un uomo devoto, pio, un uomo molto religioso. Non può aver fatto, pensato – di usare minorenni, senza difesa, per un piacere personale. Sembra assurdo. – Zitta – Zitta. Passa il tempo. Poi stranamente all’amica scettica viene raccontata la stessa storia dalla moglie dello stesso uomo. Oh no, la moglie non può dire – Sai, mio marito …., - Non può. Però racconta, racconta storie di violenze, di uomini adulti, molto adulti, rispettabili, rispettabilissimi, con sessualità non risolte, con mogli invisibili, che non toccano più, che desiderano toccare o farsi toccare da bimbette marocchine, ucraine, o semplicemente da bimbette facilmente avvicinabili e indifendibili quando si sarebbero messe a raccontare. Chi crederebbe a queste bimbette? La moglie continua nel suo sfogo addolorato, mortificata, - Certo – spiega – non si fa così. Sta bene attenta a non dire – Sai è mio marito questo uomo, sai è lui che torna a casa con questo odore un po’ così, di selvatico, addosso come un lupo. – Non dice così. Chi la crederebbe? Ascolta al telefono ancora scettica, molto sorpresa l’amica, e pensa a come la vita gira da sola e mette in comunicazioni situazioni diverse per poi evidenziarne una, una sola, e prosegue il suo giro. Continua questa moglie che venga scritto, che venga scritta la vergogna di uomini ammantati da spirito cristiano, di uomini che hanno figlie, figli giovani, che vanno con bimbe. Solo dopo tanto tempo riesco a scriverne. Mi sembrava inverosimile. Ma quando ho letto che Simenon si vantava di essere andata a letto con una ragazzina, che Gandhi voleva una bimbetta nel letto la sera, che Montanelli aveva avuto in dono in Etiopia una bella bimba profumata, ebbene allora ho cercato di mettere su foglio una stranezza. La donna non è uguale all’uomo. Le bimbe poi sono più fresche. La donna non cerca bimbetti da infilarsi in macchina. Se lo fa è una maniaca, una pazza pericolosa. L’uomo è uomo. – Mio marito è un signore – disse sempre la stessa moglie una volta a chi le domandava se il marito la soddisfaceva sessualmente. Ma che risposta è? E’ la risposta giusta. Più i mariti sono indegni più le moglie incensano. Le donne non sarebbe credute. Visionarie. Si meravigliano ,con gli occhi increduli, non vogliono capire,- ma come?- Simenon se ne vanta e lei moglie ne soffre? Ma va! Nel libro di Giuseppina Torregrossa, alcune mogli siciliane parlavano delle zoccole dei loro mariti, se ne vantavano, una ne lodava la bellezza, con orgoglio affermava che suo marito sì che aveva gusto, avevano visto quanto era bella, quanto era appariscente la zoccola del marito? Mi sembrava anche questo inverosimile. Ma nel mio raccogliere le tante storie che voi donne mi raccontate ormai convinte che io le trasformerò in letteratura, una donna colta, intelligente, critica, analizzando anni accanto ad un marito femminaro, è questa la parola giusta?, osservava che lei avrebbe accettato qualsiasi donna purchè tante donne accanto al marito, ed anche ora che lui ne aveva scelto un’altra, avrebbe capito se questa nuova fosse stata più bella di lei. Strana competizione. La nuova però non è più bella - non è più intelligente – non esiste. Le donne sono sempre in lotta fra loro per il possesso di un individuo ana – senza. Uomini visti da donne. Io sono sempre la moglie – mi dice una gentile ed elegante signora – dicono tante falsità su mio marito ! – Ci vogliono male – E così continua, lei che può, a camminare imperterrita al braccio di questo uomo che manifesta, malgrado le tante donne avute, così dicono, una devozione encomiabile. Sarà vero? Voglio credere che fra noi possa ancora esistere la possibilità di guardarci negli occhi.
La sessualità è uno strano miscuglio di desideri, di appagamento, di potere, di risentimento, di violenza, ingabbiarla in un matrimonio è un artificio ormai logoro. Per le donne, per la maggior parte delle donne, questo artificio era la loro difesa, era l’unico spazio possibile.
Io penso ancora , penso che sia per l’uomo che per la donna possa essere una bellissima opportunità di conoscenza.
Ci saranno pure uomini e donne umani o è solo letteratura? Nella conoscenza solo letteraria della mia vita, ho filtrato la realtà sempre attraverso le parole dei miei libri, ho creduto possibili amori e interessi, ho percepito poi un malessere soffocato, tra quello che si vuole e quello che si ha, tra quello che si crede giusto e quello che è giusto. Ho visto poi la grande differenza tra vita e letteratura. Un uomo visto con gli occhi di una donna è solo un marito - un figlio - un padre – prepotente ma ancora potente. Che sciupio di forze! Quanta energia per reggerli!
Ma senza di loro la vita non è vita
è un’altra cosa
L'inconsapevolezza del male
Pubblicato da redis il Dom, 29/01/2012 - 11:52
L’inconsapevolezza del male 29-01-2012
Noi presupponiamo che chi ci procura del male ne sia a conoscenza, sappia cioè che quella sua azione ci depisterà ,ci distruggerà e smarriti ci domandiamo:-come ha potuto lui o lei fare questa cosa a me, al figlio, alla mamma??Come???-
Continuiamo a chiederlo anche all’autore di tanta nefandezza e lui o lei , basito, infastidito, incredibilmente sorpreso reagisce in modi diversi.
Si infuria, alza la voce,o più semplicemente sta zitto e va via ,a sua volta sconcertato dalla sconsideratezza umana.
Noi dobbiamo capire che il male non è facilmente individuabile, non è scritto:-questo è male e questo è bene-
Non è scritto da nessuna parte.
Tu puoi fare e poi disfare, puoi rubare e regalare,puoi amare e puoi odiare e poi stranamente puoi raccogliere il bene dal male e viceversa,senza una vera ragione ,perché - chi l’ha detto che debba esserci???
Figuriamoci col virtuale!!!Non ti vedi,non ti senti puoi illudere e vezzeggiare, puoi far nascere grandi amori, trasporti, simpatie, puoi dire parole dolci ,puoi suggerire comportamenti ,tanto l’altro o l’altra è una cretina se ci crede , perché tu lo stai facendo sol per ammazzare un’ora o come dice Garbellini per crearti un’eccitazione.
Non importa se ci sia Alessandra o Roberta non importa chi ci sia ,per lui ma questo vale pure per le donne che fan lo stesso,per loro gli altri sono tutti uguali,omologati, da comprare inscatolati ,già pronti sullo scaffale del supermercato.
E se tu gli fai notare ,a questi esseri perbene, che tu proprio non sei uguale ,che sei delusa, che tu eri vera ,loro ti guardano come una marziana e ti dicono :-Ma allora non hai capito niente!Questo è il bello del virtuale!!!-
Leggo di un certo reds che teorizza un nuovo amore sempre al tempo del cellulare ed al tempo del pc, un amore senza amore , un amore di emozioni, fredde ,decise a tavolino.Ed io credo abbia ragione,si è smarrita la ragione,ed ormai senza ragione siamo proprio in confusione!!!!
Ve lo dico con affetto ,ve lo dico senza rancore, io proprio non lo so se questo è il bello ,a me sembra solo brutto ,senza per questo voler demonizzare una grande verità –il computer ci dà una grande libertà-ci fa liberi e felici di parlare e poi di scrivere , di poter dialogare con Full, Con Flicorno, con Anser e con Carlotta.
Ma io credo che oramai dopo tanto aver pigiato ,credo proprio che giammai io farò capire quanto male che ci sta se noi usiamo l’altro solo come mezzo e mai come fine.
Era questo il secondo imperativo categorico della critica della ragione pratica di Kant.
Noi dobbiamo dirlo a noi stessi e non dimenticarlo mai, l’altro non è una bambola di pezza, o un uomo da scherzare, l’altro è sacro come siamo sacri noi, se vogliamo sopravvivere in questa falsità.
La falsità del male, la banalità del male,la terribile vanità del male
Perché tutto è vanità
Carissima redis
Pubblicato da Anansi il Dom, 29/01/2012 - 12:33.
accostare Kant al virtuale... eh un modo di ricordare qualcosa con l'aiuto di un nome niente male! eheheh che il "virtuale" sia pericoloso (mò l'hanno detto pure degli studiosi! definendo il virtuale come una vera e propria droga), secondo la mia opinione l'hai capito, che sia solo uno strumento nelle mani di esseri pensanti e non di bug è altrettanto chiaro, che poi gli esseri pensanti a volte non pensino è un altro discorso eheheh c'è un lato del mondo del virtuale, legato alla sfera dei sentimenti più nobili e più alti, che è davvero interessante però. Permettimi di essere chiara e di dilungarmi un pochino. Che sia possibile affezionarsi a un "nick" è fuori discussione, ci affezioniamo alla moto o al forno, che un "nick" possa in qualche modo suscitare un sentimento simile o che si avvicina all'affetto è senz'altro possibile. Che da qui nasca qualcosa che va oltre, e sia la curiosità per esempio, non è molto scontato però. Credo che si possa anche tirare in causa una sorta di autocompiacimento, vuoi per le lusinche, vuoi per le "parole scritte" che comunque ci suscitano delle emozioni, comunque credo che molte persone si possano fermare anche qui, nel senso che trovano appagamento (sia per un'erezione che per le lusinghe) in una forma di relazione strana come quella che s'innesca a suon di messaggi e "chat". Per quanto mi riguarda sono molto "materiale" e niente può sostituire il profumo della pelle, il suono di una risata, il linguaggio del corpo... poi, per esperienza personale, quando il reale e il virtuale si fondono, ho avuto una pessima pessima pessima esperienza. Perchè se è vero che i sentimenti son reali, le persone dietro uno schermo più facilmente ingannano prima se stessi e poi gli altri. E quello che resta è rabbia e dolore. Resta inteso che non voglio generalizzare e sono solo opinioni.
grazie, un sorriso, Carlotta
rispondi
Cara Carlotta
Pubblicato da redis il Dom, 29/01/2012 - 13:47.
Tu sei un essere umano. Sei una rarità,ve ne sono ancora tanti come te,ma sempre meno.Ora c'è proprio una sindrome di dipendenza dall'uso ,cioè non riesci più a staccarti dal pc, dal cellulare,non puoi vivere senza loro. lo capisci??ed il mondo all'improvviso è una bella palla al piede, non si va nemmeno al bagno ,così dicono gli studiosi, non si vuol nemmen mangiare...Ecco è una dipendenza..una droga ...stiamo attenti ,anche io me lo dico da quando ho sostituito le mie chiacchiere con le amiche con lo scritto sul pc.
rispondi
Noi dobbiamo dirlo a noi
Pubblicato da everea de lapalisse il Dom, 29/01/2012 - 13:56.
Noi dobbiamo dirlo a noi stessi e non dimenticarlo mai, l’altro non è una bambola di pezza, o un uomo da scherzare, l’altro è sacro come siamo sacri noi, se vogliamo sopravvivere in questa falsità.
questo lo dici bene. sta tutto in questa frase: la sacralità dell'altro come di se stessi, anzi prima dell'altro;
come si può fare del male se si ama davvero l'umano?
rispondi
ti rispondo con
Pubblicato da redis il Dom, 29/01/2012 - 14:08.
le parole di Carlotta.
Quando il reale ed il virtuale si fondono può essere una pessima esperienza-
le persone dietro uno schermo ingannano prima se stessi e poi gli altri.
Grazie a Carlotta, ora credo che potremo riflettere su una verità
rispondi
si può ingannare benissimo
Pubblicato da everea de lapalisse il Dom, 29/01/2012 - 14:14.
si può ingannare benissimo anche SENZA uno schermo.
ma è una mia opinione parzialissima.
rispondi
Il gene egoista
Pubblicato da ulysse il Dom, 29/01/2012 - 14:29.
Fcciamo tutti, o diciamo, ciò che più ci aggrada o che reputiamo ottimizzi il supposto bene per noi medesimi. Al compiere fino in fondo, l'opera per ciascuno di noi "benefica", si oppongono (ma a volte anche incitano) le leggi laiche è religiose concorrenti a formare il comune senso etico o da esso derivanti.
Naturalmente concorre anche la cultura personale ed ambientale ad affinare, o a rendere tetragoni, i nostri sentimenti e la nostra sensibilità.
La cosa è comunque complessa ed è variabile dipendente dall'ambiente e contesto con cui ci troviamo ad interagire e dai mezzi di cui disponimo o che utilizziamo per relazionarci a distanza. Una volta si scrivevano "lettere" ed esistono carteggi anche storicamente interessanti a connotare una epoca..per dire che il comune senso etico è sempre in evoluzione...in quale senso... è da definire.
Il riferimento alle "critiche" di Kant, concorre certo alla nostra cultura... anche se personalmente, di Kant, non abbiamo una conoscenza diretta (rientra nella formazione della comune Vision popolare), ma non è determinante per il comportamento contingente.
Per tenerla breve, piuttosto che di bene o di male, terrei in conto e parlerei di vantaggio o, rispettivamente, di svantaggio, che ciascuno di noi persegue e valuta in riferimento a se medesimo, pur con tutti i limiti (lacci e lacciuoli) che lambiente sociale di pertinenza impone o cui crediamo di dover aderire, a seconda della nostra sensibilità o, piu' o meno evoluta, nobiltà d'animo, nei confronti del nostro prossimo.
Ovvio che il web offre maggiori possibilità di esplicazione e soddisfazione di certe nostre particolari pulsioni di lontana provenienza e la tentazione fa l'uomo ladro...anche la donna direi: è una questione di civiltà...spesso contemperata dalla convenienza...o viceversa...non saprei.
ciaociao!
fatti non foste a viver come bruti...
rispondi
Ulysse
Pubblicato da redis il Lun, 30/01/2012 - 09:09.
ti prego....va bè che sei gemelli...ricordo bene,vero??? sarai sicuramente simpatico ,sicuramente a me lo sei e ti leggo incuriosita ma te lo dice Calvino ,non io, più semplicità,alleggerisci,togli e vedrai che ti seguiremo sempre se ti impegnerai....Scusami..è il riflesso condizionato ,ma prenditela con Calvino.
rispondi
Amica redis,
Pubblicato da ulysse il Lun, 30/01/2012 - 20:43.
Ti ringrazio del consiglio, ma sono un poco complesso, ho bisogno di spiegarmi, scrivo ciò che penso e sento al momento a volte seriamente a volte ironicamente. E' certo giusto cercare di migliorare e in linea generale mi sforzo, ma faccio fatica ad adeguarmi a chi mi legge o potrebbe leggermi...solo per essere letto...anzi penso che non debbo! Credo che anche Calvino la pensasse così: in fondo lui era lui ed io sono io! ciaociao! ulysse.
fatti non foste a viver come bruti...
Per Odradek
Pubblicato da redis il Lun, 30/01/2012 - 12:43
Stendhal e Sciascia - Il dolore 14 settembre
Quasi tutti i martiri ,sottoposti alle torture più atroci, sono più o meno in uno stato di estasi.
Stendhal pensa che quei martiri non hanno mai sentito dolore,perché annegati nello spirito, nella proiezione della luce divina ,pura anima,hanno abbandonato il corpo ai loro carnefici.
Succede così anche nella sfera del fanatismo che lo infligge e del fanatismo che lo soffre , anche lì il dolore non esiste perchè il dolore è un’invenzione della ragione,un’invenzione suscitata dall’idea della libertà ed ad essa legata,un’invenzione nata dall’idea di giustizia.
Il dolore ,quindi ,esiste veramente là dove il fanatismo,il potere la tirannia ce lo infliggono,esiste nelle cose che non amiamo e che siamo costretti a fare .
Sartre:-Il dolore è dove ce lo infligge la cosa,tutto quel che è fuori di noi,che su di noi si abbatte.
Dolore fisico che si mescola al dolore esistenziale.
La più atroce immagine del dolore è quella del dolore che colui che non pensa,che coloro che non pensano infliggono a colui che pensa,a coloro che pensano.
Un dolore gratuito ,sciocco ,senza senso ,per gioco ,per divertimento,per cattiveria.
Lascia l’altro a chiedersi –perché -a chiedere invano un motivo, a chiedere invano una giustizia che già sa le verrà negata.
Un dolore storico:-I tanti massacri,inutili,le tanti stragi,i tanti stupri,le tante violenze.
Un dolore sociale:-L’ingiustizia profonda di un’eguaglianza irrisa, di povertà beffeggiate,di popoli assetati,affamati ,dati in pasto ai pesci.
Un dolore esistenziale :privato,solitario,di ragazzi ubriacati di birre ,di soldi ,di offerte,ma senza educazione ,rispetto ,sacrificio.
Un dolore immenso per il vuoto di motivazioni grandi che ci facciano accettare ,che ci facciano diventare migliori di quel che siamo.
FAI UN QUADRO DEI VARI ASPETTI DEL DOLORE
Pubblicato da Kallio il Lun, 30/01/2012 - 14:30.
che cautamente dico quasi completo perché non ne ho mai fatto l'elenco.
Condivido il tuo testo al quale voglio aggiungere un dolore da me vissuto e sorto proprio sul posto di lavoro che forse in parte, tu consideri nelle altre specificazioni che scrivi.
Ad un certo punto, scrivi " La più atroce immagine del dolore è quella del dolore che colui che non pensa,che coloro che non pensano infliggono a colui che pensa, a coloro che pensano."
Io ho vissuto sulla mia pelle un dolore simile ma quasi all'inverso, che posso tentare di spiegare usando parti della tua frase. " omissis ... del dolore che colui che pensa infligge a coloro che pensano, ma che colui che lo infligge si arroga di ritenere/giudicare che non pensino."
È il caso tipico di imprenditori che si sentono padroni anche delle persone per cui siccome ti pagano, devi fare non solo le cose sbagliate che pretende che si riconoscano come corrette, ma devi anche dirgli che non sei in grado di capire perché lui è l'intelligenza. Poi quando il patatrac avviene le colpe ti vengono riversate addosso. Non per niente sono finito in cassaintegrazione.
Auguri a te.
Quando questo
messaggio
donna riceverai
un mio bacio
ti arriverà
come lusinga
a un amore
sognato
mai sorto.
rispondi
Kallio
Pubblicato da redis il Lun, 30/01/2012 - 14:41.
la presunzione del supponente,la ubris ,la chiamavano i greci, l'arroganza del prepotente ,il dar la colpa a chi prima ha dovuto per ,svariati motivi, legittimare il comportamento di un altro ....ecco il dolore del calpestato che oramai privo degli strumenti legittimi per difendersi può solo guardare annichilito il suo datore di lavoro, suo marito, i suoi rappresentanti politici ,come alieni-appartenenti al puro mondo del male.
Io ormai da più tempo,scusatemi,ma dico ,siamo nel feudalesimo..Adesso le gabelle..le angherie..i soprusi...adesso è tempo di essere seri ,serissimi e di chiudere la tv. Ciao ciao..nonostante tutto sono una persona solare,anche scherzosa, ma seria.
rispondi
Dispiace che, ancora oggi, i
Pubblicato da oissela il Lun, 30/01/2012 - 17:18.
Dispiace che, ancora oggi, i forti infliggono dolore ai più deboli e il tutto accade anche alla luce del sole, senza
che ci sia rimorso da parte di chi lo provoca e presa di coscienza da parte di noi benpensanti.
Potremmo citare infiniti casi.
Grazie per questo post educativo.
Ciao.
Oissela
A me stavano simpatici, ma essi continuavano a spararmi addosso.( Céline )
rispondi
divide et impera
Pubblicato da redis il Lun, 30/01/2012 - 18:59.
dicevano i romani. Noi ora divisi ,fragili,deboli, demotivati, senza preparazione,assuefatti ad un alcool facile, a facili guadagni , ad una tv da spegnere subito, siamo un nulla ,nella morsa sempre più stretta di un potere ingordo.
Scusatemi ..non voglio fare prediche ,ma come disse il vangelo - Vigilate - ecco siamo vigili se possiamo...affinchè la nostra coscienza non venga plasmata come in un truman show..scusatemi
rispondi
Ciao redis
Pubblicato da Anansi il Mar, 31/01/2012 - 16:29.
ecchime ecchime ma prima mi potresti togliere una curiosità? se è possibile... che come al solito mi son persa qualcosa. il perchè del titolo. Credo sia un po' per tutti, o io non ho capito? comunque. mi piace come accosti alcuni grandi nomi al tuo pensiero e gentilmente "rubi" qualcosa. e onestamente mi piacerebbe proprio vederti impegnata in qualcosa di più corposo, e mi piacerebbe ancora di più leggerti e sapere che quando tu hai scritto, hai sorriso! eheheh
un sorriso, Carlotta
ma la mail?! l'ho cancellata per sbaglio o non l'hai spedita? o non m'è arrivata...?
rispondi
Ma ti ho mandato due o tre mail
Pubblicato da redis il Mar, 31/01/2012 - 20:00.
ora ti manderò la mia-privata privata-
Odradek è il nick di un ragazzo molto bravo che ha scritto un racconto molto bello, molto vero , su un bimbo che non sente dolore, e si toglie gli occhi-----
vedi chi non sente dolore non vede non vede il dolore ,non sente il suo dolore, figuriamoci se può vedere il male che fa ad un altro.
Cecità cecità-Saramago-mi vengono così le citazioni, non le cerco- ho tanto letto e continuo a farlo
la cecità è proprio la peggiore libertà
libertà di non vedere il tuo simile rantolare
poi segue la sordità
scusa ora mi son messa a ridere non sono oculista e nemmeno otorino
Ti leggo solo ora che ho un
Pubblicato da Odradek il Gio, 16/02/2012 - 13:15.
Ti leggo solo ora che ho un debole dolore alle ossa... dicevo ad un'amica che i farmaci curano e ammalano, e l'intelligenza lo dico a te e a me stesso è solo una parte del corpo. Quello quando prende la parola a modo suo vorrei ascoltarlo in pieno silenzio. Non ci riesco mai. Il dolore già.
E Lucio per come l'hai letto tu. Il Lucio che ho letto ancora prima di iniziare a scriverlo, l'ho immaginato come un essere diverso (anche io e te siamo diversi, e qualcuno lo sembra più degli altri...), dicevo che l'ho immaginato dotato di un sentire impensabile. Anche senza alcune cose che abbiamo quasi tutti noi, Lucio sente eccome. Non posso immaginarmi qualcosa senza dolore e chi non ha immaginazione sufficiente per non rendersi conto di questo, perfino nei sui gesti potenzialmente distruttivi, beh questa cosa mi lascia con una grave sensazione di povertà. Impoverito chi fa del male e impoverito chi lo riceve gratuitamente da chi non dovrebbe essere cosa, meccanismo, pensiero di un pensiero ben disposto a giocare sulla pelle altrui. Fuori dai martiri e dai santi penso che per queste cose diventiamo un poco piccoli. Da lì si ricomincia con pazienza e dignità. A subire il dolore che ci strema al silenzio. I più fortunati riprendono parola a lavorare il senso. Ciao.
Premio Nobel
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 06:02
Vestiario (da "Gente sul ponte")
Ti togli, ci togliamo, vi togliete
cappotti, giacche, gilè, camicette
di lana, di cotone, di terital,
gonne, calzoni, calze, biamcheria,
posando, appendendo, gettando su
schienali di sedie, ante di paraventi;
per adesso, dice il medico, nulla di serio
si rivesta, riposi, faccia un viaggio,
prenda nel caso, dopo pranzo, la sera,
torni fra tre mesi, sei, un anno,
vedi, e tu pensavi, e noi temevamo,
e voi supponevate, e lui sospettava;
è già ora di allacciare con mani ancora tremanti
stringhe, automatici, cerniere, fibbie,
cinture, bottoni, cravatte, colletti
e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori
-sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi- la sciarpa
riutilizzabile per protratta scadenza.
Poesia
Nulla due volte accade
né accadrà. Per tale ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.
Non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.
Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.
Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? ma cos’è?
Forse pietra, o forse fiore?
Perché tu, malvagia ora,
dai paura e incertezza?
Ci sei - perciò devi passare.
Passerai - e qui sta la bellezza.
Cercheremo un’armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d’acqua.
poi ne voglio ancora...
SULLA MORTE, SENZA ESAGERARE
NON S'INTENDE DI SCHERZI
STELLE, PONTI
TESSITURA MINIERE LAVORO DEI CAMPI
COSTRUZIONE DI NAVI E COTTURA DI DOLCI.
QUANDO CONVERSIAMO DEL DOMANI
INTROMETTE LA SUA ULTIMA PAROLA
A SPROPOSITO.
NON SA FARE NEPPURE CIÒ
CHE ATTIENE AL SUO MESTIERE
NÉ SCAVARE UNA FOSSA
NÉ METTERE INSIEME UNA BARA
NÉ RASSETTARE IL DISORDINE CHE LASCIA.
OCCUPATA A UCCIDERE
LO FA IN MODO MALDESTRO
SENZA METODO NÉ ABILITÀ.
COME SE CON OGNUNO DI NOI STESSE IMPARANDO.
VADA PER I TRIONFI
MA QUANTE DISFATTE
COLPI A VUOTO
E TENTATIVI RIPETUTI DA CAPO !
A VOLTE LE MANCA LA FORZA
DI FAR CADERE UNA MOSCA IN VOLO.
PIÙ DI UN BRUCO
LA BATTE IN VELOCITÀ.
TUTTI QUEI BULBI BACCELLI
ANTENNE PINNE TRACHEE
PIUMAGGI NUZIALI E PELAME INVERNALE
TESTIMONIANO I RITARDI
DEL SUO SVOGLIATO LAVORO.
LA CATTIVA VOLONTÀ NON BASTA
E PERFINO IL NOSTRO AIUTO CON GUERRE
E RIVOLUZIONI
È ALMENO FIN ORA INSUFFICIENTE.
I CUORI BATTONO
NELLE UOVA CRESCONO GLI SCHELETRI DEI NEONATI
DAI SEMI SPUNTANO LE PRIME DUE FOGLIOLINE
E SPESSO ANCHE GRANDI ALBERI ALL'ORIZZONTE.
CHI NE AFFERMA L'ONNIPOTENZA
È LUI STESSO LA PROVA VIVENTE
CHE ESSA ONNIPOTENTE NON È.
NON C'È UNA SOLA VITA
CHE ALMENO PER UN ATTIMO
NON SIA STA IMMORTALE.
LA MORTE
È SEMPRE IN RITARDO SU QUELL'ATTIMO.
INVANO SCUOTE LA MANIGLIA
D'UNA PORTA INVISIBILE.
A NESSUNO PUÒ SOTTRARRE
IL TEMPO RAGGIUNTO.
rispondi
Lettere dal fronte web
Pubblicato da redis il Mer, 01/02/2012 - 16:47
Lettere cento lettere per me
Cento lettere per me 21 settembre2011
Sono lettere le mail?
Sono lettere ,vero? Scambiate senza busta e francobollo,senza essere infilate nella buca della posta ,senza postino che bussa e ce li recapita a casa. Certamente hanno ancora un indirizzo ,un mittente ,e giungono a casa sullo schermo di un computer. Ma sono lettere ,vero????
Sono scritte senza penna ,con un tasto ,ma la persona che scrive segue sicuramente un suo pensiero ,lo esprime e vuole comunicarlo all’altra,al suo interlocutore. E’ così ,vero?
Ho capito bene ,non ho frainteso,ho risposto a delle lettere ,in tutti questi mesi , ho risposto ad un essere umano al quale ho consegnato i miei pensieri ,perché invitata a farlo.
Ho dato fiducia ad un uomo che mi chiedeva di non essere più arroccata ,mi chiedeva di aprire uno spiraglio. Io ho creduto e credo tuttora di aver parlato con un essere umano non comune, con un essere umano che stranamente ,man mano si andava delineando come il mio alter ego –due professori - due nostalgici degli anni settanta -una ideologia comune -un terreno temporale di riferimento vicino-letture condivise-forse anche una adolescenza ,mi pare di capire ,simile ,con una nonna amata in casa e che segna ,più di una mamma assente , la nostra infanzia.
Divergenze moltissime –su Baudelaire ,su Leopardi,su situazionismo e futurismo, su decadentismo e surrealismo,su Laing e l’antifamilismo ,su Jung,su Freud ,sul virtuale e sul reale.
Adesso sappiamo qualcosa in più,la città dove abitiamo, il nome e cognome ,un numero di telefono, un recapito ,una professione,le amicizie,le frequentazioni.
Sappiamo anche ,un po’ ,le malattie ,gli interventi ,l’anestesia, conosciamo la nostra voce ,una voce piacevole per entrambi , siamo proprio degli esseri umani. Parliamo .
Scriviamo e parliamo ,un giorno ci daremo appuntamento e ci vedremo ,come si faceva un tempo ,in un modo di vivere antico che comprendeva la conoscenza. Così ,per curiosità normale , futile ,per essere ancora normali.
Dopo tanto scrivere ,dopo cento mail moltiplicate per due ,dopo duecento e passa mail ,forse chissà .
Una lettera non basta più.
1-02- 2012
Questo scrivevo questa estate ,quando ancora ignara di essere solo un esperimento ,deciso a tavolino, intavolavo conversazioni dignitose con un essere umano che ancora mi ostino a pensare pregevole.
I rapporti umani,poi lui mi ha spiegato,hanno subito una strana metamorfosi ed il gioco è cambiato,ora ci piace il nascondino,l’amico immaginario,Odradek,il rocchetto di Kafka.
Cucù Settete,poi ricordo ,come finiva il gioco nell’infanzia…
Qui il gioco si spegne quando l’altro ,ma anche l’altra ,il gioco non ha sesso,si scoccia e se ne va.
Senza conoscersi, senza stringersi la mano ,senza dirsi –Piacere di conoscerla-
E resti lì a domandarti:-A chi ho dato i miei pensieri, con chi mi sono confidata, chi mi è stato accanto,per carità con estremo garbo,in tutto questo tempo????- Nessuno. -Nessuno???-
L’amico immaginario-Odradek
I bambini nei loro primi giochi costruiscono un amico immaginario. La mamma li sente parlare,domanda e loro rispondono di essere insieme a Mario,Giovanni, di essere insieme ad un amico. Poi si diventava adulti,una volta,e si scordava l’amico dei giochi fantastici. Una volta le tappe dell’auxologia erano stabili. Ho studiato psicologia dell’età evolutiva -trenta e lode – Ho vinto un concorso per l’insegnamento,ho partecipato a seminari sull’argomento. Una volta si diventava adulti. Quando ancora non esisteva il cellulare,il computer,internet. Noi eravamo adolescenti ,giovani. Poi diventavamo grandi ,ora non più Lo spartiacque fra il prima e il dopo credo che siano stati gli anni novanta .Venti anni. Gli anni dei puntini sospensivi. Gli anni della metamorfosi. Nella metamorfosi un giovane di nome Lucio vuole trasformarsi in uccello per poter volare ma per una sostituzione si trasforma in asino. Un asino sempre uomo. Quante peripezie!Credeva di volare e non vola. Ma lo si può ancora fare ,con l’immaginario!!!! Si può sedurre ,e che c’è di male???,per una parolina carina ,non son pietre le parole,non uccidono le donne,ne uccide più Lonatro!!!!!!
La seduzione è solo un gioco,il momento della freccia che scocca ,il momento senza coscienza,simbolico,il mistero e la trasfigurazione in tutti noi che brancoliamo nelle nebbie di un mondo che va. Che va che va che va Ma dove va?
Questo mondo che va, dove va?
Pubblicato da oissela il Mer, 01/02/2012 - 17:32.
Questo mondo che va, dove va? Ricordando una canzone di Endrigo mi viene voglia di rispondere: " e questo non si sa/
sarà come l'arca di Noè/ il cane, il gatto, io e te."
Una pagina di diario molto bella per i contenuti e per la capacità comunicativa che ti caratterizza.
Dispiace essere utilizzati come oggetto di sperimentazione, ma indubbiamente l'intrecciarsi di opinioni
e condivisioni culturali porta ad un arricchimento di cui un po' tutti usufruiamo.
Il web ci offre la possibilità di dialogare e facendone buo uso, la parola è bella.
Ciao.
Oissela
A me stavano simpatici, ma essi continuavano a spararmi addosso.( Céline )
rispondi
Caro Oissela
Pubblicato da redis il Mer, 01/02/2012 - 19:39.
la differenza fra noi e gli alieni tra noi è netta.Noi veniamo dalla campagna,sappiamo quando il sole sorge,sappiamo come uccidere un pollo, mio padre non io,sappiamo il valore di un albero, di una zolla
gli alieni ,e ce ne sono tanti pensano che gli esseri umani sono come i cibi precotti, e il loro divertimento è studiarne le reazioni.
Giocano -Vediamo questa come reagisce!!-
Non vogliono conquistare, non vogliono amicizia , vogliono vedere solo lo spettacolo di un uomo o donna stuzzicato nelle sue sensazioni.
Non lo dico solo io.
Reds nel suo primo racconto -l'amore al tempo del cellulare - delinea proprio un personaggio così
Ha perfettamente ragione -quello è il prototipo
Negli altri racconti ,infatti ,poi è la deriva...
rispondi
avverto un velo di spleen,anzi qualcosa di più , di chandrà.
Pubblicato da Nikètor il Mer, 01/02/2012 - 18:09.
Le relazioni tra navigatori del web,se di diverso sesso cominciano generalmente e almeno in apparenza come amicizia che poi spesso scivola verso un rapporto d'amore o erotico.Ma esistono anche splendidi rapporti di affinità elettive che rimangono tali senza virare a corrispondenze d' amorosi sensi.Non parlo poi delle avventuracce in cui persone poco accorte o candide,fanno una brutta fine.
Un post il tuo molto intrigannte ,e che sommuove le acque,Hai scelto e svolto bene questo tema
rispondi
Grazie,Niketor
Pubblicato da redis il Mer, 01/02/2012 - 19:26.
tu dici-esistono splendidi rapporti di affinità elettive-ed io ci credo.
tu dici-avventuracce in cui persone candide fanno una brutta fine -e questo mi preoccupa
non per noi ormai adulti e protetti dal cinismo dell'età per cui solo lo spleen ci resterà-ed hai centrato in pieno-ma per gli indifesi e deboli,gli ingenui
il gioco dei sentimenti,delle emozioni non è mai innocente,anche senza sesso ,si creano aspettative,attese, voglia di essere riconosciute, apprezzate, stimate, aldilà dell'abbraccio
la chandrà,me la spiegherai ,che ora proprio ho un 'amnesia
rispondi
senza
Pubblicato da senza il Mer, 01/02/2012 - 21:26.
La vita attraverso le lettere ed i diari,, è sempre una piacevole lettura, poi però si deve passare alla sezione favole perché quando da piccolo non te ne raccontano abbastanza ci credi da grande. Magari invece è solo un'impressione,, che poi le nonne-le nostre più che amate erano armate. Senza
rispondi
mia nonna mi raccontava
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 03:58.
tante favole nere,nerissime,terribili.
In una di queste un ragazzino con un coltellino affilatissimo scorciava,letteralmente,la pelle delle sorellastre cattive della protagonista buona e loro si facevano togliere la pelle perchè convinte di diventare più belle. Ovviamente morivano. -Scorcia ,figlio,scorcia-dicevano fra il dolore
E lui-Chi bella vuò parire ,gran duluri ha da sentire-
Dovrei essere quindi preparatissima ....ma si può vivere,, Senza?????
Senza fiducia, senza crederci, senza aspettative, senza verità, senza nick,senza veli e trasfigurazioni,senza viltà,senza dire un'altra età, con il coraggio della responsabilità....essere abile alla risposta...questo vuol dire ...abile non a mistificare ,ma retto onesto....perchè...la fiducia Impegna
rispondi
PURTROPPO
Pubblicato da il_conte_della_... il Gio, 02/02/2012 - 00:07.
Purtroppo queste righe a parer mio trasudano di lacrime, sembra un garbato e dignitoso urlo, di una persona che si chiede il perche'....
Non so se si tratta di uno slancio di assoluta fantasia o celi un'amara realta', so solo che ai miei occhi e' tutto vero...
un caloroso saluto
il conte della calunnia
rispondi
Dal personale all'universale
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 04:12.
la scrittura oggettivizza un dolore del soggetto e rende l'esperienza universalmente condivisa tanto da sentirmi dire spesso
-Questa è la mia storia,signora-dalle persone più sconosciute.
Perchè la storia di uno è la storia di tutti,se con sensibilità riusciamo ad uscire dal nostro egoismo e cerchiamo un dialogo utile e non futile sul perchè---vero ,quello che dici-perchè siamo ora alla deriva del primo che arriva---in ogni situazione,non solo fra uomo e donna,ma sociale, politica,religiosa.
rispondi
.
Pubblicato da Uriah Heep il Gio, 02/02/2012 - 10:29.
ti manca tanto così per guardare nell'abisso e bu, l'abisso in te.
ma ti ritrai sul ciglio, accorta e intelligente, e mi ritrovo in un epistolario quasi pop.
compi il gesto, ma alla fine il coltello non lo affondi.
mi sei piaciuta,
buonissima giornata.
Una parola non è la stessa in uno scrittore e in un altro. Uno se la strappa dalle viscere, l’altro la tira fuori dalla tasca del soprabito.
Charles Péguy
mailto: uriah-heep@hotmail.it
rispondi
E fanno male queste benedette
Pubblicato da maria elisa il Gio, 02/02/2012 - 10:59.
E fanno male queste benedette lettere che giungono da lontano e, se vogliamo, anche insistenti.
Altro non so dire.
Ora? Penso proprio tu stia risalendo.
Buona giornata
Maria Elisa_______Tomorrow is the first day of the rest of my life FENG SHUI
rispondi
piaciuta la riflessione
Pubblicato da everea de lapalisse il Gio, 02/02/2012 - 13:21.
piaciuta la riflessione letteraria, un po' meno la punteggiatura.
ma son pignola io.
rispondi
Ad Uriah-Everea e Maria Elisa
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 15:41.
E' vero, Uriah, molti mi dicono così come hai detto tu,mi fermo sul ciglio e guardo giù ,ma soffro di vertigini e mi ritraggo,vero è.
E' vero,Everea,uso la punteggiatura come mi pare,nei compiti la correggerei,ma qui la uso simbolicamente...la virgola un respiro,errata, vero è,ma simbolica. Perdono.
E' vero ,Maria Elisa ,sto risalendo ,ma non erano mail insistenti ,eran mail molto belle,attese con piacere, con il piacere vero della conversazione fra due affinità elettive ...e dopo che ho capito che
la stessa mail veniva poi mandata ad una ,a due , a tre....
la stessa mail,suppongo..
è questo quello che mi sorprende
di altro son felicissima di aver tanto parlato ,di aver tanto scritto di aver tanto studiato con un nick che io credevo fosse un uomo vero
rispondi
Non credo che viviamo momenti
Pubblicato da Barabba il Gio, 02/02/2012 - 19:42.
Non credo che viviamo momenti particolari. Spartiacque nella storia ce ne sono stati sempre tanti. E non credo che si prendano più cantonate sul web rispetto ad altri posti. Anzi...
Esistono persone sincere e altre no.
Esiste la buonafede e la malafede.
Le lettere che hai ricevuto sono vere se chi le ha scritte lo è.
Un saluto
Gaetano
rispondi
Caro Gaetano
Pubblicato da redis il Gio, 02/02/2012 - 20:14.
incipit tradizionale-ti chiami veramente Gaetano,vero???-
sarai un ragazzo
ed io sono una donna adulta
Esistono persone sincere ed altre no-è vero
E' vero anche quel che dice Everea,si può imbrogliare anche senza un nick
ma qui ,nel virtuale tutto si dilata, si amplifica ed uomini ma anche donne con problemi psicologici , con immaturità possono più facilmente mascherarsi su una età che non hanno, su un sentimento che non provano e possono fare sbarellare l'altro o altra che tenacemente vuole convincersi di parlare con un essere umano.
qui manca lo sguardo ,manca la possibilità di verifica,manca il terreno su cui poggiarsi.
E' stata un'esperienza bellissima la mia,non brutta,ho imparato tanto ,lo rifarei,mi ha veramente straorzato.
Ma io ho avuto accanto amiche,familiari, interessi che mi hanno permesso,insieme ai miei studi di disincagliare il gioco e di renderlo positivo ,per altri,credimi ,non è così...ed è un inferno.
rispondi
Catullo al tempo del cell
Pubblicato da redis il Ven, 03/02/2012 - 13:18
Catullo nel 2011- 1 dicembre
L’Amore al tempo del cellulare
Viviamo ,mia Jessica,e mandiamoci un mess
Ed ogni squillo faccia brontolare i tuoi prof
La notte può morire e poi risorgere
Perché noi siamo svegli solo di notte
Al bar,in disco ,ed un giorno infinito dormiremo.
Tu mandami mille sms,quindi cento
Poi altri mille e cento ancora.
Quando poi saranno mille e mille
Il numero ci sfuggirà
Ma con le offerte Tim e Vodafone
L’invidioso non saprà mai
Quanti mess ci siamo dati
Gratis !!!
scherzo , è carnevale !!
Altro
Poesia
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70 letture
Pensavo che fosse tutto vero
Pubblicato da oissela il Ven, 03/02/2012 - 18:07.
Pensavo che fosse tutto vero e alla fine scopro ( ma perché suggerito) che si tratta di uno scherzo.
Mi piace questo modo di comunicare brillante e non resterò sorpreso quando posterai delle fiabe.
Ciao.
Oissela
A me stavano simpatici, ma essi continuavano a spararmi addosso.( Céline )
rispondi
Farò sicuramente,Oissela
Pubblicato da redis il Sab, 04/02/2012 - 06:05.
un raccontino su quei tuoi polli sgozzati e su quello scampatoalla morte......dopo la quaresima
rispondi
Quale scherzo è ottimo.Io ti ricordo il carmen V da me tradotto
Pubblicato da Nikètor il Ven, 03/02/2012 - 22:29.
Pubblicato da Nikètor il Mar, 26/10/2010 - 05:39
Viviamo,Lesbia, facciamo l'amore
che i mugugni dei vecchi severi
insieme tutti non valgono un soldo,
possono i soli calare e sorgere,
spenta che sia la breve luce,
eterna restaci notte a dormire,
dammi di baci mille e poi cento,
mille e poi altri e cento ancora.
Quando n'avremo molte migliaia
li mischieremo a perderne il conto
sì che il maligno invidiarci non possa
senza il conteggio preciso dei baci.
rispondi
Grazie,dottore
Pubblicato da redis il Sab, 04/02/2012 - 06:03.
ma la chandrà quando me la spiegherà??? At-tendo fiduciosa ma non troppo.....rido ,non mi sono mai divertita tanto... come ora...nel giardino delle Muse !!
rispondi
Per Ennio
Pubblicato da redis il Dom, 05/02/2012 - 09:27
Per Ennio
Ennio è sparito-avrà violato il regolamento ed è stato cancellato??
E’ così ???
Io non lo so-io sono con voi da troppo poco ,ma ,leggo ,leggo ,leggoescrivo,per professione,per passione.
La stanza di Montanelli
La cartolina di Barbato
La bustina di Minerva
I miei pezzi-dico io
Avrei voluto fare la giornalista, l’opinionista,la commentatrice,e quel che faccio ora nelle sale , nei ritrovi, ai tavoli di un caffè - letterario,s’intende-
Nella mia curiosità ,sbaglio osservo deformo amplifico
Nella mia curiosità leggo tutto a modo mio.
Ennio Ennio dove sei???
Non ho letto niente di te,solo un tuo commento , e mi dissi :-questo è un uomo onesto,devo proprio conservarlo il suo commento-
Ma stamane ricercando ,qui sul sito, niente ho trovato, posso solo raccontarlo ,-Che peccato!!!!-posso solo riportarlo ..come io me lo ricordo.
Ennio commentava un racconto -Love In Neteditor- che all’improvviso non finiva e lui ,infuriato ,diceva allo scrittore:-Ma ti sembra questo il modo??Farci seguire un romanzo e poi lasciarci così???come cretini????
Romanzo- poi continuava-imbestialito- questo non è un romanzo. Tu usi un sito per trovarti i tuoi appuntamenti erotici,tu usi un sito per trovare e fare le stranezze che racconti ,tu usi il sito e la direzione dovrebbe cancellarti-
Così diceva Ennio allora- ma fu cancellato lui
A me ,allora sembrò eccessivo Ennio, il racconto mi sembrò un gioco,di cattivo gusto ,ma un gioco,troppo esasperato per essere vero ,un gioco del dottore, dell’uomo cerimoniere che si eccita non a fare ma a guardare,ad insegnare, a godere se lei diventa un congegno da avviare da mandare per il mondo a toccare con le mani questo e quello e pure altro.
Bene ammaestrate dal maestro del piacere, dell’eros staccato da un umano sentimento ,un eros di corpi, un eros di eccitamento , senza attesa, senza voglia, senza nessun infingimento.
Mi sembrò che lo scrittore proprio non meritasse tutto quello schifo con cui Ennio lo trattava e presi ad indagare,così per distrarmi un po’,Montalbano docet,ed io li ho letti tutti.
Ho letto ho letto ed ho riletto,anche le donne che avevano commentato ,eravamo solo in due tre in tutto,ma notavo stranamente che una donna poi scriveva anche lei di questi incontri,sicuramente figurati forse vissuti in trance,con lo stesso stile … ma sarà sicuro un caso!!!!
Io poi in tutto questo avevo fatto il parallelo con De Sade e con Valmont, Con Nabokov e con Moravia e poi via via immaginando come il sesso ridotto solo così fosse una metafora del delirio dell’insulsaggine della nostra indecorosa realtà.
Quell’oscuro oggetto del desiderio
Mancato sbeffeggiato irriso manipolato
Ohi ca muaru ca muaru ca muaru pi cchi lla cosa ca ll’uartu ci sta
Non lo so scrivere ,ma era una canzoncina d’altri tempi, sempre gli stessi tempi, una canzoncina sul desiderio sull’esigenza di una soddisfazione di un corpo anelante -uomo o donna-
Giusto- poi si può anelare in forme più svariate
Poi ci si può soddisfare con un piede, con una coscia, feticisti, onanisti, ripetendo all’infinito un gesto naturale………..continua
Articolo critico - recensione
Giallo
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140 letture
Vita da bonobi
Pubblicato da redis il Mar, 07/02/2012 - 07:15
Vita da bonobi 11settembre2011
I bonobi vivono sulla rive gauche del fiume Congo, sulla destra vivono gli scimpanzé.
Gli scimpanzé sono aggressivi, conservatori ,prepotenti,sono di destra.
I bonobi sono liberi ,anticonvenzionali,anticonformisti,emancipati,sono di sinistra.
I bonobi hanno coniato la frase-facciamo l’amore non la guerra-e passano il tempo a trastullarsi,beati loro, senza frustrazioni, senza digiuni,in pace,hanno sconfitto l’aggressività con la sessualità.
Sono molto simili e dissimili da noi. Noi non riusciamo ancora a trovare il filo conduttore dei nostri istinti,malgrado tanta filosofia ,tanta cultura. Gli uomini proprio non riescono ,i bonobi sì. Mai sentito di un bonobi chiamare lei troia,puttana,zoccola,mai. Mai sentito una lei bonobi chiamare lui cornuto,vigliacco ,stronzo,mai. Hanno sconfitto l’aggressività .Noi ,invece,continuiamo ad ondeggiare fra il vecchio e il nuovo ,fra peccato e perversione , fra istinto e repressione ,fra insulto e desiderio, sporcando irrimediabilmente una esigenza naturale. La donna che fa è una grande troia ,chi non fa una sessuofoba ,una che se la tira. Mah! alcune imitano le bonobi , e ondeggiano sugli alberi della comunicazione discinte ,scomposte ,offrendo il prodotto già pronto .Saranno felici,in pace?Chissà!Altre tentano una mediazione , uno status da moglie ,un prodotto da salvaguardare. La terza via è più complicata,prescinde dal prodotto e vorrebbe veramente l’armonia fra sessi bisognevoli uno dell’altro senza zoccole e cornuti. Ma noi ,che non siamo fra i bonobi ,noi siamo complicati ,noi dobbiamo sedurre,e poi dobbiamo abbandonare,noi non ci divertiamo se non facciamo un pò soffrire ,noi che conosciamo il bene e il male. Noi siamo e non siamo,non sappiamo neppure chi siamo,vogliamo e non vogliamo,però se lei ci sta è una puttana. Non so da che parte andare!Guardo solo da lontano!Guardo un mondo sofferente che si uccide per un gioco, che uccide per passione ,per vendetta ,per amore. Guardo un mondo senza pace,senza educazione ,un mondo che non piace ,guardo tutto impoverito,guardo e sogno un altro giorno ,sulla nostra rive gauche,sulla riva del rispetto della nostra umanità.
PS mi vergogno un po’ ,ma le parolacce erano necessarie - Scusatemi
Però mi piace proprio la storia dei bonobi.Chissà come mi è venuta in mente. Non lo so neppure io!E comunque è proprio vera
Io mi sono molto divertita a scriverla e mentre scrivevo ridevo perché tutto fa ridere visto da fuori!
quasi tutto è condizionato dai geni
Pubblicato da Nikètor il Mar, 07/02/2012 - 07:39.
tra il nostro genoma e quello dei bonobi la differenza però non sara più del 2%,come tra le scimmie superiori e noi,cara Redis.Questa è la realtà del regno animale,di cui siamo la punta eccelsa.La progressiva complessificazione del cervello degli animali superiori ha prodottom le così dette qualità emergenti,e si è prodotto l'uomo,dotato di consapevolezza del bene,ma purtroppo anche del male.
Una bella utopia la tua,cara amica.
Namasté
rispondi
Mi piacciono sempre molto
Pubblicato da il Moscone il Mar, 07/02/2012 - 08:39.
i racconti sugli animali, e le comparazioni/confronti con gli esseri umani.
Tra noi e loro c'è e resta comunque un abisso inavvicinabile: loro sono guidati da istinti sicuri, la nutrizione, la riproduzione, la sopravvivenza, il vivere qui e ora.
Noi invece siamo dominati dal principio di godimento e siamo eternamente insoddisfatti. La nostra profonda tendenza è quella di godere al di là di ogni logica naturale e per questo l'umanità ha scelto il capitalismo consumistico per suicidarsi.
Anche adesso che sta distruggendo tutto il pianeta, il capitalismo insiste nella sua Crescita esponenziale, divorando le risorse residue.
Anche adesso che è morto da tempo e il suo cadavere continua a infliggerci sofferenze inenarrabili, nessuno si dà da fare per seppellirne la salma.
Perchè? Freud la chiamava giustamente le pulsione di morte, Thanatos: vogliamo godere, consumare, sprecare fino ad ammazzarci, siamo una razza maledetta, senza speranza...meritiamo ampiamente la fine, proprio perchè ci reputiamo superiori alle scimmie dalle quali avremmo solo tutto da imparare.
Bello scritto Redis
"Per loro natura, le alte vette attirano i tuoni e i fulmini."
rispondi
a Niketor ed al Moscone
Pubblicato da redis il Mar, 07/02/2012 - 09:14.
chi di voi due mi preferisce?????nel senso chi mi ha messo fra preferiti???? Ditemelo
Io ,quando preferisco ,lo dico-ti ho messo nei preferiti-
Mi sembra una buona maniera.
Poi vi preparerò il manuale di monsignore della Casa......... ridendo
rispondi
Posso dire una cosetta, senza
Pubblicato da oissela il Mar, 07/02/2012 - 10:29.
Posso dire una cosetta, senza suscitare ilarità, seria: Ammesso che riuscissimo a sopravvivere all'estinzione di questo
nostro bel pianeta, quanti millenni saranno necessari, per essere civili e socievoli come i Bonobi?
Sempre gradevoli e intelligenti i tuoi post.
Ciao.
Oissela
A me stavano simpatici, ma essi continuavano a spararmi addosso.( Céline )
rispondi
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Pubblicato da Full il Mar, 07/02/2012 - 22:50.
Vedo che stai aggiustando il tiro con i tuoi post. Ironico e significativo nella sua apparente leggerezza e più curato di altri.
Avrei omesso quel ps.
C
Avventura Diario
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ritratto di Ippi
IL post è solo per gli appassionati e per me che voglio
Pubblicato da Ippi il Sab, 03/03/2012 - 18:36.
raccogliere il lavoro precedente.
Ed adesso vi posso fare l'etica nicomachea tre
ciao
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