mercoledì 8 ottobre 2025

"Se ritieni che sia giusto" Pasquale Allegro


“Il problema della vita non sta nel vivere, ma nel capire cosa fare con essa.”

Nikolai Vasilyevich Gogol, “Le anime morte” (1842)

Mi piace cominciare con questa citazione la lettura del libro di Pasquale Allegro pubblicato da Arkadia nella collana Eclypse il 25 luglio.

Leggo oggi il suo libro, forse riconosco il luogo di mare, forse, ma poi credo sia Bova marina e non Gizzeria, ma poco importa perché i paesi di mare si somigliano tutti, e nella somiglianza poi ci sta anche la trama, il fatto, la vicenda universale del fare i conti con gli affetti, con i genitori, questi sconosciuti. Nel fatto narrato il genitore viene rivissuto dal figlio dopo il suicidio, forse, non sappiamo, non sappiamo tante cose della vita, però qui si tenterà con la scrittura e nel  tentare qualcosa resterà. Con un lirismo crepuscolare Pasquale quasi dipinge con colori tenui una famiglia come tante altre. Come si racconta una vicenda con i temi del crepuscolarismo? Il crepuscolarismo era caratterizzato dalla poetica delle piccole cose, dall'abbandono del linguaggio aulico in favore della prosa poetica, dal tema della malinconia e della noia, e dall'ironia. I poeti descrivono ambienti umili e oggetti quotidiani, spesso con un tono melanconico e sentimentale. La metafora del crepuscolo voleva indicare una situazione di spegnimento, dove predominavano i toni tenui e smorzati, di quei poeti che non avevano emozioni particolari da cantare, se non la vaga malinconia, come scrive appunto il Borgese,” di non aver nulla da dire e da fare". Tale metafora sta ad indicare la fine di un'ideale parabola della poesia italiana, che si spegne in un «mite e lunghissimo crepuscolo» e Pasquale Allegro da poeta, lui proprio narra ma in effetti crea versi e  dice "Da un po’ di tempo il frammento è quello che mi è più caro, preferire quello che resta da dire, scrivere nuvola e significare cielo, sarà per un po’ ancora così, la giustizia poetica a equilibrare il mondo."

Leggendolo ci rimane quell'impalpabile sensazione di non poter che affrontare l'indicibile non dicendolo ma ricostruendo una vita, come fa il protagonista, che è il figlio, con le parole degli altri. Con i fatti che ricordano gli altri, in questo caso, gli amici, la moglie. Ricostruire con gli oggetti, con le stanze, con il niente in mano. 

Se ritieni che sia giusto è una riflessione su questa impossibilità di conoscenza filtrata però con la poesia e con la pietas umana.

Guarderemo il mare diversamente e anche noi vedremo riflesso nel cielo una nuvola, sarà la nuvola dei rapporti umani, dei legami familiari, sempre più inconsistenti. 

Nel leggere Pasquale Allegro stamani nel Regno della Litweb 

Ippolita Luzzo