Paola Bottero- Carta Vetrata
Chi sono io per scrivere di
te? Secondo il mio libraio io sono una fruitrice culturale, secondo me sono una
innamorata.
Laureata in filosofia, ho
insegnato lettere. Ho letto di tutto e sbirciato tutti quelli che leggevano,
per carpire il titolo, la trama.
Ho solo letto, nella mia vita insignificante.
Questa estate ho vinto il
Festivaletteratura Parole Erranti a Cropani e ho conosciuto Andrea Giannasi,
Gianluca Pitari, Nunzio Belcaro, Prospektiva, La Masnada e soprattutto la
libreria Ubik, il cioccolato Ubik.
Seguendo le attività della
Ubik ti ho vista ed è stato amore a prima vista.
Corrispondenza mentale,
nessun equivoco, condivisione fra quello che dicevi e scrivevi e il mio
sentire.
Ho chiesto il tuo contatto,
ho comprato Carta Vetrata e ho seguito i tuoi granelli di Sabbia rossa,
rotolandomi felice nelle sue dune.
Carta Vetrata- dove l’unica
verità è la finzione
Questa la prima frase che io sottolineo,
leggendola nel risvolto di copertina.
Con questa asserzione io mi
sono immersa nella lettura.
Sabato pomeriggio presto, non
erano nemmeno le tredici e trenta, mi sono detta leggo un po’,poi vado al
cinema e stasera esco.
Invece mia sorella é passata
verso le sedici e mi avrà invitato ad una passeggiata sentendosi rispondere che
io stavo leggendo Carta Vetrata.
Ho continuato a leggere senza
andare a vedere L’ultima ruota del carro, il delizioso film di Veronesi che ho
visto lunedì, ho continuato, senza andare da nessuna parte, perché non potevo
lasciare Carta Vetrata.
E una volta finito di leggere non potevo lasciare la storia ferma nella mia
testa.
Una storia del nostro momento
finto, delle tante mistificazioni che manomettono il tessuto del convivere
civile, sociale, individuale.
Terribile
Ho capito quanto vero fosse
il mondo descritto, le relazioni, le pulsioni, quanto fosse opaco questo nostro
mondo, quanto fossero tutti nel mondo delle ombre convinti di giocare il
proprio gioco.
Fate il vostro gioco,
Signori, ognuna gioca come sa, la fortuna è cieca ma si può indirizzare,
prendere tutto ora o mai più, signori, oggi a me domani chi lo sa, meglio stare
al gioco perché il santo passa una volta sola e cambia tutto cambia se sai
stare al gioco.
Terribile
Vero, Paola, terribilmente
vero, il tuo romanzo. Mi accorgo che sono quasi le sei e che ho saltato una
sessantina di pagine fra pagina duecento e duecento sessanta. Incalzante e
spietato, denuncia un vivere sempre piccolo e utilitaristico, senza retorica.
Scrosta impietoso il giorno per giorno di un protagonista senza luce, opaco di
slanci, in un televisivo anch'esso terribilmente vacuo. Rileggerò questa
scrittura, testimone di dialoghi messaggi anti watsappati e cadenzati su un
canovaccio da tragedia insignificante. Un libro sull'insignificanza, direbbe
Kundera, dei nostri tempi senza eroi. Questo libro dovrebbe andare nelle
scuole, non il polpettone scritto e insaporito di amore finto della Avallone.
Il libro di Silvia è una finzione mistificante, questo libro certo inventa una
storia ma non mistifica. Rileggerò e leggerò gli altri tuoi libri, Bianca come
la vaniglia, un romanzo che cercherò.
Il romanzo di una donna che
da Torino scende giù e si innamora della
Calabria. Insieme.
Sabbia Rossa è la sua casa
editrice, la sabbia del deserto, del silenzio del deserto, Voce di Colui che
parla nel deserto, perché questo sembra vivere qui, parlare senza suono, con
una voce che non si propaga perché manca elettricità. Mancano gli scambi
sinaptici.
Nel deserto che noi tutti
viviamo però incontriamo moltissime belle persone, libri, testimonianze, occhi,
simili con simili, entusiasti e attenti che porgendoci attenzione ci chiedono
di camminare insieme.
Questa condivisione, lo dico
sempre, questa dignità, il pudore di essere non propriamente massa e di
sentirsi individui, donerà il coraggio di parlare, di scrivere e di leggere
storie vere sulla finzione che Carta vetrata sgrossa con mano decisa.
Ippolita Luzzo