martedì 31 luglio 2012

E' meglio scrivere che drogarsi

E’ meglio scrivere che drogarsi
È meglio scrivere che bere
È meglio scrivere che rubare
Esclude scrivere il rubare, il bere, il drogarsi?
Non credo
Ma se fra una dipendenza ed un’altra si potesse scegliere
Come da un mercante di tessuti
Allora preferirei vestirmi di parole e non di furti, di bottiglie, di buchi
Preferirei leggere di scrittori che hanno curato il loro vivere con frasi
Con periodi semplici e composti
Con proposizioni oggettive e soggettive
Con incipit suggestivi e catturanti
Senza altre dipendenze
Ma gli scrittori, gli scrittori veri, soffrono e si dilaniano, muoiono e si scarnificano su una frase, bevono e fumano e dormono male, guardando il soffitto con odio atroce.
Alcuni, non tutti … sicuramente
A me piace pensare che la scrittura dia pace e non tormento,
dia chiarezza e non oscurità, dia giustizia e non vendetta
mi piace pensare che dopo aver scritto depongano il peso e leggeri vadano senza curarsi di esser letti e di aver successo
perché lo scrittore e la scrittura sono già uno il testimone dell’altro
avendo consumato insieme il rapporto amoroso che li accecò
in una notte buia e tempestosa.
Ma io parlo da lettrice …
E solo da lettrice posso dire che è meglio essere dipendenti da un libro che da un uomo
Che da un vizio
È meglio tenere un libro in mano che una siringa o un bicchiere
È  sempre meglio un libro  che avere la bolgia intorno a noi.

sabato 28 luglio 2012

Li vedo arrivare

Dal mondo del nulla e del mai io li vedo arrivare
Dal mondo del tutto e del tanto vengono in molti
Sono abituati a stringere mani, a sorrisi di circostanze,
a fare regali per nascite e compleanni
sono invitati e sempre impegnati in cene e  a matrimoni
hanno il suocero e la cognata, hanno sempre qualcosa da fare.
Viaggiano in alta velocità, a Boston, a Londra, a Canicattì
E comprano oggetti di valore insieme a patacche
Da dare come … un pensierino.
Sapessi che strazio … ti dicono poi …
La casa al mare, la baita in montagna …
Beata te che non hai nulla da fare!!!
Ma io che assaporo le mie giornate come se fossero le uniche e sole
Come se fossero il regalo nuovo di un benefattore
Assieme al gusto vorrei poi l’azione,
assieme alle mie letture vorrei vedere aperto per una volta
una, il libro che leggono loro, anche e soltanto
per poi … poterlo raccontare
per riparlar dei tanti modi, dei tanti pensieri e delle frasi
che esistono come conversazione
senza finire il nostro sociale in una stretta di mano ed un sorriso
in un …. guarda come si è ridotto …
in un …. Ma stai proprio bene!...
in un …. Ma ti sei sentita per …
per dove, per come, per quando …
spalmando di miele il fiele,
il non detto assoluto del nostro vissuto


mercoledì 25 luglio 2012

Rita Atria- Sotto il segno della vergine



Rita Atria- Sotto il segno della vergine- 4 settembre 1974
Lo sapevo, mi sono detta, quando ho aperto wikipedia  ed ho visto la tua data di nascita.
La sorellanza fra cieli natali, fra i nati sotto il segno della vergine prosegue ed io, lo so, la sento e ti sento viva ed impaurita accanto a noi.

Viva e perplessa, viva e palpitante, viva e preveggente.
... Adesso come mi ammazzeranno?- Ti sarai domandata ogni minuto, ogni istante come oggi.
Un carosello di immagini nella tua testa, mentre la stanza intorno a te si popolava e figure minacciose ti indicavano, sghignazzando, irridendoti
... Adesso vai, adesso vai a chiamare Borsellino, volato in mille pezzi, in un vortice di fumo.
… Adesso vai, adesso vai da lui, vedrai come ti aiuterà, brutta stronza, puttana, troia, ed altre ancora…
Rimbomba la scena assordante nel mio soggiorno, silenzioso e giallo, un immoto e fermo destino, un destino inscampabile, una solitudine come destino, le parche recidono il filo, raccontandosi barzellette sporche e mangiando olive nere, formaggio e salsicce con pane casereccio e vino a fiumi.
Le tue parche. Hai sentito la forbice e hai capito in un solo momento che l’unica tua libertà sarebbe stata il volo.
Domani 26 luglio 2012
Sono passati vent’anni dal tuo volo dal settimo piano di un palazzo di Roma.
Per te un film, un requiem, un memorial
Per te ora il mio post …
Come un sasso che vada in uno stagno ad allargare concentrici cerchi di acqua …
Come un sasso che …
L’acqua porta giù …
Noi, della vergine, con la giustizia vorremmo ricomporre la frattura eterna del bene e del male
Noi crediamo nella responsabilità di ogni nostra azione e come Rita Atria diciamo
« Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici,
la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.
Poi Rita … aggiunge
Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta. »
Lei aveva fiducia solo in lui

Ippolita Luzzo


lunedì 23 luglio 2012

Il canto dei blogger - è solo un gioco

Il canto dei blogger
Dalla periferia dell’impero, noi non possiamo restare insensibili al grido di dolore che da ogni parte d’Italia si leva verso di noi, blogger

Un volgo indistinto, che capo non ha, ci cerca, affannato e disoccupato, e noi siamo pronti, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò noi, blogger

Per strade e villaggi, paesi e città, uno solo il grido, un solo nome, il salvatore di questa umanità, lo chiamano tutti, lo acclamano festosi, il capo dei blogger

Ma forse abbiamo sbagliato epoca, forse non siamo a Gerico durante le palme e non assistiamo a miracoli veri, solo miracoli televisivi

A miracoli fatti in rete, virtuali, e molto assordanti, perché provvisti di casse rimbombanti, di giochi, di trampolieri, di prestigiatori venuti dal niente

Che truccano e coprono ogni candore, che vincono proprio ogni pudore e mettono in scena il piccolo cerebroleso che corre insieme ai ragazzi normali, poi non contenti, son tanto buoni, ti fanno un dritto un rovescio e una volèe.

Sarò io come sempre cinica, sarò io come sempre scettica e poco intonata e sto fuori dal coro e guardo incuriosita lo strano fenomeno che cresce in Italia 

La voglia di un capo, di un nero che abbaglia, di mettersi tutti in fila per tre e di marciare felici e giulivi verso l’impero, la terra promessa, L’Eritrea?

Ma il morbo infuria, il pan ci manca e sul ponte sventola bandiera bianca, c’è Casapound che l’innalza nera questa bandiera, una bandiera, ahimè conosciuta, una bandiera pericolosa ma tanto carina…

Su, anche noi, noi blogger davvero, agitiamo felici le nostre bandiere, l’arcobaleno dei mille colori e poi prendiamo i fogli e scriviamo dovunque che il tempo è poco, che il signore arriva, teniamoci pronti con le lucerne e mettiamo olio per illuminare le tenebre oscure del nostro momento

Ma come è possibile che non sentiamo il grido, il grido da tutte le parti, il grido dell’isolamento, del desolamento, delle brutture e dell’incendio che brucia brucia lasciando le stoppie arse del nostre sapere, un solo mucchio di cenere ancora?

Solo se torniamo dal nostro viaggio, ma se torniamo a guardare un altro,  se torniamo a darci la mano 

Allora il blogger non scriverà invano, rimane solo il testimone di tanto vociare, le voci, vox clamantis nel deserto vero, il nostro deserto del quotidiano 

E questo sarà abitato con un gesto, uno solo, lo dice Aristotele nella Metafisica libro Primo, quello di guardare con gli occhi nostri la realtà e gli altri che ci passano accanto ed abiteremo anche noi, blogger, il nostro mondo, il mondo di tutti.

giovedì 19 luglio 2012

Flic e Floc - Gli invisibili del TeatroP

Flic e floc - gli invisibili di Piero- Il TeatroP
Una solitudine che risponde
Una solitudine come destino
Le sedie di Ionesco
Aspettando Godot
Aspettando che cali il sipario 
che la scena cominci ma senza di noi
Piero scrive una favola per bimbi piccini e racconta loro, 
come una volta, con grande candore, come la vita sia
una sedia vuota, aspettare e preparare sedie per chi arriverà, perché, sicuro, arriveranno i nostri ospiti.
E come nelle favole antiche i due personaggi come Hansel e Gretel, come Heidi e Peter, sono sempre due a fronteggiare un immaginario da esorcizzare con un solo gesto delle loro mani, un gioco, un trastullo lieve e scherzoso.
Flic e floc, un gesto dei mignoli delle mani fatto per sancire un patto d’amicizia, l’amicizia che sola può essere quello spiraglio, quell’unica luce nel buio dell’io.
Poi il gioco prosegue con le parole, tagliate a fettine, fatte al ragù, a pezzetti, a bocconi, a bocconcini e croccantini, ridotti a suoni onomatopeici come Palazzeschi e la sua fontana malata, come i tanti poeti nel mondo che da un castello un cammello, da un lago un drago e da uno stagno un ragno senza passare per la cruna dell’ago…
Le favole sono sempre truci, più sono truci più sono lievi, strappano il riso, i battimani ed i bimbi partecipano al rito antico della catarsi, della rinascita, della purificazione, gridando e battendo le mani ai lamenti di flic alle risposte di floc, che saltano e giocano come funamboli cantando delle arie che loro, bimbi, proprio non hanno ascoltato mai.
Come non hanno ancora coscienza di quello che dicono flic e floc, del tutto che muore, del tutto che va, ma l’amore mio non muore, scherzano loro, ma tutto va senza esserci mai veramente stato.
Ma i ragazzi questo non devono saperlo, i ragazzi devono avere l’entusiasmo e la gioia, la curiosità e la voglia di mettersi in gioco e giocare sempre un gioco nuovo
Ed ecco quindi che arrivano gli ospiti nell’eterna commedia della vita sociale, sul palcoscenico dei veri attori, ora un prelato, una bella, un colonnello ed alla fine giungono anche i detentori del potere supremo, l’imperatore.
Ma nessuno c’è sulla scena, è tutto inventato, come in Jonesco, come nell’atto Le sedie del suo teatro, ma lì i personaggi, desolati e soli, sono una coppia, marito e moglie, ormai senza più il cibo dell’immaginario, sconsolati e disperati si buttano giù, scegliendo la morte pur di non vedere più, come unico ospite onnipresente nel loro soggiorno, la solitudine.
Ma Flic e floc sono due amici e fra amici si può sempre ricominciare a giocare e scherzare senza mangiarsi, senza dover per forza arrivare al cannibalismo del rapporto di coppia.
Si, sono una coppia ma una coppia di amici e vivono ognuno nel loro mondo e vivono ancora nella rappresentazione leggera e vivace del teatro di strada, dove ancora è permessa la libertà di inventare la vita giorno per giorno e dove ancora tutti noi possiamo avere una illusione che incontreremo Godot, anche lui persosi per un bivio sbagliato 
La tela scende sullo spettacolo con il vero augurio che davvero cominci lo spettacolo vero, con gli spettatori a batter le mani davanti ad attori di un teatro inventato, per noi che sappiamo e lo viviamo davvero.

sabato 14 luglio 2012

A te che sei nel mio presente- Tommaso Giglio


Un blog per Tommaso Giglio direttore dell’Europeo.
Dal 1966 al 1976, lui direttore dell’Europeo, il suo giornale vendeva 230.000 copie a settimana.
Un giornale amatissimo e premiato, una sua copertina da Life nel '75 fu giudicata fra le più belle di  tutte le cover dei giornali di allora.
Articoli interessanti, interviste deliziose fatte da Oriana Fallaci, denunce civili di Camilla Cederna, e poi Indro Montanelli, Oreste del Buono, non posso continuare.
L’emozione di dover riprendere dalla memoria articoli di letteratura, letti e riletti, fino ad impararli a memoria, uno per tutti, uno su Machiavelli e Guicciardini , dal particulare  al generale, questo l’avrà scritto proprio lui, Giglio, che amava la letteratura e ce la fece amare per sempre.
Un giornalista, un direttore che credeva nell'uomo, nel temperamento e lasciava i suoi collaboratori liberi di esprimere quel tocco di originalità che fa vivere.
Un uomo vero, anche timido, la timidezza delle persone disincantate che probabilmente hanno smesso di credere a grandi rivolgimenti ma non hanno mai smesso di credere nella dignità personale.
Non si stupì più di tanto quando venne licenziato da Rizzoli, senza alcuna motivazione reale se non quella di essere un uomo libero, ed andò a dirigere nel 1981 il Secolo XIX  dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1987 a soli 63 anni
Si può amare un giornalista, portarlo nel cuore, scoprire che non esiste di lui nemmeno una pagina di Wikipedia? Ed arrabbiarsi perché la mia amica Giovanna, giornalista della Repubblica, non lo ricorda?
Non si può
L’anormale allora sarò io che continuo ad amare un uomo lontano, un giornalista e direttore del decennio d’oro della carta stampata, quando il mio mondo era fatto da Paese Sera e dall’Espresso, dall’Europeo e dal Manifesto
 Ora, che non compro più giornali, ritornano in piedi nella mia vita gli uomini veri, i giornalisti che seppero stare per sempre diritti davanti a qualsiasi imposizione e  poi abbandonare se quello non era il loro sentire
Tommaso Giglio, Montanelli, Andrea Barbato e la Cederna, magari fra loro non erano nemmeno amici, sicuramente erano diversi, ma donavano a noi l’illusione che l’uomo è uomo se è dignitoso, se non accetta la corda al collo, se proprio non ce la fa a passeggiare col suo padrone come i cagnetti sullo stradone.
Grazie d’esistere mi sento di dire proprio stamani ad Antonello Caporale, grazie di nuovo a tutti quelli che riescono ora ad avere il coraggio ed il desiderio di scegliere ancora come inventare ogni giorno di nuovo la nostra avventura senza aspettarla confezionata in un pacco del supermercato… Prendi due e paghi una?
 Maledizione,- si dica chiaro, una volta per sempre,- che a noi ce ne serve una, una e soltanto copertina che sia però la sola la vera la più bella, quella che Life allora premiò.

mercoledì 11 luglio 2012

La Chat- Una fantasia che risponde

Il mondo della chat- Le sedie di Ionesco
Ionesco immagina i suoi personaggi intenti in un dialogo con invisibili ed inesistenti ospiti
Il teatro dell’assurdo. Le sedie vengono messe in scena  aspettando ospiti che immaginariamente entrano, ma al soliloquio dei personaggi in scena nessuno risponde…
Il teatro dell’assurdo appunto… ma è tutto chiaro, chiarissimo ora, un modus vivendi, per non buttarsi giù, schiacciati dalla solitudine, come i due protagonisti del teatro di Jonesco
La chat- una fantasia che risponde
Una ipnosi solitaria, una droga, dall’allusione  all’illusione, mi disse uno studioso
Un fenomeno collettivo, sociale individuale senza ancora riferimenti, senza test di valutazione
Fatta senza alcuna preparazione, senza studio e senza attenzione
Precipitante in gorghi e gorghi meglio che nei  Gorges du Pichoux
Ragazzi, adulti, donne, anche nonni ora è tutto un tastare un parlarsi addosso, sentendo fremiti, scambiando emozioni,
Rompendo legami e ricominciando sera per sera da un’altra parte a recitare senza vergogna una sola parte,   oppur centomila.
Nel quadro- Il seppellimento di Santa Lucia - del Caravaggio tanto più si espande il luogo, la scena della comunicazione, tanto più le figure ne sono ricacciate nella propria solitudine
Ho ripensato spesso a quel quadro, a quella verità, sentendo e vedendo storie diverse di uomini stanchi, annoiati e ribelli, che infantilmente smettono di parlare con la moglie e parlano parlano con sconosciute, poi si separano e con un sorriso continuano ancora a parlare da soli, per strada, in macchina, con un sedile vuoto ma immaginario, formato e occupato da una lei, da un lui, appena incontrati sui tasti di un sito.
Una sintonia, un vero capirsi, e che ci vuole?, basta citare una canzone, un film, un fumetto ed è già fatta un’amicizia perfetta, due anime identiche, gemelle, si sono incontrate, una magia per il momento, poi così resterà.
Sicuramente, moltissimi dicono e poi raccontano che… all’apparir del vero lei misera morì, lui era un vecchio, lei una racchia, lui era calvo, lei era antipatica, oppure no, anche se erano entrambi bellissimi, sono soltanto due estranei perfetti.
Ecco, lo dica, mi pregano in tanti, lo dica lei che  ha tanto studiato, lo dica che è una droga perfetta per rimbambire, rincitrullire, allontanare il vero ed il reale, allontanare senza vergogna il padre dal figlio, il marito e la moglie, magari seduti sullo stesso divano ma entrambi chattanti su video diversi
Sarò moralista? Sarò vecchio stampo? Sarò una retrograda di un vecchio convento?
Ma no, non mi sembra.
Riconosco il bello, il potere della fantasia, la duttilità del mezzo, del parlare e parlare e la scioltezza del dirsi e del farsi su un pc nuovo e tanto usato
Solo che io sono rimasta all’antica, ai rapporti amicali che durano una vita, ai musi ed ai litigi che sono una noia ma… sono reali e non ti danno una dose letale fatta di mail di mess e cinguettii… e poi spariscono come sono nati durando soltanto l’espace d’un matin Malherbe, Ronsard ed il Poliziano
Ed anche Jonesco lo dicon da sempre … abbiamo bisogno dei nostri legami proprio per non naufragare nel mare assurdo dell’immaginario

lunedì 9 luglio 2012

Ieri Otto luglio- Un mese di regno


Lit on Web litweb o web lit? A Bruno Corino
Prima di usare un termine, prima di creare format, formule e tremule, adoperiamoci con vocabolario internazionale, storico e pratico, dandoci dentro con google, con twitter con ewriters e con uno zingarelli nostrano.
Così finalmente questa mattina, dopo un mese esatto dalla mia incoronazione su un regno che ancora doveva nascere, su un regno inconsistente e sconosciuto, tanto aborrito dai miei amici della carta stampata, così stamattina mi sono messa a studiare e quale è stata la mia sorpresa quando ho scoperto che...
Lit on web, Lupus in tabula, è un party game che richiede astuzia, improvvisazione, calcolo ed intuizione.
Gli eventi del gioco si svolgono in un non meglio precisato villaggio nel cuore di una foresta.
Alcuni degli abitanti del villaggio sono in realtà dei Lupi Mannari ed ogni notte si riuniscono per sbranare uno dei poveri con(cit)tadini.
Stanchi di questa situazione, i superstiti hanno deciso di riunirsi in consiglio per cercare di scoprire chi siano i lupi tra loro, ed ogni giorno mandano al rogo uno di loro, sperando che si tratti proprio di un lupo mannaro, ma senza poterne mai avere la certezza.
Riusciranno a bruciare tutti i lupi mannari prima di essere sterminati?
Mai
Ma allora è tutto chiaro, Bruno Corino? Possiamo scoprire chi siamo? Possono scoprirlo gli abitanti delle patrie lettere? Mai nessuno saprà chi siano i lupi e chi non lo sia
Nel mondo illusorio della rete per sempre, del lupus in tabula, dello schermo piatto
anche io posso essere una regina,  incoronata da un re che regna su un regno che proprio non c’è
Ma io sono convinta che non esiste nemmeno L’isola che non c’è, il mondo di Alice, Atlantide e la storia infinita… eppure  sono i luoghi conosciutissimi del nostro eterno immaginario
Sarà così anche per il regno della litweb, dopo che avremo eliminato i lupi mannari mannari magari?
Dimmelo tu, e solo allora io sarò regina e regnerò sul sogno sognato dei libri amati 
Ippolita Luzzo 

Il paradiso dei siti letterari

Il paradiso dei siti letterari
L’eden perduto degli scrittori dilettanti
Il tutto è scrivibile,  il niente è permesso
Se mangi la mela vai via da qui
Ti sembra, all’inizio, di avere trovato il luogo perfetto
Tu posti, ricevi commenti, puoi a tua  volta
leggere e fare commenti su vari autori,
Anche loro in erba, che, desiderosi,  espongono e pongono 
Il loro sapere, le loro speranze, il nervo scoperto,
il loro dolore o semplicemente la loro noia.
Nell’etere oscuro trionfano i siti, donando a tutti un momento di gloria
Donando a tutti un solo commento purchè stiano buoni
Non faccian capricci.
Una melma, ma tanto buona, tante faccine che battono le mani,
ti salutano, ti mandano baci, smile animate in concertazione
Ma se mangi la mela della conoscenza, se provi soltanto
a dire un pensiero, a chiedere, a fare un passo,
qualcuno qualcosa  ti ributta giù, nel mondo normale
dove non posti , non puoi, perché non conosci nemmeno un giornale, un amico, un ecclesiastico che ti faccia scrivere su un pezzo di carta
un pezzo qualsiasi… un pezzo per dire
che la libertà, che la conoscenza, che la vera vita
non è questa qua.

venerdì 6 luglio 2012

Ma Pasolini non ha vinto il premio Strega?


Pasolini non ha mai vinto il premio Strega
Io ero sicura che quest’anno ce l’avrebbe fatta
Ed invece anche quest’anno hanno vinto gli inseparabili
Vincono sempre gli inseparabili, vincono proprio perché sono vincoli
Vincoli e non sparpagliati nell’adunata dei voti contati
Ma anche noi non abbiamo vinto, anche noi,  col nostro premio
Lo Strega web, non abbiamo vinto,
 non abbiamo neppure assegnato il premio
Il presidente della giuria, l’esimio e preclaro Buzzi diRacalmuzzi       ronfava e ronfava
 La notte del sei e mentre tutta la sua giuria era affannata
 e tanto stressata
 Lui, satollo e ben bevuto, aveva soltanto una busta in mano.
 Sicuro era il nome del vincitore, 
 sicuramente in quella busta oltre al nome
 Ci stava un bel foglio… la raccomandazione della casa editrice
 di un premio web
 Che fa tanta gola…  è il primo e l’unico senza quattrini 
 ma il vizio è duro da farlo finire
 È pur sempre un titolo… potrebbe servire.
 Ma il nostro Buzzi, seppur tanto accorto, con quella busta andò
 poi a letto poi al bagno poi di nuovo a letto
 e quando alla fine 
 la giuria distrutta gli chiese chi avesse vinto
 lui quella busta non la leggeva più, schiacciata dal peso, 
 bagnata dal piscio,  dal suo sudore
 era oramai senza parole, giaceva scomposta e tutta sgualcita,
 senza nemmeno un nome da poter applaudire.
 E’ andata così, andrà meglio un altro anno, 
 sicuramente un altro anno
 il premio lo vincerà Pier Paolo Pasolini
e tutti noi insieme a lui

mercoledì 4 luglio 2012

la costante- una guerra costante

In chimica la costante di equilibrio è una grandezza che esprime in quantità la dipendenza delle concentrazioni di prodotti e reagenti in una reazione chimica all’equilibrio
In fisica la costante di Boltzmann è la costante di proporzionalità e relaziona il troppo piccolo col troppo grande, l’idea centrale della meccanica  statistica
La dipendenza la relazione la distanza l’azione
In meccanica quantistica la costante di Planck determina la distanza tra i valori, è equivalente ad una quantità d’azione fondamentale. Permette la quantizzazione di grandezze come l’energia, la quantità di moto e il momento angolare.
In filosofia la costante è un dialogo eterno fra relazione e distanza, fra dipendenza e azione
Fra l’essere e il mondo, fra il microscopico ed  il macroscopico
La costante fra noi, qui nelle chat, è il continuo rimando, il continuo rimpallo su concetti e canzoni
Su film su racconti su memorie e memoria
Su un tempo che va e uno che viene, intanto che noi sui tasti pigiamo
E’ la storia nuova eppure sempiterna dell’illudersi ancora di essere insieme, di non essere soli perché il foglio davanti si colora di nuovo
Scorrono così su fogli e fogli, su schermi bianchi, mia moglie sorveglia, mia zia pure, io sono sposato, tu sei una bambina ed adesso se vuoi ascolta questa.
Ti immergi così da solo perfetto nel mondo dei quanti, nel mondo di Planck, della pietra angolare scartata dai costruttori, da Filottete, ripreso dai suoi compagni solo per il suo arco
Ed anche tu ed anche noi serviamo solo se abbiamo un arco sul quale poggiare, come gli etruschi, il nostro importante castello di carte
La costante per noi per tutti noi rimane una legge di fisica chimica, la legge eterna della solitudine, il nostro avversario che ora tentiamo di sconfiggere ancora con una chat un messaggio un link, un fiore di nuovo
Senza il profumo senza il contatto, ma è questione di tempo, ed avremo il profumo ed avremo il contatto mandato sicuro in video fattura
Le vecchie fatture non sono mai morte ed una magia sarà ben accolta purchè la distanza rimanga costante
Il solo nemico è la vicinanza e noi combattiamo su fronti alternati con le stesse armi
Due opposti avversari di cui abbiamo un vero terrore   la solitudine e la vicinanza
Una guerra perduta senza sollievo senza rimedi senza una pace
Senza il conforto di cedere le armi avendo l’onore di aver combattuto
una guerra  per sempre e tanto costante.

martedì 3 luglio 2012

L'inferno è qui

L’Inferno è qui
In questi giorni senza colore afasici e afantici - senza fanta sia
In questo tirare a campare senza guardarsi mai con un caro accanto
Senza un amico da stringere la mano senza nemmeno un nemico da odiare
L’inferno è qui con il volto della banalità, di una quotidianità piatta e scontata
Con il sapore rimasticato di sogni infranti senza più attese
Sgomenti assistiamo alla fine di tutto, di un amore di un amico di un genitore
Sgomenti e perplessi vediamo invecchiare immemori e bianchi  i nostri cari
Vediamo oramai le nostre case come tante prigioni, un vuoto a perdere
L’inferno è qui, in un mondo interiore fatto solo di attese mai vere
In un mondo esteriore che rivuole l’immagine fresca e pimpante dei sempre vent’anni
In un mondo di soldi, di portafogli, di conti correnti
da staccare veloci, da appiccicare alla volante
Facciamo fagotto e fuggiamo via, ma anche nel web, ma anche sui tasti
Lo stesso squallore lo stesso disamore lo stesso odore
Un mondo artefatto falsato e mascherato senza alcuna vergogna
Gioca al gioco eterno del sentirsi potente, del provare a schernire
A  non dare risposte, a non volere essere umani, un mondo robot
Ce l’abbiamo fatta, gli incubi di tanti scrittori, di tanti poeti,
Gli incubi veri si sono fatti realtà ed ora scriviamo scriviamo 
E scriviamo quello che con un click verrà cancellato
Senza un vero motivo perché il vero inferno è appunto questo
Vivere senza un motivo che ogni mattina ci dia la sveglia
Ci dia il sorriso, ci dia il calore di essere umani
Vivere alla carlona alla burlona senza più amore.
E' vero, non è mai esistito ma si teorizzava l'amore 
fra uomini,  l'amore che sia il vero motivo per dirci che siamo
ancora vivi nell'inferno di ora.

domenica 1 luglio 2012

Non ho Obliterato - c'è legge e legge - leggi anche tu

Non ho obliterato il biglietto del treno
Per non conoscenza, per dimenticanza, ma già il controllore,
con il taccuino in mano, era pronto
Mi sono ribellata alla multa salata, proprio non lo sapevo, ho protestato
Con garbo, con sincerità
E lui ha richiuso il blocchetto, un uomo vero, un uomo normale
Che al di là della legge sa valutare il vero ed il falso, il buono ed il cattivo.
Ma con Antigone noi già sappiamo che c’è una legge degli uomini e una legge divina
Che c’è una legge dello stato e una legge degli affetti
Che c’è una legge dentro di noi ed una fuori di noi
Noi già sappiamo che non basta la legge applicata se non si usa l'intelligenza
Che non basta una legge se non si interpreta caso per caso
Senza punire soltanto il furto di una mentina o di una penna biro
Come se fosse un delitto perfetto
Ma dopo di lui, del controllore, quello stesso giorno, a Siracusa,
trovammo proprio due ciuchine perfette che, davanti all’entrata dell’Orecchio di Dioniso, si opposero perché non avevamo il biglietto.
Saremmo stati felici di farlo, il biglietto, ma loro ci dissero che, benché mancassero soltanto cinque minuti alla chiusura, noi il biglietto avremmo potuto farlo solo all’ingresso della zona archeologica.
Protestammo, non ce l’avremmo fatta, saremmo tornati col biglietto in mano ma fuori orario.
Eravamo pronti con i soldi in mano a pagare pur di vedere l’orecchio
Ma loro inflessibili, loro si opposero in nome della legge, del regolamento.
Così con tristezza lasciammo perdere ma litigammo io e la mia amica, lei difendeva le due impiegate
Io le tacciavo di non avere discernimento, di non aver saputo cogliere la differenza fra entrare a sbafo e voler pagare
Fra vero amore per una cultura che avrebbe dovuto donare a loro quella misura di tutte le cose
Antigone docet ma non per loro
Ma non per tanti che vessano, multano, col foglio in mano, multe salate
Furti, io li chiamo, fatti soltanto per avvelenare un clima sociale senza speranza di legge letta, letta ma non capita.