giovedì 16 febbraio 2023

Stefano Bonazzi Titanio


 Titanio

"Il titanio, il metallo più resistente e più “forte” in assoluto, è  conosciuto per la sua resistenza alla corrosione, quasi pari a quella del platino, e per il suo alto rapporto tra resistenza e peso. È leggero, duro, con bassa densità. Allo stato puro è abbastanza duttile, lucido, di colore bianco metallico."

Stefano Bonazzi dedica al titanio il titolo del suo romanzo, titanio deve il suo nome ai Titani della mitologia greca, figli del cielo e della terra e costretti a vivere tra le fiamme e tra le fiamme è stato il protagonista del libro e da titano resiste alle fiamme. 

Pubblicato da Alessandro Polidoro Editore per la collana Perkins nel luglio 2022 proprio durante un'estate caldissima e infuocata il libro ha molto da dirci e ne consiglio la lettura a chi fa del leggere un riflettere sul mondo adolescenziale, sui rapporti fra genitori e figli, sul male e sul bene vicino e lontano, su abusi perpetrati e nascosti. 

“Il male è una cosa semplice” e “La cosa più semplice del mondo” rileggerò questo racconto di Stefano con in testa i miei vicini di casa che chiudevano il figlio in uno sgabuzzino per punizione. Lo so perché questo ragazzino era coetaneo di mio figlio. Anche mio figlio però asserisce spesso di chissà quali violenze io abbia perpetrato ai suoi danni, o suo padre, e certamente a me sono più chiare le torture imposte dal padre che non quelle che gli avrò imposto io. 

Rifletto dunque pur nella differenza delle situazioni su quanto i genitori tutti possano essere dei mostri, poi certamente qui nel racconto sono mostri effettivi ma chissà perché! 

Titanio è un racconto che prende per la sua drammatica realtà, nell’esasperazione del fuoco che brucia tutto ci sta la terribile edilizia che produce mostri abitativi, ci sta il continuo inquinamento di falde acquifere e di aria ammalata di diossina per i fumi di copertoni bruciati e su tutto un inquinamento spirituale fatto di nulla e di violenza, fatto e strafatto di droga coltivata e vendita, data da mangiare anche al figlio.

Senza pietà il racconto si apre in una stanza d’ospedale dove il ragazzo deve riprendersi da terribili ustioni. Poi inizia a raccontare ad un educatore e la verità si svelerà alla fine.

 Il male è semplice è una grande verità e Stefano riesce in Titanio a farci riflettere sull’orrore della genitorialità e sull’orrore dei luoghi. Poi però in tanto orrore sembra che l’educatore riesca a portare un’ apertura e a far entrare uno squarcio di luce. Un ritmo incalzante invoglia a leggere e uno stile personale ci dona l’autenticità della scrittura. 

Un racconto da segnalare e da far amare per la grande carica umana che si percepisce nel leggerlo, nel costruire una situazione immaginativa che possa lenire lo sconforto e la solitudine. 

I mostri non sono più i veri mostri, vivendoci vicino i mostri sono altro, sono i familiari o i vicini, sono il prossimo prossimo, sono il viverci dentro chiuso in uno spazio ostile. 

Inspiegabilmente e surrealmente le istituzioni e il carcere mi sono sembrate il luogo più sicuro e il compito dell'educatore serve a tutti noi per avere la certezza che qualcuno alla fine ci ascolterà come succede a Franz.

Un grande applauso a Stefano Bonazzi per la sensibilità e per la ricerca, per aver saputo, pur nell'orrore della storia, darci la speranza


Ippolita Luzzo 

sabato 4 febbraio 2023

Licia Giaquinto Cuori di nebbia


 Licia Giaquinto aveva già pubblicato i suoi racconti nel 2007 ma ora trova una nuova vita con  TerraRossa Edizioni  casa editrice che nasce con "l’idea di provare a seminare parole fuori dai tracciati consueti. 

"Opere significative, divise in due collane, entrambe di narrativa: Fondanti riproporrà, in una nuova edizione rivista, romanzi recenti ormai introvabili di autori che hanno rinnovato il panorama letterario; Sperimentali accoglierà opere inedite capaci di affrontare temi attuali attraverso una ricerca stilistica originale." questo troviamo scritto come presentazione sul sito di TerraRossa Edizioni.

 Libri curatissimi nella scelta dei materiali e nella cura grafica a partire dalle splendide copertine create da Francesco Dezio. 

Segnalato da Giuseppe Girimonti Greco, sempre attento a sentire i libri veri e autentici, Cuore di nebbia mi giunge per diversi incroci amicali, addirittura ho conosciuto Licia anni fa non direttamente ma tramite una mia amica che per caso si era seduta ad un bar vicino al suo tavolino a Bologna, da allora ho seguito il suo spendersi per il recupero di zone abbandonate come Aterrana in provincia di Avellino un borgo storico, un contesto dai colori d’altri tempi, una comunità da scoprire e valorizzare, nel cuore dell’Irpinia, luogo dove Licia ha trascorso infanzia e adolescenza prima di trasferirsi a Bologna. 

Cuori di nebbia è invece ambientato nella Padania, nella terra ricca, almeno io credevo prima di leggere questi racconti, con esistenze al limite di immensa povertà di spirito.  


La via Emilia mi appare un mondo perso, tagliato da una strada provinciale su cui passano i tir, accanto alla Ferrari di Maranello. "I camionisti si fermano dalle prostitute per un po’ di riposo, giovani ragazze dell’est arrivate dopo la caduta del Muro. È un’Italia consumata, ma ancora offesa. Nella storia di provincia, si incrociano il perbenismo, la noia matrimoniale, il voyeurismo, l’inganno, Chernobyl, la pedofilia, l’eroina, la cartomanzia (nel personaggio secondario più bello forse dell’opera, Donna Crisantema), l’omicidio, l’anoressia, l’hikikomori. Malattia mentale in tante forme, spesso quella delle deviazioni sessuali. È un romanzo strabordante di dolore, che si fa acuto proprio perché ciascuno dei protagonisti vive innocentemente dell’idea di essere nel giusto. La società, il loro lavoro, le loro vite dimostrano che purtroppo non c’è redenzione e scelta, il destino diventa qualcosa che sempre finisce per tradire, ingannando, distruggendo i sogni di ciascuno. Eppure, ci si affeziona ai vinti, agli insoddisfatti che si trovano a maneggiare qualcosa di più grande di loro." questo  è ciò che scrive Alessio Barettini su Senzadieci, ma sono tante i giornali che hanno accolto con recensioni attente il libro di Licia Giaquinto. 

Benvenuta al Nord, mi scrive Licia e io questo Nord lo trovo ancora più terribile del Sud, il suo vivere più misero, lo spreco delle esistenze ancora più amaro. Mirella, Natascia, Patrizia, e poi Filippo, Nicola, Francesco, Mirco, se questo è un uomo, mi viene da scrivere con Primo Levi, se questa è umanità. 

Licia Giaquinto riesce a portarci dove non vorremmo andare, a vedere ciò che non vorremmo vedere ed a provare una pietà per ogni sciupio di sogni, di desideri, delusi definitivamente. 

Ippolita Luzzo 



Licia Giaquinto è nata in Irpinia, dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, ora vive a Bologna. Ha esordito nella narrativa con Fa così anche il lupo (Feltrinelli 1993), a cui sono seguiti È successo così (Theoria 2000), Cuori di nebbia (Dario Flaccovio 2007, ora riproposto da TerraRossa Edizioni), La ianara (Adelphi 2010), La briganta e lo sparviero (Marsilio 2014). Ha scritto anche testi teatrali, l’ultimo è Carmine Crocco e le sue cento spose. È ideatrice e anima dell’associazione Aterrana – Ater Ianua che vuole contrastare il degrado e lo stato di abbandono del borgo storico di Aterrana (Av).

giovedì 2 febbraio 2023

Rossella Pretto La Vita incauta

 

Leggendo Rossella Pretto nel suo viaggio sulle tracce della tomba di Macbeth e seguendo una messinscena realizzata dalla Compagnia dei Quattro con il testo tradotto dal nonno Elio Chinol, anglista e appassionato di Shakespeare noi con il libro La vita incauta siamo avvinti dalla tragedia una volta di più.

La tragedia di William Shakespeare, la trama storica viene riportata dal filosofo Boezio, in una cupa Scozia d'inizio Basso Medioevo si è appena conclusa una guerra e un sergente  riferisce al re Duncan di Scozia che i suoi generali, Macbeth, barone di Glamis, e Banco, hanno appena sconfitto le forze congiunte di Norvegia e Irlanda, guidate dal ribelle Macdonwald.

In una notte buia e tempestosa, per dirla con Snoopy, Linus e Lucy,  tre Streghe si incontrano in presenza di Macbeth e Banco, nella brughiera e profetizzano loro che Macbeth diverrà re mentre Banco  sarà il capostipite di una dinastia di re. La profezia trasformerà Macbeth da uomo leale in assassino. Come si cambia! E poi la follia del potere tutto involge.

Con Rossella Pretto che scrive:" Non mi sono mai chiesta in quale periodo dell'anno si svolgono le vicende di Macbeth ma lo posso intuire.. Sarà autunno inoltrato, inverno.. Chissà che vita vita fanno quelli che abitano queste lande, chissà che vita facevano quelli che le abitavano centinaia di anni fa. Me lo chiedo come non lo sapessi, come non sapessi che vita faccio, rintanata nello studio. La differenza sta nelle chiusure .. un tempo che mi inchioda alla sua dispersione" nella sua confessione sui nonni bravissimi, e su di lei che come nel libro di Hanry James "La bestia nella giungla" riconosce l'evento eccezionale quando è ormai passato. infatti tutto il libro è un interrogarsi sul libero arbitrio, sul destino, su ciò che noi responsabilmente possiamo. Nel Macbeth il sapere il futuro lo distrugge, lo fa diventare assassino, perché l'attesa diventa impossibile da reggersi. 

Un libro curatissimo e che ci invita alla riflessione come tutti quelli scelti dalla collana S-Confini diretta da Fabrizio Coscia per Editoriale Scientifica. 

Un libro diario di un viaggio, un libro diario di studi amatissimi, "C'é sempre un segno in attesa di essere leggibile" e a Forres al castello dell'apparizione mentre ascolta la guida lei si gira e sente anzi vede e sa di aver ora "iniziato questo viaggio alla ricerca dell'aderenza, ecco, ora posso dire che ha tutta l'aria di esserlo" Aprire la porta ai propri fantasmi. 


Leggendo il libro mi sovviene un'altra messinscena recente di Alessandro Serra con lo spettacolo Macbettu  Siamo in Scozia oppure in Barbagia, siamo dappertutto, dove a qualcuno viene promesso, viene pronosticato un futuro da re e tutto cambia. La situazione sfocia in tragedia dopo il dono avvelenato delle streghe. Uno spettacolo nello spettacolo, ridere ridere di ciò che le streghe faranno sul palco, ridere dei dispetti che si fanno, del loro camminare, quei passettini corti e veloci che ricordano i giochini a molla da caricare e far muovere sul tavolo, quegli sputi veri, quelle scope agitate al solo scopo di sollevare polvere,  gli uomini maiali grufolare nello scifo e il fantasma di Banco calpestare il pane sardo sul tavolo imbandito da Macbeth. Ed eccolo Macbettu, piccolo piccolo,  abbracciato alla moglie alta, abbracciato all'ambizione. Un Macbettu capace di riflettere sul male e perciò ancora più tragico in queste parole: "La vita è solo un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si dimena durante la sua ora sul palcoscenico, dopo non se ne sentirà più nulla. Una favola narrata da un idiota, piena di rumore e furia, che non significa nulla"

Ippolita Luzzo 

Rossella Pretto è laureata al Dams di RomaTre con una tesi sulla traduzione del Macbeth curata da Elio Chinol per la ‘Compagnia dei Quattro’, ha proseguito la sua formazione con esperienze in campo recitativo e teatrale. Il suo primo poemetto, Nerotonia, anch’esso ispirato al Macbeth, è uscito nel 2020 (Samuele Editore). Con Marco Sonzogni ha curato Memorial di Alice Oswald (Archinto 2020) e Speranza e Storia. Le quattro versioni sofoclee di Seamus Heaney (Il Convivio Editore, 2022). Ha curato inoltre La Terra desolata di T.S. Eliot per la riedizione della traduzione di Elio Chinol (InternoPoesia 2022). È presente in alcune antologie, con sue poesie e traduzioni. Suoi articoli sono apparsi su «Alias-Il Manifesto», «Poesia», «L’Ottavo», «Journal of Italian Translation», «Studi Cattolici» e «L’Estroverso».