Pubblicato da Bruno Corino il Mer, 30/05/2012 - 21:57
S’annusa uno sfilatino Buzzi di Racalmuzzi diventa un poeta, un cantore, un fantasista culinario, un vero intenditor poche parole e grosse mascelle, un maciullatore sganasciante, s’appiccica al dorso come un roditore, gnam gnam gnam sembra la ruota d’un compressore, mozzica rosica frogica a rumba a rumba a slappa a slappa sino ad arrivare all’ultimo rosicchio, misera briciola che gli rimane in mano, 'na zolla de terreno amara, che l’occhio si rimina prima della vucca, e che si gira e si rigira intra alle dita prima di darle l’ultimo addio cu nu vasu in bocca e ‘n’ultima sorsata, cumme fosse ‘na bella ‘nnamurata in procinto di partire con il barroccio verso altri lidi, ad incontrar lu ‘nnamorato ch’aspetta impaziente in quello stomaco di ferro che macina come un mulino afrìco e che emana infine tanti rutti da sembrare na’ festa de paese co’ tanti fochi d’artifizî, e quannu finalmente il morso della fame s’è acquietato e dalle palpebre scivola lentamente un letargo atavico, il Buzzi di Racalmuzzi si ritrova piatto piatto in mezzo alla poltrona, e tra un ronfa ronfa s’aprano visioni, qualcosa che s’allunga intra alla testa e che chianu chianu si fa oblunga, smunta, consunta, e poi all’improvviso s’attorciglia e piglia a’ forma da bastiglia, tre picche e na capa mozza, un cappello floscio e na coccarda, na piume d’uccello in mezzo a na’ stella, e na voce che chiama da lontano, son io nun vedi?, e si stropiccia gl’occhi, e tu chi sei?, rintrona na voce intra a lu pettu, comme chi sugghe?, so’ tu’ padre nun vedi?, a pa’ ma tu nun stavi messo in galera?, so’ uscito adesso pe’ te portà cunfuorto, è stato tutt’errore, lo so, lo so padre, è tutta colpa di quei quattro scrianzati che t’hanno voluto male, non te sta a giustifica’, so tutto, sì, ma mò mi vogliono tagliare ‘a capa anche se non ho commesso alcun reato, sono innocente, sono innocente, gridava mentre se lo portavano via due bricconi giacobini e accussì fracico e con ‘na bocca ‘mpastata il Buzzi di Racalmuzzi si destò dal letargo, maledetti, maledetti, imprecava, mi perseguitano pure quannu e dorme, continuano a fare torti a quel sant’uomo pure ‘n mezzo u paraviso, non lo lasciano mai in pace, ‘sti quattro figli di puttana, e intanto allungava un braccio per calmare l’arsura e dare all’incubo la sua estrema sepoltura
E che C...o!
Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 08:13.
Quanti ce ne sono cosììììì, Eh!
Vero?
Tanti, tanti vivono al livello subumano di Buzzi
e per questo, lo vedi?
Per questo e per altro... che siamo ridottiiiiiiiiiiiiiiii così
Dovrebbero togliere il diritto al voto agli incoscienti, ai Buzzi e parabuzzi
Una volta un alunno mi disse :-Non è un furto.-
Del padre che ...aveva vrusciatu u pagliuni... Letteralmente non aveva pagato il suo fornitore
Sprecai un'ora per far lezione sul furto ...
Buzzi vuol solo mangiare bere fare un rutto dare aria e fregarsene
I subuumani
poi però anche gli intellettuali spocchosi... al rogo... al rogo
Stamaniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
ma no
purtroppo nooo
pax vobiscum
Ti metto Gaber stamattina
(Parlato) No. Io sono un uomo di cultura. Io con quelli lì non ci vado, sono testacchioni. Sì, forse l'impostazione è anche giusta, ma ci sono troppe cose
Certo che il mondo va male, vuoi che non lo veda? Sono più a sinistra di loro, io. È che loro sono ingenui, ignoranti, non hanno dubbi. Mentre io, io sono un problematico e prima di prendere una decisione
Gli intellettuali sono razionali
lucidi, imparziali, sempre concettuali
sono esistenziali, molto sostanziali
sovrastrutturali e decisionali.
(Parlato) Poi dicono, gli intellettuali. È chiaro, siamo su un altro livello. Loro vanno lì, si picchiano coi fascisti, con la polizia. Cosa risolvono? Non scavano, sono grossolani. Io sono anche magro. Diffido della gente robusta. Gli operai. No, intendiamoci, io sono più a sinistra di loro. È che tanto non si può far niente. Toh! Un po' di vento. E questa foglia che mi batte su un occhio... Agire, dicono, bisogna agire. Che fastidio, questa foglia... Bisogna vedere come si agisce e se si può agire. Intanto batte, eh... Cosa posso fare? Niente, non c'è niente da fare.
Gli intellettuali fanno riflessioni
considerazioni piene di allusioni
allitterazioni, psicoconnessioni
elucubrazioni, autodecisioni.
(Parlato) Che fastidio, questa foglia. Batte sempre più forte. Cosa posso fare?... Niente, non c'è niente da fare.
Va a finire che perdo l'occhio
Gaber
Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 18:16.
Cari giovanotti e giovincelle
Non vi pare che state un pochettino esagerando a mettermi alla berlina? Qua si parla de’ fatti miei e di me si fa gran caracatura; nun capisco che abbisogna avete de discettar de le mie corporal funzioni; passi pure che v’affannate a contar di qualche mio venial peccatuccio, na’ cosa e’ niente a confronto di quannu accade nell’universo-mondo de li furbetti, ma che mai bisogno avete di pigliarvi spasso della mia flatulenza?
Ve dico subbito che sti’ discorsi nun me garbano; ah!, e accussì, cara trollipp, indi per voi io sarei un omo qualunque, magari senza un principio de moralitate, uno che pensa solamente a come fottere il santo prossimo, ‘na specie d’egotica inflessione de’ tempi nostri o ‘na sorta de’ pianeta che gira a sbafo dentro il firmamento dell’universo-mondo e che nun se cura de la direzione! Giovanotta, qua voi me state offendendo chiamandomi subumano, io sono una persona pien di dignitate, che ve credete!, e anche se vivo in un paese di favole e di frottole io resto comunque ‘na persona assai stimata e accorta, tutti mi tengono in somma considerazione, ‘i sono ‘na persona popolare amata e lusingata da galantuomini e plebaglia, nun sapete quannu valga un mio semplice consiglio o un mio detto. Potrei giovanotta dirvi ch’io nel mio piccolo sono un uomo di successo, a modo mio s’intende, e che non aggia niente a che spartire con tutti quell’inetti, con quelle figurine da fumetti che stavano a presagir che il mondo sarebbe andato stuorto o capovolto sul finir del millenovecentodiciotto; io ho capito che a voi l’unica cosa che v’inquieta è la mia sfrontatezza, il fatto di fa’ ‘na cosa senza provar un minimo biasimo; e pecché mai dovrei a pentirmi?, il corpo vuole vivere e nun conosce fantasie, e mica se nutre solamente de’ bugie, esso vuol essere sempre nutrito e nun conosce soste, perciò giovanotta fatemi il piacere, la prossima volta che volete di me affabulare fatelo con grazia, evitate, se potete, de dispiacer alla mia persona lavando in piazza i panni sporchi de la mia cucina.
Buzzi di Racalmuzzi
Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 21:03.
Capiscivi mooo! dialogo non c'è
Ecco perchè
in un mondo strano tutto tuo
Fatto di figure di cartone
E di tante bambole di stoffa, vivi tu
Vivi chiusa in quelle quattro mura,
Non ricordi chi ti ci ha portato
E conosci solo chi ora gioca con te.
Tu non hai le ansie del futuro
Per te il tempo non ha più valore,
Ciò che hai fatto ieri tu domani rifarai.
E nei tuoi sogni
Parli con gli angeli.
In un cerchio chiuso di pazzia
Hai perduto la tua giovinezza
Come un fiore tolto dal ramo a primavera
Dai un nome a tutte le farfalle
E confessi al vento i tuoi amori
Danzi sola nei corridoi vuoti quando è sera.
Stringi forte al petto il tuo cuscino
Che ci dovevo fare io con Buzziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii?????
Capiscivi, tardu ma capiscivi... meglio tardi che mai
Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 21:16.
ma che dici mai, giovanotta trollipp? il Buzzi è scudiscio di sole in fronte e marpione nato a tutto tondo, savio matematico sempre dirimpetto ai forbiti studi d’economica politica, laureato all’universitate con regolare titolo accademico nel sessantotto all’epoca de li moti rivoluzionarî, scroccone nato senza ‘nu pudore, convinto assertore della galenica medicinale de quattr’umori, bile nera flegma o catarro, sangue e bile gialla, ottima dottrina concepita da più di duemila anni e tramandata ai posteri in magnifici geroglifici, conservati intra alla dispensa di libri antichi e vecchi manoscritti, che sapea mettere in giusta corresponsione il micro e il macro cosmo, e combinare assieme in tante proporzioni i quattro elementi naturali, aria terra fuoco e acqua...
Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 21:16.
Ahahah Figure di cartone... io sono sempre per l'eliminazione diretta, senza processo
Senza diritto di voto
AHahah
Ecco perché
quale Volkonskij???''
Io, eruditaaaaaaaaaaaaaaa
Che leggevo Pavese ad un Buzzi che sbadigliava così gli uscivano le lacrime di fame di noia di sonno
Non di Paveseeeeeeeeeeee
Gli equivoci che ti mandanu fora strata fora fora
ahahahahahah
Aspè che lo rileggo il tuooooooooooooooo
Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 21:20.
Ahahahah
Patri ca mi cunviarti la sgarrasti po' pridicari finca allu matinuuuu
Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 22:02.
Addobbi freschi appena colti, appesi al dorso al collo, al clamor delle cronache, al fato che non si smuove e a tutto questo universo-mondo che mi gira attorno come se non potesse trovar la sua singolar tenzone, la parola colta detta al momento in cui la persona è cotta, è pronta ad essere indirizzata verso la padella, così me ne vado pasticciando tutti j iorni mentre mestico nella mente con versi sciolti dai colori mesti e accesi da dedicare a na certa donna camilla poetessa nata
Dai nonnacamilla
porcamielata in ogni tua stilla
sì che tu fai scintille,
mia sensuale boccastilla
ch’ad ogni colpo fai scintille…
la tua risonanza è gustosa,
saporosa meno fumosa
altro che quei fiochi barlumi
che volan nell’aïr/e si disperdono,
com’è bello il tuo candido paralume
com’è dolce il mio sem
quando scorre gaio lungo il fiume
del tuo splendido e bronzeo sen:
sì, ecco andiamo alla deriva,
lasciamoci trasportar dalla corrente,
da questo fremito leggero
da questo spasmo/orgasmo.
Dai nonnacamilla spandi &
spendi ste' candide scintille!
Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 22:29.
Cretino- L'elogio del cretino- Anche le formiche
nel loro piccolo s'incazzano
Gino e Michele?
Non mi ricordo più....
Non mi ricordo più perchè corro dietro alle donne... disse un umorista
Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 22:39.
giovanotta trollipp
sappiate che meo padre fu sempre democristiano, gran risparmiatore, devoto alla Madonna e a san Rocco, apostolo di casa con qualche scappatella, una tantum, al postribolo giusto pe’ togliersi uno sfizietto che gli costò caro, ahimè, morì sifilitico e senza estrema unzione buttato in un ospedale alla carlona, povero Corbuzzi di Racalmuzzi dalla vita proba che pagò il fio pe’ na’ debolezza de la carne , lui che rispettava tutti li sacramenti e che andava a messa sempre ben vestito e co' tutt'a a famigliola, s'è fatto 'ngannare da un misero peccatuccio...
Chi ben comincia è a metà dell'opera
Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 22:43.
Ma non c'entra?
Domanderai tu
C'entra o non c'entra
afforza
ahahah
Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 22:47.
capite, giovanotta, come tr'opera e commenta la linea s'assottiglia s'assottiglia s'assottiglia e poi svanisce sparisce svanisce? Plop!
SCRIVO PER DIFETTO
Pubblicato da Ippi il Ven, 01/06/2012 - 09:41.
Si mi vuliti bene o veramente, caru signor Buzzi
aviti di parrari sulu cu mmia
non lo so scrivere il dialetto... pirdunatimi
Prendete un vocabolario
Come farò altrimenti a scrivervi bellissime littere
d'ammuri?
Ma io mai potrei parlare d'amore ad un uomo!
E' l'uomo che dovrebbe...
così lessi io, per anni ed anni, sui libri amati
E' l'uomo, non la donna.
La donna dovrebbe stare zitta, zittissima, più zitta sta e meglio sta, zitta perchè se apre bocca
Anche io che sono donna... anche io vorrei zittirla...
caro signor buzzi
mi perdoni l'impudenza e l'imprudenza
Pubblicato da Bruno Corino il Ven, 01/06/2012 - 11:10.
Giovanotta Trollipp ve state 'ngarbugliando, io non sono un homo semplice, sono leggero, sempre sereno comm’e na’ paspua, ranciaruto in faccia e colto a più non posso, sapido e sapiente, e ho occhi slarghi, sono un mistero d’uomo sanza nu’ pensiero, allampanato e scabro, sfavillante nella mia camicia a quadri, me ne vago ninnolando quanno me conviene per le strade reiette del paese, dove una volta m'è so acceso per la Rosetta, quanno la vidi a passeggio tutta accartocciata e vecchia intra a lo scialletto, m'ha rimembrato 'na lontana affezjoncella, ch'ho tentato d'acchiappar in un 'taliano medio, un poco ustionato, qualcosa che s’addicesse al suo core ‘nfranto, quanno in anni passati correva appresso a sta’ gonnella, ch'abbittava in un elegante quartierino in suo possesso, diciannove stanze più li magazzeni, un laboratorio tessile e ‘na boutique, cinque donne lavoranti a suo servizio, sessanta tomolate de terreno, ‘na villa al mare e nu casale, era proprio bell’e sistemata la povera Rosetta, e ogniqualvolta la mirava sul lato opposto alla di lei magione mentre s’affacciava alla ventana mi veniva di sospirar lo core a veder tutta quella bella grana, anche se la Rosetta aveva ‘na faccia da scimmietta, io Racalmuzzi sapeo che col tempo me sareo affezionato, figuriamoci, ci s’affeziona pure a ‘na bestiola vuoi che uno nun s’affeziona a ‘na gugliona?, poscia, affollando insieme tutti li pensieri, mi ricordai di quanno mi facetti avanti, ma la scimmietta lesta lesta me scansò e cadde nel braciere de lo Sciupone, sfracellatosi intra a ‘nu burrone pe’ debiti di gioco, troppo amante del tressette, un vero damerino con quei suoi baffetti alla clarkglabe, vanesio elegante più di marlonbrando parlata parigina sapea far g î r la testa alle gonnelle, spirito soave, si dicett’egli, e in quel legger come l’aïr c’era scritto tutto il suo destino, sapea mescer carte e incartar la testa alla povera Rosetta, chillo te piglia solo per interesse, nun tiene ‘a capa a posto, se lo appellano Sciupone ci sarà pure ‘na ragione, le dicev io, ma era il core de Rosetta che non conosceva ragione, si vive anche de’ fantasia, e non le importava njente se lo Sciupone l’amava o non l’amava, come talvolta leggeva in quei fotoromanzetti per semplici donnette, non solo la misi su l’avviso, ma tutto lo quartiere ritagliava intorno a lo Sciupone aneddoti e canzonj, ma lei tenette il punto, e nel giro di pochi anni tutte le substantie sfumarono in tante cambialette da firmare, firma oggi, firma domani, e poi un bel jurno tu scuopri che non c’è rimasto chiù njente da firmare, eh!, giovanatta trollipp, la vita è ‘na tajola pronta a far zac non appena lo sorcetto c’infila lo stoppino, adesso la Rosetta potea far la vita de la signora servita e riverita come moglie del dotto professor Racalmuzzi e invece se trascina vedova e meschina affidata alla pietà cristiana con quel bellu quartierino finito in mano a ‘nu fetente che se lo sta godendo allegramente, cussì dovea gîr la sua pianeta che crudelmente s’incamjna senza veder ‘n faccia se sei serva o sei rigina.
Pubblicato da Ippi il Ven, 01/06/2012 - 14:58.
ed io nu profissuri m'avia di spusari....
mi dicia sempre miu maritu
Daccussì vi capisciti.
parlate di Hegel e di Marx
parlate e
nu prufissuri cu l'occhiali vasciu, bruttu e sempre intra li nuvuli.
Oihbò
io avevo scelto invece Jude Law
era più bello
di sinistra ma ambizioso
ambiziosissimo
e tenace
progetti progetti progetti
senza fine
senza
caro buzzi c'est la vie...conosce il francese?
Pubblicato da Bruno Corino il Ven, 01/06/2012 - 15:49.
Ho studiato alla scuola del Rabelais, madama, e me son sorbito il gargantua insieme al pantagruel, poscia passai a studiar la litteratura picara, insino ad arrivare ai nostrani, l'ingegnere milanese, per exsemple, chillu che c'aveva un sacco di tic, che mandava il suo Ingravallo ad indagare un delitto che manco gli interessava, autor d'una disarmonica armonia leibniziana, e se nun fusse morto intra alla fantasia di un tal corin avrei continuato anchora a studiare comme a nu dannatu sino a spusare da giovjncella in fiore comme a voi, ma vossignuria dicette d'essere ammogljata, co' n'altro bello marlonbrando, spero che a voi sia annata meglio della mia povera rosetta chilla che cammina sempre avvolta intra a nu scialletto.
Pubblicato da Ippi il Ven, 01/06/2012 - 16:01.
Scerbanenco maestro del noir?
Che me ne faccio di Ingravallo e del pasticciaccio brutto di via Merulana... ah internet
Meglio La donna della domenica di frutta e verdura
meglio il commissario De Palma- Marcello Mastroianni- questo senza internet
veramente sarei Anna Carla
meglio l'avvocato Guerrieri
meglio avvocati
dei commissari
non subisco il fascino della divisa
Ma signor Buzzi, lei mi stupisce
- Agata guarda, stupisci, com'è ridotto quest'uomo per me-
Mi scusi canticchio,scanticchierebbe se mi ascoltasse
Tolgo il disturboo
Pubblicato da Bruno Corino il Ven, 01/06/2012 - 16:11.
ecco giovanotta, canticchiate canticchiate e levatevi de torno, pour favor, qui se medita sull'universo-mondo, a me che m'importa de sta femmina della domenica che se magna frutta e verdura con un certo marcello senza palma?
Pubblicato da Bruno Corino il Ven, 01/06/2012 - 15:59.
sappiate, giovanotta trollipp, che jeri so' stato al cimiterio e ho visto che stanno sempre ad esaltar li morti e mai alcuno che pensi ai vivi e alle tribolazioni mie, e affondano la penna nell’inchiostro senza trovar nu misero pensiero da dedicare all’intrepida memoria della mia casata, che poi nun è neanche tanta misera se pensiamo a tutta la genìa che mi precedette, sin a risalir al mitico mio trisavolo quello che vendette pe nu bellu gruzzoletto de carlini d’oro nu carbonaio agli austriaci ispettori al tempo dei risorgimentali movimenti, aprendo accussì la strada all’ingegno de’ rampolli nostri e al mio caro nonno, il dotto e grande professore de greco e de latino, liberale incallito, dannunziano senza un’ideale insino al Ventinove sino a che se fece fascista della primm’ora, camicia nera e belli stivaloni ca’ tenea in bocca sempre grandi paroloni, che sapea recitar tutto d’un fiato alle adunanze domenicali di fronte a quelle facce arramazzate e stolte de li cafoni che se lo rimiravano con malcelata cortesia, e se all’epoca lo ducere cavalier Benito conquistò un impero ‘nu poco di merito l’ebbe pure mio nonno che educò li giovini alle pubbliche virtù impartendo loro severa disciplina.