Non pago le bollette, sono accreditate, però dovrei guardare sotto quanta acqua ho consumato per poi mandare mail alla Multiservizi, entro stamane.
Sono questi gli adempimenti che avrei nel mio sociale. e che non farò.
Per il resto calma piatta. Da sabato bellissimo a sabato bruttissimo, in mezzo una settimana di merda, dite voi.
Neanche il soffitto mi rispose, eppure gli parlai tanto.
Così prima di leggerti ero sul nero andante, ora che ti ho letto sono sulle sfumature. Potenza della lettura, della scrittura.
Il mare è azzurro sulla mia tastiera, il cielo è azzurro sulla mia tastiera e squilla il telefono, per finta, sulla mia tastiera.
Finiti i tempi del rincorrere amiche che al vento avrebbero detto di star impicciate a passar lo straccio sul pavimento, di dover essere a quel funerale, dal parrucchiere, dall'estetista.
E tu che vuoi? non vuoi proprio niente.
Non vuoi nemmeno ascoltare quel loro continuo logorio della vita moderna, che Ernesto Calindri curava con un Cynar.
Su bevetevi questo amaro che digerire vi fa
tanto io ho smesso di telefonarvi per leggervi mie stralunate fantasticherie,
ho smesso di chiamarvi per sentir suono umano di persone a cui volevo bene,
ho smesso di esserci
così il mio sembra un suicidio assistito di vita.
Se non puoi la vita che desideri, dice Kavafis, puoi sempre suicidarla
Non te, la vita.
Suicidala, prima che lei suicida te.
Se scrivo è perchè ci credo ancora all'ultimo sberleffo che si possa fare
mi innalzarono muri ed io non me ne accorsi, dice ancora Kavafis,
posso però abbassare lo sguardo fin nel profondo, più giù verso insetti, invisibili, tanti, un modo immenso di compagnia, dall'adolescenza alla allegria.
Sono questi gli adempimenti che avrei nel mio sociale. e che non farò.
Per il resto calma piatta. Da sabato bellissimo a sabato bruttissimo, in mezzo una settimana di merda, dite voi.
Neanche il soffitto mi rispose, eppure gli parlai tanto.
Così prima di leggerti ero sul nero andante, ora che ti ho letto sono sulle sfumature. Potenza della lettura, della scrittura.
Il mare è azzurro sulla mia tastiera, il cielo è azzurro sulla mia tastiera e squilla il telefono, per finta, sulla mia tastiera.
Finiti i tempi del rincorrere amiche che al vento avrebbero detto di star impicciate a passar lo straccio sul pavimento, di dover essere a quel funerale, dal parrucchiere, dall'estetista.
E tu che vuoi? non vuoi proprio niente.
Non vuoi nemmeno ascoltare quel loro continuo logorio della vita moderna, che Ernesto Calindri curava con un Cynar.
Su bevetevi questo amaro che digerire vi fa
tanto io ho smesso di telefonarvi per leggervi mie stralunate fantasticherie,
ho smesso di chiamarvi per sentir suono umano di persone a cui volevo bene,
ho smesso di esserci
così il mio sembra un suicidio assistito di vita.
Se non puoi la vita che desideri, dice Kavafis, puoi sempre suicidarla
Non te, la vita.
Suicidala, prima che lei suicida te.
Se scrivo è perchè ci credo ancora all'ultimo sberleffo che si possa fare
mi innalzarono muri ed io non me ne accorsi, dice ancora Kavafis,
posso però abbassare lo sguardo fin nel profondo, più giù verso insetti, invisibili, tanti, un modo immenso di compagnia, dall'adolescenza alla allegria.