La prima edizione Baldini+Castoldi è di agosto 2022 Giovanni Di Marco L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi comincia a narrare la storia di Tonino fin dal giorno della scomparsa della madre "Avevo poco più di sette anni quando è morta mia madre. Non saprei dire chi mi portò la notizia, né come mi venne data. La dinamica di quella giornata che ha stravolto la mia esistenza è avvolta nel mistero. Del giorno del suo funerale, invece, la mia mente ha conservato ogni dettaglio. Ricordo la mattinata trascorsa a casa di Tania, in un silenzio triste, quasi irreale; il lungo corteo funebre verso la chiesa madre; le nuvole bianche e gonfie che si stagliavano all’orizzonte; l’odore nauseabondo dei crisantemi "La notizia dell’attentato al Papa, stabilisce in quale anno ci troviamo, il 13 maggio 1981, e subito tutti parlano solo del Papa, il Papa ferito, e nessuno parlerà della mamma di Tonino morta in giovane età, nessuno la ricorderà tranne Tonino, meravigliato e addolorato da tanta indifferenza, unico lenimento per lui la compagnia di Tania "mezza tedesca e mezza siciliana: sua madre era di Monaco, suo padre di Calatafimi. Lei era nata in Germania, ma dopo la morte di sua madre si era trasferita in Sicilia col padre, don Peppuccio. Poi, in seguito al matrimonio con Alfredo, era venuta ad abitare a Castelverde." Anche lei quasi estranea al paese così come si sentiva Tonino. Poi Tania parte per la Germania in visita ai parenti e Tonino un bimbo ancora si ritrova solo, nel dolore e nella nostalgia per la perdita della mamma e poi anche di Tania.
Nel raccontarci di Tonino, nel raccontarlo lui, voce narrante, gli anni ottanta sono i protagonisti con le trasmissioni televisive, i giochi, i fumetti, i giocatori, usi e costumi molto lontani. Nel ritornare Tania porterà un pallone a Tonino e la musica, il mangianastri.
"Allora io in radio ascoltavo solo Tutto il calcio minuto per minuto, la domenica pomeriggio. «Tania, quanti anni hai fatto?» «Si dice compiuto, Tonì. Ne ho compiuti ventiquattro sabato scorso. Sai ballare?» Feci di no con la testa. Tania capovolse la scatola e rovesciò sul tavolo della cucina una decina di musicassette. «Ti insegno io: rock’n’roll. Ci scateniamo, Tonì. Guarda qua! The Buggles, Video Killed the Radio Star. E c’ho pure i Police, David Bowie, Madness.»" Trovo delicato e amorevole il rapporto fra Tania, che non può avere figli e Tonino che non ha più la madre e mi sembra che il racconto stia nel contrasto fra la delicatezza di sentimenti della prima parte e la violenza nella seconda parte. e lasciamo Tonino e Tania sulla spiaggia di Cefalù certi che nessuno potrà togliere quel ricordo, lasciamo Tonino a scuola e sempre più solo, nell'estatico ricordo della sua mamma e in cerca di una carezza, di un affetto.
Certo il libro poi è una denuncia di abusi da parte del prete, certo il libro è una denuncia su come sia difficile riuscire a scappare dal ruolo di vittima, certo il libro ci chiede di essere vigili, ma non dimenticheremo che il libro è anche un chiedere attenzione su una infanzia privata dalla mamma, su un voler rapporti di amicizia e di affetto, e di chiedere per tutti quella pulizia e felicitò che Tania e Tonino ci regalano.
Un libro nel Regno della Litweb già da agosto 2023 ricordando il farragosto a Cefalù di Tania e Tonino.
Prendo dall’intervista a Giovanni Di Marco su @Morel le voci dell’isola uno stralcio per segnalarvi questo interessante libro “Ho sempre letto molto, sin da ragazzino: fumetti, romanzi, saggi… e tempo fa mi sono imbattuto in un saggio sull’argomento di Federico Tulli, collega di Left, dal titolo “Chiesa e pedofilia”, edito da L’asino d’oro. Un libro che mi ha sconvolto e mi ha portato ad approfondire l’argomento. E più leggevo sul tema, più rimanevo turbato: dai numeri, dalle vicende, dalle migliaia di vittime sparse per il mondo, dalla mancanza di delicatezza e sensibilità da parte di chi da due millenni si erge con arroganza a guida morale dell’intera umanità; e soprattutto dal modus operandi messo in atto dalla Chiesa, emerso da documenti segreti e inchieste giornalistiche di altissimo profilo, portate avanti dal New York Times, dal Boston Globe, dall’Associated Press o dalla BBC. La Chiesa si è resa complice di reati gravissimi, negando, insabbiando, proteggendo sistematicamente i carnefici e la propria reputazione, a discapito delle vittime, abbandonate al proprio destino. Un silenzio ostinato e ingiustificato, un modo di procedere consolidato: la priorità della Chiesa era quella di non fare clamore, quindi silenzio, non collaborare con le polizie locali, pena la scomunica. Poi, se il mormorio diventava insostenibile, si procedeva a spostare il prete in questione da una parrocchia ad un’altra, favorendo ulteriori crimini, ulteriori abusi, ulteriori violenze. Mi sono spesso chiesto come si sarebbe comportato Gesù al cospetto di un minore abusato. Di certo, non come ha fatto la Chiesa di Wojtyla.”
Ippolita Luzzo