Il destino di alcuni libri
pubblicati postumi- Relazione Uniter
Una domanda, avrebbe dovuto
essere una domanda questa mia di oggi.Tutte le affermazioni sono una domanda. Una domanda sul perché mai autori
pregevoli in vita non furono mai compresi anzi osteggiati e derisi, a volte, e inspiegabilmente dopo morti, anche dopo molti anni dalla morte, scoperti,
compresi, osannati.
Su alcuni la risposta mi
viene semplice, sono troppo avanti rispetto ai tempi, vedono oltre come profeti
e a nessuno fa piacere sentire con
lucidità come tutto andrà a finire.
I profeti hanno sempre fatto una brutta fine…
benché vedessero oltre.
Su moltissimi altri autori ho
una idea forse peregrina e irriverente.
Io credo che siano stati
troppo intelligenti e abbiano irrimediabilmente mostrato ai soloni e padroni
della cultura quanto il loro atteggiarsi fosse sciocco e limitato e per questo
ignorati, ostacolati in vita.
Una volta morti poi scansato il pericolo l’assenza del genio darà lustro alla loro presenza, dei soloni, e quindi tutti
con un florilegio di celebrazioni.
Un destino? Non so
Scrivere polvere, a volte si
a volte no
C’è un destino per cui alcuni
libri debbano vivere e altri scomparire nell’oblio?
Penso al bisnonno della mia
amica, ai suoi pregevoli canovacci di teatro… scomparsi, penso a tanti e mi
interrogo
Sulla parola cultura ormai si
dice tutto e di più, a me provoca orticaria solo il suono, per me è solo un
sostantivo mistificato, senza vero riferimento. Non è cultura partecipare ai
tanti consessi paludati, non è cultura la piaggeria e il conformismo.
La cultura non esiste. La
cultura come capacità di intravedere la luce del nuovo in un’opera che irrita,
spaventa, in un’opera nuova.
Allora bisogna aspettare che
sia la morte dell’autore a dare all’opera quello che i colti non diedero in
vita…
Roberto Bolano in una sua
ultima intervista, sapeva di dover morire…
Quali sentimenti le suscita
la parola postumo?
Sembra il nome di un
gladiatore romano. Un gladiatore invincibile. O almeno questo ama credere il
povero Postumo per farsi coraggio
Postumi
Sono stati moltissimi.
LO SCRITTORE POSTUMO PUBBLICA
MOLTO DI PIU' CHE QUANDO ERA IN VITA E RINUNCIA IMPROVVISAMENTE A
CONTINUARE. MA QUESTO VA IMPUTATO ALLA SUA INEDITA MOBILITA'. (G. Pontiggia)
con ironia
Ogni libro ha il suo destino
Ci sono libri e libri
Ci sono scrittori e scrittori
C’è di tutto di più.
“ Campiello postumo ad Ugo
Riccarelli
Settembre 2013, Ugo
Riccarelli, morto il 21 luglio scorso, vince il premio Campiello con “ L’amore
graffia il mondo”
La prima volta che il premio
viene dato postumo.
Rifletto su come la giuria abbia motivato il suo esserci, un
autore non muore, un libro vive di vita sua, l’eternità della scrittura.
Quella stessa eternità che
rivendichiamo tutti, in una fotografia, nel sorriso di un nipotino, nel
possesso di un castello, in un libro che si pubblica.
Un amico scherzosamente e
amaramente mi fa:- Bella soddisfazione ad essere pubblicati postumi!-
.
Ripenso invece ai tanti
scrittori che non seppero in vita di aver scritto opere che ancora noi
leggiamo, ripenso a Terramatta di Rabito, un diario scritto su quadernoni neri,
in dialetto, scritto in modo febbricitante, senza corsi di scrittura creativa,
spinto, l’autore da un fuoco divorante di raccontare la sua e la vita degli
altri, di raccontare guerra e patimenti, scherzi e storie… affidate poi al
figlio, che li ritrova in un baule, li prende e partecipa al concorso indetto
da Einaudi, vince e solo dopo un anno, forse più viene pubblicato. Grande
successo di vendite. Caso letterario. Fatto film. Vince il film e viene
intervistato il figlio che non buttò, come tanti altri hanno fatto, quello che
il padre aveva scritto.
Un destino?
Quanti artisti, scrittori, musicisti subirono
in vita il disconoscimento della loro genialità ed io mi chiedo spesso se …
come ogni uomo ha il suo
destino anche le opere create dal genio umano abbiano un loro destino.
Me lo chiedo quando mi
raccontano di fogli perduti, di scritti abbandonati, di quanto spreco ci sia
dell’ingegno umano.
Me lo chiedo al leggere di
come sia stato casuale il ritrovamento, la notorietà e a volte il successo in
opere che ormai fanno parte del nostro bagaglio culturale. Famosissimo il caso
del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, il suo svelamento certo per opera di
Elena Croce ma lei lo riebbe in mano solo da un paziente in analisi dalla
moglie terapeuta dell’autore.
Mentre il paziente e la
dottoressa facevano terapia, probabilmente alla dottoressa le sarà sembrato una
situazione simile descritta dal marito e… molto fortuitamente il libro si
svegliò e uscì nel mondo. Serendipity… ahahah
Meno famoso il caso di
“Parole del tempo” una raccolta di poesie di Lorenzo Calogero, che in vita
quasi nessuno conosceva, e che fu pubblicata postuma molto recentemente.
Lorenzo Calogero con le sue
poesie sottobraccio sta in piazza Duomo e appena andato alla Einaudi per
chiedere se siano arrivati due suoi manoscritti. – Mai pervenuti- gli
risponderanno. E di lui rimarrà quella fotografia, cappello in testa, lungo cappotto,
cartella in mano come uno scolaretto che Sinisgalli definisce “del tutto
enigmatico ed ermetico.
Ma il destino delle sue
poesie sarà diverso. Nel 1962 e nel 1966, dopo la sua morte nel 1961, tra il 22
e 25 marzo, in circostanze non chiarite, le sue poesie escono, nasceranno con
due raccolte e i suoi “ quaderni di Villanuccia” creeranno il caso Calogero per
poi essere di nuovo condannato all’oblio, ”Un abitatore del vento”( come dice
il filosofo che lo influenzò- Heidegger)
Poi un progetto Calogero
avviato dal dipartimento di filologia dell’università della Calabria riprende
gli 804 quaderni di pensieri che “non ebbero inizio così come non ebbero fine”
dice lo stesso autore. Il 12 marzo 2009 Vito Teti si trova davanti ai quaderni
di Calogero, neri o colorati, degli anni cinquanta, quaderni che ritornavano e
nel cinquantenario della morte del poeta si ultimerà il lavoro per una edizione
complessiva e critica.
Un destino?
Simile Emily Dickinson che a sole, scherzo,
quaranta anni dalla sua morte, vedrà da lassù le sue opere tolte dal baule
e pubblicate da una nipote acquisita.
Simile Pessoa che muore nel
1935, quasi inedito in patria, aveva pubblicato una sola raccolta di poesia
Antinous e 35 sonetti” e l’opera Mensagem “Messaggio”, una raccolta di poemi su
grandi personaggi storici portoghesi.
Soltanto negli anni cinquanta
qualcosa e solo negli anni ottanta verrà pubblicato “Il libro
dell’inquietudine” ed esplode in Portogallo e nel mondo il fenomeno Pessoa
alcuni studiosi ancora studiano scritti da pubblicare da un baule immenso,
ancora si continua a cercare, dopo che
anche Tabucchi si innamorò di lui e ne
divenne il testimone.
Un destino?
Non so
Forse alcuni pensieri sono
troppo avanti per i contemporanei, disse Octavio Paz di lui, forse alcuni gusti sono troppo belli per
essere fruiti subito, forse ogni opera, come tutti noi, ha il suo destino e
imperscrutabili sono le vie del Signore, nell’Apocalisse, ma io ho spesso una
rabbia vera nel vedere tanto e tanti scivolare e veleggiare nel riconoscimento e nel plauso per
sciocchezze, e invece vedere tanti bravi, ragazzi geniali, nella musica, nelle
arti, nella poesia, che vagano come Calogero, con cartellina in mano.
Adesso c’è il web
E Dino Campana dico io,
scherzosamente, adesso avrebbe scritto su un tablet.
Destino anche qui,terribile
il suo come terribile per Guido Morselli che si uccise nel 1973 sempre
boicottato e dopo la sua morte pubblicato.
Dipende sempre da chi
leggerà, da incontri, da situazioni, da quel quid che permetterà la cernita fra
un campo di spighe, di chi volenteroso presterà orecchio e sguardo all’unica
opera che vale davvero.