lunedì 24 febbraio 2014

Non è importante quello che vuoi tu.- Fabio Mollo



-Non è importante quello che vuoi tu.
Ma di quello che puoi o non puoi-

Questa la risposta di chi deve riferire al potente sulla decisione di Cristiano di vendere la sua bottega, ormai messo alle strette da minacce velate da consigli affettuosi e regali allusivi, da serrata corte che si restringe di più, il mancato arrivo delle partite di stocco, la serranda già alzata, segnali inequivocabili che deve andare via.
Cedere
Bisogna cedere in  un sud sempre più di malavita, anche nei luoghi meno pensati, cedere al prepotente che si allarga, al supponente che si presenta e bisogna vendere quel voto che fu concepito come espressione popolare ed invece non lo è mai stato.
Forse è dappertutto così.
Sicuramente.
Sicuramente quella verità che Grazia vuole sentire dal suo papà è una verità intima e dolente, una verità che rasenta la follia, l’impossibilità di dirla fuori, di poter urlare il proprio dolore.
Credo il film non sia da circoscrivere al solo sud, non sia solo Reggio Calabria, non sia solo violenza e silenzio.
Leggendo testi antiche e tragedie greche, leggendo dappertutto, questo sconcerto che si chiama non accettazione ha dato vita all’arte. Alla Grande Arte.
Testi di soprusi su innocenti, su buoni, su impossibilitati a difendersi perché non si vede da cosa difendersi nelle ombre di un malessere imposto da altri.
Un silenzio biblico e non, dai primi testi che sono apparsi continuiamo ad urlare la strage degli innocenti.
Cambia poi il registro, un film, una fotografia nordica, un mare dalle mille bolle che accoglie corpi di emigranti annegati, di rifiuti avvelenanti, un mare che nemmeno vediamo più sporco e cattivo quando felici ci immergiamo.
Sempre facciamo finta che tutto va bene, come  dice la canzone di Dario Fo, tutto va bene, facciamo finta perché abbiamo voglia di vivere ma non il coraggio di farla finita.
Non possiamo.
Certo non possiamo, nemmeno sulle inezie, però…
E qui la grandezza di Fabio e di Miriam, di Vinicio e di tutti quelli che credono e sanno come muoversi, la grandezza di darci secchi messaggi di disciplina, di asciugare ogni cosa all’essenziale, di essere bravi e preparati, di saper ascoltare la musica dentro e di andare lontano e ritornare solo se siamo più forti e capaci. Noi non  aspettiamo che il prepotente ci venda quella partita di pesce stocco, noi dobbiamo sapere dove andare a pescare, noi tutti, di ogni paese dobbiamo vivere fuori per sapere guardare la libertà di dire le nostre ragioni.
Un grande film nordico, freddo e severo, che andrà ancora e ancora in giro…per ora è solo l’inizio, dicevamo un tempo, continuiamo la lotta.
La lotta per essere veri e il verbo che parla.



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