La riscoperta del dialetto- agosto 2010
Termini dialettali desueti, scherzosi,
dispregiativi, coloriti.
Quanti anni sono passati ed ormai non li
sentivo più.
Le mie conversazioni procedevano calme con un
italiano corretto da un dialettale minimo, non essendo le mie amiche lametine
doc, ma con origini diverse, poi questa estate il breve tuffo nel locale.
- Pijja, pijja- l’intercalare
volgarotto di un marito laureato alla moglie a bordo piscina di un luogo in.
Non ricordo più cosa significa quel dire e domando ai miei genitori. Mia mamma
ricorda che nel vico quando le donne litigavano veniva usata questa espressione
per disprezzo,- prendi questo, ti meriti questo, sei degno di questo- ovviamente
prendi il niente, così le liti sfociavano in un razzolare da pollaio in un
mondo di subumani. Invito la gentile signora alla quale sono rivolte queste
colorite espressioni a non rispondere, a non farsi trascinare in una lite su
cosa succederà fra dieci anni. Le previsioni del dicentesi marito sono fosche,
la signora è più ottimista – e pijja, pijja! –
- Si 'na 'mpacchiata- questo termine
da una dottoressa alla sua amica che, poco agile mentalmente, secondo lei, non
vuole fare una strada nuova. Si sa che chi lascia la strada vecchia per una
nuova sa quel che lascia ma non quel che trova. Giusto ognuno è com’è, ,'mpacchiata, cosa vorrà dire? Incollata, lenta, oppure non so. Difficile
risalire a volte ad un significato che può essere duplice, triplice, con un
sapore leggero o stantio a seconda della bocca dalla quale il suono esce.
Non ho mai amato alcuni miei concittadini. Li
trovo arroganti, ignoranti, superficiali, pettegoli.
– Sugnu nu bellu gigliu di carduni – diceva di
sé stessa una signora, e sua cognata invece:- pi mmia tuttu fa brodu- un’altra
signora!
Per me no ed ho sempre preferito amicizie non
del luogo.
Pensavo di essere però esagerata e poco disponibile, quando ho letto
diversi resoconti di viaggi di vari scrittori nella Piana di Sant’Eufemia.
Loro
francesi, inglesi, tedeschi, riportavano lo stesso smarrimento di fronte ad un
modo di parlare e di rapportarsi villano e maleducato.
E così imparo da loro,
da Norman Douglas, che qui il grazie non esiste, tutto è dovuto, ecco la
risposta a tutti i miei interrogativi. L’altro, che ci fa il favore è solo un
intermediario tra la fortuna e la nostra bella persona. Quindi perché
ringraziare di un invito, di una commissione svolta, di una disponibilità.
L’inveterato egoismo del carattere greco, solo scostumatezza, dico io,
inveterata, un abito normale di una arroganza senza limiti.
Ippolita Luzzo
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