-Non è importante quello che
vuoi tu.
Ma di quello che puoi o non
puoi-
Questa la risposta di chi
deve riferire al potente sulla decisione di Cristiano di vendere la sua
bottega, ormai messo alle strette da minacce velate da consigli affettuosi e
regali allusivi, da serrata corte che si restringe di più, il mancato arrivo
delle partite di stocco, la serranda già alzata, segnali inequivocabili che
deve andare via.
Cedere
Bisogna cedere in un sud sempre più di malavita, anche nei
luoghi meno pensati, cedere al prepotente che si allarga, al supponente che si
presenta e bisogna vendere quel voto che fu concepito come espressione popolare
ed invece non lo è mai stato.
Forse è dappertutto così.
Sicuramente.
Sicuramente quella verità che
Grazia vuole sentire dal suo papà è una verità intima e dolente, una verità che
rasenta la follia, l’impossibilità di dirla fuori, di poter urlare il proprio
dolore.
Credo il film non sia da
circoscrivere al solo sud, non sia solo Reggio Calabria, non sia solo violenza
e silenzio.
Leggendo testi antiche e
tragedie greche, leggendo dappertutto, questo sconcerto che si chiama non
accettazione ha dato vita all’arte. Alla Grande Arte.
Testi di soprusi su
innocenti, su buoni, su impossibilitati a difendersi perché non si vede da cosa
difendersi nelle ombre di un malessere imposto da altri.
Un silenzio biblico e non,
dai primi testi che sono apparsi continuiamo ad urlare la strage degli
innocenti.
Cambia poi il registro, un
film, una fotografia nordica, un mare dalle mille bolle che accoglie corpi di
emigranti annegati, di rifiuti avvelenanti, un mare che nemmeno vediamo più sporco
e cattivo quando felici ci immergiamo.
Sempre facciamo finta che tutto
va bene, come dice la canzone di Dario
Fo, tutto va bene, facciamo finta perché abbiamo voglia di vivere ma non il
coraggio di farla finita.
Non possiamo.
Certo non possiamo, nemmeno
sulle inezie, però…
E qui la grandezza di Fabio e
di Miriam, di Vinicio e di tutti quelli che credono e sanno come muoversi, la
grandezza di darci secchi messaggi di disciplina, di asciugare ogni cosa all’essenziale,
di essere bravi e preparati, di saper ascoltare la musica dentro e di andare
lontano e ritornare solo se siamo più forti e capaci. Noi non aspettiamo che il prepotente ci venda quella
partita di pesce stocco, noi dobbiamo sapere dove andare a pescare, noi tutti,
di ogni paese dobbiamo vivere fuori per sapere guardare la libertà di dire le
nostre ragioni.
Un grande film nordico,
freddo e severo, che andrà ancora e ancora in giro…per ora è solo l’inizio,
dicevamo un tempo, continuiamo la lotta.
La lotta per essere veri e il
verbo che parla.
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