lunedì 17 febbraio 2014

La riscoperta del dialetto




La riscoperta del dialetto- agosto 2010


Termini dialettali desueti, scherzosi, dispregiativi, coloriti.
Quanti anni sono passati ed ormai non li sentivo più.
Le mie conversazioni procedevano calme con un italiano corretto da un dialettale minimo, non essendo le mie amiche lametine doc, ma con origini diverse, poi questa estate il breve tuffo nel locale.

- Pijja, pijja- l’intercalare volgarotto di un marito laureato alla moglie a bordo piscina di un luogo in. 
Non ricordo più cosa significa quel dire e domando ai miei genitori. Mia mamma ricorda che nel vico quando le donne litigavano veniva usata questa espressione per disprezzo,- prendi questo, ti meriti questo, sei degno di questo- ovviamente prendi il niente, così le liti sfociavano in un razzolare da pollaio in un mondo di subumani. Invito la gentile signora alla quale sono rivolte queste colorite espressioni a non rispondere, a non farsi trascinare in una lite su cosa succederà fra dieci anni. Le previsioni del dicentesi marito sono fosche, la signora è più ottimista – e pijja, pijja! –

- Si 'na 'mpacchiata- questo termine da una dottoressa alla sua amica che, poco agile mentalmente, secondo lei, non vuole fare una strada nuova. Si sa che chi lascia la strada vecchia per una nuova sa quel che lascia ma non quel che trova. Giusto ognuno è com’è, ,'mpacchiata, cosa vorrà dire? Incollata, lenta, oppure non so. Difficile risalire a volte ad un significato che può essere duplice, triplice, con un sapore leggero o stantio a seconda della bocca dalla quale il suono esce.
Non ho mai amato alcuni miei concittadini. Li trovo arroganti, ignoranti, superficiali, pettegoli.
– Sugnu nu bellu gigliu di carduni – diceva di sé stessa una signora, e sua cognata invece:- pi mmia tuttu fa brodu- un’altra signora!
Per me no ed ho sempre preferito amicizie non del luogo. 
Pensavo di essere però esagerata e poco disponibile, quando ho letto diversi resoconti di viaggi di vari scrittori nella Piana di Sant’Eufemia. 
Loro francesi, inglesi, tedeschi, riportavano lo stesso smarrimento di fronte ad un modo di parlare e di rapportarsi villano e maleducato.
E così imparo da loro, da Norman Douglas, che qui il grazie non esiste, tutto è dovuto, ecco la risposta a tutti i miei interrogativi. L’altro, che ci fa il favore è solo un intermediario tra la fortuna e la nostra bella persona. Quindi perché ringraziare di un invito, di una commissione svolta, di una disponibilità. 
L’inveterato egoismo del carattere greco, solo scostumatezza, dico io, inveterata, un abito normale di una arroganza senza limiti.   
Ippolita Luzzo 

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