E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto, erano i versi di Nazim Hikmet, poeta turco, anche lui spesso in carcere per le sue idee.
Gennaro Montuoro, che presenta stasera il libro di Pino Fabiano, preferisce il taglio storico politico e quindi la dissertazione è sui fatti che avvennero fra la fine del 67 e gli otto mesi successivi, sul socialismo dal volto umano e su come la Cecoslovacchia sia stata lasciata sola ad affrontare una invasione che minerà il fisico e la mente dei suoi abitanti e come Hertha Muller raccontava nel Paese delle prugne verdi: Il silenzio ci imbarazza, parlare ci rende ridicoli
E con in testa la voglia di far vivere il protagonista del racconto io torno a casa. Intanto Pino Fabiano racconta.
Quello che non potremo scrivere sui giornali, lo scriveremo sui muri. Quello che non potremo scrivere sui muri non smetteremo di pensarlo. Praga 1968 agosto tra il 20 e 21 un esercito formato da 700.000 uomini e 6000 carri armati invade la città
Il famoso podista Emil Zàtopek faceva la staffetta per portare messaggi che ora vanno velocissimi su messenger
Alle quattro del mattino del 21 agosto il partito comunista condannava l'intervento militare di Mosca
Dubček fu arrestato
Il 16 gennaio del 1969 Jan Palach in piazza Venceslao si diede fuoco rivendicando una libertà di tutto un popolo, umiliato sotto la tirannide
Il desiderio di scrivere di Janos prende Pino appena lo conosce e lo segue da quando inizia a peregrinare per l'Europa quasi prigioniero dei fantasmi vissuti.
Intanto si sono incontrati a Cotronei, vengono raccolte prime confidenze al tavolo di un bar e passa il tempo... Un giorno Pino legge, viene a sapere che ogni cosa tristemente finisce e decide di riprendere in mano la vita di Janos che Come il bue di Rembrandt finì.
Ed ecco Janos nato nel 1952 a Karlovy Vary Città termale a pochi chilometri da Praga, con mamma insegnante e padre capo muratore perfettamente integrato nel socialismo reale.
Avviene la primavera di Praga, il carcere e la rivoluzione di velluto e la vita ci cambia e ognuno viene stritolato da congegni più grandi oppure no.
C'è chi scrive e si salva. Come Pino Fabiano che della scrittura ha fatto un suo bellissimo interesse per far vivere sul foglio protagonisti sfortunati.
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