lunedì 23 novembre 2015

Real Doll di Rialzo


Edizione EpiKa

"Rialzo, con tanta ironia e, a volte, con brutalità ci fa  incontrare personaggi, nostri vicini ossessionati dal sesso e dal vino bianco ghiacciato, dall'estetica e dalla propria affermazione intesa semplicemente come possesso di corpi o pezzi di corpi.
E allora Real Doll può diventare una piccola, brutale, boccata d’ossigeno, perché ci può aiutare a uscire dal cicaleggio quotidiano, dominato da ignoranza e superficialità, costringendoci ad aprire gli occhi o, forse, più umanamente, ma consapevolmente, a chiuderli" Così Alberto Ronchi nella prefazione.

Evviva, scrittura godibile e scorrevole, un piacere tattile seguire più che i fatti, non ci sono fatti ma sfatti, seguire questo modo di raccontare e farsi trascinare in un taxi letterario per un piacere di lettura
Leggo di una cena fra amici
I dialoghi erano inutili. Le poliedriche malattie infantili, gli anacronistici aneddoti di quando si era giovani, i costanti problemi sul lavoro, il clima del cazzo che è cambiato, le prevedibili conoscenze comuni, le mete delle prossime vacanze, sempre insignificanti, le infinite frasi di circostanza. E tante battute d’astio tra i coniugi, corredate da altrettanti sguardi di un’intesa perduta per sempre.
Poi di un uomo che ha tutto, donne soldi e motori eppure non ha 
L’ossessione di non essere desiderato e apprezzato e voluto e cercato per quel che era veramente in fondo al suo cuore assunse sembianze così grottesche che un giorno decise di cambiare aspetto. Si tagliò i capelli, se li tinse, via i soliti abiti, via tutto. E si trasferì dove nessuno, in teoria, lo conosceva. Frequentò bar e localini, dove conobbe donne di ogni razza e religione. Fece di tutto per essere se stesso e mostrare le sue doti, le sue qualità, il bello che era certo vivesse in lui.
Poi un uomo che vorrebbe nessuna complicazione con donne e paga, eppure 
Era stato classificato, identificato, bocciato come cliente sentimentale. Uno sfigato spaziale. Irrecuperabile e inguaribile. Pareva proprio essere vittima solo di se stesso e del suo inguaribile cuore. Che, senza quell’amore da cui voleva scappare perché troppo travolgente e risucchiante, non riusciva a combinare nulla, con le donne. Neanche con quelle a pagamento
Poi
Non avevo amici, vivevo nella più profonda solitudine. Nessuna relazione sociale, niente cene, feste, strette di mano, pacche sulle spalle, baci e abbracci. Quelle cose le lasciavo ai sentimentali, ai romantici, alle femminucce, agli smidollati, a quelli di buon cuore, a tutti coloro che credono in qualcosa. Io, le mie insicurezze, le avevo annientate con la chimica. Risolte tutte, una riga sopra, una nuova vita.
La mia violenza, l’unica violenza che esercitavo, se di violenza s’intende parlare, era l’abbandono che ne seguiva. Che loro non riuscivano mai a gestire e accettare, e che le annientava, perché falliva il loro progetto da crocerossine, mentre imperava il mio gelo e la mia inafferrabilità. Quella era l’unica vera violenza. (L’indifferenza?)
Scrivevo e leggevo. Mangiavo leggero e bevevo acqua frizzante. Nessuno mi cercò, né mi venne mai a trovare. Con mia grande gioia e felicità. Quando giunse la mia ora, neanche me ne accorsi. Mi addormentai come la sera prima, sereno. E non mi svegliai più. E così anche la morte passò, inosservata e indolore. Come tutto, alla fine.
Ed infatti dicevo io, leggendo, ora ci arriviamo all’indifferenza. Perché non ha senso fare tutta questa attività…
Sì, perché il problema, per quanto possa apparire paradossale, non era solo dovuto al fatto che fisicamente ero distrutto. Era soprattutto legato a una sorta di indifferenza, che non mi sarei mai aspettato, indotta da questa intensa e tanto desiderata attività sessuale che però, alla lunga, mi stava stancando, in tutti i sensi
Poi la finzione 
Continuiamo a fingere di credere a un mondo fasullo, fatto di rivoltante ipocrisia e artefatta tolleranza, dove le coppie che non parlano più, non comunicano più niente, non si guardano ormai neanche negli occhi, non condividono neppure un respiro uno sguardo una cazzo di carezza perseverano nell'eterna recita dell’indifferenza mascherata a nozze. E quindi tollero
Beh, Mica tanto! cosa tolleri?
Resurrezione, il racconto cruciale ed ora leggo dalla fine e finalmente rido…Una  Real doll? A pranzo o a colazione? Ahah

Fra violenza e abitudine, atti ripetitivi e ginnici, nella totale inconcludenza del rapporto che slegato non sarà mai dalla nostra umanità, certo animale ma non troppo, leggo i racconti di Rialzo su un mondo che non conosco ma che presumo possa esistere e che sia ben frequentato. Una volta una mia amica mi portò alla cena sociale della sua scuola di ballo aggiungendo:- A te non piacerà-
Ed in effetti lei ad un tavolo affollato mi mostrava coppie con accanto i relativi amanti di cui tutta la compagnia sapeva. Mi fece tristezza la cosa, per la gratuità e lo squallore della rappresentazione non tanto per una remora o un giudizio, quanto proprio per la cosa in sé.
Una grande tristezza sullo squallore che il  corpo possa dare dopo le abbuffate di qualsiasi genere, da abbuffate di cibo, di alcool, di droghe o di sessi, di qualunque misura e colore e genere… in triplice fila. Ahah la risata sardonica del nulla che abbraccia un altro nulla.
Poi tutto questo genera depressione, violenza, disprezzo, nausea, per dirlo alla Sartre, oppure alla sarta.
Ridendo come una matta credo che questi racconti generino ilarità, che siano quindi un antidoto al prendere troppo sul serio quel terribile circo sul sesso che vende tutto in tv e sul web.
Poi continuo e Due per la strada è il film

Lui neanche mi degna di un sorriso, un’attenzione, un complimento. Sempre preso a fare lo spiritoso con tutte, a bere come una spugna, a tessere tele occulte, costruite sulla menzogna, che una volta non ce ne dicevamo neanche una di bugia, non ci sono mai appartenute, e adesso guarda qua che schifo, porca puttana, a seguire il canovaccio di una vita che non voglio e non ho mai voluto.
E poi ci sono quelle due o tre che ucciderei. Ma non posso. L’ho promesso, l’ultima volta che abbiamo parlato"
Troppo avanti
Stop
In un susseguirsi di terribili situazioni poi la bambola o un bambolo ci sembrerà una liberazione. Testo teatrale sicuramente, ne sono certa.

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