sabato 23 dicembre 2017

Acqua di Colonia- Addio sogni di gloria. Daniele Timpano ed Elvira Frosini

Sento e risento Addio sogni di gloria cantata da Di Stefano, stamani. Il brano di Carlo Innocenzi su versi di Marcella Rivi lanciato negli anni '50 da Luciano Virgili. Acqua di colonia, l'atto teatrale di Daniele Timpano ed Elvira Frosini, ieri sera al Tip, accolto con una folla spettatori in silenzio religioso, sacro quasi, perché sacro è il teatro, raccontava l'epopea delle colonie italiane durante il fascismo e aveva come motivo ricorrente questa canzone cantata da Di Stefano, altra grande voce italiana. Sulla scena veniva cantata e suggerita da Daniele e Elvira:
Quando ragazzi felici andavamo alla scuola
con la cartella a tracolla ed in tasca la mela
per il futuro avevamo un vestito di gala
quante speranze di gloria di celebrità
ma inesorabile il tempo tracciava il cammino
e a testa china anneghiamo nel nostro destino.
Addio Sogni Di Gloria addio castelli in aria Addio anni di gioventù perché perché non ritornate più Addio Sogni Di Gloria addio castelli in aria Meglio tacer le memorie 
La scena è nuda, sul palco una piccola sedia scomoda, vi sta seduta una ragazza nera, ospite ignara dello spettacolo, e il duo scarno ed essenziale degli attori stanno a parlare fra di loro, a bassa voce, senza quasi accorgersi che li aspettiamo seduti in silenzio. 
Il colonialismo, è tutta colpa del colonialismo anche italiano- dice Daniele ad Elvira in un lamento verso tutti i neri che la importunano nel vendere accendini.
 Non sappiamo niente della nostra storia, continua, non sappiamo niente del mare nostrum, se non quel poco che abbiamo studiato a scuola oppure dai racconti di un nonno che ha fatto la guerra d'Africa. E qui mi ricordo il bel libro di Giulia Caminito La grande A, sulla nonna in Libia, e capisco quanto i libri abbiano cercato di farci conoscere quei morti asfissiati delle guerre coloniali. Tutto nero. Elvira enumera una serie di romanzi, Tempo di Uccidere di Flaiano, Terra matta di Vincenzo Rabito... come se tutto fosse finito e non lo è.
Questa cosa, il racconto di cosa fu il colonialismo, sembra non interessi nessuno eppure dovrebbe, vista la trasformazione degli abitanti italiani, visto l'arrivo e gli sbarchi e i morti e le sevizie, e gli affari che si fanno su questi arrivi. 
Anni Trenta, Finale dell'Aida di Giuseppe Verdi:Marcia Trionfale
 Gloria all' Egitto, ad Iside che il sacro suolo protegge Al Re che il Delta regge, inni festosi alziamo! 
Gloria! Gloria! Gloria! Gloria al Re! Gloria gloria gloria! 
Inni alziam, inni alziamo! Gloria gloria al Re! 
Inni festosi alziamo!
Ora Daniele e Elvira ci chiedono di immaginare l'Africa, come fece Salgari nei suoi romanzi, immaginando luoghi dove non era stato, le nostre colonie, il caldo, l'umidità spaventosa, Massaua tutta bianca, il freddo. L'Africa dalla Guida dell'Africa Orientale del '38.
Abbiamo sconfitto il Negus, con la barba del Negus faremo spazzolini, le città imperiali, Immaginate la solitudine, l'equatore, le piogge improvvise, gli sciacalli arrivano e ti mangiano, il baobab e il sicomoro, il tabacco, il colibrì.
A pagina venti la guida parla dei Somali.
Ascoltiamo in silenzio Daniele.
Giallo, giallo come il deserto, l'Africa nera un giardino zoologico. Uno spazio vuoto, Tarzan, e assistiamo alla scoperta dell'Africa.
 La mia Africa, il film con Meryl Streep.
Passano velocissime le immagini, il ritmo è sostenuto dall'incredibile velocità dei due interpreti, e Siamo confusi-dice Elvira, confusi da tante atrocità: Lo stupro di Gustavo Bianchi su una donna nera, le risate dei suoi amici, i troppi morti asfissiati col gas, i due film di Gualtiero Iacopetti: Mondo cane, Africa Addio.
 Il giallo diventa nero. Sole nero.
 Possiamo metterci gli occhiali da sole e dire il colonialismo non esiste? fare solo i turisti in Africa? Bagnarsi e sdraiarsi sulle spiagge di Malindi? mi viene in mente questa digressione mentre i due istrioni si stiracchiano al sole. Acqua d colonia non può essere acqua passata, il duce che si affaccia dal balcone, Minniti che ora si accorda con la Libia, dico io, Faccetta nera e Tripoli bel suol d'amore, Ne sarete degni? domanda il Duce. Osanna.
Scorrono i racconti di Montanelli, inconsapevole del male, i versi e le profezie di Pasolini, recitato da Elvira, quasi trasformata in Pasolini vivo e denunciante ancora.

Aida e Radames un teatro di potere, alle falde del Kilimangiaro l'Alli galli dei Watussi.
Il teatro è un luogo sacro e qui è possibile domandarsi alla luce della conoscenza dei fatti:-Ma siamo dei mostri?
Questo ci chiedono e si chiedono i due attori sulla scena in due ore di spettacolo incalzante,  come nella piazze medioevali giungeva il banditore per informare.
Consapevoli di una Odissea nello spazio che vedrà l'alba di un sacchetto di spazzatura nero, anche noi "Pittore ti voglio parlare", canteremo Pittore ti voglio parlare mentre dipingi un altare.Io sono un povero negro e d'una cosa ti prego.Pur se la Vergine è bianca fammi un angelo negro. Senza farne una parodia, oppure capendo tutto il dissacrante della parodia.
Ippolita Luzzo  



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