Venerdì 17 alle ore 21 al teatro TIP Valerio Malorni mette in scena il diluvio sociale nell''anno 2017 d.C.
Idea, testo e regia di Simone Amendola e Valerio Malorni.
Siamo al TIP. Sede di Scenari Visibili.
Tuoni e scrosci d'acqua. Appesa alla parete sta l'arca di Noè e tutto lo spettacolo racconta la storia di Noè prima del diluvio, mentre costruisce l'arca per andare via.
Una storia che sembra ripetersi, con la domanda "Quante paure deve avere un uomo prima di dare una mano anche a me? Qualcuno mi aiuti"
Il monologo urlato con un orologio fermo a scandire un tempo immobile arrivato al suo ultimo momento, un libro che viene letto e riletto da guida"Guida pratica di un italiano in fuga. Manuale di sopravvivenza. Tutti a Berlino" e la canzone "Amara Terra mia" di Domenico Modugno come sottofondo ad una decisione: lasciare tutto e andare via.
La costrizione all'esilio. Imparare il tedesco per emigrare. Lasciare Roma per Berlino. Sette milioni di Italiani in fuga. L'esodo. Dall'Italia si va via, in Italia arrivano altri popoli, anche loro in fuga. Un diluvio universale in cui tutti fuggono da un'altra parte per la sopravvivenza. Il diluvio sociale.
E Noè pensava"Come glielo dico a mia moglie che dobbiamo lasciare tutto? lei mi dirà "Vedrai, smetterà di piovere."
Un diluvio individuale. "La messa in scena del mio ultimo spettacolo vorrei che durasse una vita, la mia. Perché non partite? perché non restate? Avete solo trenta secondi. Cosa salvate della vostra vita in trenta secondi?"
L'attore si spoglia, si riveste, mette un saio da francescano e la musica suona calimbo, un diluvien al limbo.
Valerio parte per Berlino dove tutta l'acqua è neve, prova il diluvio sotto la doccia. Dovrà fare il suo spettacolo. Nella Germania senza luce mi sembra di sentire "Volare" e "Per fortuna il tuo mestiere è uscire, vedere , scrivere. Siamo tutti ad ascoltare"
Nella difficoltà di farsi capire il protagonista usa i gesti e un critico riporterà sul giornale note entusiastiche dello spettacolo.
Dal diluvio in fondo tutti vorremmo salvarci, tutti conosciamo un nostro diluvio personale dal quale siamo fuggiti, salpando, come scrive Laborit in "Elogio della fuga", per lidi inesplorati.
E "Cantando sotto la pioggia" la canzone trasmessa sul fianco dell'arca, usato come schermo televisivo, con le immagini di Gene Kelly che va ballando sotto l'acqua, dopo aver regalato il suo ombrello, il pubblico applaude e riflette sulla zattera del teatro.
Ippolita Luzzo
ph Angelo Maggio
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