In Viaggio con Antonio- Tornare@Itaca
A Cosenza al Museo
MAM, curatori Mimma Pasqua e Maria Rosa Pividori, Friuli e Calabria si
incontrano nella amicizia che legò
Francesco Leonetti a Pasolini, sul tema del partire e del restare, allargato a
senza limiti e confini.
In viaggio con Antonio.
Mi ritrovo a guardare altra mostra di Tornare@Itaca,
dedicata a Calogero e Merini, nel 2011, e insieme al filo, alla Guglia, sono nello spazio di Vertigo Arte,
stasera.
Cucire il tutto, stamani, impossibile è. Come se avessi in
mano molti pezzi di colori diversi, di tessuto diverso, in un paniere, Panaru,
che altra mostra è.
Voglio però ritornare al Tempo che tu mi hai regalato,
quando studente al Liceo di Vibo Valentia, nelle ore che non eri in classe,
andavi a trascorrere le mattine al Palazzo Gagliardi, allora Museo archeologico, ad
osservare le testimonianze, le fonti, i resti, i cocci di quello che fu un
passaggio di genti.
Passare in tanti lasciando orme sul terreno, ti direbbe il
poeta Mastroianni.
Un viaggio che facciamo nella testa, prima di prender auto,
valigia e andare.
Tu non hai parole, dici, eppure le tue parole da un viaggio
ad un altro, compongono un tessuto, civile, di chi ha studiato, di chi osserva
come il ribaltamento di conoscenze approssimate e farraginose sia ora preferito
ad impegno e competenza.
“ Liberare parole perché nessuno punisce non vuol dire che
questa abbondanza liberi. Soffoca invece. Liberare parole uccide la libertà di
espressione che ha bisogno di limiti e confini, di riferimenti e studio, di
serietà, per esistere.”
Est ovest da dove si
arriva. Ex stasis, da fuori, mi sta dicendo Orazio Garofalo con suo video, Estasi, che
proietta le ombre sul muro fuori dallo schermo. Ombra sei, come non ti vedi
mai. Tua ombra, le spalle. Est ovest, mi sta dicendo stasera Antonio, con sua
opera, davanti due immagini di confini, segnati, affrontati da est e ovest con
correnti marine e correnti di cielo, linee azzurre sporcate da ossido di
piombo. Stesso colore usato in stoviglie di terracotta che rilasciavano veleno.
Veleno che man mano nutriva, avvelenando
umore. Mondo rivoltato. Prospettiva rivoltata. Stasera. Come racconto di
Saverio Tavano sul pesce appena pescato che saltella morente sui grossi ciottoli della battigia e bimba
meravigliata, saltellante a sua volta, sorpresa. Su una spiaggia in cui un pescatore anziano
osserva continuando suo fare e uomo giovane sorride della scoperta di sua
bimba. Un capovolgimento che vita è. Morte per uno e felicità per altra nelle sfumature di tre generazioni.
Stasera poi tanti
altri capovolgimenti impediranno il tornare ad Itaca. Che mai si torna da
nessuna parte. Restano qui accanto i libri di Franco Araniti. "Di quel via
vai... D'amore" che mi accingo a leggere.
Orfeo con la tua voce
voleva portarmi via dal mondo
... è per farti vivere
che ti chiamai per nome
e dileguandomi
ti ho fatto voltare
L'ombra di Euridice che dice di voltarci indietro per perderla
Orfeo con la tua voce
voleva portarmi via dal mondo
... è per farti vivere
che ti chiamai per nome
e dileguandomi
ti ho fatto voltare
L'ombra di Euridice che dice di voltarci indietro per perderla
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