domenica 15 febbraio 2015

In Viaggio con Antonio Pujia Veneziano

In Viaggio con Antonio- Tornare@Itaca



 A Cosenza al Museo MAM, curatori Mimma Pasqua e Maria Rosa Pividori, Friuli e Calabria si incontrano  nella amicizia che legò Francesco Leonetti a Pasolini, sul tema del partire e del restare, allargato a senza limiti e confini.
In viaggio con Antonio.
Mi ritrovo a guardare altra mostra di Tornare@Itaca, dedicata a Calogero e Merini, nel 2011, e insieme al filo, alla Guglia, sono nello spazio di Vertigo Arte, stasera.
Cucire il tutto, stamani, impossibile è. Come se avessi in mano molti pezzi di colori diversi, di tessuto diverso, in un paniere, Panaru, che altra mostra è.
Voglio però ritornare al Tempo che tu mi hai regalato, quando studente al Liceo di Vibo Valentia, nelle ore che non eri in classe, andavi a trascorrere le mattine al Palazzo Gagliardi, allora Museo archeologico, ad osservare le testimonianze, le fonti, i resti, i cocci di quello che fu un passaggio di genti.
Passare in tanti lasciando orme sul terreno, ti direbbe il poeta Mastroianni.
Un viaggio che facciamo nella testa, prima di prender auto, valigia e andare.
Tu non hai parole, dici, eppure le tue parole da un viaggio ad un altro, compongono un tessuto, civile, di chi ha studiato, di chi osserva come il ribaltamento di conoscenze approssimate e farraginose sia ora preferito ad impegno e competenza.
“ Liberare parole perché nessuno punisce non vuol dire che questa abbondanza liberi. Soffoca invece. Liberare parole uccide la libertà di espressione che ha bisogno di limiti e confini, di riferimenti e studio, di serietà, per esistere.”
Questo ci diciamo in una serata piena di incontri e doni, di racconti e immagini.

 Est ovest da dove si arriva. Ex stasis,  da fuori, mi sta dicendo Orazio Garofalo  con suo video, Estasi, che proietta le ombre sul muro fuori dallo schermo. Ombra sei, come non ti vedi mai. Tua ombra, le spalle. Est ovest, mi sta dicendo stasera Antonio, con sua opera, davanti due immagini di confini, segnati, affrontati da est e ovest con correnti marine e correnti di cielo, linee azzurre sporcate da ossido di piombo. Stesso colore usato in stoviglie di terracotta che rilasciavano veleno. Veleno che  man mano nutriva, avvelenando umore. Mondo rivoltato. Prospettiva rivoltata. Stasera. Come racconto di Saverio Tavano sul pesce appena pescato che saltella morente sui grossi ciottoli della battigia e bimba meravigliata, saltellante a sua volta, sorpresa. Su una spiaggia in cui un pescatore anziano osserva continuando suo fare e uomo giovane sorride della scoperta di sua bimba. Un capovolgimento che vita è. Morte per uno e felicità per altra nelle sfumature di tre generazioni. 
 Stasera poi tanti altri capovolgimenti impediranno il tornare ad Itaca. Che mai si torna da nessuna parte. Restano qui accanto i libri di Franco Araniti. "Di quel via vai... D'amore" che mi accingo a leggere.
Orfeo con la tua voce
voleva portarmi via dal mondo
... è per farti vivere
che ti chiamai per nome
e dileguandomi
ti ho fatto voltare

L'ombra di Euridice che dice di voltarci indietro per perderla






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