La Marianna Di Marivaux-opera postuma- La vita di Adele
Marivaux,
che leggerò.
È uno
scrittore che conosce tutti i viottoli del cuore umano, ma non sa la strada
maestra. (Voltaire su Marivaux)
Francesca
Serra nel suo libro “ Le brave ragazze non leggono romanzi” mette in guardia su
quanti languori, quanti tormenti abbiano generato romanzi come questa Marianna
di Marivaux. Il colpo di fulmine. Lo sguardo che ti prende e ti porta lontano.
Fulminati si resta. Su questo fulmine a ciel sereno il regista tunisino ha
raccontato una storia tratta da un fumetto. Una storia francese. A Lille. In un
liceo classico. Il professore mi sembrava Pennac ed invitava i suoi alunni
all’impossibile- descrivere l’attimo che-
Un film
lunghissimo e intellettualoide nel voler sempre rimarcare che se si legge e se
si è artisti migliori si è.
Lo dice
prima Adele a Thomas, il ragazzo che la ama.
Poi lo
diranno con spocchia les artistes con il linguaggio proprio di chi cita questo
e quello e chi non li conosce paria è.
Almeno così
si sentirà Adele ad una cena in cui lei ha preparato una gustosa carbonara e i
pittori discutono di Schiele e Klimt
Un film
sulla disparità più che sulla differenza. Non siamo pari, come cultura, come
personalità , come opportunità .
Adele non è
pari a Emma e la vita le peserà di più nello sconforto e nella nostalgia di un
amore canaglia e vile, una Emma che la butta in mezzo alla strada non per il
suo non amarla più, ma addossandole la colpa di averla tradita. Una vera
carognata.
Un film letto
così al freddo e al gelo, prima del film avevamo dovuto ascoltare una favola su fiori e fiorellini, sole e luna,
una favola ingenua e naif, una favola gentile, e poi
E poi
siamo precipitati sulle pagine di
Playboy, un giornale levigatissimo di corpi nudi, bellissimi, levigatissimi,
depilati, unti, che mimavano amplessi lunghissimi che avranno eccitato i giurati
di Cannes e avranno obnubilato la loro ragione.
Un film per
guardoni, per almeno due quarti di pellicola, amplessi iperrealistici,
plastici, corpi come statue in abbracci che dovrebbero produrre estasi,
dovrebbero legare. Legano una sola, però, come nella poesia di Baudelaire “
Ippolita e Delfina” solo una resta nella rete, come in tutti gli amori, l’altra
o altro va via.
Il regista
ha insistito su un aspetto che lui non avrà risolto nella sua vita privata, la
grande invidia per donne in amore, da dominare, da osservarle e scrutarle come
un entomologo, come se fosse dentro la vagina.
L’episodio
di Tiresia, raccontato da un ospite di Emma non finisce.
Tiresia dopo
aver detto che è la donna che gode di più in un rapporto amoroso venne accecato
da Giunone.
Cieco sarà l’indovino
Tiresia, cieco perché a certe verità non si arriva nemmeno se infileranno la
cinepresa nella vagina (altro mio post)
Peccato! Avrebbe
potuto essere un bel film. Molto bello.
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