giovedì 6 marzo 2014

Sei marzo millenovecentotrentuno- a Tony e a Terri



“Allacciatevi le cinture” Nuda  confidenze a mio padre Terri Boemi

“Dammi la mano e torna vicino

Può nascere un fiore nel nostro giardino

Che neanche l’inverno potrà mai gelare

Piò crescere un fiore da questo mio amore per te”



6- 03-1931

Pesci con luna in bilancia

Armonia tatto, gusto senso della misura, capace di animare un gioco di specchi tra l’universo personale e quello degli altri.

Dolcezza e delicatezza, bisogno di piacere, di evitare drammi, di dare e ricevere affetto. Tony Boemi.

16 febbraio Terri Boemi

Aquario con luna in ariete

Indipendenza ed estremismo, dall’idealismo più generoso alla brutalità.

Immagine imprevedibile con mentalità disincantata che tende a restare un isolato.

Riassumendo e tratteggiando in larghissime linee ciò che studia Serena Foglia sulle sue effemeridi mi sembra la sintesi di un vissuto padre e figlia con la luna che va da gobba ponente a levante in una antitesi affettuosa e ideale.

Se io fossi lei, sembra che dica Terri, ma lei non è, lei non c’è.

"Terri scrive come se il mondo non esistesse.” Simona Dalla Chiesa

Sei marzo, la nascita al mondo, e poi, dieci anni fa la morte, venti anni fa il carcere, la morte dell’illusione.

Rinuotiamo insieme nell’acqua primigenia, noi siamo nella placenta e non siamo qui, mi dicono i gesti di Terri.

Non può mancare ciò che non si è avuto.
 Così risposi anche io a chi mi chiedeva se  avessi il rimpianto dei morsi che non diedi, le occasioni mai offerte. Come puoi rimpiangere quel che non conosci? Nonostante tutto avuto.
 Il giardino della nostra infanzia rapita, i gatti, gli uccelli in gabbia e da me un giorno la gatta bianca li fece sparire, lo sterminio dei pulcini gialli sotto un piede distratto.

L’affetto, una bimba molto vezzeggiata dagli amici del padre, lei, io, dagli amici di mio zio.
 Se tu parli con un padre io parlo con uno zio. Ora non più. Delusa.

Fuoriposto, inopportuna, non c’era posto.
 Io e lei simili, ma se ci interroghiamo saremo in tanti ad avere una infanzia così. Un diserbante che inaridì l’erba tenera e bruciò quel che era lì per fiorire. Anche la partenza avvenne su un binario morto. Le immagini di riferimento sono segni che accomunano e rendono la lettura non una lettura. Una confessione, una preghiera, un perdono. Si scrive per perdonarci, per essere perdonati. Un tanto così e saremmo stati famiglia,  quello che non siamo stati. Una corrispondenza biunivoca, un dare senza ricevere,

Ma i nostri uomini davano senza essere disposti a prendere, per non dover ricambiare e poter dominare. Bisognava accettare… molti non vollero.

Non amandosi Terri ci consegna il suo non esserci, un canto elegiaco sul perché esserci se poi non saremo felici, qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa vogliamo. Stranamente poi è proprio la morte di uno di noi che ricongiunge su altri fili, su nuove dimensioni l’incontro lasciato su un binario sbagliato.

Fiaba d’amore, il libro di Antonio Moresco, che tanto mi ha fatto infuriare ieri sera, oggi mi prende per mano per riuscire a leggere la storia di Terri e di Tony, le stesse iniziali, su un amore filiale, su un non detto che avrà il luogo dell’appartenenza all’eternità.

E nell’insopprimibile nodo alla gola quando coincidenze, come il compleanno di Tony, domani, i dieci anni della sua morte questo anno,
 il mio battere frenetico stasera, dopo aver aperto e chiuso, quasi pianto in giorni passati ed ora trovare finalmente come un dono le parole per dirlo, quando tutto si scioglie e diventa lacrime di liberazione:

Noi siamo gli altri, noi siamo fatti dalla stessa sostanza dei sogni,  noi siamo la cellula uovo e lo spermatozoo che ci crearono dividendosi. Noi che siamo acqua nel mondo. Dovremmo soltanto imparare a nuotare, prima che la corrente ci trascini.

La debolezza non abita più qui.

Questo ci dice Terri, consegnandoci una anima, una relazione, dedicata a suo padre, certo, ma nello stesso tempo dedicataa se stessa, all’unicità che tutti noi siamo.

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