“Allacciatevi le cinture”
Nuda confidenze a mio padre Terri Boemi
“Dammi la mano e torna vicino
Può nascere un fiore nel
nostro giardino
Che neanche l’inverno potrà
mai gelare
Piò crescere un fiore da
questo mio amore per te”
6- 03-1931
Pesci con luna in bilancia
Armonia tatto, gusto senso
della misura, capace di animare un gioco di specchi tra l’universo personale e
quello degli altri.
Dolcezza e delicatezza,
bisogno di piacere, di evitare drammi, di dare e ricevere affetto. Tony Boemi.
16 febbraio Terri Boemi
Aquario con luna in ariete
Indipendenza ed estremismo,
dall’idealismo più generoso alla brutalità.
Immagine imprevedibile con
mentalità disincantata che tende a restare un isolato.
Riassumendo e tratteggiando
in larghissime linee ciò che studia Serena Foglia sulle sue effemeridi mi
sembra la sintesi di un vissuto padre e figlia con la luna che va da gobba ponente a levante in una antitesi
affettuosa e ideale.
Se io fossi lei, sembra che
dica Terri, ma lei non è, lei non c’è.
"Terri scrive come se il mondo
non esistesse.” Simona Dalla Chiesa
Sei marzo, la nascita al
mondo, e poi, dieci anni fa la morte, venti anni fa il carcere, la morte
dell’illusione.
Rinuotiamo insieme nell’acqua
primigenia, noi siamo nella placenta e non siamo qui, mi dicono i gesti di
Terri.
Non può mancare ciò che non
si è avuto.
Così risposi anche io a chi mi chiedeva se avessi il rimpianto dei
morsi che non diedi, le occasioni mai offerte. Come puoi rimpiangere quel che
non conosci? Nonostante tutto avuto.
Il giardino della nostra infanzia rapita,
i gatti, gli uccelli in gabbia e da me un giorno la gatta bianca li fece
sparire, lo sterminio dei pulcini gialli sotto un piede distratto.
L’affetto, una bimba molto
vezzeggiata dagli amici del padre, lei, io, dagli amici di mio zio.
Se tu parli
con un padre io parlo con uno zio. Ora non più. Delusa.
Fuoriposto, inopportuna, non
c’era posto.
Io e lei simili, ma se ci interroghiamo saremo in tanti ad avere
una infanzia così. Un diserbante che inaridì l’erba tenera e bruciò quel che era
lì per fiorire. Anche la partenza avvenne su un binario morto. Le immagini di
riferimento sono segni che accomunano e rendono la lettura non una lettura. Una
confessione, una preghiera, un perdono. Si scrive per perdonarci, per essere
perdonati. Un tanto così e saremmo stati famiglia, quello che non siamo stati. Una
corrispondenza biunivoca, un dare senza ricevere,
Ma i nostri uomini davano
senza essere disposti a prendere, per non dover ricambiare e poter dominare.
Bisognava accettare… molti non vollero.
Non amandosi Terri ci
consegna il suo non esserci, un canto elegiaco sul perché esserci se poi non
saremo felici, qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa vogliamo. Stranamente poi
è proprio la morte di uno di noi che ricongiunge su altri fili, su nuove dimensioni
l’incontro lasciato su un binario sbagliato.
Fiaba d’amore, il libro di
Antonio Moresco, che tanto mi ha fatto infuriare ieri sera, oggi mi prende per
mano per riuscire a leggere la storia di Terri e di Tony, le stesse iniziali,
su un amore filiale, su un non detto che avrà il luogo dell’appartenenza
all’eternità.
E nell’insopprimibile nodo
alla gola quando coincidenze, come il compleanno di Tony, domani, i dieci anni
della sua morte questo anno,
il mio battere frenetico stasera, dopo aver aperto
e chiuso, quasi pianto in giorni passati ed ora trovare finalmente come un dono
le parole per dirlo, quando tutto si scioglie e diventa lacrime di liberazione:
Noi siamo gli altri, noi
siamo fatti dalla stessa sostanza dei sogni,
noi siamo la cellula uovo e lo spermatozoo che ci crearono dividendosi.
Noi che siamo acqua nel mondo. Dovremmo soltanto imparare a nuotare, prima che
la corrente ci trascini.
La debolezza non abita più
qui.
Questo ci dice Terri,
consegnandoci una anima, una relazione, dedicata a suo padre, certo, ma nello
stesso tempo dedicataa se stessa, all’unicità che tutti noi siamo.
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