"Andava ripetendo come fosse la sua unica dimensione, quella del presente e che fosse necessario abituarsi a sentirla, farla diventare tangibile attraverso una serie di esercizi. Lea non ha mai trovato prove della verità e della validità di quegli allenamenti." Lea sta cercando di Marta Fiani, architetta responsabile del progetto Tundra. sparita quando Lea, sua figlia, è una ragazza. Ora nella casa di Lea vive Diana ed è Diana a fare un riordino, una raccolte di carte, nelle carte di Lea, per capire chi sia stata Marta Fiani e cosa abbia significato il progetto Tundra e come abbia modificato le persone e i loro rapporti.
Leggo questo libro uscito per la casa editrice Tunuè proprio in questi strani giorni di esperimenti sul modo con cui trattare un virus che ha modificato la vita del mondo intero.
Sembriamo noi i personaggi del progetto Tundra e come sempre sappiamo in che modo autori sensibili riescano a intercettare le inquietudini e gli sconvolgimenti del futuro.
Fiani Marta è realmente esistita, nella bibliografia Elena Mirabelli cita a suo nome Costellazioni e Sciami. Uno studio di logica della spiritualità a cura di La Guida.
E sempre da La Guida troviamo Saggi di architettura emozionale.
La storia ha percorso un sentiero spirituale fatto di esercizi, esercizi di meditazione, come quelli inerenti al tai chi, e avendo un'amica che fa simili esercizi per raggiungere l'energia posso dire di aver sentito, da profana, nella scrittura l'energia del Tai Chi.
"Marta Fiani sviluppava i concetti di limite e distanza parlando di cellule e di corpi, e di distanza fra gli ego.
L'unica questione?Quella del bordo e del limite.
...
Sentire l'elasticità dei muscoli. E dell'aria comune. " Mi sembra di sentir parlare la mia amica, che Elena conoscerà quando riusciremo a tornare nelle frequentazioni possibili.
La tundra, il progetto utopistico di rendere gli uomini felici,
la Città-Bioma, costruita seguendo i dettami di decoro, efficienza e sicurezza.
Lea però vede solo la scomparsa della madre, portata via dalla Guida, in una macchina scura.
Restiamo ingabbiati e sorpresi in un congegno che ci ricorderà scenari di fantascienza se non fosse già abbastanza folle e sconvolgente il momento che stiamo vivendo.
Restiamo con Lea, di nove anni, per mano, guardando la storia andare via.
Nella configurazione Tundra
Ippolita Luzzo
sabato 21 marzo 2020
venerdì 20 marzo 2020
Taccuino delle piccole occupazioni di Graziano Graziani
Sono di ritorno dalla chemioterapia mensile e quale conforto e compagnia più esaltante può essere la lettura!
Accompagno la lettura con questo mio piccolo pezzo intanto che il farmaco va. Il mio problema è stato risolto con un intervento chirurgico ma ora una pandemia affligge il mondo intero.
" Che fare di fronte a un problema insolvibile? Ciò che ha sempre fatto l'uomo nel corso dei secoli: usare l'immaginazione. L'immaginazione è l'unico surrogato possibile per completare il film della nostra vita, sostiene Girolamo, perché è l'unico modo in cui possiamo far coincidere il punto di vista, o meglio la visuale di ripresa. Anche se cambia la natura dell'oggetto, che in un caso è reale e nell'altro è immaginario, la telecamera che riprende siamo comunque noi, lo sguardo è il nostro, siamo noi i testimoni privilegiati. Passare dalla realtà all'immaginazione è come cambiare qualità della pellicola, ma l'obiettivo che riprende resta lo stesso. Ecco spiegata la confusione che tanta gente fa tra realtà e finzione, pensa Girolamo"
Girolamo Girolimoni, ha un nome di un personaggio di cui la cronaca nera si è occupata nei tempi passati, essendo stato denominato il mostro di Roma, ed al quale vennero date colpe di crimini che non aveva commesso. Il nostro Girolamo si sente anche lui accusato ingiustamente di qualcosa e si sente perseguitato, ma Girolamo è anche il nome di uno dei Padri della Chiesa. Ed è bello poter spostare il nostro punto di vista sul nome con la conoscenza.
Mi è molto familiare Girolamo, il protagonista del libro, alle prese con le sue piccole occupazioni, perché è del segno dei pesci, come mio marito, come mio figlio, come la mia luna in pesci, e insieme sentiamo, noi due, io e Girolamo, di essere ai confini di nuovi mondi e di nuovi modi di vivere.
Girolamo è nato il 29 febbraio, un giorno che non esiste, o per meglio dire un giorno presente nel calendario ogni quattro anni per far tornare i conti di un calcolo sbagliato del calendario.
Graziano Graziani ci presenta questa uomo con dettagli minimi, e nello scrivere di lui scrive di tutti noi alle prese ora con certificazioni in cui dobbiamo dichiarare chi siamo e dove andiamo, perché andiamo, una dichiarazione sostitutiva dell' atto notorio che dobbiamo tenere in macchina.
Sapeva Graziano che il suo libro sarebbe uscito all'alba livida di un divenire pandemico? non credo, ma lo sentiva nell'aria e ci ha regalato un orologio, anzi un orologiaio, un uomo che possa mettere a posto il meccanismo del tempo e dei ricordi, che possa unire realtà e immaginazione nella storia personale di noi lettori.
Amerete moltissimo il libro di Graziano Graziani, amerete moltissimo il suo personaggio, ameremo moltissimo insieme a lui passeggiare nei boschi narrativi di Graziano, boschi che non ci saranno mai preclusi, perché sono i boschi della letteratura.
Sempre grata nel Regno Della Litweb alla splendida collana "Romanzi" della Casa Editrice Tunué
Il prossimo pezzo sarà per Elena Giorgiana Mirabelli: evviva voi
Ippolita Luzzo
Accompagno la lettura con questo mio piccolo pezzo intanto che il farmaco va. Il mio problema è stato risolto con un intervento chirurgico ma ora una pandemia affligge il mondo intero.
" Che fare di fronte a un problema insolvibile? Ciò che ha sempre fatto l'uomo nel corso dei secoli: usare l'immaginazione. L'immaginazione è l'unico surrogato possibile per completare il film della nostra vita, sostiene Girolamo, perché è l'unico modo in cui possiamo far coincidere il punto di vista, o meglio la visuale di ripresa. Anche se cambia la natura dell'oggetto, che in un caso è reale e nell'altro è immaginario, la telecamera che riprende siamo comunque noi, lo sguardo è il nostro, siamo noi i testimoni privilegiati. Passare dalla realtà all'immaginazione è come cambiare qualità della pellicola, ma l'obiettivo che riprende resta lo stesso. Ecco spiegata la confusione che tanta gente fa tra realtà e finzione, pensa Girolamo"
Girolamo Girolimoni, ha un nome di un personaggio di cui la cronaca nera si è occupata nei tempi passati, essendo stato denominato il mostro di Roma, ed al quale vennero date colpe di crimini che non aveva commesso. Il nostro Girolamo si sente anche lui accusato ingiustamente di qualcosa e si sente perseguitato, ma Girolamo è anche il nome di uno dei Padri della Chiesa. Ed è bello poter spostare il nostro punto di vista sul nome con la conoscenza.
Mi è molto familiare Girolamo, il protagonista del libro, alle prese con le sue piccole occupazioni, perché è del segno dei pesci, come mio marito, come mio figlio, come la mia luna in pesci, e insieme sentiamo, noi due, io e Girolamo, di essere ai confini di nuovi mondi e di nuovi modi di vivere.
Girolamo è nato il 29 febbraio, un giorno che non esiste, o per meglio dire un giorno presente nel calendario ogni quattro anni per far tornare i conti di un calcolo sbagliato del calendario.
Graziano Graziani ci presenta questa uomo con dettagli minimi, e nello scrivere di lui scrive di tutti noi alle prese ora con certificazioni in cui dobbiamo dichiarare chi siamo e dove andiamo, perché andiamo, una dichiarazione sostitutiva dell' atto notorio che dobbiamo tenere in macchina.
Sapeva Graziano che il suo libro sarebbe uscito all'alba livida di un divenire pandemico? non credo, ma lo sentiva nell'aria e ci ha regalato un orologio, anzi un orologiaio, un uomo che possa mettere a posto il meccanismo del tempo e dei ricordi, che possa unire realtà e immaginazione nella storia personale di noi lettori.
Amerete moltissimo il libro di Graziano Graziani, amerete moltissimo il suo personaggio, ameremo moltissimo insieme a lui passeggiare nei boschi narrativi di Graziano, boschi che non ci saranno mai preclusi, perché sono i boschi della letteratura.
Sempre grata nel Regno Della Litweb alla splendida collana "Romanzi" della Casa Editrice Tunué
Il prossimo pezzo sarà per Elena Giorgiana Mirabelli: evviva voi
Ippolita Luzzo
martedì 17 marzo 2020
Piccole Apocalissi di Livio Santoro
Non ho idea di chi abbia deciso che io avrei dovuto leggere e innamorarmi di queste Piccole Apocalissi, racconti brevi e suggestivi, omaggi ad altrettanti bravissimi scrittori del nostro tempo andato.
Fatto sta che da ieri io sto in fascinazione autentica ringraziando la mia buona stella o meglio dire il Regno della Litweb che mi permette queste meraviglie.
Certo avrei dovuto accorgermi prima di Livio Santoro, autore di racconti apparsi su riviste che io leggo e stimo moltissimo quali fucine di buona letteratura: Crapula Club, Achab, Flanerì, tanto per citarne alcune.
Avrei dovuto incontrarlo nella Classifica di Qualità dell'Indiscreto, Classifica dove vengono segnalate le più interessanti uscite dell'ultimo trimestre, e dove anche io faccio parte come giuria.
Non riesco a ricordare il momento ma ora che lui è qui ne sono felicissima.
Finito di stampare il 29 gennaio 2020 da Edicola Ediciones, casa editrice abruzzese, nata con l'intento di costruire un ponte di libri e cultura tra l'Italia e il Cile, questo lavoro di Livio Santoro vi sorprenderà malgrado ora la realtà ci abbia depistato e sconvolto tutti.
Pezzi, frammenti, bozzetti, apologhi, "Nelle vuote stanze" ci sono infinite cose, Livio ci invita a guardare nelle vuote stanze.
"Nelle vuote stanze ci sono infinite cose: esse spariscono quando apriamo la porta e profaniamo il silenzio con i nostri passi...Ma quando, di nuovo fuori, richiudiamo la serratura, ebbene lì dentro, nelle vuote stanze, quelle cose sono di nuovo infinite, di nuovo infinite"
Leggiamolo con trepidazione questo insieme di riflessioni, di immaginazione, di stupore fino ad "Epidemia" e guarderete stupefatti la mappa della città degli ultimi decenni, i puntini rossi sulla mappa per vedere la terribile evoluzione del morbo, ancora esistente nella fantasia dell'autore.
Ogni storia sembra rovesciata di senso, come nella "Stella cometa", ogni cosa vi sembrerà diversa dopo aver letto "L'ultima cena" e imparerete le parole del "L'Avanguardista"
Sono giochi di incastri letterari che forse ci ricordano altri giochi e ne godiamo proprio perché ne riconosciamo la fratellanza con una parte del fantastico letto durante l'adolescenza, e ci sentiamo anche noi come il giovanissimo Antonino di " Piccole Apocalissi", anche noi guarderemo nella polvere per vedere le stelle, nella luce filtrante tra le tende delle finestre.
Anche noi guarderemo dove vanno a finire le stelle, ammaliati.
Accumuleremo anche noi come "Lo speranzoso accumulatore"e conserveremo la trasparenza della lettura limpida e ringrazieremo l'autore di portarci un po' più in là, via dalla strettoia in cui dobbiamo stare mentre "Fuori" le nuvole e qualsiasi altro liquido compongono il nostro volto e parlano la nostra lingua.
Seguendo Livio sono arrivato a Peppe Millanta e mi piacerebbero si conoscessero nel Regno della Litweb, un luogo dove le nuvole sono solide basi su cui partire verso nuovi orizzonti.
Ippolita Luzzo
Fatto sta che da ieri io sto in fascinazione autentica ringraziando la mia buona stella o meglio dire il Regno della Litweb che mi permette queste meraviglie.
Certo avrei dovuto accorgermi prima di Livio Santoro, autore di racconti apparsi su riviste che io leggo e stimo moltissimo quali fucine di buona letteratura: Crapula Club, Achab, Flanerì, tanto per citarne alcune.
Avrei dovuto incontrarlo nella Classifica di Qualità dell'Indiscreto, Classifica dove vengono segnalate le più interessanti uscite dell'ultimo trimestre, e dove anche io faccio parte come giuria.
Non riesco a ricordare il momento ma ora che lui è qui ne sono felicissima.
Finito di stampare il 29 gennaio 2020 da Edicola Ediciones, casa editrice abruzzese, nata con l'intento di costruire un ponte di libri e cultura tra l'Italia e il Cile, questo lavoro di Livio Santoro vi sorprenderà malgrado ora la realtà ci abbia depistato e sconvolto tutti.
Pezzi, frammenti, bozzetti, apologhi, "Nelle vuote stanze" ci sono infinite cose, Livio ci invita a guardare nelle vuote stanze.
"Nelle vuote stanze ci sono infinite cose: esse spariscono quando apriamo la porta e profaniamo il silenzio con i nostri passi...Ma quando, di nuovo fuori, richiudiamo la serratura, ebbene lì dentro, nelle vuote stanze, quelle cose sono di nuovo infinite, di nuovo infinite"
Leggiamolo con trepidazione questo insieme di riflessioni, di immaginazione, di stupore fino ad "Epidemia" e guarderete stupefatti la mappa della città degli ultimi decenni, i puntini rossi sulla mappa per vedere la terribile evoluzione del morbo, ancora esistente nella fantasia dell'autore.
Ogni storia sembra rovesciata di senso, come nella "Stella cometa", ogni cosa vi sembrerà diversa dopo aver letto "L'ultima cena" e imparerete le parole del "L'Avanguardista"
Sono giochi di incastri letterari che forse ci ricordano altri giochi e ne godiamo proprio perché ne riconosciamo la fratellanza con una parte del fantastico letto durante l'adolescenza, e ci sentiamo anche noi come il giovanissimo Antonino di " Piccole Apocalissi", anche noi guarderemo nella polvere per vedere le stelle, nella luce filtrante tra le tende delle finestre.
Anche noi guarderemo dove vanno a finire le stelle, ammaliati.
Accumuleremo anche noi come "Lo speranzoso accumulatore"e conserveremo la trasparenza della lettura limpida e ringrazieremo l'autore di portarci un po' più in là, via dalla strettoia in cui dobbiamo stare mentre "Fuori" le nuvole e qualsiasi altro liquido compongono il nostro volto e parlano la nostra lingua.
Seguendo Livio sono arrivato a Peppe Millanta e mi piacerebbero si conoscessero nel Regno della Litweb, un luogo dove le nuvole sono solide basi su cui partire verso nuovi orizzonti.
Ippolita Luzzo
domenica 15 marzo 2020
Rifacciamo amicizia con lo scrivere
Sono tempi strani. Osserviamo straniti il ritorno di Bertolaso alla Regione Lombardia, lo osserviamo straniti visto cosa aveva prodotto al terremoto dell'Aquila. " Super commissario di Fontana: costruirà l’ospedale finanziato dai Ferragnez"e anche questa donazione ci sembra una beffa.
Ci sembrano tutte beffe atroci anche ciò che riguarda la Calabria, scientemente voluta infettare lasciando liberi i ritorni.
Sono tempi strani che favoriscono gli orrori e le ingiustizie, di recente abbiamo avuto notizia dei morti nelle carceri, morti che non avranno nemmeno un perché.
Siamo impauriti e sfiduciati, e sulla sfiducia si può imperversare con gli sberleffi della Littizzetto e di Fiorello, due tristi figuri che ridere non fanno più da moltissimo tempo.
Stanchi e amareggiati chiediamo il conforto alla musica che ad alto volume lasciamo andare per le stanze vuote di un futuro inimmaginabile.
Ed ora non ci sei che tu, scrittura, a lenire questi orribili tempi. Aspettando la Primavera
Ci sembrano tutte beffe atroci anche ciò che riguarda la Calabria, scientemente voluta infettare lasciando liberi i ritorni.
Sono tempi strani che favoriscono gli orrori e le ingiustizie, di recente abbiamo avuto notizia dei morti nelle carceri, morti che non avranno nemmeno un perché.
Siamo impauriti e sfiduciati, e sulla sfiducia si può imperversare con gli sberleffi della Littizzetto e di Fiorello, due tristi figuri che ridere non fanno più da moltissimo tempo.
Stanchi e amareggiati chiediamo il conforto alla musica che ad alto volume lasciamo andare per le stanze vuote di un futuro inimmaginabile.
Ed ora non ci sei che tu, scrittura, a lenire questi orribili tempi. Aspettando la Primavera
sabato 14 marzo 2020
Dal 2009 la mia lettera al mondo: Ines ed Emily
Ines ed Emily
Una serie di avvenimenti puramente casuali si sono intrecciati tra di loro ed hanno permesso l’incontro con Ines, che non conoscevo quasi, sul Corso Numistrano nel maggio del 2009, casuale salire sopra nel suo appartamento e provare un’emozione intensa.
Non so se conoscete la sua casa, alcuni di voi penso di sì, è bellissima, quadri grandi di Carnovale appesi alla parete, lei giovane, lei donna, paesaggi, colori, foglie, fiori, fogli sparsi, libri, computer, telefono, televisore, lei.
Tutto in un ampio salotto soleggiato.
Lei si alza, mi prende le sue poesie e inizia a leggere.
Io provo una sensazione di già ascoltato e sento insieme a lei la presenza di una poetessa, Emily.
Subito, credo, ho sentito una sorellanza di temi fra queste due creature e nel rientrare a casa mi ritornavano in mente i versi ora dell’una ora dell’altra.
Ecco è nato tutto così. Non avevo veramente intenzione di preparare qualcosa per altri, se non per loro due e tale ciò deve rimanere, un omaggio alla poesia di Ines ed Emily, uno scritto spontaneo e immediato.
Emily Dickinson nasce il 10 dicembre 1830 ad Amherst nel Massachusetts, sotto il segno zodiacale del sagittario.
Il padre, influente avvocato, deputato al congresso di Washington dal 1853-55, ebbe un ruolo di primo piano nella fondazione del partito repubblicano.
La famiglia viveva in una residenza elegante vicino al piccolo cimitero.
Emily frequentò gli studi superiori nel college della vicina cittadina South Hadley, poi per problemi di salute ritornò a casa, ma continuò la sua preparazione stimolata da un assistente del padre che le fece leggere Emerson, poeta e saggista. A vent'anni conobbe Susan e ne diventò amica e cognata, quando, in seguito, questa sposò il fratello. Nel ‘55, a Filadelfia, incontrò il reverendo Charles Wadsworth e fu amore? amicizia, scambio letterario. La casa paterna fu per molti anni il centro dell’ospitalità della cittadina, religiosi, professori, uomini politici e d’affari, giudici, conferenzieri di passaggio al college di cui il padre era tesoriere, giornalisti e direttori di riviste, scrittori. In questo ambiente Emily maturò le proprie facoltà poetiche.
Scriveva in bella copia su fogli di carta piegati in due che poi univa a gruppi forava in due punti e cuciva con uno spago legato sul davanti. Nell'ultimo decennio lasciò i manoscritti liberi su pezzi di carta di diverso formato. Alcune poesie le inviava ad amici, spesso alla cognata Sue, o a Samuel Bowles, amico di famiglia e direttore di un giornale. Egli pubblicò le prime 4 poesie di Emily anonime. Altre poesie furono inviate ad Higginson, letterato e pastore unitario di Boston. A lui raccontò del suo cane terranova con cui faceva lunghe passeggiate.
Quando Emily accettò di pubblicare alcune sue poesie un disturbo agli occhi, la costrinse a rimanere a Boston per mesi. Ritornò a casa e uscì sempre più raramente, ma questo isolamento non l’impedì di vivere un amore corrisposto con un giudice, amico di suo padre. Amore osteggiato dai familiari di lui.
Altra amica cara di Emily fu Helen Hunt, scrittrice, che la ammirava e la spronava a pubblicare. Ma lei non accettò.
Seicento poesie inedite furono pubblicate dopo la sua morte dalla figlia della donna amata dal fratello. Infatti il legame del fratello con Susan, la moglie, si era già esaurito con gran dolore di Emily che non aveva mai accettato di incontrarsi con l’altra donna.
Al suo funerale, attraverso i campi direttamente al cimitero, il 15 maggio del 1886, fu presente il poeta Higginson che lesse i suoi versi. Sulla strada campestre ranuncoli e gerani selvatici.
Ho tentato, ma non credo di esserci riuscita, a riassumere una vita: solo qualche sequenza.
Non ho in mano una biografia di Ines e non l’ho cercata, ma ho letto le sue poesie e provo a immaginare e a cucire anch'io con un filo le impressioni, la sensazione di vicinanza in due persone diverse nel tempo e nello spazio.
Ines è nata sotto il segno dei pesci e la sua luna è sicuramente in sagittario, Emily è nata sotto il segno del sagittario con luna in scorpione. Del sagittario Ines ha il fuoco scoppiettante avvolgente e coinvolgente, caldo e affettuoso, ma allo stesso tempo ha l’illusione e la disillusione che il fuoco va alimentato sempre affinché non si raffreddi. Questo anelito le lascia una malinconia, una tristezza serale simile a quella dei bimbi piccoli, di pochi mesi, che al calare delle tenebre, piangono, finché cullati e confortati nelle braccia della mamma non si addormentano.
Emily è sagittario, possiede lo stesso fuoco ma la luna in scorpione la trascina verso nascondigli , in una suprema alterigia non già verso gli altri ma verso se stessa. O tutto o niente e davanti ad una richiesta così totalizzante il fisico problematico ed a volte malato di Emily rispose probabilmente, niente.
Ines ed Emily hanno una vicinanza di suoni, di parole, di temi, di scelte. Poesie e racconti , una, poesie e racconti l’altra. Non si conoscevano, non si erano mai lette, eppure così vicine.
Giardino, scrigno, anima, cavalli, gabbiani, fiori, ape… Sì, sono temi universali, ma in tutte e due lo scrigno si chiude, raccoglie, seleziona e nello stesso tempo il contenuto invade l’anima e diventa padrone.
303
L’anima sceglie i suoi compagni-
poi-chiude la porta - alla sua divina maggiore età- altri non presentare-Impassibile- nota le carrozze- ferme-
Al suo umile cancello-Impassibile- un imperatore inginocchiarsi
Sulla sua stuoia-Mi consta che a volte- da una grande nazione-Sceglie uno-Poi- chiude le valve della sua attenzione-
Come pietra-(Emily Dickinson)
Il giardino, come noi, in solitudine, fiori, rose, alberi, rincorrersi di ragazzi, primavera che ritorna, stagioni che si ripetono, amori che finiscono, tormenti, ridicoli per gli altri, brucianti per noi. Universale la poesia, se rende gemelle, se rende possibile l’incontro tra i due. La loro poesia come aforisma, breve, da leggere d’un fiato, scrivere su una sola pagina, inserendola anche nelle lettere come strumento di comunicazione. La poesia di entrambe vive della metafora tratta dal mondo familiare, domestico, urbano, una sorta di autobiografia privata. Sembrano lontane, una, reclusa volontaria nella casa paterna, frequentatissima da ospiti importanti, l’altra girovaga, nel suo mondo di incarichi e conferenze.
Questa è la mia lettera al mondo che a me non scrisse mai (dice Emily).
Ma il mondo non risponde nello stesso modo, il mondo dei gabbiani, del mare, delle colline, non ha una penna, eppure scrive continuamente a tutti noi con suoni, colori, sensazioni.
Lettera ad Higginson
Mi chiedete dei miei compagni, signore: le colline e il tramonto, e un cane grande come me, che mio padre mi ha comprato. Sono migliori delle persone,perché sanno, ma non dicono
Così scriveva Emily il 25 aprile 1862.
Intanto io
Sono stata a casa di Ines, e, sono stata piacevolmente accolta da colori, colori della natura, delle stagioni della vita, colori dell’affettuosità. I fiori sul tavolo, il tavolo tondo, vagamente ottocentesco, come era quello di Emily, le sedie bombate, e l’aria d’altri tempi. E ho immaginate entrambe sedute al tavolo:
Fumo
I sogni sono fumo
e…possono sparire.
(Ines Pugliese)
1452
I tuoi pensieri non hanno parole tutti i giorni
Vengono una volta sola
come speciali sorsate esoteriche….
- così dice Emily, così dico io ad Ines, che prepotentemente ha invaso la scena immaginata , ed ora due donne, per mano, attraversano campi gialli di fiori selvatici e scompigliati dal vento, spiagge libere e assolate, strade polverose di cemento, e sempre per mano, vengono verso di noi.
AD INES ..Ippolita
Una serie di avvenimenti puramente casuali si sono intrecciati tra di loro ed hanno permesso l’incontro con Ines, che non conoscevo quasi, sul Corso Numistrano nel maggio del 2009, casuale salire sopra nel suo appartamento e provare un’emozione intensa.
Non so se conoscete la sua casa, alcuni di voi penso di sì, è bellissima, quadri grandi di Carnovale appesi alla parete, lei giovane, lei donna, paesaggi, colori, foglie, fiori, fogli sparsi, libri, computer, telefono, televisore, lei.
Tutto in un ampio salotto soleggiato.
Lei si alza, mi prende le sue poesie e inizia a leggere.
Io provo una sensazione di già ascoltato e sento insieme a lei la presenza di una poetessa, Emily.
Subito, credo, ho sentito una sorellanza di temi fra queste due creature e nel rientrare a casa mi ritornavano in mente i versi ora dell’una ora dell’altra.
Ecco è nato tutto così. Non avevo veramente intenzione di preparare qualcosa per altri, se non per loro due e tale ciò deve rimanere, un omaggio alla poesia di Ines ed Emily, uno scritto spontaneo e immediato.
Emily Dickinson nasce il 10 dicembre 1830 ad Amherst nel Massachusetts, sotto il segno zodiacale del sagittario.
Il padre, influente avvocato, deputato al congresso di Washington dal 1853-55, ebbe un ruolo di primo piano nella fondazione del partito repubblicano.
La famiglia viveva in una residenza elegante vicino al piccolo cimitero.
Emily frequentò gli studi superiori nel college della vicina cittadina South Hadley, poi per problemi di salute ritornò a casa, ma continuò la sua preparazione stimolata da un assistente del padre che le fece leggere Emerson, poeta e saggista. A vent'anni conobbe Susan e ne diventò amica e cognata, quando, in seguito, questa sposò il fratello. Nel ‘55, a Filadelfia, incontrò il reverendo Charles Wadsworth e fu amore? amicizia, scambio letterario. La casa paterna fu per molti anni il centro dell’ospitalità della cittadina, religiosi, professori, uomini politici e d’affari, giudici, conferenzieri di passaggio al college di cui il padre era tesoriere, giornalisti e direttori di riviste, scrittori. In questo ambiente Emily maturò le proprie facoltà poetiche.
Scriveva in bella copia su fogli di carta piegati in due che poi univa a gruppi forava in due punti e cuciva con uno spago legato sul davanti. Nell'ultimo decennio lasciò i manoscritti liberi su pezzi di carta di diverso formato. Alcune poesie le inviava ad amici, spesso alla cognata Sue, o a Samuel Bowles, amico di famiglia e direttore di un giornale. Egli pubblicò le prime 4 poesie di Emily anonime. Altre poesie furono inviate ad Higginson, letterato e pastore unitario di Boston. A lui raccontò del suo cane terranova con cui faceva lunghe passeggiate.
Quando Emily accettò di pubblicare alcune sue poesie un disturbo agli occhi, la costrinse a rimanere a Boston per mesi. Ritornò a casa e uscì sempre più raramente, ma questo isolamento non l’impedì di vivere un amore corrisposto con un giudice, amico di suo padre. Amore osteggiato dai familiari di lui.
Altra amica cara di Emily fu Helen Hunt, scrittrice, che la ammirava e la spronava a pubblicare. Ma lei non accettò.
Seicento poesie inedite furono pubblicate dopo la sua morte dalla figlia della donna amata dal fratello. Infatti il legame del fratello con Susan, la moglie, si era già esaurito con gran dolore di Emily che non aveva mai accettato di incontrarsi con l’altra donna.
Al suo funerale, attraverso i campi direttamente al cimitero, il 15 maggio del 1886, fu presente il poeta Higginson che lesse i suoi versi. Sulla strada campestre ranuncoli e gerani selvatici.
Ho tentato, ma non credo di esserci riuscita, a riassumere una vita: solo qualche sequenza.
Non ho in mano una biografia di Ines e non l’ho cercata, ma ho letto le sue poesie e provo a immaginare e a cucire anch'io con un filo le impressioni, la sensazione di vicinanza in due persone diverse nel tempo e nello spazio.
Ines è nata sotto il segno dei pesci e la sua luna è sicuramente in sagittario, Emily è nata sotto il segno del sagittario con luna in scorpione. Del sagittario Ines ha il fuoco scoppiettante avvolgente e coinvolgente, caldo e affettuoso, ma allo stesso tempo ha l’illusione e la disillusione che il fuoco va alimentato sempre affinché non si raffreddi. Questo anelito le lascia una malinconia, una tristezza serale simile a quella dei bimbi piccoli, di pochi mesi, che al calare delle tenebre, piangono, finché cullati e confortati nelle braccia della mamma non si addormentano.
Emily è sagittario, possiede lo stesso fuoco ma la luna in scorpione la trascina verso nascondigli , in una suprema alterigia non già verso gli altri ma verso se stessa. O tutto o niente e davanti ad una richiesta così totalizzante il fisico problematico ed a volte malato di Emily rispose probabilmente, niente.
Ines ed Emily hanno una vicinanza di suoni, di parole, di temi, di scelte. Poesie e racconti , una, poesie e racconti l’altra. Non si conoscevano, non si erano mai lette, eppure così vicine.
Giardino, scrigno, anima, cavalli, gabbiani, fiori, ape… Sì, sono temi universali, ma in tutte e due lo scrigno si chiude, raccoglie, seleziona e nello stesso tempo il contenuto invade l’anima e diventa padrone.
303
L’anima sceglie i suoi compagni-
poi-chiude la porta - alla sua divina maggiore età- altri non presentare-Impassibile- nota le carrozze- ferme-
Al suo umile cancello-Impassibile- un imperatore inginocchiarsi
Sulla sua stuoia-Mi consta che a volte- da una grande nazione-Sceglie uno-Poi- chiude le valve della sua attenzione-
Come pietra-(Emily Dickinson)
Il giardino, come noi, in solitudine, fiori, rose, alberi, rincorrersi di ragazzi, primavera che ritorna, stagioni che si ripetono, amori che finiscono, tormenti, ridicoli per gli altri, brucianti per noi. Universale la poesia, se rende gemelle, se rende possibile l’incontro tra i due. La loro poesia come aforisma, breve, da leggere d’un fiato, scrivere su una sola pagina, inserendola anche nelle lettere come strumento di comunicazione. La poesia di entrambe vive della metafora tratta dal mondo familiare, domestico, urbano, una sorta di autobiografia privata. Sembrano lontane, una, reclusa volontaria nella casa paterna, frequentatissima da ospiti importanti, l’altra girovaga, nel suo mondo di incarichi e conferenze.
Questa è la mia lettera al mondo che a me non scrisse mai (dice Emily).
Ma il mondo non risponde nello stesso modo, il mondo dei gabbiani, del mare, delle colline, non ha una penna, eppure scrive continuamente a tutti noi con suoni, colori, sensazioni.
Lettera ad Higginson
Mi chiedete dei miei compagni, signore: le colline e il tramonto, e un cane grande come me, che mio padre mi ha comprato. Sono migliori delle persone,perché sanno, ma non dicono
Così scriveva Emily il 25 aprile 1862.
Intanto io
Sono stata a casa di Ines, e, sono stata piacevolmente accolta da colori, colori della natura, delle stagioni della vita, colori dell’affettuosità. I fiori sul tavolo, il tavolo tondo, vagamente ottocentesco, come era quello di Emily, le sedie bombate, e l’aria d’altri tempi. E ho immaginate entrambe sedute al tavolo:
Fumo
I sogni sono fumo
e…possono sparire.
(Ines Pugliese)
1452
I tuoi pensieri non hanno parole tutti i giorni
Vengono una volta sola
come speciali sorsate esoteriche….
- così dice Emily, così dico io ad Ines, che prepotentemente ha invaso la scena immaginata , ed ora due donne, per mano, attraversano campi gialli di fiori selvatici e scompigliati dal vento, spiagge libere e assolate, strade polverose di cemento, e sempre per mano, vengono verso di noi.
AD INES ..Ippolita
venerdì 13 marzo 2020
Il Microbioma del 2010
Natale 2010
Il Microbioma
La definizione “noi” comprende tutti i microbi con cui conviviamo.
Nove cellule su 10 non appartengono a noi, in senso stretto, ma a microbi.
I nostri geni insieme ai loro formano un super organismo, il microbioma.
I microbi e anche i virus hanno un ruolo decisivo per tutti.
Dieci anni fa andava via il 2000, ora il 2010.
E’ bello sapere che la conoscenza cammina ed è in continua esplorazione di questo sconosciuto io che noi abitiamo.
La nostra casa, il nostro corpo, le nostre stanze più segrete, i nostri bisogni, le nostre pulsioni, i nostri desideri, i nostri dispiaceri.
Ogni tanto questa casa e queste stanze hanno bisogno di pulizia. Spolverare, spolverare.
Raccolta differenziata.
Quando facciamo pulizia nella nostra casa possiamo procedere con ordine, o con fretta, possiamo fare la raccolta differenziata o mettere tutto nel mucchio, e buttare via scegliendo cosa riporre di nuovo, in un fugace ripensamento.
Con la mani impolverate libri, giornali, quaderni…via.
Con decisioni meditate ci liberiamo di pensieri, di azioni troppe volte e troppo a lungo riposte in un angolo delle nostre stanze più segrete.
Un bel falò e via…
scompaiono per sempre interi anni, amicizie, parole, fatti, ricordi…
Mi sarebbe sembrato inverosimile a 18, 20 anni.
Allora però le conoscenze non si erano evolute.
Ciò che si sapeva è stato via via superato dagli accadimenti che hanno sconfessato quel pensiero. Noi ora conviviamo con degli sconosciuti, i microbi, e mai avrei pensato di essere così ospitale con loro.
Mai avrei pensato che dal 2000 al 2010 un decennio tumultuoso, una piena, avrebbe invaso e tracimato via con sé il pantano, l’acqua stagnante, dove noi rane (come Esopo racconta) gracidavamo in attesa.
Che cosa bella, che bella cosa… la conoscenza…!
Ippolita Luzzo
.
Il Microbioma
La definizione “noi” comprende tutti i microbi con cui conviviamo.
Nove cellule su 10 non appartengono a noi, in senso stretto, ma a microbi.
I nostri geni insieme ai loro formano un super organismo, il microbioma.
I microbi e anche i virus hanno un ruolo decisivo per tutti.
Dieci anni fa andava via il 2000, ora il 2010.
E’ bello sapere che la conoscenza cammina ed è in continua esplorazione di questo sconosciuto io che noi abitiamo.
La nostra casa, il nostro corpo, le nostre stanze più segrete, i nostri bisogni, le nostre pulsioni, i nostri desideri, i nostri dispiaceri.
Ogni tanto questa casa e queste stanze hanno bisogno di pulizia. Spolverare, spolverare.
Raccolta differenziata.
Quando facciamo pulizia nella nostra casa possiamo procedere con ordine, o con fretta, possiamo fare la raccolta differenziata o mettere tutto nel mucchio, e buttare via scegliendo cosa riporre di nuovo, in un fugace ripensamento.
Con la mani impolverate libri, giornali, quaderni…via.
Con decisioni meditate ci liberiamo di pensieri, di azioni troppe volte e troppo a lungo riposte in un angolo delle nostre stanze più segrete.
Un bel falò e via…
scompaiono per sempre interi anni, amicizie, parole, fatti, ricordi…
Mi sarebbe sembrato inverosimile a 18, 20 anni.
Allora però le conoscenze non si erano evolute.
Ciò che si sapeva è stato via via superato dagli accadimenti che hanno sconfessato quel pensiero. Noi ora conviviamo con degli sconosciuti, i microbi, e mai avrei pensato di essere così ospitale con loro.
Mai avrei pensato che dal 2000 al 2010 un decennio tumultuoso, una piena, avrebbe invaso e tracimato via con sé il pantano, l’acqua stagnante, dove noi rane (come Esopo racconta) gracidavamo in attesa.
Che cosa bella, che bella cosa… la conoscenza…!
Ippolita Luzzo
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lunedì 9 marzo 2020
Natale 2009 al Golfo di Sant'Eufemia
Natale 2009 – Mattina al mare – Gizzeria Lido
Che cosa c’è
C’è che mi sono innamorata di te
C’è che adesso vivo bene se solo stiamo insieme...
Il mondo ci appartiene
Il mondo mio che è fatto solo di te
(Gino Paoli)
Osservo
Una coppia e un cane sulla spiaggia. Lui, t-shirt nera, jeans
délavé, maglione nero sulle spalle, alto, capelli neri corti, camminata
dinoccolata, calma, da cowboy, lei minuta, bionda, capelli corti, dolcevita
nero senza maniche, pantaloni neri arrotolati ai polpacci, scalza, corre, gioca con il cane,
si ferma, fa fotografie a lui, al cane. Lui infila la felpa con il cappuccio
nero, si ferma davanti a lei, il mare – le onde – lo sciabordio – lui lancia un
sasso, il sole intorno a loro.
E’ natale, natale 2009, in Calabria.
Il cane scava una fossa. Ecco ora arriva sulla spiaggia un
uomo conosciuto nel passato ormai lontano. Cosa so io di costui? Che era ricco,
molto ricco, che ha venduto tutto, dilapidato, ed ora vive qui, forse, in
questo luogo delizioso, il Golfo di Lamezia Terme, una insenatura tonda, come
un ventre di una madre, con a chiudere il verde di una piccola pineta, da un
lato, e con il verde più esteso a sinistra.
A sinistra un pescatore, le sue lenze stese, un secchio
azzurro aspetta, lui si alza, prende una lenza e raccoglie il mulinello,
controlla se il pesce ha abboccato.
Un ramo, una scultura, è poggiato plasticamente sull’arenile,
l’uomo del passato telefona, si allontana, non mi ha riconosciuto.
Non sa più chi io sia. Mi dicono, i miei cari, che sono il
nulla, il niente, forse non hanno tutti i torti. Ma è Natale, Natale 2009, al
mare, a Gizzeria Lido.
Arrivano altri ragazzi con il cane, vanno via.
Il mare ha il colore del vetro, opalescente, grigio, azzurro,
trasparente, la conca si delinea con una lunga linea iridescente, lattea,
luminosa, lunga fino a Pizzo, una barca in lontananza, il sole si vela. E’ pur
sempre dicembre, dicembre nel tempo dell’effetto serra. Le mie amiche
telefonano – Auguri, Buon Natale –
- Grazie – Sono quasi
felice.
Non mi sono mai sentita meno sola di questo momento, con la
penna in mano.
-
Grazie della compagnia –
C’è qualcosa nell’aria …. È una musica una musica ribelle……
(Pino Daniele)
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