martedì 23 ottobre 2018

Tutta la solitudine che non reggo più: Poema bianco di Pasquale Panella

Il senso del fare il poeta.
"Fa' finta ossia fammi il poeta
(fallo tu)"
Amo di un amore smisurato questi versi di Pasquale Panella, li porto con me e quando mi accingo a scriverne non riesco più.
" Non è un monologo, è un soliloquio, nessun suono."
Come si possa costruire una meraviglia di versi sul continuo dirsi, nel silenzio e nella chiacchiera, mi sembra un vero incantesimo.
 Incantata sto "Così che leggere è aggiungere i rumori, fingendo la leggibilità del soliloquio, che è illeggibile."
Mi prende voglia che non sia vero, che non esista chi sappia così bene di cosa sono fatti i pensieri della solitaria, della solitudine, dell'essere soli, mi prende  e mi accompagna verso il personaggio principale, "l'ascoltatrice", colei che trascrive il soliloquio.
"Il soliloquio, questa intima piazzata, questo comizio, questo convenire, qui, di un'oratrice che ha solo se stessa a ascoltarla, a ascoltarsi, a sentirsi regnante sul silenzio." 
Il soliloquio come il mare, come le onde, come le maree, come il moto di rotazione della terra intorno a se stessa, come il respiro nei polmoni arriva, invade, ossigena e va via in anidride, il soliloquio occupa e si disperde nella testa, nel pensiero, va e ritorna.
Puro e bianco movimento che viene fatto e cancellato dal suo farsi.
Nel parlarsi addosso "Torniamo alla mia voce che io sola sento" la raccontiamo a tutti, scrivendola su un foglio bianco, raccontiamo che vorremmo raccontare. 
La volontà, la nostra " è vero che ci capiamo, umanità?" 
Fra disperazione e divertimento, fra ironia e dramma, facciamo di un foglio bianco il tramite di pensieri e azioni, il tramite di un messaggio scritto, perché se lei, la voce, scrive, scritto è.
In un mio antico farneticare scrissi "Dirlo a tutti per non dirlo a nessuno" ed in "Poema Bianco", in questa delizia in versi, noi ci lasciamo andare dove il poeta ci vuole portare: Essere cullati dalle parole, dalla ripetitività della certezza che ce le potremo dire ancora e ancora e ancora.
"Non è con il pensiero 
che ti ricordo
Non è con il ricordo 
che ti penso
È un'altra cosa:
è il senso
Prima non era 
necessario"
Salutando con un inchino un autore inarrivabile, un gigante, un grande, e sentendomi rispondere
"Fa' finta ossia fammi il poeta
(fallo tu)".
Ippolita Luzzo 

  

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