quando al tramonto/il cielo si colora di rosa/e s'immerge nel mare/il disco rovente del sole./
Di giorno in giorno
Mi cullo nei sogni di bimba/di giorno in giorno/e scavalco erte montagne/volo su vaste distese/ di acque marine
Non sono un poeta
Il canto delle sirene
E mi sprofonda/ negli abissi marini/ove s'inebria/ delle sirene il canto/seduta su un banco di coralli.
Lina Latelli Il canto delle sirene.
Noi sempre al centro di canti e controcanti daremo Nobel alle sirene giorno 20 Ottobre nella Casa di Cura Villa Rachele alle ore 16,30
Il canto delle sirene è la prima pubblicazione di Lina. Stampata nel febbraio del 1997 da Antares,casa editrice che aveva per nome la stella più luminosa della costellazione dello Scorpione, ritorna a cantare in Villa Rachele, giovedì alle 16,30 Un canto fra i pazienti di Villa Rachele, in attesa di riabilitazione. Villa Rachele è una nuova struttura che inaugurata a Luglio ora aspetta sirene e argonauti.
Ricordiamo la storia delle sirene che cercarono di sedurre Ulisse con promesse di canti pur di trascinarlo nel fondo del mare. Lui, sapendo del pericolo, si fece legare ad un albero e, in effetti, non sentì il canto ma solo la promessa che avrebbe ascoltato quel canto. Così il rapporto di Lina Latelli con la poesia, una promessa di un canto sarà, ci dice lei nei versi che ama
" Paragonando la poesia al canto delle Sirene, Brecht si domanda come sia ancora possibile l’arte se il pubblico non vuole essere coinvolto. L’arte non ha più una dimensione partecipativa e coesiva e l’uditorio, al pari di Odisseo, non è in grado di lasciarsi trasportare da un godimento passeggero. La poesia si trasforma quindi, come il canto delle Sirene, in un insulto rabbioso contro gli indifferenti. Una promessa di conoscenza, un suono inarticolato, pura voce senza contenuto, un canto difettoso, che è solo un invito a perdersi nell'abisso di ogni parola, un continuo inizio… le interpretazioni sono molteplici. Secondo Italo Calvino le Sirene cantano «ancora l’Odissea, forse uguale a quella che stiamo leggendo, forse diversissima». Il canto delle sirene continua a suscitare mille domande e, forse, è proprio questo il suo segreto e la sua forza."
Seguendo il suggestivo titolo del libro di Lina Latelli scoprii come anche il canto delle sirene è una illusione.
Illusioni
Squarci di lontane risonanze
Secondo il racconto di Svetonio, l’imperatore Tiberio domandava agli studiosi cosa cantassero le Sirene.
La domanda è ingannevole. Quello delle sirene è un canto ammaliante i marinai, che nel tentativo di ascoltarlo seguivano a nuoto la voce e perivano per annegamento.
Per sfuggire alle sirene, Ulisse tura le orecchie dei compagni con della cera e si fa poi legare all'albero maestro per poter ascoltare il loro canto,
Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,
ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose.
Noi tutti sappiamo, quanto nell'ampia terra di Troia
Argivi e Teucri patirono per volere dei numi;
tutto sappiamo quello che avviene sulla terra nutrice.
Queste le parole delle sirene. Odisseo ordina ai compagni di liberarlo dalle corde, per sentirne il canto.
Un canto che però resta ignoto, un enigma che giunge intatto fino a noi. Non sappiamo che cosa cantassero le Sirene, Omero non lo dice e la domanda non ha smesso di esercitare il suo fascino, diventando il vero potere di seduzione.
Nessuno conosce la risposta. Dopo il passaggio di Odisseo, infatti, le Sirene, umiliate e indispettite, si gettarono in mare e furono trasformate in scogli.
così la poesia tutta diventa quella risposta che soffia nel vento.
Ricordiamo la storia delle sirene che cercarono di sedurre Ulisse con promesse di canti pur di trascinarlo nel fondo del mare. Lui, sapendo del pericolo, si fece legare ad un albero e, in effetti, non sentì il canto ma solo la promessa che avrebbe ascoltato quel canto. Così il rapporto di Lina Latelli con la poesia, una promessa di un canto sarà, ci dice lei nei versi che ama
" Paragonando la poesia al canto delle Sirene, Brecht si domanda come sia ancora possibile l’arte se il pubblico non vuole essere coinvolto. L’arte non ha più una dimensione partecipativa e coesiva e l’uditorio, al pari di Odisseo, non è in grado di lasciarsi trasportare da un godimento passeggero. La poesia si trasforma quindi, come il canto delle Sirene, in un insulto rabbioso contro gli indifferenti. Una promessa di conoscenza, un suono inarticolato, pura voce senza contenuto, un canto difettoso, che è solo un invito a perdersi nell'abisso di ogni parola, un continuo inizio… le interpretazioni sono molteplici. Secondo Italo Calvino le Sirene cantano «ancora l’Odissea, forse uguale a quella che stiamo leggendo, forse diversissima». Il canto delle sirene continua a suscitare mille domande e, forse, è proprio questo il suo segreto e la sua forza."
Seguendo il suggestivo titolo del libro di Lina Latelli scoprii come anche il canto delle sirene è una illusione.
Illusioni
Squarci di lontane risonanze
Secondo il racconto di Svetonio, l’imperatore Tiberio domandava agli studiosi cosa cantassero le Sirene.
La domanda è ingannevole. Quello delle sirene è un canto ammaliante i marinai, che nel tentativo di ascoltarlo seguivano a nuoto la voce e perivano per annegamento.
Per sfuggire alle sirene, Ulisse tura le orecchie dei compagni con della cera e si fa poi legare all'albero maestro per poter ascoltare il loro canto,
Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,
ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose.
Noi tutti sappiamo, quanto nell'ampia terra di Troia
Argivi e Teucri patirono per volere dei numi;
tutto sappiamo quello che avviene sulla terra nutrice.
Queste le parole delle sirene. Odisseo ordina ai compagni di liberarlo dalle corde, per sentirne il canto.
Un canto che però resta ignoto, un enigma che giunge intatto fino a noi. Non sappiamo che cosa cantassero le Sirene, Omero non lo dice e la domanda non ha smesso di esercitare il suo fascino, diventando il vero potere di seduzione.
Nessuno conosce la risposta. Dopo il passaggio di Odisseo, infatti, le Sirene, umiliate e indispettite, si gettarono in mare e furono trasformate in scogli.
così la poesia tutta diventa quella risposta che soffia nel vento.
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