giovedì 16 aprile 2015

La Forma minima della felicità


La  Forma minima di felicità o una forma minima? 
Mi sono innamorata, da subito, della copertina di questo libro, o per meglio dire, di lei che mi fissa, di quel viso di bimba severo e scrutante, attento. 
Ho capito solo ora perché. Lei mi fissa e mi copia. Copia lo sguardo dei miei quattro anni.
Mi sono innamorata del libro già alle prime immagini.
 Io leggo visualizzando finestre, strade, palazzi e vi abito per tutto il tempo, non avendo altro luogo da abitare.
Ho così traslocato dalla mia casa a schiera, in cooperativa, in un palazzo condominiale, quello abitato da Luce, la voce narrante del libro.
 Tutto un euro, il negozietto della cinese è diventato il mio negozio e  ho aperto Canale 32, un canale senza tempo, che vende il 15, un anello con la doppia fascia in argento.
Seguo ipnotizzata i numeri  del condominio umano di Luce Martini, la voce narrante.
Il 51 l’appartamento sfitto
“Chi ci abita al 32? Mistero. Otto, una volta abitavo su, una volta abitavamo al 51. Vivo qui da sempre e non ho ancora memorizzato il nome della signora del 30. Chi sono i vicini? Le facce dei vicini a chi corrispondono, chi c’è dietro una faccia?”
Contiamo e corriamo e seguo la corsa della ragazza che Luce vede dalla finestra. 
Tenta anche lei ed esce di casa ma 
“Ventisette, ventotto, ventinove, trenta, trentuno, trentacinque, trentasei, trentasette, cinquantatré, disequilibrio.” Attacco di panico

LE VIE DEL SIGNORE DEL SIGNORE SONO  IN COSTRUZIONE. D’IO


I post-it appiccicati nella bacheca giù, il cartello di affittasi, i messaggi incollati sul calendario, la colla Attack e lei, Bambina, la bimba, figlia di Yuri, fratello di Luce, fissa.

 Bisogna attaccarle subito le cose, altrimenti scivolano.

Il piano inclinato dove scivolano i giorni

OGNUNO  HA IL SUO DESTINO. CHIUNQUE SE NE FOSSE RITROVATI DUE, E’PREGATO DI LASCIARNE UNO  IN PORTINERIA , GRAZIE D’IO

E poi ” Vorrei sapere tutto di te. V.
Pure io, a chi possiamo chiedere? A.”

Potrei continuare a scrivere delle telefonate che Luce fa con la mamma, dialoghi interrotti, scivolano anch'essi sul piano sincopatico della ripetizione, del non detto, dell’abitudine.
Potrei “ leggere attentamente le distruzioni. D’Io”
“Si prega di non parlare a sproposito Si prega di non parlare a proposito Si prega Si prega anche se non si crede Si prega per disperazione Si prega con dubbio Si prega in mancanza di Dio Si prega di far comparire un sostituto Si prega che sia convincente.”
Ho adorato ogni cosa di questo libro, scritto come io vorrei saper fare e non so, e, ferma alla preghiera di non parlare a sproposito, ringrazio l’autrice della fiducia nella mia unica abilità posseduta, il dono della sintesi, augurando al suo libro lettori innamorati come lo sono io.

e questa sono io

fisso uguale?

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