La
Bellellissima Sfamiglia tradizionale delle Sentinelle
Cosa vuol
dire avere una sfamiglia patriarcale, nucleare o rompicoglione.
A cosa serve
stare insieme sotto un tetto se non a garantire seriamente che se ti ammali ci
sarà qualcuno che ti porti un piatto caldo, che ti porti all’ospedale, che
firmi per te se vuoi morire senza far da cavia alla medicina esperimentale.
A cosa serve
stare sotto un tetto se non ammortizzare i costi di acqua, luce e gas,
occuparsi di prole, se esistente, vestirla, nutrirla ed educarla ai sani
principi del vivere civile, stabile relazioni di incontri parentali, amicali,
creare un vivere sociale con un progetto che sia economico o di successo, non ha importanza, di fede,
religione o di cucina.
In cammino,
il cammino, mi sta dicendo questa catecumena, incontrata stamani sulla spiaggia,
io non oso domandare dove camminino questi camminanti ma suppongo che abbiano
una strada. Come disse lui.
Non so chi
siano neppure queste sentinelle che credo siano le stesse che si opposero al
divorzio, ed alla legge sull’aborto. Sia ben chiaro, anche io sono convinta che
abortire sia un delitto ma chi sia
costretto a farlo debba poter usufruire di medici e ospedale e non arricchire
mammane e ferri di calza.
Care
Sentinelle che non sapete cosa sia sfamiglia non so perché pensiate sia un
eldorado da preservare.
Io sarei per
abolire proprio il mercificio di abiti da sposa, palloncini e pranzi con
buffet, video e altri cotillon che nascondono solo il mero contratto fatto e
sottoscritto da due persone che dovrebbero impegnarsi ad avere attenzione uno
dell’altro con rispetto stima e generosità.
Che poi
siano due uomini, due donne, uomini e donne, un vecchio e un bambino… beh
forse un vecchio e un bambino no, insomma che poi
decidano anche
di copulare sono fatti che non ci dovrebbero riguardare visto il carattere
privato che ha la fattispecie.
Carissime
sentinelle, leggete sicuramente sottolineando male i libri che fate finta di
avere in mano, altrimenti sapreste che questa istituzione da voi difesa è un
covo di vipere, da Tolstoi a noi
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