Il ritorno
di noi bambini
Gli occhi
dei bambini
Gli occhi spalancati,
stupiti, incuriositi dell’infanzia su favole e fiabe che viviamo tutti i nostri
giorni.
L’esorcismo
della fiaba per disinnescare ed esercitar nostre azioni su realtà fatte di torte avvelenate e
di Hansel e Grethel nella casetta di marzapane.
Fiabe
raccontate per dirci che più terribile
sarà realtà con streghe vestite di buone parole e con orchi cattivi da occhi
dolci e pieni di bontà.
Al ritorno
della campagna… cantava Lucio Battisti
seconda cosa
voglio parlare
di tutte le cose che ho da dire
e qualcuno deve ascoltare
di tutte le cose che ho da dire
e qualcuno deve ascoltare
Intanto sul
muro in fondo
Le ombre di
Platone sul muro di Be Cause.
Dall'installazione
duplice di un classicismo incorniciato e plasticamente emergente dalla parete
con la commistione della fibra fluorescente del filmico video che inonda il
biancore del calco umano, del corpo. Una duplice storia concettuale sul bianco
e sul rosso, sui tanti colori mandati dal fascio di luce a calare dalla testa
sul corpo che immobile sta. Si muove su questo lo sfruculiare di un bastoncino,
di un elemento che da fuori freddamente lo sfida. Lo inonda di sangue, lo
sporca, lo incatena in armatura medioevale, lo veste di puzzle, lo
brucia e lo lascia. Riprende infinito sul muro l'eterno contrasto fra un
classico e moderno, fra stasi e movimento, fra osservazione e commistione, fra
forza e debolezza, fra fiaba e mostruosità da derubricare nell'eterno sforzo
del debole di potersi difendere
Dalle tele gli occhi sparluccicanti, irridenti, grandi occhi protagonisti di favole nere che Gerlanda dipinge a chieder perchè di tanta piccineria, di tanta ignavia, di tanto consenso e silenzio assenso sul male che vien fatto ad un altro, di tanta malvagità gratuita, una banalità del male disse la Arendt, di tanta allegoria e allegria sul teatro favolistico dell'esercizio di vivere.
Con arte e fiaba
Dalle tele gli occhi sparluccicanti, irridenti, grandi occhi protagonisti di favole nere che Gerlanda dipinge a chieder perchè di tanta piccineria, di tanta ignavia, di tanto consenso e silenzio assenso sul male che vien fatto ad un altro, di tanta malvagità gratuita, una banalità del male disse la Arendt, di tanta allegoria e allegria sul teatro favolistico dell'esercizio di vivere.
Con arte e fiaba
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