lunedì 30 novembre 2015

Dejavu Come regalo di compleanno



 Dejavu, come regalo di compleanno a Salvatore e a tutti voi.

Apparente, il loro album che ieri sera suonano e cantano nella libreria Tavella.
Ascoltiamo "Fragile"
Un inabile pensiero che mira all'esultanza
Ascoltiamo Il mio paese
Il mio paese è a forma di scacchiera ma senza i re i cavalli e la regina. Borgia
Intanto leggo Solo il mimo canta al limitare del bosco- di Walter Tevis

" Apparente, dice Salvatore,  sono momenti, attimi, storie, emozioni, stati d’animo già vissuti o immaginati inconsciamente.  Con Giovanni  amici da circa 20 anni  suoniamo da insieme da circa 15. L’idea di riprendere a suonare assieme nasce nel Febbraio del 2013, durante una cena tra di noi (Salvatore e Giovanni), nella quale decidemmo di chiamare DeJavu il progetto di una vita suonata insieme. Ci si riuniva quasi tutte le sere tra chiacchiere e musica, si cantava qualche brano che richiamava sonorità già vissute in passato con band del passato come MusaVenale, fondate da noi nel 2000." Per questo DeJavu

 Salvatore Chiarella è la voce del gruppo, e ieri sera festeggiava il suo compleanno cantando e suonando con il  gruppo. Splendido modo di festeggiare, disse Daniela Rabia nel presentarli.
Salvatore nato a Borgia il 29 novembre del 1980; ha conseguito la la Laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo (DAMS) presso l'Università della Calabria.  L'8 agosto 2015 la "Calabria che Rema" lo  ha premiato per l'impegno e il lavoro artistico svolto in Calabria e per la Calabria.

 I sogni, quelli veri, a volte si avverano e travolgono con una forza dirompente… ”Apparente” è il sogno dei Dejavu che prende forma. L'album, pubblicato dalla Hydra Music, è stato presentato all'interno del Museo del Rock di Catanzaro, a luglio di questo anno  alla presenza di Gianvito Casadonte, direttore artistico del Magna Graecia Film Festival, e Daniele Rossi, della Caffè Guglielmo. Presente anche Tiziana De Simone di Emergency perché una parte del ricavato delle vendite dei cd sarà devoluto in beneficenza. Salvatore Chiarella (voce e e chitarra), Giovanni Posella (voce e chitarra), Luca Migliazza (batteria) e Luca Chiarella (basso ): questi i nomi dei componenti del grupporock
e... con Matilde che sta sul pianoforte a suonare insieme a Luca, e con Domenico Dara ed il suo Breve trattato sulle coincidenze, romanzo che da Borgia passò per andare a San Floro e per  poi restare col postino di Girifalco,  noi auguriamo che questo gruppo canti e suoni per valli e per monti seguendo con  il postino e Matilde la via maestra della poesia. Evviva 


domenica 29 novembre 2015

Panorama di Tommaso Pincio

"Mai, La parola chiave è mai" Mai si erano incontrati, tuttavia lui,   aveva osservato per ore, per giorni, per quattro anni le foto, "scatti della mente, di una memoria immaginaria nella quale la persona di Ligeia era ricomposta in ogni dettaglio, inclusi quelli che non poteva conoscere, l'odore della pelle, dei capelli, il calore dell'alito" Eppure mai si erano incontrati. Un abisso di accidia, una mancanza di iniziativa, un appassimento di mestiere. Che cos'è l'appassimento? Ottavio Tondi, il protagonista di Panorama teneva per sé i veri sentimenti, coltivandoli e coccolandoli nell'eterno appassire ed avrebbe provato su di lui l'amarezza di una verità "che nulla è eterno in questo desolato mondo, neppure l'appassimento" Sarcasmo ed ironia strappano una risata a me, lettrice, che sfoglio i suoi "Quaderni del letto"
Questo è un libro che si fa spazio fra l'importanza attribuita alla letteratura " perché ciò che si dice di un uomo conta, in fin dei conti, più delle sue azioni"
Letteratura: mondo virtuale finora è stato. 
Aveva il campo libero prima del social, delle piattaforme, delle chat. Immaginare era leggere. In Panorama il protagonista legge.
Un narratore lettore che sta seduto sul suo grande divano e legge muto, a noi in platea, la storia del personaggio. Una storia già avvenuta e che lui racconta quando tutto è finito e rimangono solo i libri chiusi in un magazzino. Un narratore senza suono. Non c'è musica nel testo. Una voluta assenza di melodia permea il racconto che vuole proprio donarci l'incubo di un mondo senza suono. Senza voce. Nessuno parla, quasi. Dialoghi che non sono dialoghi. Nessuna alterità nella fissazione del leggere. Come se il leggere non fosse relazione ma alienazione. Spiaggiato il tempo da vivere su fogli libri e manoscritti, il panorama resta quel cerchio di gabbie che stanno sotto una torre di controllo implacabile. Il controllo visivo di chi legge perché non sa vivere. 
Già con  Crocifisso Dentello nel suo "Finché dura la colpa", vediamo un lettore incapace di relazione, un lettore trascinato dal libro, convinto da uno strano personaggio ad allentare ogni legame e perdersi nel solo ossessivo bisogno di leggere. 
Qui nel libro di Tommaso Pincio la scrittura, in simbiosi con la trama, sta ferma. Il mondo è un foglio e un manoscritto. Inimicizie e vendette nascono per un manoscritto.
Caro Tommaso Pincio, hai ragione. La mia vicina, da quindici anni, non mi saluta quasi, per aver allora io restituito suo manoscritto con parole di conforto, di suggerimenti a leggere autori, a sfrondare e aggiustare. Insomma, quello della vicina non divenne mai un libro, credo. Lei non mi rivolse più la parola. Imparato ciò da allora tento di  non dire più niente. Pericoloso è il compito del lettore!
Lo racconti tu dal di dentro, conoscendo quel mondo di scrittori, editori e giornali. Un luogo che nessuno dovrebbe desiderare abitare se fosse in quel modo! Forse un tentativo di dissuasione? Inconscio magari.
 Su tutto sta  la scelta delle parole appassire e passiva... a passi lenti. E nel fermo stare fra le foglie morte e appassite si sente  quasi il puzzo irrespirabile di un mondo fatto da recensioni bastarde e compiacenti, da accordi e cordate, da stantie ripetizioni di citazioni da usare nelle presentazioni dei vari premi, da conoscenze utili e meno utili. Una puzza di foglie marce, di fogli marci.
Il Panorama che Pincio ci fa osservare non è il social ma il reale. Un luogo claustrofobico, collettore di invidie e vendette. Con una web cam puntata su un libro e su un letto disfatto "Finché dura la colpa"
Tutto è irrintracciabile, dall'autrice del libro al manoscritto di un altro, alla donna del web. Niente esiste. Gloria stupenda non è rintracciabile, Ligeia neppure. Come la ninfa di Tomasi di Lampedusa.
Mi sembra che "L'ultima offerta"  fosse il film
Il miglior afrodisiaco è la voglia di vendicarsi. Sappiamo creare solo trappole che siano Second Life oppure Panorama, che sia messenger oppure Neteditor, sono solo trappole. Trappole e buche per far cadere la vittima. Trappole per accerchiare e vendicarsi, trappole antichissime che sfruttano sempre lo stesso oggetto per far correre il soggetto verso la base dove sarà sacrificato. La suspense non cambia. Quanto ci mette per capire l'inganno, la mistificazione dell'innamoramento di una frase, di una immagine ferma, di una fotografia.
Panorama o Facebook simile sembrano. Social insocial. Ci guardiamo e ci spiamo. Lettura muta e poi ci insultiamo. Da lettori ci sta pure l'ossessione dell'oscuro oggetto del desiderio, per dirlo con Bunuel
Se lo chiede anche Pippo Russo in "La Memoria dei pesci"
La piattaforma lì era Second Life.
Second Life "è stato meglio perderti o non averti mai incontrato?" Sulla lavagna virtuale della Self un messaggio con un interrogativo inutile. Sui display di un PC si incontra solo se stessi oppure si perde solo se stessi.
 Inizia così il dialogo interiore della Memoria dei pesci. 
Tutto quello che è stato letteratura ora viaggia dai tasti alla testa di lettori e scrittori in una commistione amorosa e inconoscibile.
 "Nel garage di un amico" dove si trovano tutti i libri di Ottavio Tondi, salvati per cento euro, nella racconti di Poe, Di Bruges la Morta, delLa Vergine di Gloria Stupenda... ancora non scritta.
Genereranno  nuove storie nel regno della Litweb, un andirivieni infinito.
 E nel fare i miei evviva al premio della editoria indipendente vinto da "Panorama" ricordo Sinbad, protagonista di una leggendaria storia di origine persiana che narra di un marinaio ai tempi del Califfato Abbàsside (750 - 1258) e delle sue fantastiche avventure durante i viaggi nell'Africa orientale e nell'Asia meridionale, durante le quali incontra luoghi magici, mostri e fenomeni soprannaturali. Ora Sinbad viaggia nel web e cerca Flavia Lucrezia Panerai,  come tutti noi cerchiamo nell'opaco mondo del web un anima perduta. Lucrezia dove sei? 

                                                                        Ippolita Luzzo

giovedì 26 novembre 2015

UNITER 27 novembre 2015 ore 17 Leggere per vivere. Digesto di Massimo Sannelli




Divertirsi e divergere…
Inizia così la sera  con uno stralcio di una lettera che io ho fatto a Dalia Pelaggi, scomparsa da pochi giorni,  nel novembre del 2011
Cara Dalia        15 novembre 2011
Saprò io scriverti una lettera?
Non credo, sicuramente non la lettera  che vorresti, perché io non so  che cosa tu vorresti sentire.
Posso provare a scriverti quello che io vorrei poter dire di te e di  me, di questa conoscenza recente ma sfalsata nel tempo, nello spazio, nelle sensazioni. Tu, nel tuo libro,” Fuga dal castello” racconti così:- Ci sono, per fortuna sulla terra giovinetti o fanciulline che vivono una vita del tutto normale, casa- scuola - amici - svaghi.
Eppure a volte appaiono assorti in sogni strani … vagano per la casa un po’ trasognati … e se… gli fate una domanda vi accorgerete che non seguono per nulla la vostra conversazione -sognano… fantasie… In questi sogni è riposta la speranza delle fate, poiché grazie a loro le fate non sono ancora scomparse dalla terra.
 E se poi- ma questo non succede quasi mai ma può succedere, i loro pensieri strani non si perdono per via, ma trovano una pur lontana realizzazione nella loro vita, le Fate riacquistano un po’, di vigore… 

Leggere per vivere. Come un raggio di sole
Leggere per vivere
Fra le funzioni fisiologiche necessarie al vivere Leggere non viene citata.
Grave dimenticanza. Mangiare, dormire, respirare, eliminare le scorie, e bere, bere acqua, l’acqua fa bene,  e… leggere no?
E a che ci servono quelle funzioni se non per leggere? Mi sono spesso fatta questa domanda, facendo del leggere una delle funzioni piacevoli per il  mio organismo.
Voi mi direte che leggere è stata una conquista recente nella storia, e rimane  una conquista da fare. Leggevano pochissimi fino al secolo scorso, era una nobile attività un tempo, leggevano nel circolo di Mecenate, i Romani, e leggevano i greci nella Stoà di Zenone, dagli  stoici ricordata e da banale  chiamarlo reading, leggono pochissimi e male oggi in questa  epoca bombardata di immagini senza riflessioni, al tempo degli analfabeti funzionali
“L’ analfabetismo funzionale  designa l'incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Quanti si facevano leggere le lettere, una volta! In contrasto, chi è funzionalmente analfabeta ha una padronanza di  base ma con un grado variabile di correttezza grammaticale e di stile e quando sono posti di fronte a materiali stampati, costoro non sanno  come riempire una domanda d'impiego, capire un contratto vincolante, seguire istruzioni scritte, leggere un articolo di giornale, leggere i segnali stradali, consultare un dizionario o comprendere l'orario di un autobus. E non dovrebbero votare!” e nemmeno comprare libri di Vespa!

Quindi Leggere è ancora una azione di lusso, in dote a pochi che sanno cosa leggono, che comprendono il testo scritto, che sia una lettera oppure un divieto, una ordinanza oppure un bugiardino sulla scatola di un medicinale. E questo nelle azioni del quotidiano.

Leggere vuole attesa e tempo, come pausa dal giornaliero scorrere degli eventi. Una azione visiva ed immaginativa. Vediamo  sotto i nostri occhi parole legate in frasi, in periodi, in costrutti lessicali e intanto costruiamo con quella lettura immagini, situazioni e paesaggi come registi.
Ognuno di noi è il regista del testo che sta leggendo.  Sappiamo così bene dirigere e dare le parti ad attori che, spesso, il nostro film è sempre più bello di quello che vediamo al cinema, quando il romanzo letto viene portato sullo schermo.
Viviamo poi il testo. Leggiamo un fumetto, Superman e siamo noi, Superman, immedesimazione, altra splendida attività della lettura e trasposizione.
Regia, sceneggiatura e interpretazione. Chi di noi non è stato Tex, oppure Elizabeth di Orgoglio e pregiudizio?
Nella storia infinita, romanzo per ragazzi  di Michael Ende,  il protagonista è  un bambino del mondo reale, che, leggendo un libro sul Regno di Fantasia, si ritrova  coinvolto negli eventi del racconto.
Stiamo infatti tutti nei romanzi che ci rapiscono. Non tutti i romanzi posseggono questa magia. Solo i libri magici come Il libro selvaggio di Juan Villoro…
Un mondo che non avremmo conosciuto mai se non lo avessimo letto! Sia nella forma narrativa che in testi Geografici, l’atlante, sfogliato e risfogliato, Testi scientifici, la cellula, Testi naturalistici, i Fiori, La fauna. Libri e giornali, Fumetti e settimana enigmistica. Testi di ogni formato. Il grande libro della matematica, dei numeri, dei triangoli, dell’architettura. E sopra tutti  il Dizionario. Non si può fare a meno di leggere il dizionario
Come sarebbe stata povera, piatta ed inutile la nostra vita se non fosse stata sollevata dal quotidiano e trasportata nel mondo della conoscenza e della lettura! Quale noia sovrumana ci avrebbe afflitto per giorni e giorni se non avessimo avuto in mano “I ragazzi della via Paal” nella nostra infanzia? “Piccole donne” “Incompreso” “ L’isola del tesoro” Con quale libro avremmo lenito i nostri mugugni, le incomprensioni e le ingiustizie subite nell'adolescenza? Come avremmo immaginato il nostro amore se prima non lo avevamo letto? E come avremmo vinto la pigrizia di metterci in gioco se Oblomov non ci avesse ammonito che avremmo perso tutto restando immobili a fantasticare?

E di cosa potremmo parlare con gli altri se non delle letture fatte? Siamo tutti ignoranti delle letture che ha fatto un altro! Ed ogni volta,  che una persona mi parla di un libro che io non ho letto, sento una mancanza, una terribile povertà, e mi ripropongo che dovrò conoscere quel libro, quell'autore. Impresa sovrumana perché non si può esaurire la conoscenza degli innumerevoli romanzi.
Comunque una conversazione sempre viva rimane…
Beh certo, alcuni parlano di pettegolezzi, magari così per distrarsi, ma a me annoia sapere le corna, oppure le malattie, oppure se ha cambiato auto tizia o caio, invece voglio sapere cosa legge, se le è piaciuto e perché, fosse anche un semplice giornale oppure un trafiletto. Che poi io adoro le cartoline di Barbato, La Stanza di Montanelli, La bustina di Minerva…
 Una volta ho scritto che  non saprei immaginare la mia vita senza leggere. Senza scrivere invece posso. Senza leggere impossibile.
 Mi ha risposto Martin Angioni: Tutti lo dicono. Me lo disse la prima volta Saverio Vertone nel 1985. Poi l'ho sentito ripetere non so quante volte... è così per tanti
Io ribattei: Per tanti che abbiamo trascorso i nostri giorni leggendo, questo sì. Diciamo di aver casa invasa di libri, letto invaso, comodini con cataste di libri.   
Ho una concezione animistica della lettura, come azione vivente. Quindi per me i libri vivono, parlano, si muovono e si spostano per incontrarsi tra di loro. Non parliamo poi dei personaggi! Escono dal libro e si siedono al tavolo affollato senza commissione nelle commissioni per gli affari zoppi del senato. Un tavolo molto chiacchierato
Leggere è vivere perché è una  relazione . Scrissi due versi per dirlo
Ti presto un libro/La lettura musicale della relazione con tutti voi, con tutti loro, con i miei simili.Ti presto un libro... me lo restituirai?/A volte no, a volte sì./Lo ricomprerò./Uno spartito musicale che sarà suonato da me e da tanti su tasti di pianoforti/ di pianole/di pc/uno spartito suonato suonato suonato/stonato o meno/che melodicamente intreccia e intesse cori antichi a moderni lai/scrivendo scrivendo piccine invidie e desueti languori./C'è chi si relaziona  agli altri con un portafoglio, chi si relaziona con un palazzo, con un gelato/io con un libro/tramite e passaporto verso il tuo mondo, il vostro mondo/il mondo delle frasi fatte e rifatte con il Perlana... sempre nuove!


Dopo tante letture una volta tentai di scrivere la biografia di uno scrittore. Avevo letto tanti suoi racconti inediti e nella parte conclusiva io stessa argomentavo quello che dicono tanti e cioè che leggere è vivere, scrivere vien dopo, dopo la lettura. Chi non legge come fa a scrivere?
“Una biografia di un scrittore, un tentativo di tracciare  le suggestioni che lo hanno spinto a scrivere - l’amato Baudelaire il canto eterno del viaggio, dell’andare per vedere, il canto di Ulisse, il canto errante  di tutti noi  sperduti  con gli occhi nell'immensità. Baudelaire - Goethe, il mio doppio, lo stesso cielo, immodesta ma dico  da immodesta lo stesso sentire-la ricerca dell’assoluto nella molteplicità dei rapporti - Pirandello –Uno, nessuno e centomila -a ciascuno il  suo. Sciascia
Montagne, scaffali, tavoli di libri, sfogliati, amati, prestati, perduti.
Libri che faranno altri libri, che si moltiplicheranno, perché  sono cresciuti  in noi e vorranno vivere  prepotentemente. Come il soffio vitale  si fa largo anche nella costrizione.
Come un raggio di sole .


E poi continua così  con altri libri che  mi giungono a casa per posta come questo di Massimo Sannelli, di cui oggi è il compleanno ed il suo onomastico essendo nato il 27  novembre del “73, come Bruce Lee dice lui. Sessanta copie, un libro che non potrete comprare e che si può leggere se si sta nello stesso regno, che non è più quello delle librerie, molto spesso. Lui è un poeta, un attore, un giocoliere della parola. Mentre noi siamo qui lui  a Roma a recitare il monologo di Palinuro alla Camera verde, in una tre giorni dedicata al film
C’è un modo di essere poeti che esula il banale gioco dei salotti e delle corti, dei premi e delle conventicole ed è il modo del riconoscersi. Se  riconosciamo l’altro e  chi siamo capaci di riconoscere fa la poesia del nostro vissuto.


 "Prima o poi, inizi a riconoscerti in una strana disperata felicità, che si getta su tutto, filologia cinema teatro prosa traduzioni viaggi insegnamento editing pianoforte" cosi dice Massimo Sannelli e questa felicità si chiama arte, aggiungo io.
Leggere per vivere, per leggere noi stessi raccontandoci.
Come si racconta la voglia di raccontare sé stessi? Alcuni non si fanno problemi e raccontano fatti che gli sono successi e parenti lontani e nipoti da accudire e case, da spolverare e tenere in perfetto ordine per 50 anni, altri invece fanno letteratura di sé stessi ed è come leggere la vita di tutti noi con le nostre stesse faglie. 
Per parlare di Massimo Sannelli e di Digesto da giorni sposto il libro dalla camera da letto in cucina, poi sul tavolo del soggiorno, e continuo a raccogliere e a leggere interviste di Massimo su riviste letterarie e programmi televisivi. Sono convinta che non posso, che non sarò in grado di dare un sapere che non conosco, ma sono altresì convinta che l'elettricità del testo possa percepirsi solo leggendo. Così nella mia impreparazione ed incoscienza inizio questa lettura di Digesto. Un diario a giorni musicali con inizio  Allegro maestoso e finale Allegro moderato ma rubato.
 Può essere che siamo tutti a confessarci. Una confessione scritta fra il 2000 ed il 2014 da cui io estrapolo un filo tenue, quel filo unico che potremmo scrivere tutti noi con il desiderio di avere una guida, un Virgilio, di avere uno stile personale ed una coscienza per affrontare quel che è la nostra storia, il nostro libro, quello che leggeremo solo noi. "Qui devo essere il tuo duca, sì, voglio dire: la tua guida.  " Oggi abbiamo cinque anni e non abbiamo la gloria: siamo nell'imperfetto e non abbiamo stile-tu ce l'hai? "

"Che cosa sei, senza coscienza, che cosa sei? Come una ruota persa, un ciondolo...(una memoria molto lunga, che lega tutto, tutto a tutto.)"
"La via maestra è la storia. La storia sei tu. Rileggi."
"c'è un impero privato. c'è il muro della confidenza, la sua fine, c'è la confidenza bloccata, la sua fine, quasi con tutte e tutti."
"Esiste anche la solitudine e non c'è niente di male. Infine ci sono altre paternità, segrete e delicatissime."
"L'emozione è proprio come questo inizio, e i libri non sono miseri, ma celesti"
"La salamandra-dicevano-sopravvive al fuoco. resiste. Forse fu così. Ma resistere non è amare. Per questo gli amori finiscono: perché resistere non è amare e resistere è un esercizio. capisci questo? Resistere è un lavoro."
"La solitudine diventa fortuna e prima fu la diversità"
"Il cervello accumula dati. gli uomini fanno così. Quante arie ha quell'opera? Tante. Quante? voglio il numero. Ecco, l'uomo fa così: misura tutto."
scrive di padri che non sono mai esistiti, se non per convenzione, scrive di diversità e di apparenza, di segni e scrive che "tre cose verranno meno: la parola senza santità, la speranza che si gonfia, la necessità di dimostrare. A poco a poco saranno deviate in un altro campo, tempo, mondo; quindi scompariranno.
"Nella  parafrasi  appariranno tre cose buone; la parola santa, la speranza senza orgoglio, la semplicità dei discorsi   
leggo Isaia versetto 44 " Dio dice al suo popolo Tu sei degno di stima", la sapienza era solo istinto. E la violenza subita, e " Una collana di appunti-gioielli-lunga come tutto il tempo da vivere: non è un sogno."
Nella veggenza del poeta ci sta un morirò a Parigi, come Vallejo, e poi" tu, tutto, il doppio di tutto un mondo si riduce ad una biglia, una palla che salta che fa pim pum: tutto si vede, tutto si paga, tutto si dà; e tutto si organizza, ma poi si perderà. Chi lo sa si prepara." E non posso finire se non vi dico insieme a Sannelli cosa sia un libro, il nostro da leggere
Si chiama Digesto: il libro c'est moi e mangia, contiene, consuma(conserva un po') ride pure e si osserva. e la memoria vuole rigore...
"riscrivere è il piacere, rifare tutto è bello. Uscire dalla porta è buono. Non farsi più insultare, non perdere dignità" Sono cose importanti. Digesto per noi sarà  leggere per vivere. Per divertirsi un po' 


Ippolita Luzzo


Oggi Apparizione di Maria in rue du Bac a Parigi 

lunedì 23 novembre 2015

Real Doll di Rialzo


Edizione EpiKa

"Rialzo, con tanta ironia e, a volte, con brutalità ci fa  incontrare personaggi, nostri vicini ossessionati dal sesso e dal vino bianco ghiacciato, dall'estetica e dalla propria affermazione intesa semplicemente come possesso di corpi o pezzi di corpi.
E allora Real Doll può diventare una piccola, brutale, boccata d’ossigeno, perché ci può aiutare a uscire dal cicaleggio quotidiano, dominato da ignoranza e superficialità, costringendoci ad aprire gli occhi o, forse, più umanamente, ma consapevolmente, a chiuderli" Così Alberto Ronchi nella prefazione.

Evviva, scrittura godibile e scorrevole, un piacere tattile seguire più che i fatti, non ci sono fatti ma sfatti, seguire questo modo di raccontare e farsi trascinare in un taxi letterario per un piacere di lettura
Leggo di una cena fra amici
I dialoghi erano inutili. Le poliedriche malattie infantili, gli anacronistici aneddoti di quando si era giovani, i costanti problemi sul lavoro, il clima del cazzo che è cambiato, le prevedibili conoscenze comuni, le mete delle prossime vacanze, sempre insignificanti, le infinite frasi di circostanza. E tante battute d’astio tra i coniugi, corredate da altrettanti sguardi di un’intesa perduta per sempre.
Poi di un uomo che ha tutto, donne soldi e motori eppure non ha 
L’ossessione di non essere desiderato e apprezzato e voluto e cercato per quel che era veramente in fondo al suo cuore assunse sembianze così grottesche che un giorno decise di cambiare aspetto. Si tagliò i capelli, se li tinse, via i soliti abiti, via tutto. E si trasferì dove nessuno, in teoria, lo conosceva. Frequentò bar e localini, dove conobbe donne di ogni razza e religione. Fece di tutto per essere se stesso e mostrare le sue doti, le sue qualità, il bello che era certo vivesse in lui.
Poi un uomo che vorrebbe nessuna complicazione con donne e paga, eppure 
Era stato classificato, identificato, bocciato come cliente sentimentale. Uno sfigato spaziale. Irrecuperabile e inguaribile. Pareva proprio essere vittima solo di se stesso e del suo inguaribile cuore. Che, senza quell’amore da cui voleva scappare perché troppo travolgente e risucchiante, non riusciva a combinare nulla, con le donne. Neanche con quelle a pagamento
Poi
Non avevo amici, vivevo nella più profonda solitudine. Nessuna relazione sociale, niente cene, feste, strette di mano, pacche sulle spalle, baci e abbracci. Quelle cose le lasciavo ai sentimentali, ai romantici, alle femminucce, agli smidollati, a quelli di buon cuore, a tutti coloro che credono in qualcosa. Io, le mie insicurezze, le avevo annientate con la chimica. Risolte tutte, una riga sopra, una nuova vita.
La mia violenza, l’unica violenza che esercitavo, se di violenza s’intende parlare, era l’abbandono che ne seguiva. Che loro non riuscivano mai a gestire e accettare, e che le annientava, perché falliva il loro progetto da crocerossine, mentre imperava il mio gelo e la mia inafferrabilità. Quella era l’unica vera violenza. (L’indifferenza?)
Scrivevo e leggevo. Mangiavo leggero e bevevo acqua frizzante. Nessuno mi cercò, né mi venne mai a trovare. Con mia grande gioia e felicità. Quando giunse la mia ora, neanche me ne accorsi. Mi addormentai come la sera prima, sereno. E non mi svegliai più. E così anche la morte passò, inosservata e indolore. Come tutto, alla fine.
Ed infatti dicevo io, leggendo, ora ci arriviamo all’indifferenza. Perché non ha senso fare tutta questa attività…
Sì, perché il problema, per quanto possa apparire paradossale, non era solo dovuto al fatto che fisicamente ero distrutto. Era soprattutto legato a una sorta di indifferenza, che non mi sarei mai aspettato, indotta da questa intensa e tanto desiderata attività sessuale che però, alla lunga, mi stava stancando, in tutti i sensi
Poi la finzione 
Continuiamo a fingere di credere a un mondo fasullo, fatto di rivoltante ipocrisia e artefatta tolleranza, dove le coppie che non parlano più, non comunicano più niente, non si guardano ormai neanche negli occhi, non condividono neppure un respiro uno sguardo una cazzo di carezza perseverano nell'eterna recita dell’indifferenza mascherata a nozze. E quindi tollero
Beh, Mica tanto! cosa tolleri?
Resurrezione, il racconto cruciale ed ora leggo dalla fine e finalmente rido…Una  Real doll? A pranzo o a colazione? Ahah

Fra violenza e abitudine, atti ripetitivi e ginnici, nella totale inconcludenza del rapporto che slegato non sarà mai dalla nostra umanità, certo animale ma non troppo, leggo i racconti di Rialzo su un mondo che non conosco ma che presumo possa esistere e che sia ben frequentato. Una volta una mia amica mi portò alla cena sociale della sua scuola di ballo aggiungendo:- A te non piacerà-
Ed in effetti lei ad un tavolo affollato mi mostrava coppie con accanto i relativi amanti di cui tutta la compagnia sapeva. Mi fece tristezza la cosa, per la gratuità e lo squallore della rappresentazione non tanto per una remora o un giudizio, quanto proprio per la cosa in sé.
Una grande tristezza sullo squallore che il  corpo possa dare dopo le abbuffate di qualsiasi genere, da abbuffate di cibo, di alcool, di droghe o di sessi, di qualunque misura e colore e genere… in triplice fila. Ahah la risata sardonica del nulla che abbraccia un altro nulla.
Poi tutto questo genera depressione, violenza, disprezzo, nausea, per dirlo alla Sartre, oppure alla sarta.
Ridendo come una matta credo che questi racconti generino ilarità, che siano quindi un antidoto al prendere troppo sul serio quel terribile circo sul sesso che vende tutto in tv e sul web.
Poi continuo e Due per la strada è il film

Lui neanche mi degna di un sorriso, un’attenzione, un complimento. Sempre preso a fare lo spiritoso con tutte, a bere come una spugna, a tessere tele occulte, costruite sulla menzogna, che una volta non ce ne dicevamo neanche una di bugia, non ci sono mai appartenute, e adesso guarda qua che schifo, porca puttana, a seguire il canovaccio di una vita che non voglio e non ho mai voluto.
E poi ci sono quelle due o tre che ucciderei. Ma non posso. L’ho promesso, l’ultima volta che abbiamo parlato"
Troppo avanti
Stop
In un susseguirsi di terribili situazioni poi la bambola o un bambolo ci sembrerà una liberazione. Testo teatrale sicuramente, ne sono certa.

domenica 22 novembre 2015

L'idea della poesia è la prosa. Massimo Sannelli

Centro Culturale La Camera VerdeDirettore: Giovanni Andrea Semerano via Miani Roma Giovedì 26, Venerdì 27, Sabato 28 novembre 201519.00/20.30

Monologo di Palinuro di Fabio Giovinazzo 2015
Mentre io farò relazione a Lamezia su "Digesto" e dirò più o meno quello  che riporto qui, Massimo Sannelli sarà voce e autore  nel Monologo di Palinuro a Roma.
"Dalle Nuove Prose"
Tutte queste cose non finiscono più e ora si capiscono: perché dopo i 40 anni si capisce meglio l’*uso della diversità*. "Chi gioca non ha bisogno del giocattolo, ma di un atteggiamento. Gioca chi sa giocare, come sempre" dice Massimo Sannelli "
Da un articolo suo su Trentino Libero "Le mani volano qui sopra, sui tasti, come se fosse una cosa seria (divertirsi sì, ma giocare no, perché siamo adulti) (e un artista non gioca mai, veramente) (e io non gioco mai, veramente, neanche quando faccio la scena del prete e delle suore con le allieve, o la scena scema in cui io abito in via Di Sviluppo, e tu? "io abito in via Col Vento", e una vive in piazza Pulita e l'altra in via Vai, e io credo che andrò in via Di Qui). Dunque: ho fatto un corso a Milano, e quando lavoro con le donne lavoro bene.
Capite che io esagero, dico mille per dire cento, e cento per dire uno, e quando dico UNA cosa non dico niente. Così sono qui, non retoricamente, per insegnare. Sono dove sta lo specchio, che aiuta il santo narcisismo; e dove manca lo specchio c'è Narciso – e il Fauno – e Narciso sa guardare perché sa guardarsi, e il Fauno sa come fare.
Poi sto facendo un film nuovo, da attore. Un altro l'ho scritto. Il suo stilema è questo: se hai paura della storia, perché ti fai vedere? Ma io non ho paura della storia. Proprio della storia dovrei aver paura? E per questo mi faccio vedere."

e nell'articolo di Fabio Zinelli in Semicerchio su Massimo Sannelli, Scuola di poesia, Montecassiano (MC), Vydia editore, 2011 

"Spesso invece la chiarezza ricercata è ambigua: «Infatti la chiarezza non è chiara. La chiarezza è un risultato, non uno stato. Per molti di noi la chiarezza è solo una catena volontaria», e vale dunque per Sannelli quanto è detto qui di Pasolini: «La tendenza stilistica di Pasolini è questa: sintassi e lessico comuni e comprensibili, significato allusivo e oscuro».
 «ho scritto abbozzi e appunti per spettacoli che NON VOGLIO né dominare né dirigere». Viene inoltre anche da pensare che la poesia in versi possa essere considerata eccesso di stile, forse anche violenza, e che per questo possa mettersi da parte: «la poesia esiste. la poesia può toccare molti. si vanta e si gonfia [a differenza della carità], e spezza il silenzio»
E la prosa è una prosa vocale, che può scandirsi con le pause ‘respirate’ della poesia: «Ora pensiamo che ci sia un corpo. Immaginiamolo vivo. Poiché è vivo, è attraversato da aria che entra ed esce. Il corpo ha cavità e risuonatori: dunque è uno strumento. La voce è aria intonata, dall’interno – il ventre – del corpo; esce dalla bocca, che mangia il cibo e prega e bacia e fa godere [è sempre la stessa bocca]». Forse vale per la poesia quello che è detto valere del desiderio: «e anche il sesso è morto. / o meglio: il sesso è diventato informe: è ciò di cui si parla – in assenza o per eccesso di desiderio. Intanto il desiderio si spreca». Verrebbe quasi da interpretarsi come affermazione per cui la prosa non possiede il corpo sessuato del testo, è invece lo spazio metrico fecondo di Amelia Rosselli (vero orizzonte tutelare del lavoro di Sannelli), quel terreno fertile in cui le forme poetiche e ritmiche nascono e si sciolgono come in una terra che le nutre, come scriveva Walter Benjamin (Il concetto di critica nel romanticismo tedesco), ad autocommento dell’assioma che potrebbe ben figurare anche ad epigrafe di questo libro di Sannelli: «L’idea della poesia è la prosa»

sabato 21 novembre 2015

La prima cosa che la lettura insegna è come stare soli

Da Jonathan Franzen. Leggo questo post di Pietro che abita a Terlizzi, di più non so, e sotto metto un mio pezzo su Parigi. Lui mi risponde così: Bello.Con i libri anch'io ci sono andato tantissime volte, se pensiamo che noi lettori viaggiamo essendo trasportati dai libri c'è da essere felici, anzi felicissimi, perché essi sono delle locomotive lentissime e bellissime che senz'altro ti conducono in posti stupendi.In questo periodo mi trovo a Zardino con Sebastiano Vassali, ma sono stato anche in Francia- per ritornare al tuo discorso- alla ricerca di Dora con Modiano, in una Parigi sotto assedio dei nazisti.

Io ignara ho risposto di aver scritto il pezzo su Dora Bruder
e lui mi risponde così: Ippolita Luzzo, dopo aver letto quel pezzo, ordinai il libro.
Una vera felicità per me e la responsabilità che sento sempre quando mi accingo a scrivere di qualcosa, che mi piaccia o no.
Se scrivo per i miei lettori, pochi o molti, sono una garanzia, instauro un rapporto di fiducia e la lettura diventa quel ponte dove sostare con  piacere  e guardare il fiume che passa.

lunedì 16 novembre 2015

Matilde come Pallade dalla testa di Daniela


Matilde come Pallade dalla testa di Zeus

"Dialoghi degli dei" di  Luciano di Samosata  
Data di nascita: 125 d.C., Samosata, Turchia
Luciano di Samosata è stato uno scrittore e retore greco antico di origine siriana, celebre per la natura arguta e irriverente dei suoi scritti satirici. Fu esponente della seconda sofistica, e simpatizzante dell'epicureismo Una gustosa e umoristica interpretazione del mito della nascita di Pallade Atena ci è offerta da Luciano in questo dialogo in cui Zeus viene rappresentato in preda ai dolori di un parto cerebrale.  Atena che sta per nascere, dopo che Zeus, unitosi con Meti, avendo saputo che il figlio che ne sarebbe nato lo avrebbe detronizzato, inghiotte Meti incinta, che dal ventre continua a dargli preziosi consigli. A tempo debito Zeus é colto da terribili dolori al capo ai quali deve porre rimedio Efesto, urgentemente chiamato, il quale, da titubante ostetrico, darà con la scure un fendente al cranio di Zeus, da cui nascerà, nella sua bellezza e nel suo splendore, Atena.
Intanto vi dico che Luciano sarei io, oppure io sarei anche Efesto che con la scure immaginaria ho fatto uscire Matilde dalla testa di Daniela. 
Era infatti l'estate del 2014, vero? forse un po' prima, e Matilde cominciò ad apparire nella testa di Daniela, una Matilde  irrequieta, viaggiatrice. Da quel momento non c'era incontro in cui Daniela non mi dicesse dove era stata Matilde, senza però osare farla nascere. Mille scrupoli si frapponevano a questo desiderio. E se poi a Matilde il mondo non piacerà? E se Matilde non piacerà al mondo? e chissà se faccio bene e chissà se faccio male... lei mi diceva mentre continuava a presentare libri e a scrivere articoli su altri avvenimenti per Soveratiamo.com.
Un bel giorno di questa estate io prendo carta e penna, non l'ascia di Efesto e la costringo a mandarmi il file e poi l'ostetrica letteraria  la deposita in fasce fra le braccia di Pasquale Allegro, che farà da tramite con Casa Editrice e voilà, Matilde nasce il giorno degli angeli il due ottobre ed è subito un successo, va a scuola, al liceo Campanella e  sarà quel giorno una studentessa modello, con Libriamoci.
Libriamoci nel volo e ora, secondo Daniela,  ridivento un Virgilio nell'accompagnare Matilde a scuola ed in libreria, cosa che faccio volentieri e poi  anche io vorrei  spesso un  Virgilio che ci riaccompagni a riveder le stelle. Un Virgilio che ci sussurri le parole" Non ti curar di loro, ma guarda e passa" nel giusto senso di seguire il proprio momento senza farsi legare da pastoie inesistenti. Nel Canto III dell'Inferno, al verso 51, Virgilio, guida di Dante, sta descrivendo i cosiddetti "ignavi" (un'attribuzione – in realtà – mai usata da Dante ma nata in seno alla critica), cioè i vili, "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo":

« Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa. »
E con questo consiglio sempre attuale seguiamo Daniela nella strada della scrittura che si chiamerà futura... come la canzone di  Lucio Dalla.


Matilde letta da me
Matilde, il racconto di una parabola ascendente e discendente, come la vita di tutti noi.
Quarant'anni allo scoccar della mezzanotte di Agosto ed è tempo di bilanci.
 Per tutti i compleanni sono giorni fastidiosi, ci costringono a guardare la sinossi di giorni e giorni, ci invitano a non perder tempo, visto che il tempo va via per i fatti suoi.
Solidarizzo subito con Matilde e la seguo nel suo decidere di trascorrere quel giorno in viaggio, accompagnata da una scrittura che segue i pensieri di una giovane donna su sé stessa ed intanto attraversa i paesi di una Calabria che ama.
 Intimista e descrittiva la prosa dell’autrice, infatti si alternano i momenti, fra pensieri e viaggio, a Placanica giunge di primo mattino per una preghiera alla Madonna.
Intanto la conosco, fra le righe, conosco la stranezza dell’essere speciale, della sensibilità, del vivere fuori del consueto e “lei di messaggi sociali era convinta di darne tanti e a tutti. Quei tutti che si incontrano per caso nel proprio cammino. Il caso; ma non esiste il caso, Matilde lo sapeva bene dentro di sé, esiste una mano invisibile che lega i puntini, esiste la provvidenza o il destino ma non il caso cieco, ambedue ci vedono benissimo invece. Siamo noi esseri umani miopi, ipermetropi, orbi e con le pupille offuscate che non riusciamo a vedere, che guardiamo in trasparenza, che focalizziamo più ombre che luci, siamo noi che perdiamo di vista l’orizzonte.”
Seguendo e “leggendo Democrito “il clinàmen”, il cambiamento immediato delle circostanze senza che l’uomo abbia partecipazione volitiva alcuna, una sorta di sliding doors; ella scopriva così semplicemente ogni giorno su di sé l’attuazione di una verità filosofica studiata nel passato. “
Si ritrova a Maida, davanti la Chiesa di San Francesco, la fontana a forma di scoglio le ricorda una sua caratteristica “e fu l’acqua ad andarle incontro sugli occhi, sulle labbra, in gola. Proprio al centro della gola dove Matilde si era convinta da un po’ di tempo si fosse ubicata la sua anima.”
Sant’ Andrea, Nardodipace, scorrono i paesi della Calabria, come i pensieri di Matilde che, ribellandosi a vivere come le altre, decide di leggere, di scrivere, di scegliere la branda al posto di una confortevole stanza da letto, decide se vuole curare o no i capelli, cosa mangiare e quando mangiare in una rivendicazione di libertà che sfiora l’assoluto. 
Precari. “  Ilde aveva immortalato il suo tempo in un certo qual modo, lei si sentiva vivere nello scorrere degli avvenimenti ma al contempo li attraversava restando immobile. Le capitava di vivere quel concetto fisico dello stare su un treno come passeggero immobile rispetto al treno ma in quiete rispetto alla terra. Una quiete assolutamente errabonda.”
Stalettì, Pietragrande, Montepaone… la bellezza di luoghi azzurri di mare e di cielo, Tiriolo, Torre Ruggero e poi la musica. Musica.
Fra noi ed universo un animismo, questo sente Matilde.
“Nardodipace era essenzialmente paesaggi e i megaliti, queste pietre che Ilde toccò, baciò, assaporò con le mani credendo di tenere in lei la sensazione rocciosa oltre il tatto. Le sensazioni la invasero, la pervasero. I colori, i profumi, un’aria innaturale, un senso di non appartenenza in quel momento a nessuna parte del mondo, un sentirsi ella stessa pietra con una massiccia consistenza. “Ma poi anche le pietre sono animate”
Nel ritornare si ferma spesso al Parco della biodiversità,  si ferma e attratta dalle opere d’arte non si accorge di scendere con la sua auto i gradini. Love difference del Pistoletto, differente modo di guidare…
Un atto d’amore verso i luoghi e gli abitanti, un omaggio alla bellezza e alla commozione, a Cropani, ai gradini che portano al Duomo, alle mille foto fatte davanti quella splendida facciata luogo di moltissimi matrimoni.
  Fra l’infanzia che ritorna e gli affetti che scompaiono per riapparire in altra sembianza, fra il giro degli anni che chiedono scelte lavorative sta la canzone di un amico. “L’astronomo” dell’amico Carmine, il cantautore, che dicevano “L’astronomo sempre con il pallino fisso delle stelle”
E come il postino di Domenico Dara trova a San Floro lo svelamento delle sue origini, del suo significante stare al mondo, così Matilde, da San Floro a Cortale, cercherà e troverà nella lettera, scoperta per caso, una guida. Le tante coincidenze che non avvengono per caso se vengono cuciti quei puntini che sembrano distanti.
Un bellissimo racconto di formazione, scritto con stile leggero e veloce, quasi trascritto direttamente dal pensiero sui tasti neri di un computer  per esser regalati come un fiore, come un papavero rosso nei campi ondeggianti le spighe del sapere.