Verso Sud ogni viaggio è un pellegrinaggio.
Mi conquista la lettura citando un mio caro libro amico "Elogio della fuga" di Laborit, un libro amatissimo, e già tentiamo con lui, con Laborit, ad inseguire la libertà, fuori dagli automatismi socio culturali che ci impongono modelli falsi di concepire il mondo.
Camminiamo, ci esorta Francesco Idotta, camminiamo, come viaggio interiore, ascoltando il nostro tempo, dilatandolo."Un giorno, forse, i continui scambi di corsia, le gallerie buie e inquinate, l'asfalto viscido e le buche, i viadotti altissimi e vibranti saranno solo un ricordo, ma intanto noi avremo trascorso ogni giorno, per anni, se saremo fortunati, una lunga fetta della nostra vita tra questi dedali mefitici, i quali, nostro malgrado, ci avranno segnato l'inconscio" Seguiamo Francesco per i megaliti di Santa Caterina, ricoperti di fossili, sentiamo il profumo dei sorbi, passiamo dal "Pirtusu ru rumitu", l'antro dell'eremita, squartato vivo dai saraceni, e camminando sull'Aspromonte oltre ogni speranza "Tutto giunge lieto, come se stesse lì ad aspettare il nostro cammino disorientato." Mi sembra di leggere, fra le righe, un altro libro molto amato, quello di Pietro Criaco, "Via dall'Aspromonte" su quella via, desiderata e costruita dagli abitanti di Africo e poi impedita dalle autorità, per unire il paese al mare, per quel cammino possibile che Idotta chiede. Camminare in libertà. Nel cammino di Idotta troviamo Santiago di Compostela e Madrid, la Provenza, la Sicilia, e quella gita con gli alunni in Toscana, e poi in Veneto, di corsa come bersaglieri. Per tanti di noi che amiamo il viaggio come luogo dell'anima, il modo di organizzare gite, spostamenti veloci e senza anima, risulta fastidioso e inutile, gli alunni vengono solo divagati, ne siamo consapevoli e ne percepiamo l'occasione persa. Sono così, però, tanti viaggi di gruppo, organizzati con tempi da rispettare e senza un vero interesse alla riflessione, al viaggio sul carro della filosofia. Ed ora andiamo ad Elea Velia, da Parmenide, "Parmenide continua a parlare e a indurre il viaggiatore a cercare, senza tregua, la strada del suo andare, momento dopo momento" Viaggiando con Francesco Idotta arriviamo nella storia, nel Mediterraneo solcato da scafisti con carichi umani da abbandonare, nell'essere movimento di particelle, con Democrito, nel desiderio di una rotta, dovunque essa ci possa portare. E ricordo quel bel passo di Laborit"Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio" Camminiamo per desiderio di una rotta.
Con Francesco Idotta il pensiero di desiderare l'impossibile.
Ippolita Luzzo
1 commento:
Grazie per questo spazio.
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