Odi Quindici declinazioni di un sentimento a cura di Gabriele Merlini
antologia di racconti di autori nati negli anni ottanta-novanta.
"Miscelare e contaminare.Rivolgersi alle voci nuove per tentare di – sosterrebbero quelli bravi –tracciare al meglio ‘il contemporaneo’ nelle proprie molteplici sfumature.Cosa ci circonda e ci aspetta. Ecco quale è stata la pensata. Un tempo di contrapposizioni e distanze – riprendendo la linee guida di questa antologia – declinabile in vari modi" così scrive Gabriele Merlini presentando il testo. Il filo conduttore sono stati gli odi, il variare del sentimento, nelle logiche diverse di ognuno degli autori. Leggo con grande interesse questi racconti e da subito riconosco in loro la bravura di creare il terrore, lo scompiglio emotivo. Soprattutto il primo racconto di Sergio Oricci, Un bel posto per fare l'amore, nella violenza della carezza sulla testa, come si fa ad un cane, nella derisione verso spiriti semplici e poco abilitati alla difesa, racchiude la perversione del giocare con gli altri come se fossero oggetti, giocattoli appunto, con i quali ripetere il gioco dei tre porcellini, e lo spavento della vittima diventa il divertimento del protagonista. Un racconto scritto con ritmo e bravura, come tutti gli altri, però in questo mi sembra vi sia un genere di odio ancora più nascosto, l'odio che porta a divertirsi col terrore e l'umiliazione che si può infliggere ad un altro inconsapevole e indifeso.
L'odio come contrapposizione. Odi ha un titolo che potrebbe far pensare alle Odi di Ovidio oppure al "tu odi". Odio sarebbe apparso troppo diretto ed avrebbe escluso altro grande significato: Odi? Ascolti. Ascoltiamo l'odio.
Forse sarà che l'odio più conosciuto è quello nei rapporti interpersonali, dove proprio dovrebbe esserci la fiducia, fra i coniugi del racconto di Benedetta Bendinelli, Vita da cane, oppure In Disintegrazione di Andrea Zandomenghi. Famiglie malate, come tante. Nel raccontare "Mio padre mi odiava soprattutto perché sono un cefalgico cronico, condizione abbastanza inabilitante ma invisibile: la esperisce solo chi ce l’ha, ogni possibile riscontro obiettivo è vano. Il mal di testa, inoltre, è la scusa per antonomasia. Lui non lo sopportava, gli faceva ribollire il sangue, si vergognava della mia cefalea con la gente del paese" Andrea sceglie un protagonista buono, sono spesso i buoni a subire le angherie dei cattivi, nel narrare tradizionale e modernissimo del nostro vivere quotidiano. Federico di Vita mi regala un modo di lettura dantesca:"Odi", l'antologia che raggiunge l'amore per un percorso accidentato, in questo simile alla Divina Commedia, con i versi di Dante Alighieri "a te convien tenere altro viaggio" per guadagnare il "dilettoso monte", l'apparizione di Virgilio nel canto primo dell'inferno, il viaggio attraverso le miserie umane per giungere al monte: Il Paradiso. Continuo a leggere questi racconti, una antologia frutto di semi e foreste, ci dice Vanni Santoni nella postfazione. Da sempre lui invita gli scrittori esordienti a farsi conoscere sulle riviste, a coltivare relazioni e letture, convinto del valore della semina. Credo sia vero, un ambiente ci vuole per far nascere un fiore. Lo sentii dire anche a proposito di Michelangelo e di tutti i bravissimi che non possono creare se intorno hanno un deserto.
Gabriele Merlini intervistato da Federico De Vita esplicita altro grande compito dei libri e in special modo di queste antologie attente sulla scrittura di giovani bravissimi. Il libro come relazione e conoscenza al di là degli ambiti regionali, ed è così che giunge nel regno della Litweb da amico.
A presto la seconda parte
Ippolita Luzzo
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