mercoledì 1 marzo 2017

Il cocomero di nonna Maria. Tina Anselmi con Anna Vinci

La prima pagina dove metto il segno nella lettura è pagina sei. Tina Anselmi, raccontando la sua storia ad Anna Vinci, ricorda la nonna materna nel gesto del portare un cocomero ai nipoti.
"Nel nostro mondo di bambini con pochissimi giocattoli, la fantasia era la bacchetta magica che trasformava le piccole incombenze quotidiane in occasioni di svago e, così, anche portare a casa il cocomero  diventava per noi una festa. La nonna lo tagliava in due parti uguali, una per me e una per mio fratello, le poggiava sulle nostre teste, e noi ogni tanto ci fermavamo e ne assaggiavamo un po'; poi riprendevamo il cammino e il succo colava, le mani erano appiccicaticce e sporco di rosso, e avevamo i semini neri sul collo e sul viso."
Un mondo fatto di piccole felicità nei lontani  anni trenta del millenovecento. Un secolo che aveva i fanali delle biciclette come odierno messenger. Tina Anselmi ragazza e partigiana durante la seconda guerra mondiale racconta come si preparavano ai lanci degli alleati
"Mettevamo le biciclette con i fanali disposti in modo da formare una lettera dell'alfabeto;quando la lettera era infine composta andavamo a fare girare le ruote i fanali si accendevano. Nell'oscurità della notte la lettera illuminata era il segnale per gli alleati: potevano sganciare il paracadute. E dopo bisognava nascondere il materiale prima di smistarlo." 
La ritroviamo nel 1946 ai lavori del congresso della Democrazia Cristiana "Impacchettate e indottrinate... doppiamente sprovvedute e non pronte a fronteggiare una invasione della vita pubblica nella nostra esistenza" con l'entusiasmo di conoscere De Gasperi, Dossetti, Pertini, Togliatti. Da protagonista sulla scena politica internazionale; incontri alla Casa Bianca nel 1962 con Kennedy, incontro con il Papa Giovanni XXIII e quello con Papa Giovanni Paolo II e il suo gesto conforto a lei alle prese con la vicenda P2.
" Forza, Forza" quando le augurò buon lavoro sapendola presidente della Commissione d'inchiesta parlamentare, incarico che ricoprì dal 1981 al 1984. 

Una vicenda umana e politica senza trucchi, sempre se stessa, senza costruzione di un personaggio, con l'intento di far aderire le promesse a ciò che sarebbe stato possibile.
Nel 1968, prima volta eletta nel Parlamento, i giornalisti presero farle domande sul suo privato, sulle sue scelte e lei si accorse di quanto fosse  forte la curiosità verso una donna che sceglie la politica. Nella grande verità che nessuna vittoria è irreversibile, che dopo aver vinto possiamo anche perdere, Tina Anselmi resta un riferimento di grande idealità e concretezza, di dignità e di affetto per chiunque voglia cominciare ad interessarsi davvero a far politica
Nel compito serio  assunto nell'indagare sulla  P2 spiegò che la P sta per propaganda. "Ora a tutte le associazioni è consentito di propagandare le proprie idee purché si rispetti la trasparenza e non si abbia come obiettivo il sovvertimento delle istituzioni E non fu nella trasparenza che Gelli agì" 
Ne parleremo ancora...
Rimaniamo nella serietà del suo cammino umano e nella giocosità del suo ricordo d'infanzia che ritrovo alla fine del libro non senza un fremito di piacere e di sintonia fra me che leggo ed Anna Vinci che ha raccolto la testimonianza di Tina Anselmi.
Otto Marzo con Tina Anselmi. 

Ippolita Luzzo 

  
Anna Vinci, scrittrice, autrice del documentario" Una vita per la democrazia" insieme a Tina Anselmi ha scritto il libro biografico “Storia di una passione politica” queste le sue parole: " Storia di una passione politica è un ritratto di Tina Anselmi a tutto tondo, che emerge dalle sue stesse parole, raccolte da Anna Vinci con un lavoro fatto con cura, con delicatezza e amore, e durato anni. Una storia integra, di vita e di lavoro in cui Tina compare con quell'intelligenza liquida che la fa scivolare sicura senza mai fermarsi davanti a preconcetti o a inutili divieti.
Cattolica praticante, Tina è impegnata dentro la Dc, ma il suo credo religioso non sarà mai per lei un ostacolo alla comprensione e al giudizio, «La politica è organizzare la speranza. E per sperare negli uomini bisogna amarli. (…) E per questo un politico eletto dai cittadini, che li rappresenta (…) se utilizza"

Nessun commento: