giovedì 19 maggio 2016

La pazza gioia di Virzì e Archibugi

Nei titoli di cosa passano le persone consultate, in testa  il nome del senatore Luigi Manconi, firmatario di una legge del 2015 che riguarda la tematica del film.
Passano psicoterapeuti e psichiatri, personale che lavorano in ASL fornendo servizio  parallelo ai malati, in luoghi   come  Villa Biondi.
Una struttura, dove si accolgono degenti con problemi psichici, donata dai Morandini Valdirana, per tenerci la figlia, Beatrice, una donna che ha dilapidato il patrimonio per amore di un delinquente, una bugiarda e instabile, fragile e ingenua nello stesso tempo.
Una intera comunità terapeutica  si stringe tollerante intorno ai capricci di Beatrice che, con ombrellino e scialle, ordina agli ammalati strampalate sue decisioni. Lei, con il suo agire, ha costretto la nobile famiglia a dover affittare una parte del proprio giardino al cinema italiano, e questo mi sembra il passaggio più divertente del film. 
Altro personaggio è Donatella, con una storia complessa, un tentato omicidio del suo bambino e un tentato suicidio.
Le due donne, diversissime, troppo facilmente si intendono, vanno via dalla struttura, rubano una macchina, mangiano ad un ristorante lussuoso e fuggono senza pagare, poi si ritrovano fra figuranti di un film e scappano via su una macchina d'epoca alla maniera di Thelma e Louise. 
Il film avrà avuto di sicuro buone intenzioni,  avrà voluto mostrare la follia nel genere commedia, con operatori che vanno  a trovare le fuggitive e le riaccolgono nel finale come le pecorelle smarrite tornate all'ovile, eppure  non riesce a convincermi.  
Un film non è sulla malattia mentale, oppure sul disagio, bensì è un film sulla bravura delle attrici, sulla amicizia, che a quanto pare solo i pazzi possono ancora praticare come vera.
Loro si fidano in due e questo mi sembra bello e folle.
Infatti altro momento che salvo nel film è quando Beatrice cerca notizie su Donatella per cercare di esserle utile, per dare quel senso alle cose e alla vita che amicizia può dare. 
Per il resto il film poggia su una sceneggiatura manichea, le due donne, guardate con indulgenza, e gli uomini mostrati come inservibili, l'episodio di Donatella, che fa il bagno in mare con il figlio, è quanto di più improbabile possiamo immaginare. Un bimbo che al mare fa il bagno con una sconosciuta... mah
Ed il finale con la canzone di Gino Paoli, espediente per legare il tutto ad un cantautore amato, mi infastidisce  ulteriormente. 
Amo Virzì, ho amato Ovosodo e Il capitale Umano, qui mi sembra tutto una forzatura, altro che pazza gioia! 
Il pazzo conformismo dei tempi odierni  

2 commenti:

Francesco Filippi ha detto...

Ho vissuto una storia simile tanti anni fa io, simil-Donatella, ho incontrato la mia Beatrice e abbiamo condiviso tanti momenti insieme che rimarranno tra i più belli della mia vita...ti giuro che non ci vuole molto per unire gli opposti e penso che vicende come la mia non siano così rare...la mia Beatrice è ancora oggi, ora che sono guarito, una delle mie migliori amicizie...:-) bacio

Ippolita Litweb ha detto...

Ho proprio detto che salvo quei momenti. Ti credo, Francesco, e sono felice che a te sia successo