Tristezza
con strass. Mestizia di una lei che non
guarda mai. Le donne di Giusi Pallone
Non hanno
sguardo le donne di Giusi Pallone, non guardano, come se non guardando
potessero non vedere la realtà.
Sono dipinte in ambienti
colorati, con pennelli e tele, con unghie smaltate in love e lazzi, eppure non
un gesto, non un fremito vitale. Stanno in attesa, fuggendo, perché sono
fuggite lasciando soltanto un corpo nel letto, come nella canzone Albergo ad
ore.
Colori che
vivi non sono più, eppure mantengono il
profumo del sogno, nei verdi, nella sottoveste che indossa l’altra.
Lei è l’altra, mi sta spiegando l’artista, di fronte ad un dipinto di cui io, per sbadataggine, non ho una immagine.
Lei è l’altra, mi sta spiegando l’artista, di fronte ad un dipinto di cui io, per sbadataggine, non ho una immagine.
Ho però i
volti coperti da maschere, un
particolare che non parla, se non con tristezza. E mentre Tristezza per favore
vai via, canta la Vanoni insieme a Giusi, mostrandomi una corona, poggiata su uno sgabello, corona di un
principe che non ci sta più, perché nessun uomo regge al gioco del principe
azzurro, io guardo golosa quella corona e la poggio idealmente sulla testa di
Giusi, regina del regno che lei si è dipinta.
Sarai regina e regnerai le cose che tu sognerai diventeranno realtà, canta la canzone La Chimera, che io magicamente sento cantare fra i quadri di Giusi in un andante con brio che spazzi via ogni perduta malinconia
Sarai regina e regnerai le cose che tu sognerai diventeranno realtà, canta la canzone La Chimera, che io magicamente sento cantare fra i quadri di Giusi in un andante con brio che spazzi via ogni perduta malinconia
Nel regno
della fantasia di Love e Lazzi si sta come d’inverno sugli alberi le donne.
Fiorirà la primavera, in mostra con Giusi Pallone Da B Cause. Marzo 2015
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