venerdì 1 febbraio 2013

La Batracomiomachia- La guerra dei topi e delle rane



Da Pigrete Di Alicarnasso a noi, passando attraverso Leopardi.

Il re delle rane si offre di portare sulle spalle
 per un giro sul lago il figlio del re dei topi.
Durante la passeggiata un pericolo immediato costringe il re delle rane ad immergersi, causando così l'annegamento del topo. La guerra è inevitabile.

Il poema lascia i topi sconfitti, proprio quando erano certi della vittoria,  sconfitti dall'intervento di Zeus che li incenerisce e dai granchi che li fanno a pezzi.

Nel poemetto I Paralipomeni della Bartracomiomachia Leopardi riprende in mano la storia nel momento finale, dalla sconfitta dei topi, che per lui sono i liberali napoletani, contro le rane, i borboni, aiutati dai granchi, gli austriaci.

La satira offre al poeta un divertimento ed insieme la libertà di dire la sua, da intellettuale, su quanto sia ridicolo l'agitarsi di tutti se il luogo del contendere si sposta dall'agone politico ad uno stagno.

Continuiamo con Esopo e con un'altra favola- Le rane nello stagno-
Se dal nostro mondo precipitiamo in uno stagno e, come le rane  di Esopo, continuiamo a chiedere a Zeus un governatore saggio e giusto,
ricordiamoci che Zeus mandò fra le rane un dittatore che le beccò e se le mangiò tutte.

Rammentiamo che Zeus, nella guerra fra i topi e le rane, fulminò i topi, che, sempre secondo Leopardi, erano i liberali di allora.

Nessuno riprende ora queste due favolette
eppure sarebbe divertente vedere chi sarebbero i topi ora
e chi le rane e i granchi
Forse sarebbe utile riflettere, spostandoci nello stagno e dallo stagno
osservare, prendere appunti e studiare, sentire le rane fare solo cra cra cra
e guardare i topi sulla riva, senza un traghettatore
  e dovremmo arginare i granchi che  organizzano taglienti chele per fare a pezzi e uccidere la democrazia
Sarebbe un insegnamento per tutti, ma nessuno ascolta la classicità.

 Suoni troppi lontani o troppo vicini per essere uditi nel rumore della contemporaneità

Gli aedi suonarono e cantarono ma i rapsodi per riportare i loro canti a noi devono ancora giungere... dal V secolo a.C.




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