venerdì 28 ottobre 2022

Verso il Mar Ionio George Gissing tradotto da Mauro F. Minervino


Oggi nelle librerie il libro di George Gissing, pubblicato a puntate nel 1900 su una rivista inglese molto importante "The Fortnightly Review" e poi in volume nel 1901 e ora con la curatela e la traduzione di Mauro F. Minervino e un testo inedito di Virginia Woolf sui Romanzi di George Gissing abbiamo il piacere di rileggerlo nel 2022 pubblicato da Exòrma Edizioni. Il libro è arricchito con disegni e schizzi originali di Gissing e tiene conto di appunti e note del diario  e dalle lettere ai suoi familiari spedite dai luoghi della Calabria. Scrivo questo perché in passato si è già pubblicato Gissing nel suo viaggio ma non con questa ricchezza di particolari, con un approccio di grande studio e ricerche e con tanta cura. Un vero gioiello come del resto ci ha abituato la 
 Exòrma Edizioni, i cui libri profumano di una pregiata carta e ci inebriano già nello sfogliare. 

Mi sento molto vicina a Gissing per le sue annotazioni sull'incomunicabilità fra le mura domestiche, nella "quotidiana e meschina cronaca famigliare" dalla quale lui cercherà di evadere, suppongo, viaggiando e scrivendo. Le lettere all'amico Bertz, "Trollope?" ed io sobbalzo nella assonanza avendo Trollipp come link nel blog. Molti i libri di Gissing e nella lettera al suo amico Edward Clodd  é anche lui alla prese con un contratto decente e una buona casa editrice, anche lui esprime dubbi sul suo agente letterario! Disprezzo e indifferenza dei contemporanei e ammirazione e rispetto poi per oltre un secolo e ancora nel futuro. Come nei romanzi così in questo diario del suo viaggio da Napoli a Paola, a Cosenza  a Catanzaro, e infine a Reggio Calabria dove fa una visita al Museo ed ovviamente è l'unico visitatore, scopre così che il governo italiano non ha ancora preso il museo sotto la sua responsabilità e incontra il direttore del museo, un uomo entusiasta, dedito alla cura dei reperti, dove aveva speso sedici anni della sua vita e a nessuno interessava. Prima di partire gli fu aperto il libro dei visitatori per apporre una firma. La maggior parte della ventina di firme erano tedeschi e sulla prima pagina trova il nome di Francois Lenormant, Membre de l'Istitut di France nel 1882. Voglio riportare questo episodio per evidenziare con Gissing e con Lenormant di cui ho scritto tanto, tutto lo sciupio, il disinteresse, l'indifferenza, la miseria spirituale di luoghi ricchissimi di storia. 

Amandoli come li hanno amati loro questi luoghi potranno ancora vivere di vita letteraria se non di vita pubblica e di realtà difficile. 

Verso Il Mar Ionio qui con le parole di Mauro F. Minervino:

"Esce il 28, e lo troverete in tutte le librerie. E' un libro a cui tengo moltissimo, più che l'avessi scritto io. 

Io e il suo autore ci conosciamo si può dire da sempre. La letteratura e i buoni libri fanno miracoli e possono invertire la freccia del tempo, e renderci contemporanei. Il genio di Gissing, insieme ai suoi  ventisette romanzi e ai suoi più di cento racconti mi fa compagnia, da quando ancora studente gli dedicai la mia tesi di dottorato in etno-antropologia. 

Questo libro mi è costato molto lavoro, molto tempo, molti viaggi e il rischio di molti "altrove", per inseguirne il suo fantasma situato tra due mondi, il Nord e il Sud, i due poli eterni di ogni fuga, di ogni ritorno, ammaliato dalle stesse sirene che portarono così lontano il vittoriano solitario dalle brume di Londra, lontano, su questi stessi luoghi più di cento anni fa, felicemente perso in cerca della luce meridiana, la vita desiderata, "an other new life". 

E adesso, finirlo e vederlo stampato, dopo anni di lavoro e di vita, molto duri e molto difficili per me, significa (ben oltre gli scopi culturali evidenti nella proposta di un libro così), ritornare a tentare di dare ordine e senso anche ad un grumo di cose così personali da essere diventate col tempo inesprimibili. 

Cos'altro dire di George Gissing, così antimoderno, così innamorato della vita, così scandalosamente "unclassed"? che dire di un inglese che nel 1897 voleva farsi calabrese? Leggetelo, non ve ne pentirete."

Verso il Mar Ionio nel Regno della Litweb orgogliosa di poter ospitare meraviglie

Ippolita Luzzo 

 

venerdì 21 ottobre 2022

Una Partita a scacchi


 Una partita a scacchi 14 ottobre2011 

Ricordo che guardavo affascinata i pezzi sullo scacchiere, il cavallo, il re, la donna, la torre, l’alfiere.

Ricordo la sfida fra un russo Spassky ed un americano Fischer, ma dove?

Bobby Fischer incontra Boris Spassky, allora campione del mondo e vince, è quasi sicuro di vincere il torneo, ma commette un errore incredibile, perde una partita già vinta.

Comincia, allora, a fare richieste sempre più esigenti, si ritira dando la vittoria a tavolino all’avversario.

Fu montata una campagna giornalistica contro, tutti i giornali scrivevano sulle sue stranezze, lo stesso Kissinger chiese a lui di giocare la terza partita. Come una sfida metaforica tra due stati.

Fischer vinse e continuò a vincere per tutta la seconda parte del torneo. Era la prima volta che un americano, veramente un ebreo-polacco, vinceva un campionato mondiale di scacchi.

Stamani, con la pioggia, con il vento, mi sono svegliata così, con lo scacchiere davanti, con le mosse da studiare, con questa triste storia di un uomo geniale, morto a 64 anni ed ormai impazzito con le sue ossessioni.

Bobby Fischer era un genio ma non tranquillo, non risolto, una intelligenza fredda, disturbata da una emotività repressa, una intelligenza monocorde, univoca.

Tutto il mondo lo seguì, in quel lontano 1972, tutti abbiamo detto ooohhh , ma lui che tanto ci aveva sorpreso, infelice e scontento passò il resto dei suoi giorni a pensare  a quale grande cospirazione il mondo avesse imbastito contro di lui, ad una cospirazione giudaica, lui che, probabilmente era figlio di un altro genio della matematica ebreo e da una madre polacca intelligente e capace che studiò,  si laureò, malgrado i tempi e le angherie subite.

E’ morto infelice a soli 64 anni, è morto da solo, senza affetti, perché lui disprezzava la donna, essere inferiore, non invento, disprezzava il calore di un sorriso, di una stretta di mano, di un abbraccio.

Gli scacchi sono una metafora alta, come tutti i giochi, io giocavo per ore a dama, però, col nonno, con gli zii, giocavo e giocavo a carte, imparai il tressette col morto, vincevo e gli uomini di casa   borbottavano –vinci perché non sai giocare- perché giochi senza pensare-

Giocavo per ore negli anni lunghi, lunghissimi del grande sonno, del mondo feudale che avevo intorno, il mondo non c’era a casa mia, non c’era neppure il telefono, che come nel libro – La concessione del telefono – fu messo tardi, fu allacciato da me con un inganno, con una burla, con una bugia.

Le mosse però che io ho imparato mi vengono sole, s’incastrano facili, mi vengono e vanno, ed ora, -lo vedi? -  ne parlo con te, pensando che tu, mi guidi anche tu.

 Una donna da sola che cosa può fare? Se vince, sicuro, un uomo ci sarà.

Ippolita Luzzo



REYKJAVIK - Addio a Bobby Fischer, primo e unico statunitense a conquistare il titolo di campione di scacchi, entrato nella storia per la sua sfida con il russo Boris Spassky. Fischer, che aveva 64 anni, � deceduto in Islanda in seguito a una malattia non meglio precisata. La notizia della sua morte � stata data dalla radio islandese.

Da molti esperti di scacchi era considerato il pi� grande giocatore di tutti i tempi. Soprattutto dopo che nel 1972 aveva battuto Spassky strappandogli il titolo mondiale al termine di una sfida che calamit� l'attenzione dei media di tutto il mondo. Nato negli Stati Uniti, viveva in Islanda dopo la disavventura con le autorit� giapponesi che lo hanno tenuto per otto mesi in stato di fermo per aver utilizzato un passaporto americano non valido. Nel marzo del 2005 il parlamento islandese, l'Althing, aveva acconsentito a riconoscergli cittadinanza per "ragioni umanitarie", perch�, a suo giudizio, era stato sottoposto a trattamenti ingiusti da parte dei governi giapponese e statunitense.

La scelta dell'Islanda non � stata casuale: la storica partita con Spassky del 1972, giocata quando lo scacchista americano aveva 29 anni, si era svolta proprio a Reykjavik e si era caricata di significati simbolici in piena guerra fredda fra Washington e Mosca. In seguito Fischer si era per� rifiutato di difendere la corona contro il sovietico Anatoli Karpov (1975), incorrendo nella squalifica della Federazione internazionale degli scacchi. Da allora non aveva pi� giocato incontri ufficiali fino alla sfida-spettacolo in due fasi (la prima a Sveti Stefan, in Montenegro, la seconda a Belgrado) del settembre 1992 di nuovo contro Spassky (il quale intanto aveva preso la cittadinanza francese).

Le autorit� americane gli avevano proibito di andare in Jugoslavia, allora sotto embargo dell'Onu. Successivamente � stato incriminato per avere violato l'embargo: rischiava, se fosse tornato negli Usa, fino a dieci anni di carcere. Per questo si oppose alla estradizione negli Usa al momento del fermo in Giappone e chiese asilo politico in Islanda.

giovedì 20 ottobre 2022

Raffaele Donnarumma La vita nascosta


Professore di Letteratura Italiana contemporanea all’Università di Pisa Raffaele Donnarumma ha scritto il romanzo “La vita nascosta” con protagonista narrante un professore universitario di Letteratura Italiana,  sarà un caso? " Ho sempre guardato con sufficienza e sospetto a tanti miti e tante chiacchiere sull’ispirazione; invece, ho dovuto riconoscere che l’ispirazione esiste eccome." così ci dice l'autore nell'intervista data all'uscita del libro proprio in questi giorni a Il ramo e la foglia edizioni  e poi ancora " Nella scrittura saggistica, quella cui ero abituato, ho cercato sempre controllo, sobrietà, chiarezza. Qui invece mi sono abbandonato, mi sono consentito lussi di pensiero, di stile e di immaginazione verbale che altrimenti mi vieterei. Ho giocato a volte su una certa non dico oscurità, ma implicitezza o elusività. Mi è venuto del tutto spontaneo prestare molto orecchio alla musica – delle frasi, del ritmo con cui far susseguire le scene, della struttura generale, delle idee. Credo che sì, ad apertura di libro si riconoscano subito una voce e i suoi toni." 

Un divertissement mi è sembrato, un vero gioco di situazioni a volte inverosimili ma certamente godibili nella lettura e una riflessione seria e continua sui disastri della dipendenza amorosa. 

Il protagonista viene lasciato, viene tradito e ha tradito, incontra un altro e un altro ancora, ha un'amica, Anna, alla quale chiede consiglio.

 L'amica mi sembra un espediente letterario per avere quell'uscita fuori dal personaggio e non mi è sembrata nemmeno tanto reale quanto invece mi siano sembrati perfetti tutti i professori incontrati in Università, perfetti nel senso di una loro possibile esistenza reale. Ed ho riso molto, moltissimo, su questi ambienti claustrofobici eppure tanto frequentati, sulle palestre luoghi d'incontri come le aule di un dipartimento.

 Ed eccoci a scriverne per omaggiare una scrittura brillante, con ritmo battente, si inizia a leggere e non si smette o almeno si fa una pausa ma poi si diventa amici del personaggio e ci si ritrova a consigliarlo.

 "Ce l’hai presente D’Attilio? – Il teorico della letteratura, quello che sta a Bologna? Certo: ho anche recensito un suo libro. È uno gentile. – Gentilissimo. Ha il suo bravo profilo in tenuta leather, una specie di poliziotto o nazi, non ho capito bene. – Come nazi? mica è fascio, anzi. Sarà uno che gli somiglia: non può essere lui. – Ah sì?" e siamo precipitati in una commedia plautina, almeno un po', nello scoprire ciò che era nascosto. 

Per questo il titolo La vita nascosta, la vita nascosta anche a sé stessi, ciò che non vorremmo si sapesse di noi, di lui, di loro, ciò che alimenta il traffico delle palestre e dei siti internet, ciò che non so ma mi è stato raccontato ed è esistente, il brulichio come insetti in volo a cercare il fiore. Rido ancora se non fosse che è la distanza a farci ridere, ognuno di noi può essere una caricatura ed è ciò che fa magistralmente l'autore, ci regala delle caricature, ci regala la caricatura dei siti d'incontri, "come la letteratura inizia dove la vita finisce, in rete i più davano sfogo a pulsioni che non avrebbero saputo realizzare, erano nevrotici che affidavano alla tastiera le loro perversioni pur di tenerle a bada." e poi e poi l'amore e poi la noia, e poi la distanza la distanza fra noi e l'altro ed è ciò che il personaggio interpreta, la distanza fra lui e l'altro, la cancellazione dopo la sofferenza e poi "quando non prende nessun canale e nessuna parola si distingue. La distanza. Nelle storie d’amore, come nella vita morale, non esiste nessuna legge che valga per tutti, e basterebbe questo a far capire quanto sia contraria alla ragione la pretesa di imporre norme e divieti in quelle materie. Il cielo stellato sarà pure lo stesso, sopra le nostre teste; ma sprofondati dentro di noi, gli imperativi diventano dialetti, e neppure: gerghi idiosincratici che anche se li pronunciamo in pubblico non è detto si possano comunicare. Così, raccontare storie sentimentali produce l’illusione di ripetere sempre la stessa, insopportabile solfa; e invece, la superficie piatta della noia nasconde piccole schegge senza forma, disperse" e noi le troveremo queste schegge leggendo La Vita Nascosta di Raffaele Donnarumma

Ippolita Luzzo 


mercoledì 19 ottobre 2022

Quando saremo grandi Antonella Caputo


Pubblicato da Les Flâneurs Edizioni nel settembre del 2022 con copertina immaginante di Sara De Carlo, mi giunge in lettura e mi fermo sui colori dissolti sulle porte e sulle finestre tremolanti, sulla bicicletta che passa con una persona che va che va che va. Altre persone sono sedute su un muretto o su una panchina di una città, chissà quale sarà. E nel ritornare alle domande anche il libro ha tante domande, anche i personaggi si fanno tante domande, anche l'autrice fa come tutti noi domandandoci cosa sia successo. Un muretto, il lungomare del Salento, il muretto dove si sono incontrati da ragazzi i personaggi del libro poi diventati adulti

Laura ha una mamma che si spaventa per un ragno, che ha una psicosi con allucinazioni visive, Riccardo suona il violino, e intanto studia diritto amministrativo, anzi ha appena superato l'esame, Rebecca è quella senza pretese, la donna con cui Riccardo può uscire senza chiedere, la donna che a lui piace. Intanto Marina si laurea in medicina  e Matteo continua a corteggiare Laura 

intanto Elisa e Stefano si erano sposati quando Elisa era giovanissima e avevano una bimba. Stefano insegnava sociologia del lavoro. Elisa se ne era andata poi lasciando Gaia, la bimba, con il padre, a chiedersi perché

Intanto le cose della vita si complicano terribilmente e ritroviamo Stefano sul lungomare a cercare Gaia scomparsa. 

Vi lascio qui a leggere le avventure e disavventure a seguire i personaggi battersi e dibattersi fra le strettoie del vivere, della infelicità, del disturbo di relazioni, dalla crescita.

Antonella Caputo riesce a tenerci stretti sul racconto, e ci invita tutti nel Sud lei che ha scelto di vivere al sud, nel Salento. 

Ospite a settembre di Sudarìa Festival il festival dedicato alle connessioni culturali tra il Centro e il Sud del mondo a Senigallia  insieme ad Omar Di Monopoli, Livio Romano, solo per citare alcuni stimati scrittori. 

Nel ringraziare Antonella anch'io ringrazio chi come Davide Grittani fa da ponte, crea relazioni e conoscenze e ha permesso che Alessio Rega, l'editore pubblicasse il suo romanzo ora giunto qui nel regno inesistente della Litweb che ora continuerà a leggere da dove ho lasciato e dove vi rimando in lettura. 

Ippolita Luzzo  

  

martedì 18 ottobre 2022

Sacha Guitry Memorie di un baro Adelphi


 La leggerezza del megalomane è il titolo della postfazione di Edgardo Franzosini ed è veramente ciò che ci troviamo a pensare leggendo questo testo di Sacha Guitry pubblicato in Francia da Gallimard nel 1935 e ora esce per la prima volta tradotto in Italia da Davide Tortorella nella Piccola Biblioteca al numero785 Adelphi.

Un testo scintillante di umorismo e di trovate, un brioso racconto sul caso che regola le occasioni, la salvezza o la sventura. Il protagonista si salva per una punizione. 

Faceva parte di una famiglia numerosa, erano in dodici a tavola e quel giorno il padre lo punisce per aver sottratto dei soldi dalla cassa per comprarsi le biglie, lo punisce e non gli fa mangiare i funghi raccolti dallo zio sordomuto. Tutti mangeranno i funghi tranne il ragazzino che si salverà rimanendo orfano di genitori e parenti. 

Vivo perché ha rubato, ma noi tutti già siamo con lui e continueremo a tifare per lui anche quando il cugino, il notaio Morlot, liquidò il patrimonio, vendette la drogheria e si appropriò della somma rimanente tenendolo in stato di indigenza. Un giorno però in un ritaglio di giornale il ragazzo legge un annuncio di offerta di lavoro in un ristorante a Caen. Da Caen a Parigi in una girandola di incontri e Parigi la città più bella del mondo, e il cuore di Parigi è dove ognuno lo mette. 

Ci immergiamo con lui al di qua della Senna, Tra l'Arco di Trionfo e place de la République, diventiamo parigini, perché non è necessario nascere a Parigi per sentirsi parigino. 

Mi ricorda tanto Bel Ami quando arriva a Parigi e sono pagine scoppiettanti di arguzia e di sagacia perché "essere di Parigi è una fonte di sostentamento- tu vivrai di questo" 

e poi Monaco, Monte Carlo e la favola bella che ieri ci illuse e oggi ci illude, il gioco. 

Nel vissuto di un baro di professione ad un certo punto l'incontro fatale, l'incontro con un ufficiale  che lo ha salvato il 17 agosto 1914 e che ora ritorna per sparigliare le carte, per dare un altro senso alla sua vita.

Bellissimo leggere questo libro come un film, vi è il film  Il romanzo di un baro tratto da questo testo, bellissimi i disegni fatti dall'autore e bellissima la postfazione di Edgardo Franzosini sulla vita di Sacha Guitry autore di trentasei film, interprete e autore di centoventiquattro pièce teatrali, incredibile e sempre sulla scena fino all'ultimo. 

Leggiamolo tutti nel Regno della Litweb 

Ippolita Luzzo         

 

domenica 16 ottobre 2022

Le forme dell'oblio al Marca di Catanzaro con Passi sulla mia testa


"Passi sulla mia testa" a cura di Compagnia Teatro del Carro Pino Michienzi 16 ottobre 2022 ore 18.0

Nello spettacolo Passi sulla mia testa, la drammaturgia di Fabio Butera si basa su una poesia di Arturo Giovannitti – The Walker –, su tre frammenti poetici, in dialetto calabrese, di Michele Pane – Capitabussa, Forebandita, Azzarelleide – e su di un frammento di un articolo di Emilio Grandinetti. 


Stasera andiamo a vedere uno spettacolo teatrale al Marca e troviamo ben due mostre meravigliose, una negli spazi espositivi del piano inferiore e una al piano superiore dove si svolgerà il monologo dell'attore Francesco Galelli.  Scendiamo prima fra i colori delLe Forme dell'oblio di Roberto Giglio a cura di Giorgio de Finis al Museo MARCA - Catanzaro


35 opere pittoriche, alcune di grande formato, selezionate tra le più significative della produzione dell’artista, e oltre 90 disegni, nel catalogo bilingue con  testi critici di Rocco Guglielmo, Giorgio de Finis, Mimmo Gangemi e Giuseppe Sommario.


 e al piano superiore la superba  mostra di Roberto Fanari "Unseen" (Invisibile)  una pittura monocromatica: bianco su bianco, nero su nero e rosso su rosso in cui l'oggetto ritratto si percepisce a distanza.

Nella felicità più assoluta di applaudire arte e teatro, colori e versi, paesaggi immaginati e paesi disabitati, Roghudi, e poi Badolato e poi e poi il viaggio verso gli alberi verso le parole nella storia di un anarchico che venne incarcerato ingiustamente con Passi nella mia testa

Ippolita Luzzo 

venerdì 14 ottobre 2022

Renzo Paris Il Picchio Rosso


Il feudalesimo difficile da estirpare, il latifondo ancora nelle mani di principi e baroni all'indomani della fine della seconda guerra mondiale. I tentativi di riformare l’agricoltura meridionale da parte del ministro comunista calabrese, Fausto Gullo, erano stati svuotati dal suo successore, Antonio Segni, democristiano e futuro presidente della Repubblica. I nobili che non cedono le terre, i nobili che non pagano gli operai, i nobili che costringono contadini e operai a vivere in condizioni insalubri e in indigenza. 

" All'alba se ne vanno gli operai, a Fucino alle strade a lavorare e se Torlonia non ci vuole pagare saremo noi i padroni di quelle strade. O Torlò scendi giù, vieni a fare i conti anche tu. Se non ci vieni ti diamo l'addio, devi andare via al più presto da qui" 

Questa la canzone dei braccianti che Renzo Paris in un capodanno a casa del pittore Sergio Vacchi canta ad uno stilista imparentato con i Torlonia, con Don Alessandro Torlonia, responsabile dell'eccidio di Celano. 

"Quell'eccidio era un esempio classico di lotta di classe" i braccianti facevano parte di un'etnia marsicana antichissima, ci dice lo scrittore anche lui abitante quei luoghi e suo malgrado testimone dell'eccidio, lui bimbo. 

Quell'eccidio viene ricordato nel libro Il Picchio Rosso, con documenti e testimonianze dell'epoca, con testimoni oculari. L'avvocato Cantelmi, all'epoca a capo del movimento dei braccianti, racconta dei tentativi fatti da principe di Torlonia per spegnere la protesta ma non vi riuscì ed allora chiamò i suoi guardiani che spararono sulla folla. 

Il trenta aprile del 1950 sulla piazza di Celano. 

Sulla piazza Quattro Novembre c'era anche Renzo con in mano la gabbietta con il picchio rosso caduto insieme ai due braccianti assassinati. Tante le testimonianze e fra queste quella di Maria Rodano Cinciari, la fondatrice dell'UDI, che ricorda come le lotte operaie in Abruzzo erano iniziate nel 1949 per l'imponibile di mano d'opera cioè la quantità di lavoratori che nel secondo dopoguerra, in certe zone, l'imprenditore agricolo era obbligato ad assumere per alleviare la disoccupazione.

Importantissimo il lavoro fatto da Renzo Paris sul documentare e voler raccontare le condizioni di vita dei braccianti nella sua terra di nascita, Celano, sul voler riportare alla memoria quell'eccidio di cui io onestamente non sapevo, ma in Calabria abbiamo avuto altri fatti sanguinosi la strage di Melissa o eccidio di Fragalà,  un episodio del 29 ottobre 1949 quando  i contadini di Melissa si apprestavano ad occupare le terre incolte in quel lembo del marchesato di Crotone che porta verso l’interno, lungo i contrafforti della Presila. 

Una storia sanguinosa di diritti calpestati e poi alfine in parte riconosciuti prima della terribile deriva a cui ora stiamo assistendo. 

Un libro che dovrà essere assolutamente letto 

"Celano è un paese antichissimo, vivo da cinquemila anni." paesi vivi che vivono attraverso il sapere, ed è ciò che Renzo rivendica per la sua terra, ed è ciò che tutti noi dobbiamo conoscere e sapere della storia della nostra terra

Il libro viene pubblicato dalla Editoriale Scientifica Srl nella collana S-Confini diretta da Fabrizio Coscia, una collana ibrida, che racchiude reportage e note, appunti e pezzi, superando i confini fra racconto tradizionale e testimonianze. 

Ippolita Luzzo