venerdì 29 agosto 2014

La Mosca di Cronenberg



La mosca di Cronenberg  6 giugno 2012
Un film delizioso- Uno scienziato effettuando il teletrasporto non si accorge della mosca in cabina e la incorpora.
Il suo organismo geneticamente si modifica passo passo
Un film romantico- Tutto si trasforma nel grottesco, nel pulp, e lui diventa un mostro
La mosca che cammina sulla mano se voglio fra un minuto non c’è più… cantava Renato Pareti
Negli anni settanta, un cantautore eccezionale, bello, sono innamorata di lui, ma come glielo dico che ho cantato per anni questa canzone! Cantato… scantato…
La mosca di Tobia- Vai,  cara-  disse Tobia alla mosca- Il mondo è tanto grande
Continuavo così, quell’anno, sul bus pieno di mosche che ci portava a Rimini per un convegno sul romanzo del novecento.
Le mie compagne di viaggio ridevano e continuarono a ridere quando io presi a dire che avevo una mosca nell’occhio.
Un moscerino, via.
Tentammo di scacciarlo, ma niente.
Pensai che la notte lo avrebbe mandato via, ma all’alba il moscerino era ancora lì, è ancora qui, nell’occhio.
Impaurita mi precipitai al pronto soccorso di Rimini, e lì una brava dottoressa, oculista, mi disse:- Lei signora, ha una bella mosca nell’occhio!-
-Oddio, è grave? Andrà via?-
-Non andrà più via- proseguì lei implacabile- è un collasso vitreo dovuto ad uno stress-
- Ma, veramente ero in viaggio e parlavo di mosche, sa, mosche letterarie, avrò avuto la sindrome di Stendhal?-
Ma già la dottoressa non mi seguiva più, piegata su un foglio scriveva il referto.
Dopo un anno andai da un professore universitario in oculistica e lui mi fece:- Cara signora si preoccupi solo se, nel suo occhio, vedrà uno sciame di mosche, finché è una mosca sola la lasci volare!-
E così convivo ormai da un anno con un moscerino in un occhio e da qualche giorno leggo un moscerino sulla carta stampata… e commento un Moscone… siamo già allo sciame. Mi preoccupo?


giovedì 28 agosto 2014

Film Lei- Sant'Agostino- La coperta di Linus



La coperta di Linus                         22giugno2011
Me la sono portata in mano troppo tempo, mi sono nascosta sotto la coperta, ero convinta di avere in mano la coperta che mi avrebbe protetto dal freddo, dagli sguardi giudicanti, dalle difficoltà e poi dopo tanto tempo ho visto che nelle mie mani non c’era nessuna coperta e che non avevo bisogno di nessuna coperta.
 Sant’Agostino scrive pagine illuminanti su quanto sia sciocco ri porre in un altro uomo il senso della nostra vita, un altro uomo fragile impaurito mortale, un altro uomo alla ricerca del suo senso della vita.
Sant’Agostino ci invita a trovare il senso nella fede, nel superiore  che non ha limiti, nell’incredibile che diventa possibile, nella divinità, nel messaggio evangelico, riletto e riportato vivificante nel nostro animo.
Solo  con la fede in un ordine superiore, in una comunicazione parallela e aldilà del contingente, possiamo trovare la nostra risposta. Nessun uomo, tantomeno un figlio, che vuole solo essere guidato ma non troppo,
nutrito e vestito, nessun uomo amato o disprezzato, nessuna sorella, nessun amico letterario o meno, possono darci  la parola, la mano, la felicità che vorremmo.
Ma l’umana condivisione ad una giostra a volte crudele a volte ridente, l’umana condivisione delle nostre minutaglie è meglio per ora per me di un arroccamento portato avanti per troppo tempo per troppi anni.
Ed è bellissimo ora guardare e sentire storie vere, salutare, come se fossi un sindaco, una folla di persone che sembra mi conoscano, che fanno riferimento a me, che mi invitano,  che vogliono io mi iscriva alle loro associazioni, perché sono una bella persona, capisci? ed io che sono stata Oblomov, ed io che ho vissuto sotto la coperta, guardo con disincanto ma con allegria il mondo che non ho frequentato, che ora mi si rappresenta.
Viviamo due momenti differenti, io e te, viviamo in due latitudini differenti, viviamo senza conoscerci, che peccato!
Non sono abituata a questo pigiare i tasti senza conoscere il volto, la voce, cammino per la strada e ti do cento volti, non sono abituata a parlare con un tasto, tu che sei uno bravo che dici? lo supero il test? diventerò anch’io una falena notturna che svolazza nei siti  e scrive a sconosciuti? Lo sto già facendo, la metamorfosi avviene senza accorgercene. Come vorrei sapere però chi sei, cosa insegni, che viso hai, il suono della tua voce, il tuo sguardo, il tuo sorriso, così, per curiosità umana, per sapere chi ho pescato nel mare magnum dell’infinito. Quanto durano questi esami di scuola media superiore, inferiore, primaria, quanto durano? Quanto tempo ci vorrà
Tua moglie mi ricorda la mia amica Mariella, intelligente e simpatica, che guardava il marito intento sui tasti di un computer. Si diverte così, mi diceva, prima che il marito sparisse ed ancora aggiungeva -almeno il tuo  a casa non sta- Mah! Resettiamo!
Cancelliamo il disagio di vederci come non siamo, cancelliamo la sottile inquietudine di vivere fra miserabili e consideriamoci un dono  del divino, la nostra vita un dono. Anche tu ora sei un dono per me, il mio porta fortuna. Un uomo, un marito, che aveva ascoltato un mio pezzo qualche tempo fa, ieri sera mi ha detto:-Lei non è pessimista, lei è molto romantica.
Ora sono una romantica donna inglese!

mercoledì 27 agosto 2014

Se avessi letto Guia Soncini non lo avrei scritto più



La troia infoiata            
11Maggio 2012

Da San Paolo al mio Papà

Dal mio papà a Reds, agli scritti di Reds su Neteditor

La donna non ha un’anima, dice San Paolo, la donna taccia, stia sottomessa, è sconveniente che vada in giro, che frequenti, che faccia valere le sue ragioni, la donna è imperfetta.

Tale e quale mio padre.

Forse non hanno tutti i torti, vero?

La donna è mobile, qual piuma al vento. Muta d’accento e di pensier. Dal Rigoletto, Giuseppe Verdi

Vero Reds? Una troia infoiata.

L’ho imparato con estremo rammarico che, per alcuni uomini, mi auguro pochi, la donna è un essere immondo, sporco, preda da desideri incontrollati dell’organo maschile, completamente asservita al desiderio, irrimediabilmente puttana.

L’ho imparato a mie spese, quando bambina, nemmeno trenta chili fino a quattordici anni, il mio papà non mi faceva muovere da sotto l’ombrellone, quell’unica volta all’anno che ci portava a mare, non mi faceva mettere in costume, mentre mia madre non poteva mettere,  d’estate,  abiti senza maniche. Ovviamente non poteva andare a messa, non poteva parlare, non poteva avere una opinione.

Così fino a sedici anni, quando io, con in mano tutti i libri che, malgrado lui, ero riuscita a leggere, nascondendo il bagliore della lampadina sotto il letto e spostando il libro sotto il materasso, con in mano i  miei libri, presi a contestare quell’assurdità che vigeva in quella casa.

Tuoni e fulmini.

La pecora nera della sua famiglia!

Mia madre era sconvolta, il nonno, che, benché maschilista, era intelligente, incuriosito mi lasciava parlare, l’inferno in casa mia.

Ovviamente mi era proibito tutto, scioperi e cortei, manifesti e trasmissioni televisive, canzoni, anche Lucio Dalla era pericoloso… Bisogna saper perdere… cantava

Ed a me piacevano tutti questi cantanti strani. La mosca che cammina sulla mano… Gian Pieretti

Il pericolo numero uno… la donna

Da San Paolo a mio padre… il passo è breve.

Gli anni universitari furono scanditi da silenzi abissali, da rimuginamenti vari su come avrei ucciso questo uomo, che ancora è vivo, eh!, come avrei potuto liberare mia madre, mio fratello , mia sorella, da un uomo, anche simpatico agli altri, ma in casa, prepotente, egoista, viziato.

Mi accusava di ogni sorta di nefandezza, mi accusava di avere gajurri, io non sapevo nemmeno il significato della parola, mi offendeva nella mia femminilità, e nello stesso tempo pretendeva il bacetto serale, guai se andavi a letto senza averlo baciato, il bacio, dopo una giornata di sfida, per me era un segno di sottomissione, mi negavo, succedeva una tragedia.

Mia madre era sempre terrorizzata da questa ca..a di tragedia che era lì lì per esplodere se  non avessimo dato il bacio.

Mia sorella più piccola mi riconosce il merito di essere stata in prima linea, in questa lotta giornaliera fra un uomo che disprezzava le donne ed una donna che rivendicava rispetto.

Una lotta mai sopita.

Quando infelicemente decisi di coniugarmi con un altro essere maschile sognai per notti e notti di litigare col mio papà, sognai di arrivare alle mani, con un bastone, sognavo alterchi furibondi, mi svegliavo stremata.

La mia saggia amica alla quale raccontai mi rassicurò:-Vedrai, appena avrai il bambino, ti passerà-

Ero in gravidanza.

Mi passò infatti quel sogno.

Ma non passò il disprezzo che sento ancora ingiustificato verso le donne, non passò il disgusto verso un uomo, suppongo come  pochi, che, benché abbiano bisogno della donna, mio padre non saprebbe vivere senza mia madre, poi debbano sporcarla nel loro immaginario chiamandola troia infoiata.

Papà non usava questo termine… ed onestamente ho rimosso i suoi termini, alcuni non li ricordo più, ma è un  termine  appreso su neteditor.

Nei racconti di Reds, che scrive di una donna con fantasie sessuali maschili, con fantasie limitate, fredde ad un’anatomia del desiderio fermo a mio padre, un soddisfacimento inane, vuoto, senza fremiti, senza coinvolgimento, un soddisfacimento senza godimento, con rabbia, con impotenza.

Chiedo scusa allo scrittore, ma io non credo, non ho mai creduto a noi donne asservite ad un desiderio monocorde, ho sempre conosciuto donne dedite al sacrificio, donne attente alla cura della casa, donne fedeli, donne senza civetteria.

Sicuramente ci saranno anche donne dedite ai piaceri della carne, ma io non le ho conosciute.

Le donne che ho conosciuto io erano innamorate del loro uomo, erano e sono donne con grande dignità, donne che hanno sacrificato la loro vita a non disperdere il grande patrimonio della pulizia dei sentimenti.

Checchè ne dicano San Paolo, mio padre e Reds.

Forse ci saranno donne così… come loro dicono, ed ho grande pena anche per loro.


  




lunedì 25 agosto 2014

#vivonotranoi- Il sogno di Demi-

Il sogno di Demi.
Mi convinco che non è un sogno.
La sabbia scotta. I piedi bruciano.
Al posto della sabbia c'è un tappeto di carta
Pagine di giornale distese per tutta la lunghezza della riva.
Al posto della musica il ticchettare sulle tastiere dei computer, lo squillo continuo di telefoni.
Quelli della redazione.
La distesa di carta continua all'infinito.
C'è solo questo deserto di carta.
Sono in mezzo al niente.
C'è del sangue intorno a me
sono le piante dei miei piedi a sanguinare.
Non erano giornali quelli sui quali correvo.
Era Carta Vetrata
Un deserto di Carta Vetrata
!3 Settembre #vivonotranoi

sabato 23 agosto 2014

In viaggio con la zia- Fabrizio Basciano e i Cerchi di Sgrano




In viaggio con la zia è un film diretto da George Cukor  che, nel 1972, segna il ritorno del regista alla MGM
Il film è tratto dal romanzo di Graham Greene
I due improbabili compagni di viaggio più che personaggi sono caratteri che vivono situazioni assurde, al limite del paradosso. Sotto il velo di una vis comica rara per Greene, in questo volume emerge in realtà la costante della sua narrativa, il tentativo di definire e comprendere il mondo ambiguo e impenetrabile in cui viviamo.
Ed è così che l'itinerario geografico si fa metafora di un percorso esistenziale lungo le traiettorie della vita.
In un  viaggio di un giorno:   dai Megaliti al convento di Soriano, alle valli dell’alto Mesima, di Dasà Il suo nome significa "zona boscosa, zona alberata" (dal greco dasòs, foresta).
Un viaggio dalla preistoria dell’uomo al suo mantra per essere felice, una comunità che ha innalzato pietre al sacro, alle divinità, per aspirare all’alto, per ingraziarsi i Numi, per esser grandi.
Saranno stati dei giganti gli abitanti di Nardodipace?
Vecchia Calabria  Nardodipace
Disse Vito Teti nel 2004 ne  -Il senso dei luoghi - "Il cammino più lungo è quello che ti porta nelle profondità della propria terra  e della propria anima"
Abbiamo tanto camminato senza camminare mai
Vittoria
Non andremo alla meta a uno a uno ma a due  a due dice Paul Eluard e due sono le pietre in alto, vicini, gemelli che si alzano fieri, e due siamo forti, e due vincono il tempo e l’indifferenza, continua la poesia
La storia ci rimanderà a settembre, basta un incendio, racconta Fabrizio  e i Megaliti scoperti verranno.
Non importa chi come e quando, oppure sì, importerà moltissimo sapere, perché il sapere ci rende fieri, ci accompagna a quella meta che ha per nome conoscenza.
Se si conosce la natura, l’altro, il viaggio, se si conosce il nostro intero universo nascosto, un megalite  abbiamo innalzato  anzi due  nel cinematografico riferimento di un Oscar 1972

giovedì 21 agosto 2014

La Litote- 27 Novembre 2011



La litòte (dal greco antico litótēs, "semplicità" e "attenuazione", da litós "semplice") è una figura retorica che consiste nel dare un giudizio o fare un'affermazione adoperando la negazione di una espressione di senso contrario. Può avere intento di attenuazione o enfasi, ma anche di eufemismo o ironia.



La litote  27 novembre 2011  

Una domenica così non la potrò dimenticare … cantava così, chi? tanto tempo fa.

è stato tutto un caso.

Ho poggiato il mio cappottino rosa, alla Kate Windsor, su una sedia vuota di un tavolo perfettamente vuoto, con altre giacche, cappotti, messi lì sulle sedie, ho scelto un tavolo soleggiato, con una grande vetrata in  fronte un giardino, un mare in lontananza, e lì mi sono seduta, in attesa di commensali, compagni di merenda? sconosciuti.

Poi mi sono ritrovata a capotavola, con accanto un coetaneo di Mario Monti, il nostro … obtorto collo, capo di governo, un prof di spagnolo, tre colleghi ed abbiamo fatto un collegio docenti!

Un assistente di laboratorio di fisica-chimica nel liceo classico, un prof di francese, la sua simpaticissima moglie ed io, di lettere, abbiamo iniziato con una litote. Non è magnifico?

La litote per comunicare una carica emotiva, per sorprendere, incuriosire e non lasciare  indifferente l’ascoltatore! Ma questo è il compito di tutte le figure retoriche!

Nella litote,  che io avrò fatto, avrò negato per attenuare, avrò detto –non sei anziano per dire… Sei giovane

Attenuando la gravità dell’asserzione, avrò detto -ma  no, non è così- Volendo dire è proprio così! Siamo tutti giovani o vecchi a secondo se ci rapportiamo a vicini più giovani o più adulti, cambiamo velocemente anche atteggiamento- Uno nessuno e centomila.

E dopo la litote riconosciuta subito da Bruno, Antonio mi ha raccontato lo snodo cruciale della sua vita, l’avvenimento in sé banale, forse, incredibile, strano, in un uomo che ha sempre fatto della correttezza e della mitezza il suo stile di vita, l’avvenimento  forte e decisivo che, a vent'anni circa, lo costrinse a subire uno stop senza preavviso all'università.

Non lo racconto, ma l’ho ascoltato ed ho percepito il suo stupore, il suo meravigliarsi ancora oggi di come fosse stato possibile, di come il destino avesse deciso per lui, regalandogli poi un lavoro diverso, una bella moglie, dei figli stupendi e amati e degli amici cari e sornioni.

Ci siamo proprio tuffati nella sua storia, ne eravamo rapiti -Il cibo? Chi l’ha visto?- eravamo proprio lì con lui, nei suoi vent'anni, della fine degli anni cinquanta, primi anni sessanta, lontani e così siamo rimasti con il prof di spagnolo.

Siamo partiti per la Spagna, il Portogallo, la saudade, la malinconia letteraria e reale delle donne dei pescatori che attendevano i loro cari al ritorno della pesca in un mare amico infido, un ossimoro? pacifico e nemico, amico nemico, quel mare che brillava con  sfarfallio di luce davanti ai nostri occhi.

 Il prof di francese, a tanta malinconia, ridente eh, ha opposto le sue barzellette esilaranti, ha recitato le sue poesie, quadretti deliziosi di un paese con macchiette tipiche, con personaggi che si possono trovare sempre e solo in un paese.

Motrice e Rimorchio, il dottore Greco, il dottore che visitava le donne sotto la madama e costoro gli fecero una propaganda elettorale spietata, tutto gratis! logicamente il dottore fu eletto sindaco, nel tripudio dei suoi sostenitori che lo lanciarono in alto, afferrandolo proprio lì, dove non dovevano! Ho ancora in testa il comizio di un altro politico  che disse alla folla:-Votate perché io non sono come quelli di tando!-

Quante risate ci siamo fatti! Tanti si sono incuriositi, le mogli, ogni tanto, premurose, ci chiedevano di cosa parlassimo, felici a loro volta di vedere i loro mariti come sempre sorridenti scherzosi, felici come ero io, che,  per puro caso,  ho avuto il piacere di incontrarli  e sorridere.

Ecco di cosa sorrido io, di una litote riconosciuta, detta così lievemente, che mi riporta al tempi della mia scuola amata, sorrido di assonanze, consonanze, rimandi a pensieri e libri, con la leggera sensazione di essere capita su uno stesso terreno di riferimento, quello degli studi condivisi certamente  ma soprattutto sul terreno del rispetto e della delicatezza degli incontri umani
Ippolita Luzzo