"I fratelli Sciarra, siciliani trapiantati a Napoli, sono morti. Un uomo ha il compito di entrare in casa e recuperarne i corpi. Uno dei cadaveri viene trovato subito; dell’altro non c’è traccia. Oltre la soglia dell’abitazione, cianfrusaglie accatastate, cicche di sigarette, spazzatura, cibo avariato e libri. Soprattutto libri. L’uomo viene inghiottito dalle stanze in cui vaga senza requie e si perde nelle pagine di autori dimenticati." Questa la cornice in cui si muove la voce narrante, colui che deve recuperare il corpo fra tante stanze. Non è infatti una casa ma una villa, una villa buia e pericolante di Lago Patria, in provincia di Napoli.
“La letteratura è uno strano cimitero, mette dentro vivi e morti e a stento si riconoscono.”
Cominciamo il viaggio, entriamo. Leggendo Il cadavere di Nino Sciarra incontro i libri viventi. Anche Davide Morganti sente il muoversi dei libri, il fruscio, il respiro e mentre cerca il cadavere in realtà continua il suo dialogo con i libri, con autori di qualche decennio fa. Mi arrendo alla fascinazione della lettura, della letteratura e solo lui, solo Davide farò parlare mentre lui parlerà con tutti i libri che incontra.
Romualdo Romano, e poi Satta “la vita eterna come uno scialle nero. “Per conoscersi bisogna svolgere la propria vita fino in fondo, fino al momento in cui si cala nella fossa. E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti risusciti, ti racconti a te stesso e agli altri come in un giudizio finale. È quello che ho fatto io in questi anni, che vorrei non aver fatto e continuerò a fare perché ormai non si tratta dell’altrui destino ma del mio”
“ Nino Di Maria, e Ciuffettino ”Sono libri crudeli, che vogliono distruggermi, sono cattivi con gli uomini che li hanno abbandonati, quando parlano fanno dei suoni strani che mi tormentano; lascio che vadano via, non hanno ancora intenzione di farmi del male.”
E poi trovo Coccioli, e dopo Coccioli il libro di Marangolo "Un posto tranquillo, storia di turbamenti e di guasti, di giovani illanguiditi e spaventati dal mesto morire in provincia. Ma perché le cose si dimenticano? Perché resta così poco di quello che facciamo? Perché il resto sparisce stritolato dalla morte? I libri scompaiono come gli uomini, travolti dal tempo e dagli uomini stessi, non c’è troppo spazio per noi che viviamo quel tanto per passare subito; si va avanti, avanti c’è posto, noi andiamo via e altri prenderanno il nostro posto; il bel libro di Marangolo è disincantato, non si aspetta nulla, sta tra i morti e non si lamenta, il titolo e il nome dell’autore diventano lapidi su una sepoltura.” Sono alla stanza undici
Stanza undici: Ma perché le cose si dimenticano? Perché resta così poco di quello che facciamo? Perché il resto sparisce stritolato dalla morte? I libri scompaiono come gli uomini, travolti dal tempo e dagli uomini stessi, non c’è abbastanza spazio per noi che viviamo quel tanto per passare subito; si va avanti, avanti c’è posto, noi andiamo
via e altri ci sostituiranno; il bel libro di Marangolo è disincantato, non si aspetta nulla, sta tra i morti e non si lamenta, il titolo e il nome dell’autore diventano lapidi su una sepoltura.
Di silenzio è fatto anche il mar Mediterraneo, con i suoi morti e le sue navi, con le sue rive strette, con il suo dolore e la sua speranza, è un mare-muro in certi momenti; ne scrissero nel 1932 due scrittori, Luigi Motta e Calogero Ciancimino, in uno dei tanti libri che hanno scritto, dal titolo Il prosciugamento del Mediterraneo, in cui preannunciavano l’essiccazione del bacino, con un abbassamento del livello del mare tale da avvicinare le coste siciliane a quelle del Nord Africa. Anche loro spariti senza alcuna considerazione, sepolti sotto le vite dei vivi, considerati appena degli scribacchini che avevano provato a fare fantascienza, senza riuscirci. Intanto, però, il Mediterraneo davvero si sta prosciugando, per lasciar posto ai morti.
Da qualche parte pile di libri stanno crollando e il loro rumore co- pre tutto. Comincio a odiare i libri, i libri non servono a nulla, hanno solo reso l’uomo infelice; chissà le loro pagine quante parole conten- gono: miliardi miliardi e miliardi che mi fanno sentire un minuscolo, insignificante archivista. C’è molto erotismo nel romanzo di Zvete- remich, Zveteremich consegnò a Feltrinelli Il dottor Živago di Pasternak, dicendogli di pubblicarlo perché era un capolavoro, ma il mondo non sa più nulla di questo studioso italiano.
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