Giorno 4 Aprile Vincenza Cinzia Capristo scrive un articolo sull'epidemia in Mongolia e lo fa partendo dai diari del missionario francescano padre Antonio Cipparone presente in Mongolia per incarico del governo italiano.
Possiamo trovare i suoi diari nell'Archivio Storico della provincia religiosa Salernitano-lucana, pubblicati nel 2012.
Anche in quei diari troviamo come si reagì all'inizio alla peste, con incredulità e poi con panico.
"Tutto venne bloccato. Si circolava solo muniti di autocertificazione scritta. Il picco era previsto in primavera. La zona rossa venne estesa fino alla Grande Muraglia. Si cercava un nemico a tutti i costi. Gli ospedali erano carenti e poco forniti." ed anche allora c'era chi non sapeva usare la mascherina e lasciava il naso fuori quasi che dal naso i microbi non potessero passare.
"Nella seconda settimana di Pasqua iniziarono ad esserci meno casi" Anche ora come allora sembra che ci siano meno contagi e molte analogie ci sono anche con l'attuale diffusione del virus, per esempio la diffusione in maniera orizzontale, con maggiore aggressività nel Nord.
Io ho affrontato tutto il periodo della pandemia con in testa i diari di padre Antonio Cipparone e ve li porgo come riflessione per uno studio sui medici della Legazioni straniere che collaborarono con i medici cinesi. La storia maestra vita ci accompagna e ci offre soluzioni.
Noi grati a letture di approfondimento e grati all'Avvenire.
Ippolita Luzzo
"Nella seconda settimana di Pasqua iniziarono ad esserci meno casi" Anche ora come allora sembra che ci siano meno contagi e molte analogie ci sono anche con l'attuale diffusione del virus, per esempio la diffusione in maniera orizzontale, con maggiore aggressività nel Nord.
Io ho affrontato tutto il periodo della pandemia con in testa i diari di padre Antonio Cipparone e ve li porgo come riflessione per uno studio sui medici della Legazioni straniere che collaborarono con i medici cinesi. La storia maestra vita ci accompagna e ci offre soluzioni.
Noi grati a letture di approfondimento e grati all'Avvenire.
Ippolita Luzzo
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